Passigli
L'uva e il vento. Poesie italiane. Testo spagnolo a fronte
Pablo Neruda
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 160
«Nutro una certa predilezione per L’uva e il vento, forse perché è il mio libro più incompreso o perché attraverso le sue pagine io cominciai ad andare per il mondo. C’è polvere di strada e acqua di fiumi; ci sono esseri, continuità e altri posti che io non conoscevo e che mi furono rivelati in questo tragitto. Ripeto, è uno dei libri che amo di più». Così scriveva Pablo Neruda nelle sue memorie, a difendere il valore di un’opera che era apparsa ad alcuni critici troppo legata all’engagement politico dell’autore. E quell’impegno è in effetti ben presente nella raccolta, che tuttavia è soprattutto un lungo viaggio poetico attraverso continenti e paesi diversi. Fra questi, un posto particolare spetta all’Italia, dove Neruda arriva nel 1951 e che diventa per lui, grazie anche all’idillio caprese con la nuova compagna, Matilde Urrutia, una delle nuove terre di conquista della sua poesia. In Italia, a Capri, Neruda dà alle stampe una delle sue più celebri raccolte d’amore, I versi del Capitano, dedicati a Matilde; e Matilde è presente in alcune delle più intense poesie “italiane” de L’uva e il vento, «libro di grandi spazi e di molta luce», come lo definisce Neruda stesso, e che proprio in Italia è stato concepito e per gran parte realizzato.
Il vecchio con gli stivali
Vitaliano Brancati
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 80
Pubblicato nel 1944 sulla rivista «Aretusa» e in volume l’anno successivo, Il vecchio con gli stivali – da cui venne tratto il fortunato film Anni difficili (1948) di Luigi Zampa, con Brancati tra gli sceneggiatori – illustra meglio di qualunque trattato il rapporto tra la piccola borghesia italiana e il fascismo, e lo fa con l’ironia di cui Brancati è maestro indiscusso. Il modesto impiegato comunale “avventizio” Aldo Piscitello, totalmente indifferente alla politica, viene costretto dal podestà a iscriversi al Partito Nazionale Fascista per non perdere il posto di lavoro. In seguito, la sua ambiziosa moglie, desiderosa di ottenere il lauto sussidio promesso dal partito ai “fedelissimi”, trova il modo di far figurare il travet tra gli “squadristi”, ovvero i fascisti della prima ora. Costretto a partecipare a manifestazioni e adunate, Piscitello si scopre sempre più lontano dal fascismo e sviluppa un odio profondo nei confronti di quei rituali, ma quando finalmente il regime cade lo attende un tragicomico destino… Come scrive Leonardo Sciascia nel suo articolo del 1948 “Brancati e la dittatura” (ripubblicato in appendice a questa nostra edizione): «… basta quello stivale a rendere la pena di quegli anni, lo stivale che Piscitello porta alle adunate come un cilicio. È tragico che un uomo debba ogni sabato mettersi un paio di stivali, se vuol conservare il posto; più tragico di quel che può sembrare. Si può sorriderne, ma a patto di essere decisi a non tollerare più stivali».
La trasparenza societaria per lo sviluppo sostenibile. Il decreto legislativo n. 125/2024 sul rendiconto di sostenibilità
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 354
I principi dello sviluppo sostenibile e del rispetto dei criteri ESG nella gestione delle imprese sono entrati a fare parte dell’ordinamento italiano ed europeo? Una risposta affermativa potrebbe sembrare scontata al cospetto della riforma costituzionale del 2022, di diversi codici di corporate governance e di numerose previsioni sulla finanza sostenibile. Tuttavia, è frequente la preoccupazione che una regolazione volta ad imporre la gestione sostenibile possa compromettere la competitività delle imprese europee. In ogni caso, il tema deve essere ormai affrontato, oltre che sul terreno delle scelte politiche e dei giudizi di valore, su quello del diritto positivo. Ci sono testi normativi in vigore, da ricostruire e interpretare. C’è bisogno di analisi razionali riferite alle soluzioni più adatte a contemperare i criteri ESG di gestione delle imprese con la competitività dell’industria europea. Il libro affronta in questa chiave le questioni applicative conseguenti al recepimento della direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità (c.d. CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive), recepita in Italia con il d.lgs. 6 settembre 2024, n. 125 e, più in generale, i temi della comunicazione d’impresa sulla sostenibilità. Prefazione di Mario Libertini.
L'Europa. Da Ventotene a Bruxelles
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 140
Il Manifesto di Ventotene — redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il confino cui erano stati condannati dal regime fascista — è universalmente considerato come il documento che ha ispirato Adenauer, De Gasperi, Schuman e Monnet a dar vita nell'immediato dopoguerra alle prime istituzioni europee. L'Europa nata dal sogno unitario dei grandi leader che guidavano Francia, Germania e Italia non era però ancora quella delineata dal Manifesto, ispirato all'esperienza del New Deal rooseveltiano ed espressione del pensiero liberal-socialista dei suoi estensori. Da allora i tentativi di dar vita a una Europa federale unitaria sono stati sempre contrastati dai fautori della "Europa delle Patrie", come mostra anche la polemica sollevata in Italia da Giorgia Meloni, cui risponde — indirettamente e profeticamente — lo stesso Spinelli nel suo scritto del 1981 qui riportato in appendice al Manifesto. Completano il volume una serie di schede e tavole che illustrano la storia delle istituzioni europee. La prefazione di Stefano Folli, già direttore del «Corriere della Sera» e oggi editorialista de «la Repubblica», costituisce un indispensabile strumento per conoscere la realtà dell'Unione Europea, e per orientarsi nelle scelte che la nuova politica estera ed economica degli Stati Uniti e della presidenza Trump impone agli Stati europei: un deciso passo avanti verso uno Stato federale unitario con una comune politica della difesa, o il permanere di una Europa divisa in Stati nazionali uniti solo da un mercato comune e da una comune moneta.
Pugacëv. Testo russo a fronte
Sergej Esenin
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 136
“Scritto tra il marzo e l’agosto 1921 e pubblicato l’anno successivo, il poema drammatico “Pugačëv” rappresenta uno dei vertici della produzione del poeta russo Sergej Esenin (1895-1925). Emel’jan Pugačëv, capo di una delle più grandi insurrezioni contadine della storia russa, che tenne in scacco per due anni (1773-1774) l’impero guidato da Caterina II, diventa qui protagonista dell’epos lirico eseniniano. Si tratta di una tra le prime opere a tema storico-rivoluzionario degli anni Venti del secolo scorso, in cui sullo sfondo degli avvenimenti storici si distinguono alcune delle caratteristiche più rilevanti della poetica del poeta di Rjazan’, quali la vicinanza con il mondo contadino, il sentimento della campagna, l’interesse per la sorte degli ultimi, l’inscalfibile tensione verso la vita nell’opposizione con una morte spesso tragicamente vincitrice. Tra tutte le sue opere, Esenin provava una predilezione e un amore particolari nei confronti del suo “Pugačëv”, frutto di un lungo lavoro e di una lunga gestazione che dovevano porre il poeta in dialogo e a confronto con Aleksandr Puškin, autore di una “Storia della rivolta di Pugačëv” e della tragedia storica “Boris Godunov”. Numerose sono le testimonianze delle declamazioni del “Pugačëv” da parte dello stesso Esenin, testimonianze che certificano e sottolineano l’importanza dell’opera per il poeta. Maksim Go’rkij parlò di una lettura «commovente fino alle lacrime», lo scrittore belga Franz Hellens della più grande testimonianza incarnata della fusione tra un poeta e la sua creazione, Il’ja Ėrenburg della vastità del respiro dell’opera, identificata come vero e proprio «dono del canto», talmente sentita dal suo autore che spesso dopo la declamazione scoppiava in singhiozzi. Alla predilezione di Esenin corrisponde quella del suo principale traduttore italiano, Iginio De Luca (1917-1997), che scrive del “Pugačëv” come del «momento più felice dell’immaginismo russo» e come della «vetta più alta della poesia di Esenin». Il “Pugačëv” di De Luca, che vide la luce per la prima volta nel 1968, viene qui riproposto nella sua interezza, con testo russo a fronte e con la prefazione e l’apparato di note dello stesso De Luca.” (Riccardo Mini)
Lo sperdimento e altro. 2019-2024
Luigi Fontanella
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 104
«… Il viaggio, qualsiasi viaggio, non è pensabile se non attraverso categorie spazio-temporali. Anche inoltrarsi nell’ignoto è un viaggio, così come lo è penetrare in una dimensione estranea o aliena. Ma se questo è vero, che viaggio potrà mai essere quello in cui tempo e spazio si comprimono, si dilatano, esplodono, lasciandoci preda di confusione e smarrimento, anzi, di sperdimento? Un viaggio che non è un viaggio, semmai un precipitare in confusione. Eppure c’è confusione e confusione. C’è smarrimento e smarrimento. C’è la perdita del contatto con il reale, che comporta incoscienza e cecità, e c’è il perdersi nello sconfinato, che prelude a un’accensione dello sguardo e lascia aperte tutte le domande…» (Dalla prefazione di Sergio Givone) «… Il libro di Luigi Fontanella è la riproposizione coraggiosa della scrittura come forma di confessione, a se stessi e al mondo, del fallimento dell’Essere, della sua incapacità a mostrarsi per Ciò che È. La realtà nascosta stenta ad emergere anche nella pratica della scrittura: “tutto l’ammasso di carta / immenso e statico di cui ti sei circondato”. Le immagini della vita si accumulano come i fotogrammi di un film e niente ci è dato veramente di sapere». (Dalla postfazione di Sebastiano Aglieco)
Crisi istituzionale o crisi democratica? Come Giovanni Sartori giudicherebbe oggi l’Italia
Stefano Passigli
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 384
La fine della Prima Repubblica ha aperto un lungo periodo di transizione che in tre decenni ha visto 18 governi, 4 cambiamenti di legge elettorale e 2 tentativi di radicale riforma costituzionale, entrambi bocciati dal voto popolare nel 2006 e 2016. È evidente che l’Italia ha sofferto di una crisi istituzionale cui la nostra classe politica non ha saputo portare rimedio, una crisi che si è progressivamente aggravata, come testimonia il crescente astensionismo elettorale, e che rischia ormai di sfociare in una vera e propria crisi democratica. È in questo contesto che Stefano Passigli si è posto l’interrogativo di come il grande politologo Giovanni Sartori avrebbe giudicato oggi il sistema politico italiano. Per portare una risposta Passigli, che quando Sartori lasciò l’Italia ne ha ereditato la cattedra, ha utilizzato scritti che nell’arco di vari decenni sono stati oggetto di un continuo confronto con i temi e le posizioni di Sartori. Da tale confronto emerge che Sartori, al contrario dei tanti soi-disant ma falsi liberali che popolano la scena politica e accademica italiana, si schiererebbe oggi decisamente contro le proposte del Governo Meloni, e in particolare contro il Premierato e la riforma della Giustizia mirata a ricondurre all’ordine una magistratura di cui il Governo sembra temere l’indipendenza. Sartori si schiererebbe contro sia perché già lo fece al tempo delle riforme tentate da Berlusconi, sorprendentemente simili a quelle oggi proposte, sia perché esse ledono profondamente il principio fondamentale della liberal-democrazia: la limitazione del potere, da conseguire attraverso la presenza di poteri aventi fonti diverse di legittimità. In una liberal-democrazia, infatti, non tutto dipende dal voto popolare, specie quando sistemi elettorali maggioritari tramutano in schiaccianti maggioranze parlamentari quelle che sono minoranze nel Paese. Quanto è necessario alla vita di un sistema realmente democratico sono i pesi e i contrappesi assicurati da un equilibrio tra poteri indipendenti. Quell’equilibrio oggi messo a rischio dalle riforme progettate dall’attuale Governo.
La stagione del figlio
Cristina Dotto Viglino
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 200
“La stagione del figlio” è la storia di un ragazzo di oggi. Intorno a lui ruotano figure di adulti che, lentamente, si defilano dietro quinte di poca significanza. È un adolescente complicato e sofferente, o forse incredibilmente semplice nel suo articolato dolore, nel suo urlo al mondo che si declina in ferite inflitte al suo stesso corpo e in muri di silenzio. Cammina in bilico su precipizi aperti, impigliandosi a rovi continui e fatiche che sfiancano ogni forza. Ha due madri, una madre delle carni e una madre dei pensieri: una madre per partenogenesi, che ne coltiva la mente e lo accompagna nella maturazione emotiva, e una madre biologica, che ne divora ogni respiro con un amore malato. In mezzo a queste due figure c’è Stefano, operaio prossimo alla cassa integrazione, padre amareggiato e stanco. Sul palcoscenico della storia, assieme ai protagonisti, spezzati, alla ricerca di un possibile senso ed equilibrio, si muovono piazze e vicoli genovesi, montagne dell’Alta Via dei Monti Liguri, psicologi, psichiatri, e ragazzi adolescenti. Con “La stagione del figlio”, Cristina Dotto Viglino indaga in profondità la complessa condizione dei nostri adolescenti e del mondo che li e ci circonda, tra pericoli, insuccessi, velleità, separazioni, solitudini… Un romanzo denso e compatto, ad altissima concentrazione emotiva, che si legge tutto d’un fiato.
Metaverso. Mercato e regole
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 278
Il Metaverso rappresenta una nuova frontiera tecnologica in grado di cambiare in modo radicale il nostro modo di comunicare, studiare, lavorare, divertirci. L’entusiasmo iniziale per il Metaverso si è attenuato, ma la sua evoluzione continua. In luogo di un’adozione di massa improvvisa, l’ipotesi di sviluppo attualmente più probabile pare quella di una sua integrazione graduale in diversi aspetti della società e dell’economia, con applicazioni in settori come il gaming, lo shopping, la formazione, il lavoro. Il Metaverso si svilupperà congiuntamente a tecnologie come la realtà aumentata, l’intelligenza artificiale e la blockchain, attraverso l’opera di attori come le comunità di gaming, gli artisti, gli educatori e le imprese. Questa ricerca, promossa dalla Fondazione Astrid, ha visto impegnato un ampio gruppo di qualificati studiosi. Essa esamina innanzitutto le caratteristiche distintive del Metaverso e del suo vasto e variegato potenziale che – trattandosi di un ecosistema complesso e articolato – può trasformare nel prossimo futuro l’industria, il commercio, l’istruzione, il gaming, nonché determinare un cambiamento delle modalità di interazione tra utenti, servizi e piattaforme digitali. La “fusione” che così viene a determinarsi tra mondo reale e mondo virtuale pone il legislatore di fronte a nuove sfide, soprattutto con riferimento agli specifici ambiti della privacy, della proprietà intellettuale e della concorrenza: la ricerca le analizza, affrontando diverse problematiche di natura industriale e regolatoria derivanti dallo sviluppo del Metaverso. Lo scopo è di fornire certezza giuridica in relazione ai rapporti economici e sociali che si determinano all’interno di tale spazio, ove sempre più gli utenti, attraverso i propri avatar e identità digitali, potranno muoversi e interagire liberamente.
Il lampo che non cessa. Poesie d’amore
Miguel Hernández
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 160
«… Due eventi circoscrivono il concepimento della raccolta “Il lampo che non cessa” (El rayo que no cesa): il fidanzamento con Josefina Manresa, nell’autunno del 1934, e la morte dell’amico Ramón Sijé, avvenuta il 24 dicembre 1935. Un periodo di poco più di un anno, per molti aspetti fondamentale per Miguel: Madrid ha preso il posto della natale Orihuela, il lavoro per Espasa Calpe è subentrato a quello di pastore, i più importanti intellettuali dell’epoca – Pablo Neruda, Vicente Aleixandre, Rafael Alberti, Federico García Lorca – gli permettono di liberarsi dell’egida di Sijé, di un cattolicesimo ormai da lui lontano, del moralismo e del perbenismo di provincia; la passione per Maruja Mallo travolge il fidanzamento con l’umile sartina lasciata al paese e gli fa conoscere l’amour fou; María Cegarra rimarrà sempre un amore platonico, l’ultimo tentativo prima di riallacciare, definitivamente, il rapporto interrotto bruscamente con Josefina. Il periodo si chiude, simbolicamente, con la morte dell’amico che più e meglio rappresentava il suo passato. “El rayo que no cesa” è da intendersi come il ritratto poetico di questa convulsa fase della vita di un uomo e, allo stesso tempo, il momento più alto della poesia amorosa di Miguel Hernández. La poesia diventa l’espressione disperata e sconvolgente dell’amore che Miguel vive, materialmente e integralmente. Miguel dà dunque spazio alla sua realtà, che è fatta d’amore e di campagna, piante, animali, frutti, fiori, pietre, strumenti di lavoro nei campi, fatica e sudore. Con una voce lacerata e “impura”, racconta la vita, il dolore e l’amore… Miguel rinchiude il suo smisurato slancio amoroso, la tempesta di passioni che lo tormenta e la crisi interiore che gli squassa il cuore in una struttura geometricamente precisa, dominata dal rigore e in versi impeccabilmente perfetti, con una precisione architettonica…» (Dalla prefazione di Arianna Fiore)
18 poesie- 18 poems
Dylan Thomas
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 144
«...18 poesie consente di circoscrivere un preciso momento nell’elaborazione stilistica di Thomas (…) È da quel momento che Thomas inizia a elaborare la sua peculiare “poetica del processo”, secondo l’ormai nota definizione del critico Ralph Maud, che ne mutuò il nome dalla poesia Un processo nel clima del cuore, inclusa in 18 Poesie. Tale poetica si fonda, da un lato, su una precisa visione della natura, dell’uomo e dei processi vitali; dall’altro, su una stringente resa formale che ne veicola il senso profondo. Per Thomas l’universo è caratterizzato da una sostanziale unità, che si attua e si manifesta nei continui processi di mutamento che investono tutti i suoi elementi, e a cui presiedono le due forze simultanee di creazione e distruzione. I contrari convivono, riunificati nell’esperienza ed espressi dalle immagini poetiche giustapposte e polarizzate… Da qui deriva anche la nuova e radicale compressione formale di queste poesie, unita all’utilizzo sistematico della strofa regolare e della rima. All’uscita di 18 Poesie questo aspetto non fu compreso e la critica fu semmai abbagliata dal caleidoscopio di immagini visionarie esibito nelle poesie. È un equivoco che ha tenuto lungamente in scacco Thomas – l’idea semplificatoria e falsa di una poesia delirante, nella migliore delle ipotesi associata agli automatismi psichici del surrealismo, nella peggiore a pretestuose derivazioni biografiche – e che ha adombrato la lucidissima e per niente allucinata elaborazione formale che rende le sue poesie così dense e impenetrabili. Si tratta invece del tentativo ad altissima intensità di serrare in unità linguistica gli opposti, di articolare la loro inconciliabilità logica entro argini ritmici e metrici, di tener dietro al processo di metamorfosi verbale attraverso una sintassi spezzata, che salta i passaggi logici intermedi e frantuma le categorie grammaticali…» (Dalla prefazione di Federico Mazzocchi)
Luna di pioggia
Colette
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2025
pagine: 80
Alla ricerca di una segretaria che possa battere a macchina i suoi manoscritti, Colette incontra Rosita Barberet, un'anziana signorina che, casualmente, vive in un appartamento dove Colette stessa aveva abitato molti anni prima. Proprio questa circostanza, e la presenza accanto a Rosita di una sorella più giovane, Délia, tutta chiusa in se stessa per una delusione amorosa – e nella quale Colette si rivede giovane e malata d'amore in quello stesso appartamento – spinge la scrittrice ad interessarsi della storia di queste due donne, fatta di intimità e insieme di guerre sotterranee che non escludono neppure l'uso di fatture segrete, con un pizzico di occultismo che tinge di nero l'epilogo della vicenda… Apparso per la prima volta nel 1940 – insieme a "Camera d'albergo", pubblicato in questa stessa collana – "Luna di pioggia" è un racconto al tempo stesso intenso e delicato, un'altra grande prova della capacità di Colette di penetrare le più riposte pieghe dell'animo umano.

