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Einaudi: Nuova Universale Einaudi

Hitopadeśa. Il saggio consiglio

Hitopadeśa. Il saggio consiglio

Narayana

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 312

“Hitopadeśa” è una raccolta di favole, novelle e apologhi, ed è uno dei capolavori della letteratura sanscrita. L‘opera fu composta nell‘India nordorientale, tra il IX e il XIV secolo. Malgrado l‘origine popolare di molte favole, “Hitopadeśa”, come già il “Pañcatantra”, è un testo dotto e raffinato, destinato a un pubblico di corte. Un grande saggio accetta l‘incarico offertogli da un sovrano di insegnare ai suoi tre figli – sprovveduti e indolenti e che pensano solo ai piaceri – la scienza politica e l‘arte di raggiungere il successo mondano. L‘insegnamento è esposto in quattro libri, ognuno introdotto da un racconto cornice. Si susseguono così favole, racconti e frasi tratte dal tesoro letterario ancestrale dell‘India. Storie che spesso hanno come protagonisti gli animali, ma che danno risposte astute e pragmatiche a una serie di situazioni, problemi e dilemmi molto umani.
25,00

Giuristi romani. Testo latino a fronte

Giuristi romani. Testo latino a fronte

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 576

Con le sue regole e procedure, il diritto romano rappresenta uno dei grandi lasciti del mondo antico. Questa antologia offre per la prima volta a un pubblico ampio esempi importanti della scrittura e dell'eredità intellettuale dei giuristi antichi. Un patrimonio letterario e scientifico fondativo della nostra civiltà, sinora sepolto sotto l’involucro deformante della codificazione giustinianea, che finalmente oggi cominciamo a scoprire in una diversa prospettiva, di storia della cultura e delle idee e non soltanto di sistemi normativi. Il volume raccoglie scritti significativi, per stile e pensiero, di dieci giuristi attivi tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C., reinseriti nei loro originari contesti e sobriamente commentati, per permettere al lettore di seguire da vicino la genesi e lo sviluppo di un sapere senza il quale non saremmo quello che siamo; una straordinaria sequenza di pareri e di interpretazioni che hanno dato vita al primo diritto interamente formale nella storia umana, alla base del laboratorio politico e giuridico della modernità.
35,00

Disquisizioni su passi scelti della Santa Scrittura

Disquisizioni su passi scelti della Santa Scrittura

Ortensio Lando

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 224

Nato a Milano, vissuto nella prima metà del Cinquecento, Ortensio Lando fu frate agostiniano e umanista di fama. Frequentò molte corti italiane prima di stabilirsi a Venezia, dove collaborò con diversi editori come curatore di testi. Il suo lavoro più famoso è la traduzione dell'“Utopia” di Tommaso Moro. Tra le sue opere, un volume di “Paradossi, cioè sententie fuori del comun parere” (1544). Le sue idee di tendenza protestante sono già state studiate da Carlo Ginzburg e da Adriano Prosperi, oltre che dalla stessa Seidel Menchi, ma il testo che qui la studiosa presenta, conservato in un manoscritto unico presso la Biblioteca Comunale di Trento, è inedito. È un prezioso documento di proselitismo eterodosso, per quanto l'autore si dimostri cauto. Il suo commento ai passi della Scrittura viene proposto nella forma di una sequenza di dubbi. In questo modo mette in discussione alcune certezze dell'ortodossia senza affermare del tutto le tesi protestanti. Dalla verginità di Maria alla teoria della predestinazione, dal battesimo degli infanti alla salvezza per meriti o per la misericordia di Dio, tutti i temi più scottanti vengono toccati e discussi. Lando pensava che alcune acquisizioni della teologia protestante, in questo modo, potessero circolare liberamente anche in aree di confessione cattolica, ma si sbagliava. Le “Disquisizioni” non vennero mai pubblicate e nel 1555 tutte le sue opere entrarono nell'Indice dei libri proibiti.
24,00

L'arte della politica

L'arte della politica

Plutarco

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 192

Traducendo alcuni "Moralia" e alcuni libri di "Detti memorabili" Carlo Carena, in questo suo ultimo lavoro che viene pubblicato purtroppo postumo, ha messo a punto un volume che rappresenta la summa dei pensieri di Plutarco sul tema della politica. Sia dal punto di vista delle qualità morali necessarie agli uomini politici, sia da quello degli ordinamenti legislativi. Plutarco sprona gli intellettuali («i filosofi») ad occuparsi di politica, a consigliare re, principi e legislatori. Ma non per interesse personale e nemmeno per ambizione, bensì perché è un loro dovere mettere al servizio della collettività il proprio sapere e la propria saggezza. La virtù e il disinteresse devono essere il punto fermo di ogni approccio alla cosa pubblica. Sulle forme di governo Plutarco è abbastanza eclettico: in cuor suo – lo afferma chiaramente – ritiene che la monarchia sia il sistema migliore, ma il suo buon senso gli fa anche dire che il sistema migliore è quello in cui operino i politici migliori. Cioè: meglio una democrazia o un'oligarchia gestita da uomini capaci che una monarchia con un re incompetente o vanaglorioso. E viceversa. Come sempre un Plutarco non dogmatico sulle teorie, ma fermo sui principi di moralità, nelle vite private e tanto più nella politica.
22,00

Storia della colonna infame

Storia della colonna infame

Alessandro Manzoni

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2023

pagine: 216

Quando Manzoni si accinge a raccontare la vicenda del processo agli untori durante la peste del 1630, prima all’interno del romanzo, poi in un testo a sé per quanto abbinato al romanzo, non poteva non confrontarsi con le riflessioni che su quell’episodio aveva scritto nel 1777 Pietro Verri, suo zio di fatto, e con il libro fondamentale sulla condanna della tortura che aveva scritto ancor prima suo nonno, Cesare Beccaria. Ma quella cinquantina d’anni che era trascorsa, e in particolare gli anni della Rivoluzione francese, avevano cambiato molte cose. All’indignazione illuministica nei confronti di leggi ingiuste e disumane, si era aggiunta una preoccupazione assai più moderna: quella per il fanatismo delle masse innestato su fantasie complottistiche. Le teorie del complotto erano alla base del superlavoro delle ghigliottine negli anni del Terrore, ed erano state alla base delle accuse intentate ai poveri Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza. Adriano Prosperi rilegge la “Storia della colonna infame” da questo punto di vista, portando argomenti testuali e documentali: e così facendo proietta questo caposaldo della nostra letteratura civile in una dimensione ancora più drammaticamente attuale.
21,00

Della Republica Ecclesiastica

Della Republica Ecclesiastica

Donato Giannotti

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2023

pagine: 488

Donato Giannotti nacque a Firenze nel 1492, pochi mesi dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Benché molto piú giovane, conobbe Machiavelli e ne fu amico. Fu segretario della Repubblica di Firenze tra il 1527 e il 1530, prima del ritorno degli odiati Medici. Dopodiché emigrò esule in Veneto e poi a Roma, dove morì nel 1572. Scrisse tre volumi sulla corretta istituzione di un governo repubblicano: Della Republica Fiorentina (1538), il dialogo Della Republica de' Vinitiani (1540), che ebbe molto successo, concludendo la trilogia con la trattazione Della Republica Ecclesiastica (1541), scritta su richiesta del cardinale Niccolò Ridolfi, suo protettore, e letta solo da pochi amici fidati per timore delle autorità ecclesiastiche. Una copia manoscritta di quest'opera è stata ritrovata recentemente e viene qui pubblicata per la prima volta. Dunque il volume è un inedito assoluto. L'importanza di questo testo consiste già nel fatto di essere la prima storia della Chiesa scritta da un laico. Ma, oltre a questo, sono i contenuti dell'ultimo capitolo a sorprendere e a far sì che il libro sia destinato a diventare un fondamentale oggetto di studio per gli storici. Lì infatti Giannotti, all'alba del Concilio di Trento, enuncia la sua proposta politica: e cioè spostare l'autorità politica della Chiesa dal papa al Collegio dei cardinali, sulla falsariga del rapporto fra doge e Senato nella Repubblica di Venezia.
34,00

I libri della famiglia

I libri della famiglia

Leon Battista Alberti

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2022

pagine: 520

I libri della famiglia di Leon Battista Alberti sono una discussione sull'educazione dei figli, sulla funzione paterna, sul rapporto fra giovani e anziani, ma anche sull'amore e sul matrimonio, sulla gestione del patrimonio, e infine sull'amicizia, sull'utilità degli studi letterari, sulla necessità dell'impegno civile. Una summa del pensiero umanistico calato nella vita di tutti i giorni. Che ci fa capire molte cose della filosofia e della letteratura di quel periodo, ma soprattutto ci fa entrare nella società italiana del Quattrocento come nessun altro testo coevo. Uscita nel 1969, ristampata piú volte, aggiornata filologicamente da Francesco Furlan nel 1993, questa edizione dei Libri della famiglia curata da Ruggiero Romano e Alberto Tenenti è uno dei piú celebrati (e letti, e studiati) volumi della vecchia «Nue». Viene ora riproposta in forma anastatica nella nuova serie della collana, ad aprire un dittico comprendente i cosiddetti «dialoghi mimetici», tutti in volgare, del grande umanista. Infatti è prevista in tempi relativamente brevi l'uscita di un successivo volume a cura di Francesco Furlan, questa volta tutto nuovo, con l'edizione dei dialoghi Sophrona, Profugiorum ab aerumna, Cena familiaris e De iciarchia, che con i De familia libri IV costituiscono una sorta di unico macrotesto composto fra il 1430 e il 1470, basato sull'adattamento dei modelli classici del dialogo (Platone, Senofonte, Cicerone) a tematiche domestiche e familiari. «Se la benivolenza cresce per conversazione, con niuna persona manterrai piú perpetua familiarità che colla moglie; se l'amore si collega e unisce discoprendo e comunicando le tue affezioni e volontà, da niuno arai piú aperta e piana via a conoscere tutto e dimonstrarti che alla propria tua donna e continua compagna; se l'amicizia sta compagna della onestà, niuna coniunzione piú a te sarà religiosissima che quella del congiugio. Aggiugni che tutt'ora crescono tenacissimi vinculi di voluttà e di utilità a contenere e confirmare ne' nostri animi infinita benivolenza. Nascono e' figliuoli, e' quali sarebbe lungo dire quanto e' siano comune e firmissimo legame a colligare gli animi a una volontà e sentenza, cioè a quella unione la quale si dice essere vera amicizia. Non mi stendo in racontare quanta utilità si tragga da questa congiugale amicizia e sodalità, in conservare la casa domestica, in contenere la famiglia, in reggere e governare tutta la masserizia, le quali tutte cose sono in le donne tali, che forse alcuno stimarebbe per esse essere l'amore congiugale sopra di tutti gli altri interissimo e validissimo».
32,00

Paralleli ovvero similitudini. Testo latino a fronte

Paralleli ovvero similitudini. Testo latino a fronte

Erasmo da Rotterdam

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2022

pagine: 688

Le Parabolae di Erasmo sono un'opera del 1514 costituita da 1369 frasi brevissime in cui vengono fatti dei paragoni tra attività della vita quotidiana e comportamenti dell'uomo dal punto di vista morale. Nel commento si evidenzia per ogni aforisma la fonte (spesso Plutarco, ma anche Seneca, Plinio il Vecchio e altri) di volta in volta rielaborata più o meno liberamente da Erasmo. Il libro è fratello minore degli Adagia e risponde allo stesso gusto per i motti, per il "pensiero breve", per la letteratura al servizio dell'etica. Tutto pervaso di cultura classica, non presenta soggetti e tematiche religiose. Fu un grande successo editoriale: ben otto edizioni successive ancora vivente l'autore, e poi riutilizzi di vario genere: come vademecum della saggezza degli antichi, i Paralleli diventeranno anche un manuale scolastico. Senza contare gli autori che in tutta Europa, per tutto il Cinquecento, hanno copiato lo schema e attinto a piene mani dal testo erasmiano. Lo propone in questa prima traduzione italiana Carlo Carena, che già di Erasmo ha tradotto l'Elogio della Follia e, per l'appunto, gli Adagia, e ha lungamente tradotto Plutarco. Dunque sa ben cogliere il passaggio di testimone fra i due. Accomunati da un tipo di riflessione morale che non è mai tetro moralismo ma anzi gusto per la vita. E sempre piacere della lingua, arguzia, sottile ironia.
36,00

Lettere (1499-1540)

Lettere (1499-1540)

Francesco Guicciardini

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2022

pagine: 448

"La scelta di lettere proposte in questo volume, con il fondamentale commento di Paola Moreno, prende in considerazione tutto l'arco della vita di Francesco Guicciardini, da quando era ancora studente di giurisprudenza ai primi passi nella politica fiorentina, dall'esperienza di ambasciatore in Spagna fino agli anni delle maggiori responsabilità, quando scrive a Leone X, a Clemente VII, al re di Francia Francesco I. Ma non mancano lettere che testimoniano altri aspetti della sua vita: questioni familiari con il padre, commerciali con i fratelli, cause giudiziarie (era pur sempre avvocato)… E tra gli interlocutori non manca ovviamente l'amico Machiavelli, col quale condivide alcuni momenti di guerra e non poche riflessioni di carattere politico, e a cui lo legano complicità e stima reciproca. Una vita attraverso le lettere che ci consente di attraversare con immediatezza gli anni cruciali del Rinascimento. «Io credo che voi habbiate notitia della navigatione che tiene questa Maestà nella India occidentale, che così la chiamono qua, dove Colombo scoperse molti anni sono più isole, dove questi Spagnoli non tengono altro tracto che di cavare oro. E dipoi scopersono ancora terra ferma, et fate conto che ogni anno ne viene in Spagna 400 mila ducati d'oro o meglo; di che la quinta parte è del Re, l'altro di chi lo cava. Hora ci è nuove, pochi dì sono, che in quella terra ferma hanno trovato in certi luoghi vene d'oro di qualità che, se ne riuscirà pure la octava parte, sarà cosa di grandissima richeza: et questo Re dà ordine di mandarvi uno capitano con mille huomini. Et in effecto, per quello che si vede, questa fortuna sua grande, la quale lo ha accompagnato dal dì che nacque insino a hora, pare ancora più verde et piú frescha che mai; et se la continua insino alla morte, si potrà dire arditamente che da Carlo Magno in qua non sia stato in tucta Cristianità uno tale principe» (Dalla lettera al fratello Luigi, da Valladolid il 17 giugno 1513). Le lettere costituiscono una fonte primaria nella ricostruzione storica delle vicende italiane ed europee dal 1494, anno scelto da Guicciardini per far cominciare la sua Storia d'Italia e che segna per lui l'inizio della «tragedia d'Italia», fino al 1534, anno in cui si interrompe il racconto. Si ha testimonianza del fatto che lo storico poté portare nel suo studiolo le lettere dei Dieci di Balía; inoltre, non pochi sono i casi in cui egli attinse alla propria corrispondenza, rimodulandone formule e stile, certo, ma sempre rimanendo fedele al dato storico registrato a caldo nelle lettere. Del resto, il riuso dei propri documenti epistolari per la redazione di altri suoi scritti è una costante del suo personalissimo metodo: il carteggio funziona così come un "macrotesto" che conserva idee e parole continuamente riattivate e riformulate in altri generi di scrittura, un vero e proprio connettore testuale e concettuale che attraversa tutto il «laboratorio di carte» e di pensiero di Guicciardini." (Dall'Introduzione di Paola Moreno)
30,00

La dignità dell'uomo. Testo latino a fronte

La dignità dell'uomo. Testo latino a fronte

Giovanni Pico della Mirandola

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 130

Nel 1486 Pico scrisse l'introduzione a quelle Conclusiones che avrebbero dovuto essere discusse davanti ai sapienti della Chiesa, ma che finirono invece accusate di eresia, come il loro autore. Originariamente senza titolo, il testo venne denominato Oratio de hominis dignitate dall'edizione di Strasburgo del 1504. Dimenticato per più di due secoli, venne riscoperto tra Ottocento e Novecento diventando una specie di manifesto dell'Umanesimo. Ora che le idee ottocentesche e primo-novecentesche sul Rinascimento e certe forzature interpretative dell'Oratio appaiono superate si può rileggere Pico reinnestando il suo pensiero nella temperie teologica della sua epoca. Ma la sua antropologia e la sua idea di cultura restano un vertice della filosofia italiana e continuano ad avere molto da dire anche nel nostro tempo. «In noi risiede una discordia molteplice: ospitiamo in casa nostra gravi conflitti intestini, peggiori delle guerre civili. Soltanto la filosofia morale li terrà a freno e li sederà dentro di noi, se li vorremo rifiutare e aspireremo a quella pace che ci sollevi addirittura all'altezza dei prediletti del Signore. Ma solo se l'uomo che è in noi chiederà anzitutto una tregua ai nemici, allora essa potrà fiaccare le incursioni sfrenate della bestia multiforme e la rissosità del leone, i suoi accessi d'ira, la sua violenza. Se però delibereremo più correttamente nel nostro interesse, ricercando la tranquillità della pace perpetua, allora essa giungerà a esaudire generosamente i nostri voti. Dopo avere ammazzato le due bestie (e sarà come immolare la scrofa sacrificale), la filosofia sancirà un patto inviolabile di santissima pace tra la carne e lo spirito. La dialettica sederà i tumulti della ragione, che si dibatte angosciosamente tra i discorsi contrastanti e la capziosità dei sillogismi. La filosofia naturale placherà le controversie e i dissidi dell'opinione, che strattonano l'anima irrequieta da una parte e dall'altra, fino a lacerarla e farla a brandelli. Ma nel momento in cui li placherà, ci spingerà anche a ricordare che secondo Eraclito la natura ha origine dalla guerra: per questo essa venne denominata "contesa" da Omero. Perciò non possiamo trovare in essa vera pace e stabile quiete». Sicuri, arroccati dietro il muro della propria tradizione. Così vivono gli angusti filosofi. Proprio di autentici amanti del sapere è invece trasgredire i confini di ciò che è familiare e noto, pronti a incrociare le proprie armi – le armi della dialettica – con chi si incontrerà lungo il cammino. Questa ratio philosophandi , dice Pico, non è superflua, ma necessaria. Come se non vi fosse conoscenza qualora il nostro pensiero non si specchiasse nel pensiero altrui, vedendosi come da fuori, in prospettiva – vedendo cioè i suoi limiti, le sue mancanze, e insieme le sue peculiarità. In altri termini, solo incontrando ciò che è diverso, e riconoscendolo come differente, la nostra identità può determinarsi e definirsi. Pico, citando da una pagina talmudica, parla del confronto tra due sapienti come di uno scontro tra due ferri, che nell'affrontarsi si affilano e aguzzano l'uno con l'altro. Da qui l'importanza del dialogo, della curiosità per le altre tradizioni, per quello che le altre tradizioni hanno di unico, di particolare, di differente. Una curiosità che non mira a sopraffare l'altro, ma a metterlo – e a mettersi – in discussione, per condurre infine a una vittoria che sia però portatrice di una possibile armonia, di una futura pace.
22,00

Prefazioni ai Vangeli. Testo latino a fronte

Prefazioni ai Vangeli. Testo latino a fronte

Erasmo da Rotterdam

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 180

Erasmo, come è noto, anticipò alcune delle istanze dei riformatori, prima fra tutte la lettura diretta e massimamente diffusa dei Vangeli. Nell'edizione del 1522 dedicata a Carlo V chiese espressamente all'imperatore di promuovere la traduzione dei Vangeli in tutte le principali lingue europee. Però Erasmo volle tenacemente rimanere nell'ortodossia cattolica, e dunque si trovò spesso in posizioni difficili, attaccato da tutte le parti in causa. Le sue prefazioni alle edizioni dei Vangeli si muovono in questa situazione di precario equilibrio, e sono un fondamentale documento del clima di quegli anni. Oltre che un'ulteriore testimonianza della poliedrica bellezza della scrittura di Erasmo, in grado di cambiare registro secondo gli interlocutori mantenendo la stessa forza, la stessa brillantezza ed eleganza. Nelle aree dell'Europa centrale che sarebbero diventate il terreno di radicamento della Riforma il complesso degli scritti di Erasmo incentrati nel Nuovo Testamento o ad esso connessi ebbero una enorme risonanza. Oltre 110 edizioni attestano il successo che singole parti, sezioni, o componenti, di quel corpus di scritti riscossero negli anni cruciali della diffusione delle idee di Lutero. Che essi preparassero il terreno al radicamento della Riforma è un dato accertato. Il ruolo preminente spetta alla Paraclesi. Nel giro di un biennio, 1520-1522, la Paraclesi ovvero esortazione allo studio della filosofia cristiana (Paraclesis id est exhortatio ad Christianae philosophiae studium) irrompe sul mercato di lingua tedesca in quattro traduzioni diverse, per un numero complessivo di dodici stampe e ristampe. (...) Erasmo compose altri appelli che invitano alla lettura della Bibbia, imprimendo loro un analogo fervore. Alcune edizioni "minori" del Nuovo Testamento - volumi leggeri, culturalmente meno esigenti, incomparabilmente meno costosi, rispetto alle maestose edizioni bilingui di Froben - si aprono con apostrofi che esortano il lettore ad abbeverarsi alle «purissime fonti» di Cristo. (...) Il volume che presentiamo riunisce le quattro composizioni a impronta programmatica e intonazione parenetica che corredano edizioni diverse del Nuovo Testamento nonché un'opera ad esso strettamente connessa. «C'è chi non vuole che la gente semplice legga i testi sacri tradotti in volgare. Con costoro mi trovo in robusto dissenso: come se Cristo avesse insegnato cose così astruse da poter essere intese a malapena da tre o quattro teologi, o come se la tutela della religione cristiana consistesse nell'ignoranza della religione cristiana. I misteri dei re, quelli sì, sarà preferibile tenerli occulti; Cristo invece ha voluto che i suoi misteri avessero la massima diffusione. La mia aspirazione è che leggano i Vangeli tutte le donnette, che tutte leggano le lettere di San Paolo. E magari queste pagine fossero tradotte in tutte le lingue di tutti i popoli, così da essere lette e conosciute non solo dagli Scozzesi e Irlandesi, ma anche da Turchi e Saraceni. Conoscere è pur sempre un primo passo. Molti se ne farebbero beffe, lo ammetto; ma alcuni ne sarebbero conquistati. Vorrei che il contadino ne intonasse qualche versetto spingendo l'aratro, che il tessitore ne modulasse qualche passo manovrando le sue spole, che il viandante alleviasse il tedio del cammino con queste storie. Vorrei che tutti i discorsi che intercorrono tra tutti i cristiani ne fossero permeati. Noi siamo, in effetti, tali quali sono le nostre conversazioni quotidiane. Che ognuno capisca quel che può; che ognuno ne ricavi quel che può. Chi sta indietro non invidî chi è in testa; chi è in testa incoraggi chi viene dietro, non abbandoni la speranza. Perché restringiamo a pochi una professione di fede che è comune a tutti?». (Dall'introduzione di Silvana Seidel Menchi)
24,00

L'arte della medicina

L'arte della medicina

Ippocrate

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2020

pagine: XXIV-528

A partire dal famoso giuramento, Carlo Carena ha selezionato, tradotto e commentato le pagine più importanti delle opere di Ippocrate. Un gigante del pensiero scientifico dell'antica Grecia, che basò ogni discorso medico sulla conoscenza dell'uomo e della natura. Una conoscenza fondata sull'osservazione di dati accertati, elaborati razionalmente, correlati all'esame clinico complessivo del malato nel suo ambiente. Ovviamente le nozioni di allora sul corpo umano erano spesso sbagliate e dunque le diagnosi ci possono sembrare approssimative, quando non fantasiose, e le terapie indicate possono a volte far sorridere. Ma il metodo, su cui Ippocrate insiste in tutte le sue opere, quello è di una modernità estrema: lontano da ogni influsso magico-religioso. Le parti più ampie scelte da Carena, quelle sul regime alimentare e i quattro libri che oggi definiremmo di "patologia generale" sono i più interessanti anche per un improbabile, ma divertente confronto con la medicina di oggi. Oltre ai trattati, il volume comprende l'intera serie degli aforismi e una selezione delle lettere. Nel commento Carena illustra la fortuna nel tempo dei brani ippocratici attraverso il riutilizzo o il commento di scrittori come Galeno, Cardano e Rabelais. La vita è breve, l'arte vasta, l'occasione rapida, l'esperienza fallace, il giudizio arduo. Occorre non solo essere disposti a fare quanto occorre, ma che lo siano anche l'ammalato, gli assistenti e le circostanze esterne. A mali estremi, estremi rimedi rigidamente applicati: sono i più efficaci. Ciò che occorre rimuovere, farlo per la via più naturale, per i passaggi più appropriati. Quanto nelle malattie rimane in corpo dopo la crisi, suole provocare ricadute. Nelle malattie acute predire decesso o guarigione non è sicuro. I molto grassi di costituzione sono più soggetti a morte repentina che i magri. Quando si fa tutto secondo regola, e i risultati non corrispondono, non cambiare cura se l'indicazione iniziale permane. "La medicina ippocratica si costituisce in scienza autonoma escludendo le componenti magiche e uscendo dal flusso religioso e mistico, dall'empirismo asistematico, per fondarsi sulla conoscenza dell'uomo e della sua natura e sull'osservazione razionale di dati accertati; sulle correlazioni delle componenti fisiche, psichiche e sull'esame clinico complessivo dell'ammalato nel suo ambiente e del decorso delle infermità, su motivazioni scientifiche e logiche o come risultato sperimentale. La lettura del trattato sulle Malattie dà l'impressione vivida ed evidente di essere il risultato di una continua osservazione e sperimentazione clinica." (dall'Introduzione di Carlo Carena)
34,00

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