Passigli
Sender Prager
Israel Joshua Singer
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 80
Varsavia, inizi del Novecento. Sender Prager, padrone del ristorante “Praga”, è uno scapolo di mezza età con la fama di sciupafemmine: non c’è cameriera nel suo locale che non gli si sia concessa, nella vana speranza che prima o poi sarà proprio lei a divenirne la moglie, ma di accasarsi Sender non ne vuole sapere. Un giorno, rendendosi conto che il tempo sta passando inesorabilmente, e convinto dal suo rabbino che Dio lo punirà se non metterà la testa a posto, decide di prendere in moglie Edye Barenbaum, una ragazza di buona famiglia hassidica. La giovane pare avere tutti i requisiti per essere una sposa ideale, ma “Colui che tutto può” ha in serbo un destino tanto inaspettato quanto ironicamente crudele per il ristoratore libertino… Apparso per la prima volta a puntate sul quotidiano «Forverts» nel 1937, anche in “Sender Prager” Singer dà prova di non avere rivali nella creazione di situazioni e personaggi che puntualmente vengono posti sotto la lente del suo straordinario humour ebraico.
Motivi persiani
Sergej Esenin
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 112
Tra i traduttori del grande poeta russo Sergej Esenin, Iginio De Luca (1917-1997) merita un posto di primissimo rilievo. Italianista e slavista, se si fa eccezione per alcune poesie di Tjutčev, è proprio a Esenin che ha dedicato la sua attenzione di studioso e traduttore per tutta la vita, fin a partire dagli anni Quaranta, quando esce una piccola, memorabile antologia per le edizioni Fussi. È solo il preludio di una devozione che porterà De Luca a pubblicare nella collana “Bianca” di Einaudi tre opere di Esenin: “Pugačëv” (1968), “Anna Snègina” (1976) e “Il paese dei banditi” (1985). Tra le carte lasciate dallo studioso dopo la sua scomparsa, restava il dattiloscritto della breve raccolta che qui presentiamo: Motivi persiani, a cui il poeta russo lavorò dall’ottobre del 1924 all’autunno dell’anno successivo. Come scrive De Luca nella prefazione, le poesie dei “Motivi persiani” sono «il romanzo d’amore del poeta per la persiana Šagané», un sentimento che, «nato all’inizio come “amore di terra lontana” (la Persia), via via si definisce ed esplode come passione per Šagané, una creatura vera, che non è propriamente una persiana, ma diventa, per magia d’arte, l’emblema della Persia agognata». Esenin, infatti, la cui tragica fine è ormai imminente, non andrà mai in Persia; e i suoi “Motivi persiani” rappresentano anche il suo ultimo tentativo di fuga da una vita in cui stenta sempre più a riconoscersi e, insieme, l’estremo omaggio lirico di uno dei grandi poeti del Novecento.
Descrizione di una battaglia
Franz Kafka
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 96
Il racconto “Descrizione di una battaglia” è la prima opera che Franz Kafka lesse all’amico Max Brod, il quale il 14 marzo 1910 registrava nel suo diario la grande impressione che gli provocò quella lettura. In realtà quell’opera, alla quale Kafka lavorò a più riprese, era stata concepita probabilmente negli anni 1902-1904, quando il suo autore era appena ventenne. Venne pubblicata in parte sulla rivista «Hyperion» di Franz Blei nel 1909, ma nella sua versione più competa apparve soltanto postuma – come gran parte delle opere di Kafka – dopo il ritrovamento che ne fece Max Brod fra le sue carte. Abbiamo detto «versione più completa», ma di quest’opera esistono due stesure; e quella che qui presentiamo, tradotta per la prima volta in italiano, si basa interamente sul manoscritto originale – il solo a cui Kafka attribuì il titolo “Descrizione di una battaglia” – e dunque presenta un testo nuovo rispetto a quello pubblicato, e rielaborato per l’occasione integrando le due versioni, da Brod. Al di là di questi aspetti più esteriori, “Descrizione di una battaglia” non rappresenta soltanto una sorta di esordio letterario in cui si possono già ravvisare alcuni dei temi e dei modi più cari a Kafka; questo racconto è già di per sé un capolavoro, e anzi serve anche a ridefinire meglio in tutta la sua complessità quello che è il mondo spirituale del grande scrittore praghese, che non rinuncia mai a una carica di umorismo tesa in qualche modo a bilanciare gli aspetti più angosciosi della sua opera, e che in questi racconti più giovanili – e almeno fino al primo dei grandi romanzi, “America” –, emerge con forza ancora maggiore.
Ritrovarsi
Edith Dzieduszycka
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 144
Con scritti di Antonio Spagnuolo, Luciano Nanni, Silvio Raffo. Francese di origine, Edith de Hody Dzieduszycka (Strasburgo, 1936) ha lavorato a lungo al Consiglio d'Europa, dove, insieme a colleghi di diverse nazionalità, ha fondato il Club des Arts, con lo scopo di organizzare mostre, incontri e letture di poesie. Nel 1966 la sua raccolta “Ombres” ottiene il Secondo Premio al Prix des Poètes de l'Est, organizzato dalla Società dei Poeti e Artisti di Francia. Negli stessi anni, mentre disegna, dipinge e realizza collages, alcune sue poesie vengono pubblicate sulla prestigiosa rivista «Art et Poésie» diretta da Henry Meillant. Nel 1968 si trasferisce in Italia e dal 1979 risiede a Roma, dove si dedica anche alla fotografia, incoraggiata in particolare da Mario Giacomelli, André Verdet e Federico Zeri. Continua intanto a scrivere poesia e prosa, e nel 2007, con prefazione di Vittorio Sermonti, appare in questa nostra collana la sua prima raccolta italiana, “Diario di un addio”, cui fanno seguito “Cellule” (2014, prefazioni di Stefano Gallo e François Sauteron) e “A quale Pessoa” (2020, prefazione di Silvio Raffo). Sempre per la Passigli Editori ha tradotto e curato nel 2023 il libro di memorie “La casa del dolore. 1944-1945”, in cui sua madre Geneviève de Hody racconta la drammatica prigionia nel carcere tedesco di Clermont-Ferrand insieme al marito, deportato poi, in quanto prigioniero politico, a Mauthausen, dove trovò la morte nell'aprile del 1945. Molti i video realizzati con sue poesie, in particolare in collaborazione con Pino Censi, Diego De Nadai, Giulia Perroni.
La strada di Morandi
Marco Vitale
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 120
“‘La strada di Morandi’ è il titolo della nuova raccolta poetica di Marco Vitale, un titolo ‘in minore’, sul «mode mineur» del ‘Claire de lune’ di Verlaine, ma condensa e ritrae la sostanza dell’arte, coniuga la realtà fisica e l’immaginazione, ferma il finito e lo rende infinito, immergendolo nello stato puro del «tempo senza tempo». Il titolo deriva dalla poesia ‘Sì, forse soltanto nei romanzi’, che, dedicata a Luigi Lambertini, accompagnava una plaquette raffinata delle Edizioni Il Bulino, dove il tondo di copertina di Giulia Napoleone, simbolo di armonia e perfezione, con delicate tessiture e bianchi semi mobili, quasi lievi petali di biancospino impolverati, si armonizzava con le parole che nel «tratto lieve opaco della polvere» della strada bianca, che lentamente saliva, evocano il corso del tempo, affidando all’arte il compito di sublimare in un eterno presente gli «oggetti polverosi», umili e quotidiani, dell’artista Morandi. Ora questi versi fanno parte della prima sezione del libro, dove natura e poesia, inscindibilmente, si legano con le intermittenze del cuore, creando visioni ed emozioni sottili e segrete. È qui, in queste prime poesie che si affaccia il grande tema del tempo, del suo fluire e sciogliersi, e si realizza il ritmo di intensa quiete e il ‘tono’ del poeta Vitale, un ‘tono’ dolce e carezzevole, elegiaco, che abbraccia luoghi e volti e fa della memoria involontaria la via del ritrovare e del compensare la perdita…” (Dalla prefazione di Gabriella Palli Baroni)
Il padiglione cinese
Eduard von Keyserling
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 152
Dopo aver passato la vita fra piaceri e amori illeciti, Günther von Tarniff, giovane aristocratico baltico, sposa l’amica d’infanzia Beate, anch’essa di nobile famiglia, e si stabilisce con lei nel castello di Kaltin, con l’intento di passarvi un’esistenza tranquilla. L’inatteso ritorno di Mareile, la figlia del fattore, vecchia compagna di giochi dei due coniugi e ora divenuta una bellissima e celebre cantante, getta però nello scompiglio Günther, che si innamora ricambiato della donna, iniziando con lei un’ardente relazione che pone fine ai suoi propositi. Primo titolo del fortunato filone delle Schlossgeschichten, le “storie del castello”, “Il padiglione cinese” (“Beate und Mareile”, 1903) è il romanzo che decretò la fama di Eduard von Keyserling, rientrando a buon diritto nel novero dei suoi capolavori. Anche in quest’opera, che riproponiamo nella storica traduzione di Mario Benzi – ora rivista, commentata e introdotta dal nipote Gian Mario Benzing –, von Keyserling, che Thomas Mann, Robert Walser e Hugo von Hoffmanstahl consideravano uno dei massimi scrittori del primo Novecento, riesce a restituire quel senso di decadenza percepito dalla nobiltà baltica, un’aristocrazia che alle soglie della tragedia della Prima guerra mondiale inizia a percepire l’approssimarsi della propria fine.
La parola Pace. L'utopia che deve farsi realtà
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 200
Il volume raccoglie gli atti del seminario che l’associazione Promessa Democratica ha promosso a Milano il 2 dicembre del 2023 presso la Fondazione Feltrinelli, con interventi, tra gli altri, di Romano Prodi, Lucia Annunziata, del vicerettore dell’Università di Betlemme e sacerdote del Patriarcato Latino di Gerusalemme padre Iyad Twal, della vicepresidente di Medici Senza Frontiere Elda Baggio, del direttore della Fondazione Feltrinelli Massimiliano Tarantino, di Nadia Urbinati, Elly Schlein, Lella Costa, Marco Damilano, della presidente della sezione italiana di Amnesty International Alba Bonetti, degli ex ministri Lorenzo Guerini e Giuseppe Provenzano. Questo libro, il cui titolo “La parola Pace” prende le mosse da un vuoto di elaborazione e pensiero attorno a un tema decisivo come quello della «guerra mondiale a pezzi», offre una cospicua serie di punti di vista e spunti di riflessione su questo conflitto diffuso che va dal cuore dell’Europa al Medio Oriente, senza dimenticare le decine di altre guerre sparse nel mondo. Introduzione di Barbara Pollastrini.
La lampada rossa. Storie di medici e di medicina
Arthur Conan Doyle
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 176
Non tutti sanno che Sir Arthur Conan Doyle, il grande inventore del moderno romanzo poliziesco e creatore di Sherlock Holmes, uno dei personaggi più amati e longevi della letteratura dell’ultimo secolo, ha studiato medicina e ha praticato la professione per quindici anni come medico di bordo, prima di una baleniera e poi di un piroscafo, e infine con un suo ambulatorio con l’insegna della lampada rossa che in Inghilterra allora identificava gli ambulatori medici. Pubblicati nel 1894, quando oramai la fama di Conan Doyle aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli, questi racconti sono prima di tutto un atto di amore non tanto verso la medicina – della quale peraltro, anche dopo aver cessato la professione, Conan Doyle continuò a interessarsi attivamente – quanto verso ciò che la figura del medico rappresenta, e soprattutto rappresentava nei tempi passati. Com’è noto, lo scrittore scozzese ha costruito Sherlock Holmes e il suo ‘metodo’ sulla base di un approccio scientifico ai fatti da interpretare non dissimile dal metodo diagnostico seguito dai medici in un periodo in cui non disponevano dei moderni strumenti di indagine. Ne “La lampada rossa” l’autore privilegia un altro aspetto dell’esperienza medica: le occasioni di incontro con ogni tipo di persona e di problemi che, unite a quelle doti di ‘metodo’, facevano del medico un saggio conoscitore della vita e della varietà dei tipi umani. Questi racconti, sempre incentrati su tematiche riguardanti medici o medicina, si trasformano così nell’affresco sublime e leggero di un intero mondo e di un’intera società, la società vittoriana, descritta in personaggi che vanno dal ministro degli Esteri di Sua Maestà al piccolo borghese, dal grande chirurgo al medico alle prime armi, da un tono elegante e divertito al racconto ‘nero’. “La lampada rossa” è inedita in Italia, e rappresenta quindi una grande occasione per apprezzare un aspetto diverso e certamente non minore di uno scrittore tanto popolare quanto ancora in parte sconosciuto e in grado di riservare al lettore molte piacevoli sorprese.
Vita di Mozart
Stendhal
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 112
«Sappiamo quando avvenne il colpo di fulmine. “La musica mi è piaciuta per la prima volta a Novara, qualche giorno prima della battaglia di Marengo. Andavo a teatro, davano il ‘Matrimonio segreto’”. Per il giovane Stendhal, la scoperta di Cimarosa fu la scoperta della musica»: così scrive Enzo Siciliano nella sua prefazione a questa ‘Vita di Mozart’, che segna il debutto del grande narratore francese nella letteratura. Se Cimarosa fu infatti il primo grande amore musicale di Stendhal, Mozart rappresentò l’approdo definitivo della sua passione, perché, come racconta lo stesso Stendhal in questa piacevole, breve biografia: «Un pittore, volendo una volta adulare Cimarosa, gli disse di considerarlo superiore a Mozart. Al che l’italiano, con vivacità: “Che direste voi a chi vi dichiarasse che siete più grande di Raffaello?”». Prefazione di Enzo Siciliano.
Ida
Irène Némirovsky
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 64
Pubblicato nel 1934, "Ida" è il racconto del destino crudele e tragico di una donna, una ballerina ambiziosa dei music-hall parigini, che con la forza della giovinezza e un'indomabile volontà compie la sua scalata verso la celebrità e il successo economico e sociale. Proveniente da una classe sociale bassa, nella sua corsa inarrestabile verso il successo Ida, col passare degli anni, diventa sempre più una donna sola ed egoista che non accetta di invecchiare e ignora l'impietoso scorrere del tempo. Dopo una lunga carriera continua a vivere nell'illusione del suo passato e della sua bellezza ormai sfiorita. Il confronto con la sua giovane rivale farà rinascere nell'animo di Ida dolori mai sopiti e segreti nascosti. Una «vecchia signora coriacea, tutta agghindata e truccata», come la stessa Némirovsky definì la sua protagonista, che vive per il palcoscenico, con la paura di perdere la sua supremazia sulle altre donne: «Quello di cui ho bisogno, quello che apprezzo, quello che mi piace è l'amore della folla… Perderla? No, piuttosto preferirei morire…».
Da noi non può succedere
Sinclair Lewis
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 448
"Da noi non può succedere" (“It Can’t Happen Here”) è forse l’unico altro romanzo di Sinclair Lewis che ha la profondità dei suoi capolavori Main Street e Babbitt. È una grande narrazione sulla fragilità della democrazia e, allo stesso tempo, una previsione allarmante, sinistra, di come il fascismo, mascherato da populismo, possa prendere piede anche negli Stati Uniti. Scritto a metà degli anni Trenta, durante la “Grande Depressione”, quando il Paese poco si curava dell’aggressività di Hitler ed era addirittura presente un movimento filonazista, Da noi non può succedere unisce una visione satirica della politica allo spaventoso e possibile avvento di un presidente che si fa dittatore per “salvare” la nazione dai “nemici”, poco importa che si tratti di criminalità o di stampa libera. Un romanzo preveggente e scioccante, che mostra la forza della migliore narrativa americana e che oggi pare essere forse ancora più attuale di allora, non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero Occidente, dove il populismo sta pericolosamente avanzando, mettendo a repentaglio i valori costitutivi delle nostre democrazie, primo fra tutti la separazione tra i poteri dello Stato. Completa questa edizione uno scritto di Federico Rampini in cui si delinea la figura di Donald Trump, nei cui tratti e nella cui politica si possono ravvisare non pochi elementi che ricordano pericolosamente il presidente dittatore descritto in questo romanzo. Prefazione di Federico Rampini.
Il testamento
Rainer Maria Rilke
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 112
Lunga lettera a Baladine Klossowska, madre del grande pittore Balthus e ultima delle amanti di Rilke (da lui affettuosamente nominata Merline), “Il testamento” (1921) è soprattutto la testimonianza sofferta del superamento di una lunga crisi personale e creativa che aveva portato Rilke a interrompere la stesura delle “Elegie duinesi”. Lo scrittore sentiva che, per superare quel lungo silenzio e conquistare, secondo una definizione dello stesso Rilke, «l’ultimo territorio della parola», era per lui necessario – come scrive Elisabetta Potthoff nella prefazione – «redigere un testamento, stabilire la propria volontà ultimativa e insieme prendere congedo». Congedo da cosa? Da se stesso per andare oltre, per superarsi, perché «in nessun luogo vi è sosta» (Prima elegia) e perché «viviamo sempre congedandoci» (Ottava elegia). Il testo si divide in due parti: la prima a mo’ di prologo e redatta in terza persona; la seconda con le “annotazioni testamentarie”: tra ricordi, riflessioni, immagini, in uno stile quasi aforistico, Rilke suggella, scrive ancora Elisabetta Potthoff, il suo «estremo sforzo di riguadagnare, passando al vaglio esperienze passate e presenti, quelle certezze che conferiscono nuovo spessore alla sua identità e gli consentono di riconquistare la propria poesia». Così si prepara la grande stagione delle nuove “Elegie duinesi” e dei “Sonetti a Orfeo”. Meditazione sulla morte e sulla vita, e sulla complessa relazione tra uomo e donna, per un poeta che ha sempre cercato il silenzio e la libertà, queste pagine ci offrono forse il più intenso manifesto poetico ed esistenziale del grande scrittore. Il volume contiene testi in lingua tedesca con traduzione in italiano.

