Abscondita: Miniature
Pittori
Marcel Proust
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2023
pagine: 76
In questo esile libretto sono raccolti i saggi brevi che Proust dedicò ai pittori amati lungo tutto l'arco della sua vita. Nei ritratti affettuosi e partecipati che l'autore della Recherche traccia di Chardin e Rembrandt, di Watteau, Moreau e Monet emerge uno dei più alti e insuperati esempi di pensiero figurativo, di critica d'arte capace di fermarsi sulle immagini, senza fuggire nell'erudizione sterile o nei gelidi tecnicismi. Una scrittura che vive di nulla, frequentando la sottile epidermide della pittura, là dove le cose del mondo stanno per finire, tra tizzi che muoiono, foglie che imputridiscono, vestiti che si logorano, uomini che passano... L'arte, e l'amore per essa, come momenti quasi mistici per accedere, non a un aldilà, ma a questo mondo fragile e finito che ci contiene. Esercizi di osservazione per apprendere, infine, a vedere. Con uno scritto di Federico Ferrari.
Scritti sull'arte
Piero Manzoni
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2023
pagine: 144
L'interesse di Piero Manzoni (1933-1963) per la scrittura ha origini lontane. Protagonista dell'arte del Novecento, in gioventù fu indeciso se consacrarsi alla pittura o alla scrittura. Testi teorici, manifesti, articoli, scritti programmatici, strumenti per conoscere – e far conoscere – le sue idee, a volte pubblicati e tradotti già in vita in varie lingue straniere, testimoniano l'evolversi delle scelte e delle riflessioni manzoniane. Emblemi del suo «essere totale», di un artista dalla vocazione internazionale che ha concepito e realizzato in pochissimi anni Achromes, Linee, Sculture viventi, Merda d'artista, Socle du monde e molte altre opere radicali sintesi di poesia e ironia, gusto del paradosso e rigore concettuale. La scrittura, permeata da un substrato filosofico, sarà parte fondamentale di tutto il suo folgorante percorso. Il presente volume raccoglie sia gli scritti sull'arte editi in vita (dal 1956 al 1963) sia un nutrito corpus di bozze, dattiloscritti e appunti.
Paradosso sull'attore
Denis Diderot
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2023
pagine: 112
«Con un po' di cura, forse non avrei mai scritto nulla di più sottile e di più acuto. È un bel paradosso. Sostengo che è la sensibilità a rendere gli attori mediocri, l'estrema sensibilità gli attori limitati, il sangue freddo e il cervello gli attori sublimi»: così Denis Diderot (1713-1784) scriveva nel 1769 a Grimm, direttore della «Correspondance littéraire», annunciandogli il proprio testo. Soltanto dieci anni più tardi, dopo varie revisioni, "Il paradosso sull'attore" assumerà la sua definitiva forma dialogica, e dovrà attendere il 1830 per essere pubblicato in libro. Ma già al suo apparire in rivista, il testo alimentò l'accesa polemica sviluppatasi nell'Europa settecentesca sulla funzione del teatro, che vide tra i suoi protagonisti autori come Rousseau, Voltaire e Lessing. «Non esiste opera di Diderot più letta, più commentata, più contestata e più sicura di sopravvivere del Paradosso sull'attore» ha scritto Paul Vernière, uno dei più autorevoli esegeti del direttore dell'Encyclopédie. Ma sarebbe errato relegare il Paradosso, pur così ricco di vivaci aneddoti d'epoca, nell'ambito della specificità teatrale: nella forma serrata del dialogo, che nel suo movimento dialettico esprime al meglio la complessità del pensiero diderotiano, esso affronta anche il problema, cruciale nell'estetica, del «modello ideale» e della sua funzione nella rappresentazione della realtà. Prendendo posizione contro la «sensibilità», Diderot rifiuta ogni forma passiva, impulsiva di imitazione della natura: l'arte non può ridursi al puro e semplice effetto psicologico dell'immedesimazione, ma deve essere adeguazione critica a un modello, a un fulcro ideale, risultato - a sua volta - di un complesso lavoro di osservazione e di riflessione sui dati del reale.
Manet
Georges Bataille
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2023
pagine: 128
Ci sono pittori che affascinano gli scrittori: Manet è uno di loro. Durante la sua breve vita, Baudelaire, Zola, Mallarmé, scrivono su di lui pagine ispirate. Dopo la sua morte, nel corso del Novecento, Valéry, Malraux, Foucault e Bataille gli consacrano studi approfonditi e ammirati. Quello di Georges Bataille (1897-1962), che qui presentiamo, è il più stupefacente. Che cosa poteva avere in comune il grande filosofo francese - affascinato dall'eccesso, dalla trasgressione, dall'erotismo, dalla morte - con Manet, pittore apparentemente «leggero», elegante, legato al gusto del Secondo Impero? In realtà quello che in Manet affascina Bataille è l'uomo del dubbio, colui che trasgredisce i valori stabiliti, colui che dà scandalo ai borghesi, ai bempensanti (basti ricordare l'Olympia), colui che sa rappresentare con rara potenza e verità la morte (L'esecuzione di Massimiliano, La morte del torero). Una lettura indubbiamente parziale, controcorrente, ma affascinante, con il grande merito di scoprire nell'opera di Manet profondità prima sconosciute, abissi prima ignorati, dalla critica e forse dallo stesso pittore.
Botticelli
Aby Warburg
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2023
pagine: 128
Aby Warburg (1866-1929) scelse come argomento della sua tesi di dottorato due dipinti mitologici di Botticelli: la Nascita di Venere e la Primavera, a quel tempo divisi ed esposti rispettivamente agli Uffizi e all’Accademia. Nella scelta di due «capolavori», già allora considerati «emblematici» del Rinascimento, oltre alla volontà di porre in risalto il significato che l’interesse per l’antichità assumeva nella cultura fiorentina del tardo Quattrocento, è possibile riconoscere un’intenzione polemica e una sfida alla visione «estetizzante» di tali opere da parte di un pubblico «moderno», ispirata dalle concezioni dei preraffaelliti e dell’Art Nouveau. La dissertazione, presentata nel dicembre 1891, venne pubblicata due anni più tardi, con il significativo sottotitolo di Ricerche sull’immagine dell’antichità nel primo Rinascimento italiano, e con una dedica a Hubert Janitschek e al docente di archeologia classica Adolf Michaelis, di cui il giovane Warburg aveva nel frattempo seguito i corsi.
Pensieri di Antonio Canova sulle belle arti. Raccolti da Melchior Missirini
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 96
Antonio Canova (1757-1822), massimo esponente della scultura neoclassica, s'ispirò all'antichità per recuperare una bellezza ideale che solo l'arte ha il potere di far rivivere, e la cui effimera perfezione egli cercò di fissare nel bronzo o nel marmo. Nei suoi Pensieri sulle belle arti espone al suo biografo, l'abate Melchior Missirini, i segreti del mestiere di scultore, da una parte, e dall'altra la sua concezione dell'arte, che per molti versi rispecchia l'estetica di Winckelmann («nobile semplicità, calma grandezza») arricchita da un elemento tipicamente settecentesco: la grazia. Proprio per questa sua duplice valenza Pensieri sulle belle arti è prezioso sia per chi vuole conoscere i complessi princìpi e le tecniche che regolano l'arte della scultura, sia per coloro che desiderano approfondire la conoscenza di uno dei massimi scultori italiani e delle sue concezioni estetiche. Vengono riprodotte in appendice le eccezionali fotografie d'epoca del tempio di Possagno dopo i bombardamenti austriaci, nel 1917.
La sparizione dell'arte
Jean Baudrillard
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 67
"L'arte è passata ovunque nella realtà. Si dice che l'arte si smaterializzi. È esattamente il contrario: l'arte oggi è passata ovunque nella realtà. È nei musei, nelle gallerie, ma altrettanto è nei detriti, sui muri, nelle strade, nella banalità di ogni cosa oggi sacralizzata senza altra forma di procedimento. L'estetizzazione del mondo è totale. Come abbiamo a che fare con una materializzazione burocratica del sociale, una materializzazione tecnologica del sessuale, una materializzazione mediatica e pubblicitaria del politico, così abbiamo a che fare con una materializzazione semiotica dell'arte. È la cultura intesa come ufficializzazione di tutto in termini di segni e di circolazione di segni. Ci si lamenta della commercializzazione dell'arte, della mercantilizzazione dei valori estetici. Ma questo è un vecchio ritornello borghese e nostalgico. Bisogna ben più temere, al contrario, l'estetizzazione generale delle cose. Molto più che la speculazione mercantile, bisogna temere la trascrizione di tutto in termini culturali, estetici, in segni museografici. Questo è la cultura, la nostra cultura dominante, l'immensa impresa di stoccaggio estetico, di risimulazione e reprografia estetica di tutte le forme che ci circondano. Questa è la più grande minaccia, è ciò che io chiamerei il grado Xerox della cultura."
Michelangelo
Georg Simmel
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 96
«L'opera di Michelangelo» scrive Georg Simmel «manifesta un carattere tragico che ritroviamo anche nella sua vita, come dimostrano le sue tarde poesie e quel capolavoro assoluto che è La pietà Rondanini: la sua creazione non ha soddisfatto il suo bisogno decisivo, le sue necessità più profonde. Il suo dolore più lacerante, metafisico, fu infatti l'impossibilità di giungere alla redenzione, all'assoluto - a cui incessantemente tendeva - per via della creazione artistica incentrata sulla visione sensibile. L'idea, di cui Michelangelo divenne martire sembra appartenere ai problemi che l'umanità si pone all'infinito: trovare la perfezione e la redenzione della vita nella vita stessa, configurare l'assoluto nella forma del finito. Come per le figure di Michelangelo, così per la sua vita, l'ultima e decisiva tragedia consiste nel fatto che l'umanità non ha ancora trovato questa via». Con uno scritto di György Lukács.
Aubrey Beardsley
Elena Pontiggia
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 104
Scomparso a venticinque anni divorato dalla tisi, Aubrey Beardsley (1872-1898) è stato il maggior disegnatore europeo della fine dell'Ottocento, protagonista di quella irripetibile stagione inglese animata da Oscar Wilde e dall'estetismo dei dandy, e figura dominante di quegli anni novanta che vennero chiamati appunto «l'età di Beardsley». Negli otto anni (1890-1898) della sua ricerca, Beardsley ha superato il preraffaellismo, ha attraversato il simbolismo e il liberty, ha anticipato esiti espressionisti e astratti, ma tutte queste categorie non bastano a definire un'arte come la sua. La sua pittura è uno scandalo nella società vittoriana, per la sua sensualità e la sua capacità di esplorare - in anticipo sul Novecento - i territori del brutto e dell'osceno («Il bello è troppo difficile» dice a Yeats), ma anche per il distacco radicale dal realismo che lo porta a guardare all'arte giapponese, ai vasi greci, al Quattrocento italiano. Il libro ricostruisce, anche con documenti e scritti d'epoca, la vicenda biografica ed espressiva di Beardsley, soffermandosi analiticamente sulle principali opere dell'artista, di cui approfondisce la poetica e i significati.
Estetica dei visionari: Daumier, Rembrandt, Piranesi, Turner, Tintoretto, El Greco
Henri Focillon
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 80
In Estetica dei visionari Henri Focillon (1881-1943), uno dei più grandi storici d'arte del Novecento, analizza l'opera di Piranesi «genio fantastico e allucinato», rapportandola a quella di altri grandi pittori - come Rembrandt, Tintoretto, El Greco, Turner e Daumier - da lui inclusi nella categoria estetica dei «visionari», ossia quegli artisti che «ci aiutano a definire l'arte in quanto ossessione eroica, a vedere nell'immaginazione un potere di trasfigurazione, che cerca e crea spontaneamente la propria tecnica». Tra loro eccelle Piranesi «la cui fantasia è profondamente tragica, e dal capriccioso accozzarsi di grandiose rovine antiche, di carceri tenebrose, di teschi, di clessidre trae immagini di un'allucinata intensità, in cui un mondo già splendido e sontuoso si corrompe e si sgretola in una sorta di macabro disfacimento».
Vedere e sapere
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 112
Attraverso un fulmineo, mirabile volo nella storia dell'arte di ogni tempo e paese, dalle pitture rupestri agli impressionisti, Bernard Berenson (1865-1959) qui analizza il rapporto tra visione e conoscenza, tra «vedere» e «sapere». Intransigente difensore dei canoni classici in arte, strenuo avversario dell'arte astratta - da lui interpretata come un aspetto della decadenza del nostro tempo, come la negazione nichilista della visione e della ragione, come «il deliberato proposito di distruggere l'accumulato tesoro di tradizioni, di infinite passioni, di somme abilità duramente conquistate dall'uomo nel corso dei secoli» - Berenson, nella sua estrema vecchiezza (scrisse Vedere e sapere nel 1954, pochi anni prima della morte), lancia un messaggio di fede e di speranza sui destini dell'arte e dell'uomo: «Profetizzo una nuova sintesi tra "vedere" e "sapere", che porterà l'artista, e con lui l'umanità tutta, a nuove visioni, a nuove creazioni». Un imponente apparato iconografico accompagna e asseconda questo straordinario viaggio nella storia dell'arte.
Lettere a Émile Bernard
Vincent Van Gogh
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 128
Le lettere scritte all’amico pittore Émile Bernard tra il 1888 e il 1889 sono un documento di primaria importanza per approfondire la conoscenza di quegli anni decisivi, folgoranti per Van Gogh: il sodalizio con Gauguin, gli estremi bagliori del suo genio, la lotta con la follia, il suicidio. Ma tutto questo è solo accennato, traspare ma non è detto. Il tema dominante di queste lettere è l’arte, ossia la passione che divora il pittore e che respinge sullo sfondo, come inessenziali, le miserie, i drammi dell’esistenza. E di arte parla al suo giovane amico: lo consiglia, lo ammaestra. Gli parla dell’arte come vita: le difficoltà del mestiere, la miopia del mercato, le tentazioni delle grandi città. Gli parla dell’arte come tradizione: l’immensità di Rembrandt, l’umile realtà di Millet, la sacralità di Delacroix. Gli parla dell’arte come scelta sociale: un modo di esserci, di essere uomo del proprio tempo, fino alle soglie dell’utopia, fino alle estreme conseguenze. L’ultima lettera è scritta dall’ospedale di Saint-Rémy. È il 26 novembre 1889, l’orecchio reca i segni dell’amputazione, ma le ferite più profonde sono celate nell’animo di Vincent, e provocano un dolore di cui sembra intrisa la tela che descrive all’amico: «...il primo albero è un tronco enorme, colpito dal fulmine e segato… Un raggio di sole, l’ultimo riflesso, esalta fino all’arancione l’ocra scuro. Figurine nere si aggirano qua e là tra i tronchi. Comprenderai che questa combinazione di ocra rosso, di verde intristito di grigio, di tratti neri che segnano i contorni, produce un po’ quella sensazione di angoscia di cui soffrono sovente alcuni dei miei compagni di sventura, che si chiama “vedere rosso”. E del resto il motivo del grande albero colpito dal fulmine, il sorriso malaticcio verde-rosa dell’ultimo fiore d’autunno confermano una tale idea».