Mondadori: Oscar classici greci e latini
Menaechmi-Rudens
T. Maccio Plauto
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 282
Fortunato prototipo di tutte le "commedie degli equivoci", «Menaechmi» mette in scena le esilaranti vicende di due fratelli gemelli, entrambi chiamati Menecmo, separati alla nascita e cresciuti ignari l'uno dell'esistenza dell'altro. Fino al giorno in cui, ormai adulti, si ritrovano nella stessa città scatenando così una serie di situazioni comiche e scambi di persona. Molto diversa nel tono e nella trama - e per certi versi di estrema originalità nel teatro classico - è invece «Rudens», ambientata non come di consueto in città ma su una spiaggia. Qui fa naufragio la nave del lenone Labrace che ha rapito una fanciulla; il Caso vuole che la ragazza approdi vicino all'abitazione del padre e dell'innamorato, garantendo così, dopo numerose peripezie, un felice scioglimento dell'azione.
Aulularia-Miles gloriosus. Testo latino a fronte
T. Maccio Plauto
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 304
Scritte e rappresentate all'epoca della Seconda guerra punica, queste due commedie costituiscono i vertici della produzione plautina e due capolavori del teatro antico, divertentissimi per le situazioni comiche e un linguaggio di inesauribile fantasia, ricco di giochi di parole di forte carica parodistica. «Miles gloriosus» ("Il soldato spaccone") vede come protagonista una delle figure chiave del teatro plautino, il soldato millantatore di grandi imprese – militari e amorose – mai compiute; «Aulularia» ("La commedia della pentola") è invece incentrata su un personaggio destinato ad avere enorme fortuna nei secoli, il vecchio avaro, maschera chiave del teatro rinascimentale.
Eunuchus-Phormio. Testo latino a fronte
P. Afro Terenzio
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2009
pagine: 288
Rappresentate entrambe nel 161 a.C., "Eunuchus" (L'eunuco) e "Phormio" (Formione) furono i maggiori successi di pubblico e commerciali di Terenzio. Tratte rispettivamente da un soggetto di Menandro e di Apollodoro di Caristo, celebri commediografi greci, negli intrecci sembrano non discostarsi dai canoni del genere: giovani innamorati, situazioni contrastate, gelosie, bambini perduti di cui si ritrovano le origini portando così al felice scioglimento finale. Ma tutta nuova è, in questi come negli altri testi di Terenzio, l'attenzione per la psicologia dei personaggi, indagata con finezza e con una lingua elegante e raffinata, degna dei più esclusivi circoli letterari dell'antichità, cui l'autore apparteneva.
Annali. Volume 2
Publio Cornelio Tacito
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 1995
pagine: 620
Tacito è il più grande storico della letteratura latina: fu, tra i Romani, ciò che Tucidide era stato per i Greci. La sua opera è sorretta da un puntuale esame delle fonti - gli 'Acta senatus' e gli scritti dei 'rerum scriptores' che l'avevano preceduto -, anche se talvolta lo storico arriva a fare torto ai criteri dell'oggettività pur di sostenere il proprio ideale repubblicano contro la decadenza del sistema politico imperiale. Il suo stile lapidario, conciso, ormai assai lontano dalla sonora armonia ciceroniana, rimane inconfondibile e di un'efficacia espressiva difficilmente imitabile. Gli «Annales», la sua opera più famosa insieme alle «Historiae», ci sono giunti lacunosi; i libri qui presentati, dall'undicesimo al sedicesimo, relativi alla parte finale del principato di Claudio e quasi tutto quello di Nerone, offrono a Tacito l'occasione per dipingere un ritratto a tinte cupe del potere assoluto nel suo aspetto più degenerato.
Annali. Libro 1º
Publio Cornelio Tacito
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 1994
pagine: 728
Tacito è il più grande storico della letteratura latina: fu, tra i Romani, ciò che Tucidide era stato per i Greci. La sua opera è sorretta dal puntuale esame delle fonti - gli 'Acta senatus' e gli scritti dei 'rerum scriptores' che l'avevano preceduto -, anche se talvolta lo storico arriva a fare torto ai criteri dell'oggettività pur di sostenere il proprio ideale repubblicano contro la decadenza del sistema politico imperiale. Il suo stile lapidario, conciso, ormai assai lontano dalla sonora armonia ciceroniana, rimane inconfondibile e di un'efficacia espressiva difficilmente imitabile. Gli «Annales», la sua opera più famosa insieme alle «Historiae», ci sono giunti lacunosi; i libri qui presentati, i primi sei, raccontano il principato di Tiberio ed è in queste pagine che Tacito trova modo di stigmatizzare con particolare forza lo svilimento e la svendita della dignità della classe senatoria di fronte all'imperatore.
Dei doveri. Testo latino a fronte
Marco Tullio Cicerone
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 1994
pagine: XXIII-392
Elettra-Le supplici
Euripide
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 1994
La storia di Elettra, la figlia di Agamennone che, per vendicare il padre assassinato, ordisce il matricidio e quella delle madri dei sette eroi caduti all'assedio di Tebe che supplicano di riavere le spoglie dei loro cari.
Poenulus-Truculentus. Testo latino a fronte
T. Maccio Plauto
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2015
pagine: LII-273
Attraverso le vicende del cartaginese Smerciato, rapito e venduto come schiavo da bambino e al centro di una complicata vicenda di eredità, amori, trucchi e agnizioni, la commedia Poenulus, "il Cartaginesino", introduce nel teatro plautino uno spunto di riflessione sull'umanità del nemico, sul significato della presenza dell'"altro", poiché nessuno più dei Cartaginesi incarnava per il pubblico romano i connotati dello "straniero". Al centro del "Truculentus" c'è invece una scaltra cortigiana, Frinetta, che riesce a circuire i suoi tre amanti e si rivela uno dei più antichi esempi letterari di "femme fatale". Ad accomunare le due commedie è il tema della guerra (le guerre puniche in particolare) e dei profondi cambiamenti socio-culturali che ne sono derivati. Le figure marginali nella Roma repubblicana, lo straniero e la donna, divengono in queste tarde opere plautine protagoniste, a testimonianza di come Plauto seppe affrontare anche le scottanti questioni poste dalla Storia sulla scena romana a lui contemporanea.
Le storie. Testo latino a fronte
Publio Cornelio Tacito
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2014
pagine: 791
Opera fondamentale della latinità e di tutta la storiografia occidentale, "Le storie" di Tacito furono scritte intorno al 110 d.C. e narrano - nella parte a noi pervenuta - i fatti del 69-70 d. C., dal famoso "anno dei quattro imperatori" succeduti a Nerone alla prima guerra giudaica con l'assedio di Gerusalemme. Benché incomplete, "Le storie" costituiscono un prezioso documento per conoscere la storia del I secolo dell'Impero e un raffinato documento letterario, di straordinaria densità e forza espressiva. Severo, solenne, Tacito scava nel profondo degli animi degli uomini per dipingere senza infingimenti la brama di potere di chi regna, l'ipocrisia dei cortigiani, la volubilità degli eserciti, l'insensatezza del volgo. Con un'analisi lucida e un giudizio acuto, innalza il contingente - la vicenda del principatus romano - a categoria storica universale, mostrando come la corruzione dei valori, il benessere e l'avidità abbiano portato alla fine di quella libertas mai sufficientemente rimpianta. Ancora oggi le sue parole permettono di penetrare nei disegni nascosti dei governanti, mostrando "di che lacrime grondi e di che sangue" la facciata del potere.
Il rapimento di Proserpina. Testo latino a fronte
Claudio Claudiano
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2013
pagine: 165
La fine del IV secolo dell'era cristiana vede, nella penisola italica, profonde trasformazioni della sensibilità letteraria e religiosa. Nel cuore di un impero d'Occidente ormai prossimo alla fine, dove convivono gli idiomi germanici da un lato (lo stesso generale Stilicone, l'uomo allora più potente, era di origini barbare) e la religione cristiana dall'altro, Claudiano, nato in terra greca, legge i classici della letteratura latina e se ne innamora. Decide che farà rivivere l'incanto dei versi di Virgilio e di Ovidio, e ci lascia, incompiuto, un poemetto mitologico di una grazia e di una levità artistica senza pari, dedicato a un mito antichissimo, che ha ispirato poeti e pittori di ogni epoca: canta il rapimento della bella Proserpina, dea della primavera, preda del signore dei morti. Il dio dell'Ade, Plutone, non sa resistere al fascino fresco e leggiadro della ragazza, proprio come il poeta che, destinato a vivere in un mondo ormai al tramonto, soggiace alla malia dell'età dell'oro della romanità, regalando ai posteri un poema raffinato ed elusivo: il più degno epilogo della grande poesia latina.