Il Saggiatore
Opera tra due mondi. Vita, musica e teatro di Italo Montemezzi
Raffaele Mellace, David Chandler
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 460
"Opera tra due mondi" ricostruisce la parabola artistica di Italo Montemezzi, astro della lirica italiana del primo Novecento, protagonista di un’ascesa rapida e luminosa seguita da una lunga e ostinata rincorsa a una gloria che non riuscì a rinnovare. Formatosi al Conservatorio di Milano, una generazione dopo Puccini e Mascagni, Montemezzi fu presto accolto da Casa Ricordi, che in lui intravide la promessa di un’eredità degna dei fasti di Verdi e Rossini. E, in effetti, la profezia sembrò avverarsi: nel 1913, L’amore dei tre re lo catapultò sulla scena mondiale, in particolare negli Stati Uniti, dove l’opera venne lanciata da Toscanini («Un successo strabiliante di pubblico e stampa… Io ne sono ancora meravigliato» scrisse il direttore). Con quel capolavoro, profondamente radicato nella tradizione italiana ma aperto alle suggestioni wagneriane e oltre – tanto che la critica americana lo celebrò come «il dramma musicale più nobile venuto dall’Italia dai tempi dell’Otello » –, Montemezzi seppe dare voce autentica al gusto della sua epoca. Ma questo libro è anche la storia di un’ambizione tradita: ancora prima di trasferirsi in America nel 1939, infatti, l’astro di Montemezzi iniziò inesorabilmente a spegnersi in patria, tra difficoltà a realizzare nuovi progetti di livello, clima culturale poco favorevole e congiuntura storica sempre più drammatica, condannandolo alla marginalità nella quale è rimasto ingenerosamente relegato anche dopo la morte. A centocinquant’anni dalla nascita di Italo Montemezzi, questa prima monografia critica completa a lui dedicata ne ripercorre la vicenda esistenziale e la carriera, dalla campagna veronese a Beverly Hills, tra Belle Époque, ventennio fascista e show business internazionale. Un volume in grado di illuminare oltre mezzo secolo di storia e scena culturale sulle due sponde dell’Atlantico.
Sotto un cielo di metallo. Un viaggio tra i minerali
Philip Marsden
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 370
Specchio d'argento
Olivia Laing
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 220
Ciò che non si vede di un film è tanto importante quanto il film stesso. Su quello specchio d’argento che è lo schermo ogni cosa avvenuta durante le riprese lascia traccia: i commenti volgari mentre si cambiano i riflettori, i copioni imparati a memoria nei camerini durante il trucco, i mozziconi di sigaretta gettati a terra nelle pause, le smorfie di stanchezza durante le estenuanti prove costumi. Tutto l’amore fatto, tutto l’odio subito, tutta la luce, tutta l’oscurità. È quasi senza accorgersene che nel settembre del 1974 il giovane Nicholas, studente d’arte in fuga da Londra, si immerge in questo mondo di lustrini e illusioni. A Venezia incontra Danilo Donati, il geniale costumista e scenografo impegnato in quei giorni a disegnare i bozzetti per il Casanova di Fellini, e i due iniziano una relazione che ben presto li trascinerà a Roma, a Cinecittà, sul set. Per Nicholas è una folgorazione. Attraverso i suoi occhi scivoliamo come in un sogno tra calli di cartongesso e gondole di polistirolo, mentre attorno si aggirano, assieme ad attrezzisti, elettricisti e montatori, un allampanato e confuso Donald Sutherland in marsina rosa e un perennemente collerico e insoddisfatto Federico Fellini. Ma Roma significherà soprattutto l’incontro con Pier Paolo Pasolini, e con il progetto inquietante e impossibile che lo ossessiona. Attratti dal suo carisma e dalle sue visioni, Nicholas e Danilo lo seguiranno nella realizzazione di Salò, accompagnando il regista nella sua ricerca dell’abisso, tra ragazzi in divisa da repubblichini e feci di cioccolato, ville sul lago e borgate romane; fino al punto in cui Pasolini affronterà il suo destino, sulla spiaggia di Ostia, il 2 novembre 1975. In Specchio d’argento Olivia Laing dà vita a una favola nera sul lato nascosto del cinema: una storia d’amore e celluloide nutrita dagli incubi degli anni di piombo e dai misteri che li hanno infestati; da tutti quei desideri seppelliti così in fondo dentro di noi da farci marcire.
Meritoria
Alexis Wright
Libro
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 688
Gli abitanti della città aborigena di Meritoria, nel Nord dell’Australia, sono dei sopravvissuti: sopravvissuti ai secoli di oppressione, ai coloni invasori, ai ladri di terra, alle leggi razziste. Ormai da tempo si cullano nella speranza che il peggio sia alle spalle, ma tra loro c’è anche chi non la pensa così. C’è un visionario – un profeta, o un pazzo – di nome Causa Acciaio, il quale ogni giorno scruta la coltre di nebbia e polvere che ha coperto il cielo e vi legge il segno di una catastrofe imminente dalla quale vuole mettere al riparo i vicini. Causa Acciaio però è un uomo solo, criticato dai suoi concittadini assimilazionisti e osteggiato dai suoi stessi cari: la moglie Danza sta cercando di ricongiungersi con la famiglia d’origine in Cina; un figlio, Sovranità Aborigena, ha tendenze suicide e cerca in mare il suo rifugio; l’altro, Tommyfalco, contagiato dalle narrazioni dominanti sul suo popolo, coltiva addirittura il sogno di lasciare la comunità e diventare bianco e potente. In un crescendo di scontri religiosi, dispute sui terreni e incomprensioni, Causa Acciaio deve muoversi in fretta per realizzare il suo piano, prima che le persone attorno a lui si distruggano a vicenda. Meritoria è una favola corale e apocalittica, una saga familiare in cui la storia del colonialismo e del rapporto tra dominatori e dominati è filtrata attraverso il linguaggio magico della letteratura. La scrittura di Alexis Wright scivola dal comico al melodramma, dal realismo alla satira, immergendosi nella mitologia e nella memoria orale degli aborigeni: un canto senza tempo, capace di avvolgere con la sua verità il passato, il presente e il futuro.
L'invenzione del diverso. Pier Paolo Pasolini e Mario Mieli
Silvia De Laude
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 160
L’invenzione del diverso è una conversazione a distanza tra Pier Paolo Pasolini e Mario Mieli attraverso le loro opere e le loro irripetibili esistenze: il racconto dell’incontro mancato tra due delle figure più influenti della cultura italiana del secondo Novecento. È il 2 novembre 1975 quando il corpo massacrato di Pasolini viene ritrovato all’idroscalo di Ostia, e il 12 marzo 1983 quando Mieli si toglie la vita nel suo appartamento di Milano: due scrittori che, pur non conoscendosi e non essendosi mai frequentati, hanno portato parallelamente avanti negli stessi anni una riflessione originale su società, capitalismo e omosessualità, in un rapporto fantasmatico e misterioso. In questo libro Silvia De Laude prova allora a farli dialogare utilizzando Petrolio e Il risveglio dei Faraoni, romanzi postumi che sin dalla prima apparizione hanno sconcertato e scandalizzato l’Italia. Leggendo le due opere «in diffrazione», l’una attraverso l’altra, De Laude rivela così le sorprendenti affinità che caratterizzano due percorsi esistenziali e artistici unici: quello di Pasolini, poeta, scrittore e cineasta tormentato, interprete in prima persona del corpo e del sacro; e quello di Mieli, intellettuale dal carisma travolgente, tra i fondatori del fuori!, uno dei primi movimenti di liberazione omosessuale. Pagina dopo pagina, emerge così il tracciato comune di due autori inconsapevolmente legati da uno stesso impulso a esplorare l’ambiguità, la metamorfosi, l’androginia, e a fare del fallimento una chiave di trasformazione. L’invenzione del diverso ci conduce sulle orme lasciate da Pasolini e Mieli, seguendoli nella loro tragica ricerca di se stessi attraverso l’«altro»: il racconto di come, per raggiungere le verità più profonde e inquietanti del proprio io, sia talvolta necessario lasciarsi cadere, farsi in mille pezzi, e così rinascere infine a nuova vita.
Piccoli manuali illustrati per esploratori della natura
Officina Saggiatore
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
Tre piccoli manuali per chi non ha mai smesso di meravigliarsi: per chi raccoglie conchiglie sulla battigia per ascoltare le loro storie, per chi conserva petali tra le pagine per non perdere un ricordo profumato, per chi custodisce foglie come fossero lettere scritte dagli alberi. Questo scrigno è un invito a rallentare il passo e ad abbassare lo sguardo, a riscoprire la poesia nascosta nei tesori che la natura semina ovunque intorno a noi e così trasformare ogni passeggiata in un’esplorazione, ogni ritrovamento in una piccola epifania. Perché il mondo è pieno di meraviglie dimenticate che aspettano solo di essere notate, raccolte, capite e abitare il mondo con gli occhi aperti è da sempre il modo più bello di leggere il libro infinito della natura. Il cofanetto contiene: Piccolo manuale illustrato per cercatori di conchiglie, Piccolo manuale illustrato per cercatori di fiori, Piccolo manuale illustrato per cercatori di foglie.
La scienza dolce. Il mondo della boxe
Abbott Joseph Liebling
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 352
Al di là del suono dei guantoni che colpiscono il volto, al di là delle urla della folla, delle gocce di sudore che brillano sulla pelle, del sangue che scende sugli occhi, del respiro che esplode nel petto, al di là cioè di tutto il dolore e la violenza, quel che resta sul ring è solo una immensa dolcezza. La scienza dolce è il racconto epico della boxe delle origini: un viaggio tra palestre polverose e sacchi sfondati inseguendo l’umano nella sua essenza più vera e barbarica. C’è qualcosa di malato nel trascinarsi dall’altra parte della città e pagare un biglietto per guardare due uomini all’interno di un quadrato di corde picchiarsi selvaggiamente fino a perdere coscienza. Eppure in quello spettacolo c’è, per molti di noi, anche qualcosa di necessario. È stata questa necessità a condurre A.J. Liebling ai quattro angoli del globo per assistere a combattimenti immortali e zuffe da quattro soldi, immergendosi nelle storie dei pugili che aveva davanti: dall’anonimo peso piuma irlandese Billy «il ragno» Kelly, che una sera rischiò di diventare re d’Europa, al campione Joe Louis, costretto a tornare a combattere dopo il ritiro per pagare i suoi debiti; dall’inarrestabile corsa di Rocky Marciano verso la cintura dei pesi massimi alla sorprendente vittoria per ko di Sugar Ray Robinson contro l’implacabile Randy Turpin. Con la meticolosità del rapsodo che evoca genealogie di picchiatori e la fame insaziabile del drammaturgo per l’agone e la tragedia, in queste pagine Liebling ci invita a sederci al suo fianco mentre commenta l’ascesa e il declino di leggende viventi e umili boxeur, trattando tutti con la medesima considerazione: perché, in quella «dolce scienza» che è il pugilato, chiunque si sottoponga all’ordalia dell’incontro merita rispetto; e chiunque si offra al massacro del ring merita compassione.
Big fish
Daniel Wallace
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 192
Big Fish è un romanzo sull’inesauribile potere delle storie: il racconto incredibile di un’esistenza incredibile, capace di oltrepassare i confini tra fantasia e realtà. Quella di Edward Bloom è stata una vita a dir poco unica: durante i suoi pellegrinaggi ha – tra le altre cose – addomesticato un feroce gigante, salvato uno spirito delle acque, incontrato una strega capace di mostrargli il futuro. O almeno questo è ciò che ha sempre detto a tutti quelli che avevano voglia di starlo ad ascoltare, e specialmente a suo figlio William. Ora che è giunto ai suoi ultimi giorni, al suo capezzale William si ritrova a cercare un senso in mezzo a tutte quelle assurdità, nella speranza di riuscire a capire davvero qualcosa di un padre che per lui è sempre stato uno sconosciuto, un personaggio sfuggente che nascondeva le sue continue assenze dietro acrobatici racconti senza credibilità. Ora, chiuso in se stesso con solo quelle memorie inverosimili a propria disposizione, dovrà aggrapparsi a esse come ai pioli di una scala per raggiungere, prima che sia troppo tardi, quella figura lontana e misteriosa. Perché, come ha sempre detto il padre, un uomo, a furia di raccontare storie, diventa quelle storie. Favola straordinaria e metafora dell’esistenza, Big Fish ci ricorda che nella vita il confine tra realtà e immaginazione è molto più labile di quanto crediamo. E che per ritrovarci e riscoprirci simili gli uni con gli altri abbiamo bisogno di condividere: anche se è qualcosa di falso come un’invenzione, o qualcosa di vero come una fantasia.
JR
William Gaddis
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 928
JR è un’opera polifonica e torrenziale capace di ispirare autori quali Don DeLillo e David Foster Wallace: la storia di come il denaro si è trasformato nel primo filtro tra noi e la realtà in cui ci muoviamo. Il capitalismo è una promessa d’amore: chiunque può diventare ricco, basta volerlo e lavorare sodo. E nessuno al mondo ne è più convinto dell’undicenne JR che, cresciuto tra slogan pubblicitari e illusioni di ricchezza, è sicuro di poter dare vita a un impero anche dalla cabina telefonica della sua scuola. Così, semplicemente ripetendo nella cornetta formule e parole d’ordine del profitto, il ragazzo si ritrova a orchestrare manovre speculative sempre più complesse, fino a dare vita in breve tempo a un’impalcatura multimilionaria: la JR Corp, un conglomerato capace di contenere tutto e il contrario di tutto, dal compositore fallito Edward Bast, costretto per soldi a rinunciare alla sua integrità d’artista, al professor Jack Gibbs, scrittore mancato che dalla cattedra plasma futuri consumatori felici. Il mostro aziendale di JR sembra espandersi in ogni direzione, tra concessioni minerarie truccate, catene di case di riposo trasformate in pompe funebri e la commercializzazione di aspirine verdi; ma il ragazzo ignora che il capitalismo è un amante infedele e a ogni salita vertiginosa corrisponde ogni volta una rovinosa caduta. Scritto come un vortice di voci sovrapposte, JR ci restituisce il clangore degli invisibili meccanismi economici attorno a noi, riproducendone il rumore alienante, le frasi mozzate, i segnali distorti. Un’opera ironica e spietata che spalanca davanti ai nostri occhi il caos di una civiltà indirizzata al collasso, incapace di distinguere l’inganno dal successo; ma che mostra anche come possiamo sempre, in ogni situazione, essere qualcosa in più dell’ottuso ingranaggio di un macchinario autodistruttivo condannato a perpetrare il proprio sfacelo.
La fragilità del mondo
Joan-Carles Mèlich
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 256
"La fragilità del mondo" è un invito ad abbandonare l’ossessione per la perfezione da cui siamo attanagliati da secoli e ad abbracciare, al contrario, la nostra essenza di creature vulnerabili, gettate in una realtà con cui non siamo più in grado di entrare in contatto. Secondo Joan-Carles Mèlich è successo qualcosa a un certo punto della nostra storia: ci siamo scordati quanto claudicante e carente sia la natura umana. L’universo attorno a noi è stravagante, ricco di stimoli e, nonostante tutti i nostri sforzi, in sostanza inconoscibile; eppure ci illudiamo in qualche modo di sapere tutto. L’imprevedibilità ci spaventa, per questo abbiamo messo in piedi una disciplina di sistemi simbolici di regolazione e colonizzazione (teologici, politici, economici) e una nuova metafisica della tecnologia, alla quale ci siamo affidati ciecamente. Nel frattempo, però, abbiamo dimenticato che siamo governati dal caos e dall’inaccessibilità. Accompagnati dalle idee di pensatori e scrittori quali Rilke, Nietzsche, Kafka e Woolf, apprendiamo allora in queste pagine come, per tornare a vedere davvero il mondo, dobbiamo abbandonare le nostre pretese di controllo e accettare invece la finitezza, l’assenza di senso e la possibilità del male, che sono al centro dell’essenza umana. Dobbiamo imparare, cioè, a sostituire alla logica di un progresso cieco una «ragione inerme», inoffensiva e pacifica perché aperta alla possibilità dell’errore e della vergogna. In questo libro Mèlich traccia una strada per tornare ad abitare il mondo. Non con presunzione, bensì consapevoli della possibilità di perdervisi come in un labirinto. Solo così ne riscopriremo l’autenticità e sapremo accettarci nella fragilità, rifiutando la violenza delle facili certezze e l’insensibilità di fronte alla sofferenza.
Il cinema secondo me
François Truffaut
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2025
pagine: 384
"Il cinema secondo me" raccoglie gli articoli di critica cinematografica che François Truffaut ha scritto per la rivista Arts negli anni cinquanta prima di iniziare la sua carriera dietro la macchina da presa: un racconto del «primo mestiere» di uno dei più influenti cineasti del Novecento attraverso le pellicole che lo hanno conquistato, infastidito, emozionato, ispirato. Nel 1952, dopo una travagliata esperienza nell'esercito, Truffaut viene accolto a Bry-sur-Marne dall’autorevole critico e intellettuale André Bazin, che da quel momento diventerà il suo punto di riferimento sia affettivo sia professionale. Lì il giovane trascorrerà mesi tra letture e cineclub, fino a quando non sarà raggiunto da un’illuminazione improvvisa: «Credo che potrei scrivere sul cinema». Così Truffaut inizia la sua attività di critico, inaugurata con un feroce pamphlet contro l’eccessivo tradizionalismo del cinema francese. Presto le sue recensioni taglienti e polemiche diventeranno celebri tanto quanto i suoi luminosi apprezzamenti: dall’amore per Alfred Hitchcock, capace di introdurre anche nelle pellicole più leggere «un prolungamento d’ordine metafisico», al disprezzo per il «dilettante» John Huston; dalle lodi per Roberto Rossellini alla crescente benevolenza verso Federico Fellini, fino alla stroncatura di Vittorio De Sica, «caricaturale e condiscendente»; dall'inatteso interesse per un feuilleton come Lola Montès alle invettive contro l’intero cinema inglese: «Dire che è morto sarebbe eccessivo, dal momento che non è mai esistito». In questa raccolta assistiamo non solo alla formazione dello sguardo di un grande artista del Novecento, ma anche alla bruciante passione di uno spettatore qualunque. Perché in fondo, come ci mostra Truffaut, quando ci sediamo su quelle poltroncine, davanti a quello schermo, siamo tutti uguali: vulnerabili ed esigenti, come ogni innamorato.

