Gruppo Albatros Il Filo: Nuove voci. Terre

Quando la storia incontra la leggenda e si fonde con la realtà nascono storie ricche di fascino. Il Friuli è da sempre terra di confine, storicamente contaminata dalla fusione di popoli ed etnie che hanno lasciato traccia indelebile delle proprie usanze e dei propri miti. Marco Sandrin Daniel, basandosi su ricerche storiche e leggende popolari, ci restituisce tre racconti ricchi di costumi popolari e di storie dal sapore antico, per concludere abilmente con un omaggio alle sempre attuali "Mille e una notte", che ci condurrà tra le dune sabbiose di un non lontano deserto.

Anno Domini 1219. La vita della maggior parte delle persone scorre tra i continui, tanti, difficili, disagi. Il troppo freddo, come il troppo caldo, si aggiungono a carestie, pestilenze, violenze di ogni genere. Solo la legge del più forte - e del raccomandato - sembra regnare su tutto e tutti, seminando malcontento e ingiustizie in ogni dove. In questo scenario desolante, la famiglia del marchese Orso di Rutignano sembra ergersi vincente: con la fortuna fatta, sfoggia una nobiltà acquisita che sembra, però, non essere mai realmente soddisfatta... e nulla è più pericoloso di un uomo insoddisfatto e infelice. "Racconto di Rutignano" è una storia a metà tra un giallo e una rievocazione storica, raccontata, però, con gli occhi di un testimone solo all'apparenza freddo e distaccato, ma in verità più coinvolto nella storia di quello che può sembrare. Niente, infatti, è mai come appare.

"Una valigia, di per sé, è un contenitore esattamente come un romanzo. La valigia di Avogadro è l'uno e l'altro. Una quasi spy story, un quasi thriller, un quasi romanzo umoristico alla Wodehouse. Tre "quasi" ci staranno in una valigia? La risposta è sì. Le (dis)avventure di Milo appartengono all'esotismo picaresco, al romanzo polifonico più che poliziesco. Questa è la valigia. Apritela. Milo ne uscirà stazzonato. lo, che sono pagato per farlo, appagato" (Andrea G. Pinketts)

Come si può ancora aver fede dopo aver assistito all'immane tragedia della Shoah? Con questa domanda inizia il pellegrinaggio del protagonista alla ricerca di Dio, in un'epoca dominata dal relativismo e, spesso, anche da un certo revisionismo storico dai risvolti piuttosto pericolosi. Partendo proprio da quei luoghi che sono stati teatro dell'eliminazione sistematica del popolo ebraico, Mario Casarola percorre la via Francigena per arrivare a Roma e, da lì, a Gerusalemme, città simbolo della coesistenza di diversi culti religiosi e, per questo, ideale punto di partenza per una rinnovata fede. Ad accompagnare il suo cammino si avvicenderanno personaggi diversi, che guideranno i suoi passi e i suoi pensieri, affrontando in maniera approfondita e documentata alcune questioni spinose per l'uomo moderno: il perpetrarsi del male, il ruolo della Chiesa attraverso i secoli, la figura di Gesù Cristo. Un testo che, per parlare di Dio, parla soprattutto dell'uomo e all'uomo, nella sua fragilità e nei suoi non rari slanci d'eroismo, ponendosi sulla scia di altri illustri scrittori e "pellegrini" del passato.

È un triste Natale quello che si prospetta per l'anziana Flora che vive sola con Cesi, la vecchia governante, nella grande casa vuota sulle colline dell'est veronese. Suo marito è scomparso da poco, i suoi figli sono lontani, Anna a Bolzano, Leonardo in Australia. Ma ecco che, a sorpresa, arriva a farle visita la sua adorata nipote Sophie, figlia di Leonardo e della ex moglie di lui, cresciuta in Venezuela. La giovane ventenne è reduce da esperienze traumatiche e dolorose, fuggita da Caracas con il suo segreto. Lentamente, però, tutti gli intrecci delle varie vite si stringono attorno alla vecchia signora, rivelando come la lontananza non abbia mai soffocato gli affetti. Confessioni, rivelazioni, chiarimenti e riconciliazioni si susseguiranno in un alternarsi di emozioni, restituendo i sorrisi perduti, nel ricordo di nonno Dante sempre vivo e presente fra loro.