Il Saggiatore: La cultura
Robopoiesi. L'intelligenza artificiale della natura
André Ourednik
Libro
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 288
L’intelligenza artificiale non è nata nella Silicon Valley. Esiste da millenni, da quando l’umanità ha iniziato a creare sistemi artificiali per mediare il rapporto fra la natura e il pensiero. Il linguaggio, la scrittura e la matematica sono esse stesse forme primordiali di intelligenze artificiali, strutture che abbiamo inventato per dare forma ai nostri bisogni interiori. André Ourednik ci guida tra le rovine archeologiche dell’IA: dal primo abaco mesopotamico ai neuroni artificiali, dalle formule magiche incise su carapaci di tartaruga agli algoritmi che oggi compongono musica e dipingono quadri. Scopriamo così che quella che chiamiamo «rivoluzione digitale» è in realtà l’ultimo capitolo di una storia iniziata quando i nostri antenati decisero di affidare la memoria alle tavolette d’argilla piuttosto che agli impulsi nervosi. Robopoiesi è molto più di una storia alternativa dell’intelligenza artificiale. È una rivoluzione concettuale che smonta il mito contemporaneo della macchina come alter ego del tecnoimprenditore solitario, mostrando come ogni intelligenza artificiale sia sempre stata il prodotto di intelligenze collettive, ecosistemi di sapere che trascendono l’individualità. E se l’IA del futuro, invece di replicare i nostri pregiudizi e le nostre ossessioni di controllo, ci aiutasse a ritrovare quella connessione con il mondo vivente che abbiamo perduto? Un libro essenziale per comprendere non solo da dove veniamo, ma soprattutto dove potrebbero condurci le macchine che stiamo creando.
A cena su Marte
Evan D. G. Fraser, Lenore Newman
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 280
"A cena su Marte" nasce da una domanda semplice e concreta: quando gli esseri umani realizzeranno la loro fantasia coloniale sul pianeta rosso, che cosa mangeranno? Quali saranno gli alimenti disponibili in un ambiente desertico, con una gravità un terzo della nostra e con una temperatura media di oltre 60 gradi sotto zero? Evan D.G. Fraser e Lenore Newman ci mostrano come la risposta a questi interrogativi potrebbe aiutarci non solo a mettere qualcosa sulle nostre tavole spaziali, ma anche a risolvere i futuri problemi alimentari sulla Terra. Se allevare una mucca su Olympus Mons, il rilievo alto oltre 25 chilometri che domina Marte, è improbabile, gli astronauti non dovranno rinunciare ad hamburger e cotolette – anche se saranno di carne cellulare, prodotta in laboratorio. Se immaginare campi coltivati su Vastitas Borealis, l’immenso bassopiano dell’emisfero settentrionale del pianeta, è irreale, «allevare» cianobatteri ci permetterà di continuare a consumare frutta e verdura anche in condizioni estreme. E sebbene possa sembrarci disgustoso, il nostro gelato marziano sarà composto da deliziosi lieviti fermentati. Dalle colture idroponiche alle proteine sintetiche, Fraser e Newman ci guidano alla scoperta delle tecnologie alimentari già sperimentate e delle loro applicazioni potenziali, tanto a 228 milioni di chilometri di distanza quanto alle nostre latitudini. Questo libro ci illustra come immaginare una comunità totalmente autosufficiente in luoghi apparentemente inospitali sia anche un modo per mettere in discussione il nostro sistema alimentare, già oggi incapace di garantire un nutrimento sano ed equo per tutti e di fronteggiare le sfide del cambiamento climatico, per proporre nuovi modelli agricoli – che riducano fertilizzanti, inquinamento e sprechi – e salvaguardare il nostro avvenire. Perché le opzioni sul nostro menu di domani non riguarderanno solo ciò che avremo nel piatto, ma il mondo che vorremo costruire.
Michelangelo
Filippo Tuena
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 600
Michelangelo è un corpo a corpo letterario lungo trent'anni con la biografia, le creazioni e l’immaginario del Buonarroti. Un’opera fatta di opere: il risultato del confronto tra uno scrittore e l’ossessione artistica della sua vita. Riuscire a contenere con le parole una figura come Michelangelo, guizzante e statuaria, luminosa e sfuggente, è di per sé un progetto impossibile: non può riuscirci la bianchezza levigata del saggio e nemmeno la plasticità rutilante del romanzo; né possono restituirla le lapidarie testimonianze degli archivi. Per raccontare Michelangelo l’unica possibilità è dare forma a un libro «michelangiolesco», composto di pagine elaborate e appunti, di documenti e finzione, di manoscritti catalogati e dialoghi inventati. Qualcosa che abbia in sé la risolutezza del Giudizio universale e i lineamenti accennati dei Prigioni. In questo lavoro monumentale Filippo Tuena concretizza tale ambizione, accostando il romanzo sugli ultimi anni dell’artista all'ipotesi sulla sua anoressia, le sue lettere commentate al contrasto tra le sue parole e il silenzio del contemporaneo Raffaello, il racconto del grande fallimento del cantiere della Sagrestia Nuova nella Basilica di San Lorenzo alla riflessione sulle «opere rotte» – le statue sfigurate o andate in pezzi e quelle non finite come la Pietà Rondanini. Quello in cui ci guida Tuena è un peregrinare flaneuristico e personale dentro e attorno al mito di Michelangelo, che da più di cinquecento anni continua ad affascinare e intossicare il mondo di estasi e tormento, brama e genio, sogno e peccato. Un’opera titanica, che ci conduce a contemplare l’immensa ombra di Michelangelo da un luogo al di fuori del tempo e dello spazio: il punto in cui le mani di creatore e creatura si toccano e in cui le cose finiscono senza mai davvero finire.
Elogio della vita ordinaria
Filippo La Porta
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 280
E se, in un’epoca in cui ci si aspetta che ogni esistenza sia eccezionale e degna di essere raccontata, la vera ribellione fosse restarsene sul proprio sofà, senza voler dimostrare nulla? Con profondità e ironia, "Elogio della vita ordinaria" ci invita a sottrarci al culto della visibilità, alla retorica dell’autorealizzazione, alla corsa verso il successo. Attraverso una galleria di figure minori della letteratura e della filosofia – dalla Lady Bertram tratteggiata da Jane Austen all’Oblomov di Gončarov –, Filippo La Porta costruisce in queste pagine una controstoria dell’eroismo umano, mettendo in luce una forma alternativa di grandezza. La sua è una presa di distanza dall’onnipresente esaltazione dell’unicità, del vitalismo e del superamento dei limiti che vuole celebrare la possibilità di un’esistenza lontana dai riflettori, vissuta senza voler raggiungere nessun primato, testimoniando anzi come la routine, l’inazione e la marginalità possano essere luoghi di pienezza e autenticità. Alternando i ricordi personali alle idee di pensatori quali Arendt e Camus, Orwell e Brancati, La Porta restituisce dignità alla fragilità e alla semplicità, in un mondo che tende a giudicare le persone soltanto in base al consenso sociale ottenuto e alla capacità di raccontare i propri risultati. Elogio della vita ordinaria ci mostra invece come il vero eroismo oggi non risieda nel farsi notare, ma nel restare fedeli a se stessi; non nel superarsi, ma nel saper semplicemente «essere». Perché – come scriveva Pirandello – «è molto più facile essere eroi che galantuomini. Eroe si può essere una volta tanto, galantuomo bisogna esserlo sempre».
Bill Evans
Enrico Pieranunzi
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 120
Questo libro non è una biografia, è un incontro. In "Bill Evans" il pianista Enrico Pieranunzi racconta con piglio di studioso e passione d’artista la vita e la musica di un gigante: la storia di un’esistenza straordinaria, consumata fra i tasti di un pianoforte. New York, 1959. Accanto a Miles Davis e a John Coltrane c’è un ragazzo bianco dai tratti efebici, gli occhiali dalla montatura spessa, la sigaretta sempre in bocca. Sono riuniti per dare vita a uno dei più celebrati album jazz di sempre, Kind of Blue, e di quell’incanto Bill Evans rappresenta il motore e la grazia: il regista discreto che accompagna gli altri nella costruzione del capolavoro. Passano pochi anni e Evans siede al pianoforte del Village Vanguard, accanto a Scott La-Faro e Paul Motian. Un gruppo leggendario, che rivoluziona i tradizionali ruoli del piano trio: tre solisti che dialogano come un corpo musicale solo. La tragica morte di LaFaro pone una fine improvvisa a un esperimento musicale unico nel suo genere. Evans ammutolisce nel dolore, l’eroina arriva a lenire una depressione profonda. Giunto a toccare il fondo, però, il pianista risorge come una fenice. Arrivano gli anni settanta, e la sua musica torna a brillare nel formato prediletto del trio, con partner quali Eddie Gomez, Marc Johnson, Marty Morell, e nelle collaborazioni con George Russell, Tony Bennett, Stan Getz. Lo si vede appesantito, sofferente, i capelli sempre più lunghi, il volto segnato, ma ancora capace di scorgere la luce in fondo alla notte. Di ricreare gioia, per tutti quanti; fino alla fine. In queste pagine, Pieranunzi riesce a restituire Bill Evans e la sua aura come improvvisando su una solida traccia, mescolando le sue impressioni di ascoltatore esperto alle testimonianze di chi lo ha conosciuto e ha suonato con lui. Il risultato è un ritratto appassionato e rigoroso, un vero dialogo tra grandi musicisti.
Borgo Polmone
Stefania Bustelli
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 144
Borgo Polmone è un organo che respira, è un congegno che brucia, è un corpo in decomposizione. Borgo Polmone è un villaggio apparso dal nulla: un involucro vivo infestato da anime tormentate, tra le cui strade soffia un vento gelido che trascina con sé le storie e i lamenti di chi è scomparso. È qui che approda un viandante senza nome smarritosi in un luogo che sembra più una ferita che uno spazio geografico. L’uomo non sa da dove venga, né come sia finito lì, ma è consapevole di dover fuggire da quel paese spettrale e di doverlo fare presto; di dover scalare la sommità di quell’organismo in disfacimento per lasciarselo alle spalle. Sarà l’inizio di un viaggio dantesco all’interno di un micromondo dai contorni irreali, in cui il dolore sembra essersi trasfigurato nei muri delle case e pulsare nei volti dei suoi abitanti. Sul suo cammino il viaggiatore incontrerà alberi capaci di intrappolare nella propria resina interi esseri umani, donne che cercano di ricatturare la propria ombra fuggita, carcasse di balene abitate da uomini evasivi e misteriosi, banchetti antropofagi in cui si celebra il sacrificio: un viaggio al termine della propria notte, attraverso la colpa e la solitudine, l’impotenza e l’orrore. In questo esordio onirico e crudele, con una scrittura che sembra palpitare assieme alla pagina, Stefania Bustelli dà una forma all’oscurità che alberga in ognuno di noi. Borgo Polmone è il racconto di una moderna Dite, la città infernale della punizione, in cui convivono sogno e delirio, castigo e redenzione, carne e metafora. Un incubo a occhi aperti figlio delle atmosfere di Tommaso Landolfi e Thomas Ligotti, capace di avvolgerci fino a farci sperare di scomparire.
E l'artista parlò alla rockstar
David Bowie
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 200
"E l’artista parlò alla rockstar" è un viaggio in dieci tappe nell'universo di David Bowie, dalla primissima intervista alle ultime dichiarazioni pubbliche. È il 1964 quando il diciassettenne David Jones appare per la prima volta in televisione, in un programma della bbc, nelle vesti del portavoce della parodistica «Società per la prevenzione della crudeltà nei confronti degli uomini con i capelli lunghi». Nessuno allora poteva sapere che la sua chioma bionda avrebbe cambiato forma e colore innumerevoli volte, né che quel giovane sfrontato sarebbe presto diventato David Bowie, il più rivoluzionario musicista della sua epoca. Come una farfalla onirica che attraversa infinite crisalidi per dotarsi di ali sempre nuove, così in queste interviste possiamo osservare Bowie passare di trasformazione in trasformazione anno dopo anno: dai suoi iconici alter ego – l'androgino Ziggy Stardust, l’enigmatico Aladdin Sane, l'algido Duca Bianco – agli incontri con artisti del calibro di Andy Warhol e Tracey Emin; dalle collaborazioni con gli stilisti Kansai Yamamoto e Alexander McQueen ai ruoli da attore in film come l’oscuro Fuoco cammina con me di David Lynch o il fiabesco Labyrinth. In queste pagine Bowie si concede con intelligenza e onestà, toccando argomenti intimi come il rapporto con la moglie Iman o la paternità, e rivelandosi nell’autoritratto di un artista che ha scelto la metamorfosi come linguaggio ed espressione della propria vitalità. Perché la lezione forse più grande che ci ha lasciato è che l’unico modo per rimanere veramente se stessi è scegliere di non essere mai solamente se stessi.
Foxfire
Joyce Carol Oates
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 336
Foxfire è una fiamma che brilla di arancione, è un tatuaggio sulla pelle. Foxfire è il nome di una «gang fuorilegge» – come la definiscono i giornali – che flagella le strade di Hammond, nello stato di New York. Foxfire sono cinque ragazze determinate a liberare la città da porci, pervertiti e violenti, pronte a farla pagare agli uomini con ogni mezzo. Guidate dalla glaciale e feroce Legs Sadovsky, Goldie, Lana, Rita e Maddy «Monkey» hanno trovato nel gruppo il rifugio da un’esistenza segnata dalla morte dei genitori, da padri assenti, alcolizzati, o da madri con crisi psicotiche, professori molestatori e vicini di casa viscidi; ma anche una missione e uno scopo di vita. O almeno fino a quando le cose non sfuggono di mano: quando le istituzioni si metteranno sulle loro tracce e l'impeto rivoluzionario che animava le loro azioni si trasformerà in violenza cieca. In questo romanzo ambientato nella provincia degli Stati Uniti degli anni cinquanta e impostato come un diario-confessione di Maddy, Joyce Carol Oates esplora il confine tra ribellione e crudeltà, tra l’aperta sconsideratezza giovanile e le tenaglie (economiche, sociali, di genere) della vita adulta. Foxfire è un invito a non accettare il mondo per come ci è stato presentato e a non scendere mai a compromessi con ciò che rifiutiamo: un inno alla libertà dalle gabbie del patriarcato, scritto con la penna intinta nella polvere da sparo.
Storia del mondo in 10 tempeste. Nebbia, uragani e grandi battaglie
Vincenzo Levizzani
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 200
Pioggia, nebbia, vento, gelo, siccità. C’è un protagonista silenzioso che attraversa i millenni e influenza le sorti dell’umanità più di re, generali e rivoluzioni: è il clima, con tutti i suoi emissari atmosferici. Storia del mondo in 10 tempeste ripercorre i grandi avvenimenti del passato dall’inedita prospettiva della meteorologia, per mostrare quanto di frequente l’incontro tra uomini e destino sia stato deciso da fenomeni naturali inattesi. Napoleone aveva calcolato tutto: il perimetro della pianura di Waterloo, la disposizione dell’artiglieria, l’assalto della Guardia. L’unica incognita cui non aveva pensato fu il temporale che si scatenò nella notte tra il 17 e il 18 giugno 1815, rendendo il terreno impraticabile e costringendo l’imperatore a ritardi rivelatisi poi determinanti. A partire da episodi come questo, Vincenzo Levizzani ci guida attraverso i secoli per raccontarci le tante volte che i piani umani si sono scontrati con la furia degli elementi: dalla nebbia sfruttata da Annibale per la vittoria nella battaglia del Trasimeno ai cambiamenti climatici che spinsero i cosiddetti «barbari» a emigrare, contribuendo alla caduta dell’Impero romano; dalle nevicate che influenzarono l’esito della guerra delle Due Rose al tornado che giocò un ruolo chiave nella guerra d’Indipendenza americana; dall’anticiclone responsabile della carestia che scatenò la Rivoluzione francese alle osservazioni delle nubi che condannarono Hiroshima e Nagasaki a diventare i bersagli della bomba atomica. In queste pagine, Vincenzo Levizzani mostra come il tempo atmosferico abbia da sempre agito da regista invisibile dei grandi eventi e come continui a farlo ancora oggi, impattando sulle nostre abitudini, sull’economia e sulla cultura. Un’opera che è anche una riflessione su ambizione e umiltà: perché spesso quando ci illudiamo di stringere le redini della Storia, nel nostro pugno c’è in realtà solo una goccia di pioggia.
Economisti allo stadio. Come buttare 580 milioni di dollari e altri trucchetti
Paul Oyer
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 254
Se si osserva bene lo sport, è tutta una questione di economia. Se si osserva bene l’economia, assomiglia tantissimo a certi sport. "Economisti allo stadio" è il racconto dei legami tra questi due mondi e delle tante lezioni che ognuno di noi può apprendere dal loro incontro. Per molti, ciò che ha reso Michael Jordan il più grande giocatore di basket della storia sono le schiacciate sovrumane, i canestri sulla sirena, l’intensità inarrestabile. Per Paul Oyer, invece, è stata la sua capacità di prendere ottime decisioni economiche: come nella gara decisiva delle finali nba del 1997, quando negli ultimi secondi, marca to da due avversari, anziché tirare come tutti si aspettavano, sfruttò la teoria dei giochi e passò la palla all’allora anonimo panchinaro Steve Kerr (che ovviamente fece canestro). In queste pagine Oyer ci accompagna tra spalti gremiti, rigori cruciali, vittorie sorprendenti e sconfitte inattese, rivelandoci come bilanci, incentivi, percentuali e rapporti costi-benefici ci aiutino a spiegare non solo che cosa succede in campo, ma soprattutto perché. Scopriremo così i motivi per cui il Liechtenstein ha più medaglie olimpiche pro capite degli Stati Uniti, come mai ospitare le Olimpiadi è quasi sempre una perdita economica, per quali ragioni i maratoneti kenyoti sono i più forti al mondo, perché alcuni atleti si dopano nonostante i rischi e che cosa c’entrano i bagarini e gli stipendi milionari con il buon funzionamento del sistema sportivo. Economisti allo stadio ci conduce oltre la superficie di gare e partite, mostrandoci quanto ogni scelta – in campo, ma anche fuori – dipenda dall’equilibrio tra razionalità e desiderio, tra numeri e corpi in movimento. E se pure nella nostra vita non diventeremo mai Jannik Sinner, Lamine Yamal o Simone Biles, non per questo non possiamo imparare da loro a prendere decisioni migliori.
Essere eterni. Manifesto contro la morte
Ines Testoni
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 360
Una delle cose che abbiamo compreso nel corso della nostra storia è che la morte è, tra tutte, l’esperienza più universale e ineludibile. Eppure, nello stesso momento in cui noi esseri umani abbiamo realizzato la sua esistenza, abbiamo anche iniziato a desiderare il suo superamento. Questo desiderio ha dato vita nei millenni a superstizioni fugaci e religioni millenarie, visioni mistiche e fantasie letterarie, sistemi filosofici complessi e ricerche scientifiche postumane, ma ognuna di queste soluzioni ha finito per alimentare una ulteriore voglia di allontanare i limiti che la biologia ci ha imposto. In queste pagine Ines Testoni ripercorre la tradizione del pensiero occidentale per offrire nuove risposte a un presente assieme colmo di disincanto rispetto alla possibilità di una vita spirituale dopo la morte e ossessionato dalla necessità di sconfiggere il tempo. Ripercorrendo le riflessioni di Parmenide sul nulla assoluto, «impensabile» e «inesprimibile», e gli studi della psichiatra Elisabeth Kübler-Ross sui malati terminali, la sensazione di eternità provata e descritta tra gli altri da Jorge Luis Borges e le conclusioni di Baruch Spinoza o Emanuele Severino, Testoni tenta di individuare una nuova via per superare il terrore dell’annientamento senza finire in derive autoritarie o nichilistiche. Essere eterni è un manifesto per liberarci dall’angoscia della fine. Un invito a ripensare il rapporto tra tempo, morte e trascendenza in modo non dogmatico, riconoscendo attraverso la ragione ciò che siamo davvero: esseri in bilico tra il desiderio di assoluto e la coscienza della nostra fragilità. Perché quando riusciremo a scoprire ciò che ci rende, da sempre, immortali, allora potremo anche trovare un modo radicalmente nuovo di vivere questa esistenza.
La parte del fuoco
Maurice Blanchot
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 384
Pubblicato nel 1949, "La parte del fuoco" è tra i primissimi tentativi da parte di Maurice Blanchot di ordinare le sue visioni e speculazioni sulla letteratura. Un’opera organica che indaga i libri dei grandi autori della contemporaneità per ragionare su che cosa sia il linguaggio letterario, questo fuoco che avvinghia e brucia chi scrive. Ricorrendo agli strumenti della critica e della filosofia, nei ventidue saggi raccolti Blanchot non vuole spiegare i testi che analizza, né tenta di decifrarli o di interpretarli, ma si concentra sulle ragioni profonde e necessarie che li hanno generati. Attraverso le parole di scrittori del passato come Mallarmé, Kafka e Rilke, ma anche quelle dei coevi Hemingway, Sartre e Camus, Blanchot sfida l’enigma inesauribile del «fare» letteratura: quel meccanismo per cui il linguaggio si trasforma in una pira pronta ad avvolgere la parte di sé che si proietta sulla pagina. Con rigore, visione e lucidità, Blanchot ci mostra l’importanza della ripetizione, quale rapporto esista tra parola e morte e, soprattutto, come l’opera non sia determinata dalla scrittura ma dallo spazio vuoto lasciato da ciò che non può essere detto. Libro seminale, dai contorni oscuri ma capace di influenzare generazioni di lettori, "La parte del fuoco" è un esercizio sull’impossibilità della letteratura, che si consuma nell’atto stesso di esistere abbandonando dietro di sé solo le braci della parola: un invito ambizioso a scoprire cosa rimane di noi dopo che siamo stati inghiottiti dalle fiamme della lingua.