Il Saggiatore: La cultura
Spettri. La vita dopo la morte secondo la scienza
Mary Roach
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 346
Spiriti e spiritelli, anime e fantasmi, ombre ed ectoplasmi, presenze, apparizioni, spettri e reincarnazioni. Sono da sempre la materia effimera di sacerdoti, sciamani e fattucchiere, l'ombra fugace di una domanda che contiene e genera tutte le altre, che ha dato vita alla religione e alla filosofia, alla magia e alla spiritualità: esiste una vita dopo la morte? Ma cosa succede quando sono gli scienziati a porsi questa domanda? Cosa succede quando il metodo scientifico prova a trascendere i propri limiti, cercando una verità sperimentale nell'occulto? Per raccontare questa unione improbabile ma essenziale tra razionalità e mistero, Mary Roach incontra uomini che affermano di essersi reincarnati in corpi di bambini, entra nel tribunale in cui la testimonianza di un fantasma è stata ammessa come prova, avanza tra il fumo e gli specchi della stanza di un medium e in laboratori in cui si tenta di catturare l'energia della coscienza; scopre volontari issati in punto di morte su una bilancia per misurare il peso dell'anima che li sta abbandonando e ci accompagna all'Università di Cambridge, dove è conservato l'unico esemplare al mondo di ectoplasma. Dalle sue esplorazioni nasce un resoconto rigoroso e dissacrante di come la ricerca affronti il paranormale, con esiti spesso sbalorditivi. Lugubri voci registrate di persone scomparse e sale operatorie in cui vengono analizzate le esperienze di pre-morte sono descritte con lo sguardo scettico della divulgatrice scientifica e il cuore aperto alla meraviglia di chi vorrebbe credere. "Spettri" è un viaggio della ragione nell'aldilà che con ironia e piglio gioiosamente macabro conquista anche il più arido fra i materialisti, declinando al presente le domande che accompagnano l'uomo fin dai tempi più remoti.
Piave. Cronache di un fiume sacro
Alessandro Marzo Magno
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 261
Non mormora più, il Piave. Un tempo era una meravigliosa autostrada d'acqua: i battellieri partivano da Perarolo e sostavano a Borgo Piave, sotto Belluno, tra il cantiere e l'osteria. Ma che cos'è rimasto oggi del fiume sacro? Sulle note della fiera e struggente canzone che tutti ricordiamo, Alessandro Marzo Magno ci accompagna dal Monte Peralba al Mare Adriatico alla scoperta dei duecentoventi chilometri del percorso fluviale, facendo rivivere l'epopea dei menadàs, dei ligadori e degli zattieri che dal Medioevo fino a tempi recenti hanno condotto i tronchi dai monti al mare. Lungo il Piave, sul filo della memoria, lo sguardo si posa su quel che resta della diga del Vajont, sulle alture del Montello, sui paesi che nel nome portano tracce della Battaglia. Tra rifugi e malghe, santuari e monumenti che ricordano chi è morto per difendere una bandiera. Alla scoperta delle prelibatezze dei campi, dei vini, dei formaggi, della grappa e dell'Osteria senz'oste. Alla ricerca del cuore industriale che batte dall'Ottocento, tra le prime seghe idrauliche d'Europa, l'invenzione del legno cadorino e il boom delle occhialerie. Immersi nell'arte e nella cultura del fiume che ha dato i natali a Tiziano e a Dino Buzzati, che è stato raccontato da Goffredo Parise e da Giovanni Comisso, presso cui hanno trovato rifugio Andrea Zanzotto e Mauro Corona. Lungo il Piave, dove l'acqua è energia e la ghiaia oro bianco. Tra passato e presente, con grande forza evocativa, Alessandro Marzo Magno esplora un cronotopo fondamentale dell'identità italiana.
Città sola
Olivia Laing
Libro: Libro rilegato
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 315
Bisogna aver toccato l'abisso per saperlo raccontare. Per descrivere il vuoto avvolgente di una ferita che diventa uno stigma o l'angosciante cantilena che rimbomba in una casa di cui si è da sempre l'unico inquilino. Per restituire con la sola forza della voce certi angoli della metropoli, dove la suburra si fa rifugio e l'esclusione sollievo; per dire il loro improvviso, tragico trasformarsi da giardino delle delizie in inferno musicale. Olivia Laing rompe le pareti dell'ordinario e edifica all'interno della New York reale una seconda città, fatta di buio e silenzio: un'onirica capitale della solitudine, cresciuta nelle zone d'ombra lasciate dalle mille luci della Grande Mela e attraversata ogni giorno dalle storie di milioni di abitanti senza voce. Un luogo in cui coabitano le esperienze universali di isolamento e i traumi privati di personaggi come Andy Warhol, Edward Hopper e David Wojnarowicz; in cui ogni narrazione è allo stesso tempo evocazione e confessione. Quella tracciata da Olivia Laing è una visionaria mappa per immagini del labirinto dell'alienazione. Un flusso narrativo che investe le strade di New York e nel quale si mescolano la morte per Aids del cantante Klaus Nomi e l'infanzia dell'autrice, cresciuta da una madre omosessuale costretta a trasferirsi di continuo per sfuggire al pregiudizio; gli esperimenti sociali di Josh Harris che anticiparono Facebook e i silenzi dell'inserviente-artista Henry Darger che dipinse decine di quadri meravigliosi e inquietanti senza mai mostrarli a nessuno; l'inconsistente interconnessione umana dell'era digitale e l'arida gentrificazione di luoghi simbolici come Times Square.
Giro del mondo in una Coppa. Partite dimenticate, momenti indimenticabili dell'avventura mondiale
Stefano Bizzotto
Libro
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 330
Ventuno sono le edizioni della Coppa del Mondo. Quarantaquattro i passi di Maradona prima di segnare il leggendario gol contro l'Inghilterra. Tre i minuti che separano quel gol dalla piroetta diabolica della «Mano de Dios». Ancora tre sono i minuti - i più belli della storia - in cui il Brasile di Garrincha e Pelé segna e colpisce due pali contro l'Unione Sovietica. Duemilatrecentosettantanove sono le reti segnate dal 1930 al 2014. Zero le foto che immortalano la prima, segnata da Lucien Laurent il 13 luglio del 1930. Sette i secondi dell'urlo di Marco lardelli che riempie le strade di una notte italiana. Ventitré sono i cuori che battono in campo, arbitro compreso. Ventitré uomini, ventitré storie da raccontare. Perché i Mondiali non sono solo un evento, non sono solo una sfida o una battaglia. Sono le vite di chi li gioca e li guarda. Sono corpi e ricordi. Sono le passioni di chi li ha vissuti, i volti di chi li ha animati, le voci di chi li ha raccontati. La voce di Stefano Bizzotto ha raccontato sfide memorabili. In questo "Giro del mondo in una Coppa" ci accompagna attraverso capolavori sportivi, incontri mancati con il destino, grandi e piccoli momenti di tragedia, generosità e trionfo. Saliamo con lui sull'autobus di linea che accompagna i giocatori dell'Uruguay a disputare la finale del 1930; ci accostiamo al prato di Pasadena su cui scivola Andrés Escobar; ci fermiamo al semaforo londinese che suggerisce all'arbitro Aston l'idea dei cartellini; entriamo nello stadio Monumentai mentre Daniel Passarella solleva la coppa, a poche centinaia di metri dalle celle dove i desaparecidos ascoltano la partita alla radio; scendiamo a San Siro, davanti agli occhi azzurro tenebra di Buffon, in lacrime per il Mondiale che non giocherà mai più. Nulla può compensare la perdita dell'attesa, dell'ansia e della gioia che esplode in una sera d'estate, la luce azzurrina dei televisori tra le vie deserte, i bar che risuonano delle voci metalliche delle telecronache. Nulla se non le storie. "Giro del mondo in una Coppa" fa rivivere le partite attraverso le parole di Rivera e Mazzola, Thuram e Bierhoff, Paolo Rossi e Rummenigge; dipinge immagini con il profumo della pipa di Bearzot, la grinta di Tardelli, il genio spiritato di Maradona, la malinconia di Riquelme. Sedetevi comodi: i Mondiali cominciano adesso.
Mattina d'inverno con cadavere
Darvasi László
Libro: Copertina rigida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 328
"Mattina d'inverno" con cadavere è l'opera con cui Làszló Darvasi si presenta in Italia: una raccolta di racconti legati da fili invisibili eppure tenacissimi, in cui il realismo magico di Kafka e la melancolia di Krasznahorkai rinascono sorto l'infausta e sempiterna stella polare della putredine quotidiana. Darvasi fa sua la lezione dei maestri mitteleuropei e pone il lettore di fronte a un male che non ha forma né volto né contorno, a un orrore che non può essere separato dalla banalità di una giornata qualsiasi, a un ingranaggio di noia e odio dell'umanità verso se stessa che nessuno strumento può disinnescare. Un ragazzo uccide il fratellino spingendolo giù dal letto a castello. Un figlio vende il padre paralitico al mercato. Una signora uccide la donna delle pulizie perché porta lo stesso nome di sua madre. La donna delle pulizie di una chiesa la fa crollare sopra le teste dei compaesani riuniti per la messa. Una donna si impicca all'albero che il marito non ha voluto tagliare. Un uomo porta a spasso un cane impagliato che gli ricorda la moglie morta. Un uomo cerca per tutta la vita il suo colbacco; muore senza sapere che glielo nascondeva suo figlio. Nel cosmo di Làszló Darvasi tutti sono inservibili, tutto è inutile, come un pomeriggio vuoto quando sei adolescente, hai la vita davanti e non sai proprio che fartene. Nel cosmo di Làszló Darvasi ognuno è violento, vuole uccidere l'altro, e quanto più l'altro è simile a sé tanto più lo si vuole uccidere. Nel cosmo di Làszló Darvasi si vede al massimo fino all'alba del giorno dopo, è superfluo elaborare progetti grandiosi. Di questo cosmo Darvasi ci guida alla scoperta, illuminando con luce cruda e radente l'indifferenza della volta celeste, la vacuità delle aspirazioni; dimostrando, con giudizio impietoso, inappellabile, eppure così semplicemente vero, che la vita umana non è altro che una faccenda di sopportazione e sopravvivenza.
L'isola dei senzamemoria
Yoko Ogawa
Libro: Libro rilegato
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 224
In un tempo non precisato, su un'isola senza nome l'intera popolazione progressivamente smette di ricordare. Come per un'inspiegabile epidemia della memoria, sparisce l'idea di qualcosa, quindi sparisce la cosa stessa. Un giorno dopo l'altro, l'epidemia colpisce tutto e tutti. Nottetempo un guizzo inatteso, e gli uccelli è come se non esistessero più: cancellati dalla mente, vibrano nell'aria come meteore senza senso. Che cos'erano le fotografie e i francobolli, cosa i frutti del bosco e le caramelle? Che cos'era il suono del carillon, cosa il profumo delle rose? Dimenticati, i fiori vengono gettati nel fiume, per sbarazzarsi di ciò che è inutile oramai. Gli abitanti dell'isola non ricordano più i traghetti, non sanno più andarsene. Gli abitanti dell'isola non ricordano più la funzione di gambe e braccia, non sanno più muoversi. Gli abitanti dell'isola bruciano i libri su un rogo per disfarsi di quegli oggetti di carta che nessuno è in grado di usare. La Polizia Segreta vigila sull'oblio collettivo, perseguitando chi, per cause misteriose, non riesce a dimenticare. Vigila e perseguita chi dei libri vorrebbe ancora servirsi, come un'autrice e il suo editore, impegnati a difendere la memoria attraverso la narrazione scritta, ultimo baluardo contro la cancellazione della coscienza. Nell'Isola dei senza memoria di Yoko Ogawa la dimenticanza si fa regime totalitario, sistema di sorveglianza, come nelle migliori distopie e nelle peggiori deviazioni del reale. Una fiaba allegorica e oscura, terribilmente vera, sul potere della memoria e la devastazione generata dalla sua perdita, che equivale alla perdita dell'umanità; sulla speranza della letteratura come ultima traccia del nostro labile passaggio sulla Terra. Yoko Ogawa scrive così il surreale libro nero di un mondo in cui il divenire è svuotamento e la vita persecuzione; in cui alienazione e separazione dal senso sono le uniche costanti nel buio grottesco della natura umana.
Città distrutte. Sei biografie infedeli
Davide Orecchio
Libro: Copertina rigida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 226
In Città distrutte, fascismo, comunismo, guerra fredda offrono lo sfondo tutt'altro che inerte a sconfitte e atti mancati di questi personaggi in cui scorre sangue umano. Inanità e sopraffazione segnano le tappe di formazioni impossibili, di un puntuale «disavvenire»: una giovane desaparecida regala la propria identità a una compagna di cella; un anziano bracciante molisano non trova riscatto come deputato del Pci dopo una vita di fallimenti; una poetessa muore senza aver pubblicato neppure una riga. Il secolo breve si è lasciato alle spalle un paesaggio di macerie. Davide Orecchio vi si aggira come un archeologo, chiedendosi che fine abbiano fatto le vite finite: tenta di rintracciare il fantasma di due spalle e un sorriso, i risvegli, le domeniche al parco, i sopori di un uomo. Non racconta la Storia ma la storia di un desiderio. Tra camposanti e bombe inesplose, ritrova suppliche che scivolano tra i denti come infissi in rovina, labbra stinte come intonaci, ricostruisce con i cocci la forma di ciò che non è stato mai. Perché, se la vita è un reperto e il passato è solo carta, scrivere una città distrutta - una biografia - è costruire un'ipotesi attorno a un'assenza. Ecco allora che lo stile dischiude il suo compito: dare forma al vuoto. Ecco la letteratura come ribellione velleitaria all'oblio, riscatto di una materia di calcinacci, frantumi e vestigia quando tutto è ormai compromesso e disgregato. Ecco sei vite che avrebbero potuto essere ma non sono state, come quelle di ognuno di noi. Postfazione di Goffredo Fofi.
Numero. Storia dell'idea che ha rivoluzionato il mondo
Tobias Dantzig
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 356
Dall'incommensurabile all'uno, al due, al dieci, al n... Se c'è stato un momento nella storia in cui il caos che circonda l'uomo ha lasciato il posto a un simulacro di ordine e comprensione è stato quando venne concepito il numero. Da allora i numeri hanno plasmato la nostra realtà, la nostra cultura e il nostro immaginario, ci hanno permesso di contare le pecore e inventare il commercio, di misurare le distanze e teorizzare gli attributi della divinità, di costruire cattedrali e annientare il nemico in battaglia. Attraversando epoche e nazioni, il matematico Tobias Dantzig ci guida tra aneddoti e protagonisti geniali alla scoperta di questa invenzione rivoluzionaria: dei tentativi preistorici di quantificare l'esistente che cosa è sopravvissuto nel nostro linguaggio? Qual è l'origine del concetto di zero? Quando abbiamo smesso di cercare «l'ultimo numero» e ci siamo persi nella vertigine dell'infinito? Quando il numero è diventato una funzione? Sono i quesiti che si intrecciano in un'appassionante narrazione della storia umana, un racconto che procede per prove, tentativi ed errori, strade battute e vicoli ciechi, fulminanti intuizioni e brucianti delusioni, tenuto insieme dalle intelligenze dei grandi personaggi che hanno permesso ad aritmetica e geometria di fare il salto dai misteriosi precursori alessandrini Pappo e Diofanto a Leopold Kronecker e Henri Poincaré. Con "Numero" il Saggiatore propone al lettore italiano un testo fondamentale della divulgazione scientifica: una guida accessibile e chiara ai segreti dei numeri, che unisce una scrittura di rara piacevolezza a una conoscenza sconfinata della materia. Arricchito dalla curatela dello studioso Joseph Mazur.
Hotel Pasolini. Un'autobiografia. Dietro le quinte del cinema italiano
Alfredo Bini
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 150
Alfredo Bini è l'uomo che ha reso possibile il cinema di Pier Paolo Pasolini. Questa autobiografia è la storia di uno dei più grandi produttori cinematografici italiani e il romanzo di una vita vissuta a perdifiato, dall'infanzia sulle colline toscane alla guerra in Grecia e Albania, dalle luci della ribalta dei festival a un oblio inspiegabile e amaro. È un album fotografico in cui si incontrano i volti di Claudia Cardinale e Anna Magnani, di Gina Lollobrigida e Marcello Mastroianni, di Totò e Federico Fellini. Bini univa l'istinto di un rabdomante alla convinzione che un produttore fosse un artigiano rinascimentale. Solo un uomo vorace e visionario come lui avrebbe potuto scommettere che un grande poeta sarebbe diventato un grande regista. Grazie a quell'azzardo nacque il primo film di Pasolini, Accattone, e videro la luce i successivi, dal Vangelo secondo Matteo a Uccellacci e uccellini, fino a Edipo Re. Bini e Pasolini sfidarono la censura, si presero a pugni, viaggiarono in Africa e, insieme, cambiarono per sempre l'immaginario collettivo italiano. Quando il loro rapporto terminò, Alfredo Bini lavorò con Robert Bresson e Claude Chabrol, produsse b-movie «erotici ed esotici», quasi a riaffermare l'innocenza dell'osceno di fronte all'apparente purezza del normale. La vita che aveva inseguito finì per travolgerlo, lasciandolo solo e in miseria in un albergo nella Maremma laziale; qui venne accolto con generosità e amicizia da Giuseppe Simonelli, con cui trascorse i suoi ultimi anni. In questo Sunset Boulevard sulla via Aurelia un altro produttore, Simone Isola, si è messo sulle tracce di un uomo e di una grande stagione del nostro cinema, ricomponendo un memoriale che era affidato ad appunti, foglietti volanti, nastri magnetici e articoli di giornale. Dal suo lavoro è nato un documentario, Alfredo Bini, ospite inatteso, e nasce oggi Hotel Pasolini: un libro che, come un film, è fatto di parole e immagini; una soggettiva inedita sul nostro passato; un rapinoso piano sequenza che insegue protagonisti, fallimenti e capolavori di un'epoca intera.
La seconda guerra mondiale. 1939-1945. Una storia militare
John Keegan
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 761
Aria, acqua, terra. E fuoco, fuoco ovunque, esploso dalle bombe degli Junkers nella battaglia d'Inghilterra, dai razzi degli aerosiluranti giapponesi Kate negli scontri alle isole Midway, dai fucili dell'Armata rossa per le strade di Berlino. Non c'è elemento naturale che non sia stato attraversato dalla Seconda guerra mondiale, l'evento di più grande portata della storia per dimensioni geografiche e partecipazione umana. John Keegan, autorità massima della storiografia militare, ci riconduce su quei campi di battaglia, su quelle spiagge, quei mari, quei cieli, per seguire gli avvenimenti da una prospettiva ravvicinata. Eccoci tra i ghiacci russi a osservare le manovre dell'estenuante battaglia di Stalingrado; nella sacca di Falaise, stretti tra i Panzer tedeschi e gli Sherman alleati durante il più grosso scontro di forze corazzate del conflitto; a Okinawa, sui ponti della flotta statunitense, a contare le scie degli ultimi kamikaze di Hirohito. Grazie a una scrittura che unisce la precisione dello storico contemporaneo all'epica dello chanteur de geste, Keegan cuce ogni episodio nel disegno più generale, accompagna l'analisi delle forze in azione ai ritratti dei leader politico-militari - Hitler, Churchill, Stalin, Roosevelt, Tojo - e trasporta abilmente il lettore dal Fronte orientale a quello occidentale, dal Pacifico al Nordafrica. Con "La Seconda guerra mondiale" il Saggiatore ripropone un libro per capire il conflitto che ha sconvolto il pianeta. Le strategie e i numeri della produzione bellica, le scelte degli occupanti e quelle della resistenza, le tecniche di spionaggio, la corsa alle superarmi: quello di Keegan è un arazzo in cui ogni elemento trova il suo posto e ogni dettaglio serve a comprendere lo schema complessivo. Perché, come ci ricordano queste pagine, non basta vincere una battaglia per vincere una guerra. Ma le guerre sono fatte di battaglie.
La carne
Emma Glass
Libro
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 114
C'era una volta un uomo fatto di salsicce. E c'era una volta una ragazza vegetariana. L'uomo fatto di salsicce aggredisce la ragazza vegetariana. La ragazza vegetariana torna a casa col sangue che cola lungo le cosce, sutura la ferita con ago e filo e prova a fare come se niente fosse. Ma fare come se niente fosse è difficile, perché l'uomo fatto di salsicce non smette di perseguitarla: spiandola dal bosco vicino a scuola, affacciandosi a una finestra, spuntando da un lampione. La ragazza vegetariana non riesce a dormire, con il ricordo di quella gigantesca bocca spalancata, non riesce a concentrarsi, con quell'odore di grasso bruciato nelle narici, non riesce a mangiare, con lo stomaco gonfio e teso come un tamburo. Sente qualcosa di mostruoso crescerle dentro. Per riavere indietro la sua vita - andare a scuola, a nuotare, incontrare il fidanzato - la ragazza vegetariana assale l'uomo fatto di salsicce e lo cucina a un barbecue di famiglia. Poi si butta in piscina, ma il suo corpo si spolpa e diventa un osso. E poi la ragazza vegetariana e l'uomo fatto di salsicce non c'erano più. "La carne" è la perturbante opera prima di Emma Glass : una fiaba-incubo lirica e bizzarra, una storia di iniziazione tragica all'umano destino, il racconto di come il male a un certo punto, brutalmente, penetra la vita che, da lì in avanti, non può occuparsi d'altro che di fare i conti con il male - perché la vita questo è: una storia di sopravvivenza, non sempre a lieto fine. Emma Glass la articola con una prosa ritmica, percussiva, viscerale; un linguaggio che ha nello sperimentalismo di James Joyce il più diretto ascendente. L'indicibile, difatti, necessita di magia per essere proferito, comunicato, elaborato. L'innominabile deve essere sublimato. E la magia dell'arte è l'unico strumento che abbiamo.
Il cattivo profeta
Luciano Bianciardi
Libro: Copertina rigida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2018
pagine: 1482
La rivoluzione, il gruppo di boiardi di provincia del Lavoro culturale, alla fine non la fanno mai; Marcello, nell'Integrazione, si ferma prima di scagliare il mattone contro la metropoli che lo asfissia con le sue torri metalliche; il narratore della Vita agra non attua il piano di far saltare in aria il torracchione della grande azienda che ha lasciato morire ammazzati quarantatre minatori. Ma quello che le opere di Luciano Bianciardi hanno rappresentato per l'Italia degli anni sessanta, così ingenuamente imbevuta dei miti del progresso e del miracolo economico, è stato qualcosa di simile a un intero plotone mitraglieri che apriva il fuoco contro il cielo di carta che la proteggeva. Intellettuale corsaro, cantore corrosivo delle contraddizioni della società del benessere, esistenzialista anarchico, Bianciardi è oggi un punto cardinale nel panorama letterario del secondo Novecento italiano. Il Saggiatore ne ripropone in un unico volume tutti i romanzi, i saggi, i racconti e i diari, le molte vite di un irregolare entrato nel canone; dagli anni giovanili dell'impegno nella natia Grosseto - da cui nacquero il libro-inchiesta I minatori della Maremma e il primo romanzo Il lavoro culturale - al trasferimento a Milano; dal racconto del lato oscuro dell'industria editoriale nell'integrazione al capolavoro La vita agra, in cui confluirono tutta l'alienazione del periodo trascorso nel capoluogo lombardo. Fino alla fine, con la riscoperta-rifugio dell'epopea risorgimentale in Aprire il fuoco, romanzo ucronico in cui sulle barricate delle Cinque giornate di Milano, al fianco di Carlo Cattaneo, sfilano Enzo Jannacci e Giorgio Bocca. Curato da Luciana Bianciardi e arricchito della nuova prefazione di Matteo Marchesini, Il cattivo profeta raccoglie tutte le sfumature di un autore che, facendo della sua esistenza appassionante letteratura, è riuscito a immortalare le illusioni, i tic e le miserie dell'infinito presente dell'età post-industriale.