Luni Editrice
La magia dei libri. Scritti di bibliografia e bibliofilia
Oliviero Diliberto
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 192
I libri seguono destini singolari: vivono una vita propria, ben oltre l’esistenza del loro autore, dello stampatore, del primo proprietario. La loro vita si svolge attraverso percorsi tortuosi, vie carsiche; non di rado, scompaiono e riemergono in luoghi e tempi spesso del tutto imprevedibili. Vi è una storia generale dei libri e una storia speciale dei singoli volumi. Se ci si pensa, dall’invenzione della stampa – nel passaggio, cioè, dal manoscritto al testo composto con caratteri mobili – ogni volume è, per definizione, un multiplo. Anche il libro più raro ha dei suoi simili, praticamente identici, stampati insieme. Ma se quel certo esemplare che si possiede ha una storia sua, testimoniata da una nota di possesso, un ex libris, il timbro di una o più biblioteche, una firma, delle sottolineature, delle postille a margine del testo, una dedica, imprecazioni o scongiuri, minacce contro i potenziali ladri… Bene, quel volume da multiplo si è trasformato in un esemplare unico. Si tratta di quel libro. Il possessore ha segnato per sempre la vita proprio di quell’esemplare: e di nessun altro. Vi ha lasciato una traccia di sé. Lo ha impreziosito, rendendolo – appunto – unico. I segni sui libri offrono la voluttà dell’assenza di duplicazione. Si tratta di una fascinosissima avventura intellettuale. È infatti, sempre, storia di libri e, insieme, di vicissitudini umane. Oliviero Diliberto ci conduce attraverso le sue “avventure magiche” nel mondo dei libri, con la passione del bibliofilo ma soprattutto del bibliografo, cioè di colui che sì colleziona con criteri precisi volumi e carte, ma cerca di ricostruirne sempre, ove possibile, la storia, perché le carte sono portatrici di segni e testimonianze che vanno al di là del mero testo, ne integrano le conoscenze e ne svelano i misteri. Gli scritti che si possono leggere in queste pagine sono la risultante di queste sue passioni: ci rivelano il grande studioso e al tempo stesso il vero cercatore di “pepite in forma di carta”; Diliberto ci presenta il “mondo” del libro che ha studiato, amato, collezionato per condividerlo con il lettore, spesso ignaro di quelle informazioni che solo il grande studioso e “cercatore” può comprendere.
I libri proibiti del Settecento
Robert Darnton
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 288
I grandi filosofi dell’Illuminismo, Voltaire, Rousseau, Diderot e i loro blasonati contemporanei sono stati da sempre considerati gli ideologi della Rivoluzione francese, o quanto meno di quel vasto fermento intellettuale che fu una delle cause del crollo dell’Antico Regime. Ma non furono i soli; dietro a questi nomi entrati nella storia, esisteva un mondo editoriale molto più sommesso e spesso sconosciuto, che faceva circolare le idee e le diffondeva tra il pubblico. Era un’editoria semiclandestina, a cui lavoravano scrittori di terz’ordine, stampatori stranieri, operai e tipografi che si spostavano da una città all’altra in giro per l’Europa, librai che smerciavano libri proibiti dalla censura e contrabbandieri che li trasportavano illegalmente in Francia. È una parte poco nota della storia della cultura, che Robert Darnton analizza grazie alla scoperta degli archivi di un editore svizzero del Settecento, la Société typographique di Neuchâtel, attraverso i quali riesce a ricostruire i metodi di produzione e di diffusione della letteratura clandestina francese negli anni che precedono la Rivoluzione francese, attraverso la corrispondenza dei personaggi che facevano parte di quel mondo editoriale ai limiti della legalità. Grazie alle loro lettere, Darnton fa rivivere gli intellettuali che contribuirono a diffondere le idee dell’Illuminismo tra il pubblico del Settecento, ma dal basso, clandestinamente, dal sottosuolo della cultura, in una continua sfida al potere costituito che risulta quanto mai attuale.
I moti di Milano del 1898. Testo francese a fronte
Filippo Tommaso Marinetti
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 96
Dall’elegante palazzo di via Senato a Milano nel quale si era trasferita la famiglia Marinetti (dal quale pochi anni dopo nacque il Futurismo che “lanciò la sua sfida al chiaro di luna specchiato nel Naviglio”), il ventiduenne Filippo Tommaso è testimone delle rivolte e delle barricate dei Moti del ’98 descritti vivamente in queste pagine inedite, apparse su La Revue Blanche il 15 agosto 1900 e che ora vengono proposte al lettore in traduzione e con il testo francese a fronte. La curiosità intellettuale di Marinetti è già viva e con un fiuto infallibile lo porta là dove ci sono l’azione, il cambiamento sociale, le intelligenze più brillanti, e lo dimostra in questo breve spaccato di vita, di un periodo convulso della storia italiana, in cui la miseria del Sud e le rivendicazioni operaie del Nord sfociano in rivolte e nella sanguinosa repressione del generale Bava Beccaris. Leggiamo le impressioni dell’autore ricavate in presa diretta camminando per le strade di Milano sconvolte dalla rivolta: «Lungo il Naviglio, i parapetti erano stati divelti, i lampioni rovesciati, le inferriate dei giardini contorte, annodate, aggrovigliate. Sembrava che un esercito di giganti avesse saccheggiato, masticato, calpestato il quartiere. Sul ponte di Porta Vittoria, io e il mio amico facciamo una tacita scommessa. Ci gridano di non andare avanti, perché dal fondo di una stradina in basso i tiratori sorvegliano il ponte a colpi di fucile. Passiamo lo stesso. C’erano altri ragazzi che fischiavano i soldati e intanto correvano sotto le fucilate… Una serie di colpi di fucile scorticò violentemente i muri sopra le nostre teste e ci fece scappare... Al calar della notte, sotto i portici incrociammo un tizio: mostrava ai passanti dei cervelli umani che teneva nell’incavo del cappello,diceva: “Guardate che ne hanno fatto del povero popolo”. Piazza Duomo era diventata un bivacco, con i fasci di fucili e i cavalli disposti in cerchio, le briglie aggrovigliate tutte insieme, con i finimenti che tintinnavano e il letame che si accumulava. La sera ritornai con degli amici verso Porta Ticinese. Avevano rotto i lampioni e le lampadine, soltanto i falò di resina illuminavano fulvi e sanguinolenti le facce butterate delle case».
La coppia perfetta
Mingjiao Zhongren
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 400
«La lettura del testo cinese Haoqiu Zhuan, “Il racconto di una coppia perfetta”, mi suscitò una tale piacevole impressione che, dopo aver tradotto [per diletto] i due primi capitoli, sono stato spinto a fare la versione completa del romanzo». Così scriveva il sinologo Sir John Francis Davis (1795–1890), membro della Royal Asiatic Society e Governatore di Hong Kong dal 1844 al 1848, nella Prefazione alla prima edizione integrale in lingua occidentale, l’inglese, di questo romanzo cinese, pubblicata nel 1829. La medesima fascinazione ha colpito Vincenzo Cannata, autore di questa prima versione italiana integrale, tanto da indurlo a offrire anche al lettore italiano la storia avvincente, scorrevole ed emozionante, difficile da interrompere dopo aver letto i primi capitoli. La storia di un amore contrastato dal prepotente di turno, che ordisce trame malvage per concupire la bella Shui Binxing, strappandola all’innamorato Tie Zhongyu. Il coinvolgimento di altri personaggi e la scaltra e fiera resistenza della promessa sposa danno vita a una serie di gustose e avvincenti avventure che si susseguono fino all’epilogo di questa sorta di “Promessi sposi” ante litteram, offrendo allo stesso tempo un quadro vivace e affascinante del mondo dei letterati dell’antica Cina e della vita quotidiana nel Celeste Impero del XVII secolo.
Incontri viennesi. Konrad Lorenza, Karl Popper, Peter Handke, Hans Georg Gadamer...
Anacleto Verrecchia
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 208
Scrive Verrecchia nella sua introduzione: «È un fatto che tra la fine del secolo scorso e l’inizio del Novecento le Muse si acquartierarono a Vienna e vi fecero alcuni parti geniali. Alcuni, come Konrad Lorenz e Karl Popper, sono diventati dei miti. Ho avuto la fortuna di conoscerli tutti e due. Su altri grandi personaggi della cultura viennese, quali Wittgenstein, Musil, Joseph Roth e Freud, scomparsi da tempo, ho raccolto la testimonianza di chi li ha conosciuti personalmente. Nell’uno come nell’altro caso si tratta di voci dirette che danno, molto più di qualsiasi saggio, un’idea immediata delle cose di cui si parla. Ho ritenuto utile raccogliere in volume questi colloqui, perché si tratta di personaggi che hanno contato, e in particolare mi riferisco a Konrad Lorenz, perché sono stato forse l’ultimo a colloquiare con il padre dell’etologia e che quindi le sue parole, qui fedelmente riportate, possono in qualche misura valere come suo testamento spirituale». Questi Incontri viennesi di Anacleto Verrecchia sono di una rara immediatezza e ci riportano personaggi oggi entrati nella storia del pensiero dell’uomo, in modo schietto, sincero, pulito, lontano dalle visioni agiografiche che troppo spesso sono state l’unico retaggio per conoscerli da vicino. Verrecchia è lontanissimo dal concetto di Mitteleuropa (è mai esistita? si chiede l’autore, seguendo quanto dice Milan Kundera che è una questione di confini e ogni volta ognuno ne traccia di nuovi) tanto caro a quell’editore che «per fare più colpo vuole a tutti i costi cantare in tedesco il suo peana mitteleuropeo senza rendersi conto che quei pochi che stanno a sentirlo sono quasi tutti italiani e che non riesce a farsi capire né dai connazionali né dai quattro o cinque viennesi». Quella di Verrecchia è una Vienna vissuta nel profondo, così a lungo e nelle pieghe della storia e della cultura che è riuscito a “tirare fuori dal suo cilindro magico” uno degli scorci più suggestivi e intriganti che possiamo immaginare dedicato a dei “miti” che vengono conosciuti e presentati nella loro quotidianità di geni assoluti.
Arti marziali: trappole e illusioni. Ricerche e riflessioni sul metodo delle arti marziali
Kenji Tokitsu
Libro
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 128
Kenji Tokitsu ha dedicato la vita alla pratica delle arti marziali, raggiungendo un livello di maestria che pochi al mondo possono vantare. La sua ricerca dell’eccellenza è accompagnata da sempre dallo studio critico della storia, dei metodi e delle tecniche delle arti di cui è maestro, sia cinesi sia giapponesi. In questi saggi si ritrova ancora una volta la volontà appassionata di distinguere i fatti storici dalle elaborazioni leggendarie, più o meno di parte, nell’intento di definire i metodi di pratica autentici e soprattutto efficaci. Partendo dall’esame delle tecniche del Tai Chi Chuan e approfondendo le sue origini storiche, Tokitsu ne fa il modello ideale per spiegare come si raggiunge la padronanza del corpo e dell’energia attraverso le arti marziali. È un percorso complesso, ma che l’autore sa trasmettere con la consueta concretezza e il suo stile diretto e immediato. Compiendo una sintesi tra la ricerca storica e la pratica ai massimi livelli delle principali arti marziali del Giappone e della Cina, Tokitsu riesce così a definire il suo metodo rigoroso, appassionato ed estremamente personale.
L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte
Benedetto Croce
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 48
Benedetto Croce il 2 settembre del 1908 partecipò ad Heidelberg al terzo Congresso Internazionale di Filosofia e vi tenne la conferenza: "L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte". Con la lavorata e conquistata chiarezza che contraddistingue la sua scrittura e il suo pensiero, il filosofo napoletano approfondiva la sua Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale che, pubblicata nel 1902, sembrava battezzare il secolo. "L'intuizione pura – notava –, non producendo concetti, non può rappresentare se non la volontà nelle sue manifestazioni, ossia non può rappresentare altro che stati d'animo. E gli stati d'animo sono la passionalità, il sentimento, la personalità, che si trovano in ogni arte e ne determinano il carattere lirico". La conferenza fu considerata da Croce la "prima integrazione" del suo pensiero estetico e fu pubblicata in apertura del volume del 1910 "Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana". Oggi, a distanza di un secolo abbondante dalla conferenza di Heidelberg, la concezione estetica di Croce, nota nel mondo, non solo è classica ma ci viene incontro per capire meglio la nostra condizione di esseri che pensano, sì, ma che pensano perché ripassano eternamente nel mondo della fantasia: "L'arte, la poesia, l'intuizione ed espressione immediata è il momento della barbarie e ingenuità, che ricorre perpetuamente nella vita dello spirito: è la fanciullezza non cronologica, ma ideale. Ci sono barbari e fanciulli assai prosastici, come ci sono spiriti poetici della più raffinata civiltà; e la mitologia di quei fieri e fantastici giganti, los Patacones, di cui parlava il nostro Vico, o dei bons Hurons, di cui si parlò poco di poi, si deve considerare tramontata per sempre".
Le avventure burlesche del signor Dassoucy
Charles Coypeau Dassoucy
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 320
Le avventure burlesche del Signor Dassoucy, considerato da Giovanni Macchia "il più avventuroso romanzo del Seicento", costituiscono un momento altamente significativo della narrativa burlesca francese del periodo. Musicista e poeta, amico di Molière, libertino, fu condannato dall'Inquisizione a Roma "per blasfemie e proposizioni ereticali" e perseguitato dai tribunali francesi per la sua omosessualità, Charles Coypeau Dassoucy è forse tra gli eredi più scapestrati di Rabelais. Più volte imprigionato e creduto morto, l'autore traspone nella sua "autofinzione burlesca" alcune delle tribolazioni che quasi gli costarono la vita, lo rovinarono e distrussero la sua reputazione. Attraverso il "racconto meraviglioso" delle sue disgrazie, Dassoucy lavora per ricomporre la sua memoria, attuando, al di là dell'apparente arbitrarietà del racconto, un doppio schema di trionfo e di riappropriazione dell'autostima associata a una profonda consapevolezza delle proprie "sorgenti intime" che permettono, all'eroe-narratore, di resistere a queste prove mortali: per questo motivo le Avventure burlesche possono essere definite in senso letterale come una storia di sopravvivenza basata sullo schema narrativo del trionfo che ripara la disgrazia. Il romanzo della sua vita offre, accanto a scorci d'ambiente della Corte di Francia e d'Italia, uno spaccato di vita popolare – prezioso anche perché piuttosto raro – dove protagonisti sono i musici, i comici, i vagabondi, i folli, i bari e i lestofanti, visti attraverso la lente di un linguaggio che alla vena iperbolica di Rabelais unisce la più sottile e controllata ironia polemica del "Grand Siècle".
Elogio della calvizie
Sinesio di Cirene
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 128
Un calvo di sedici secoli fa lancia una sfida e offre al tempo stesso una consolazione: riuscire a eleggere a sistema un pensiero divergente, refrattario a quei giudizi sommari e luoghi comuni su cui si costruiscono anche i canoni estetici fornendo la "consolazione": sovvertire completamente le opinioni correnti sulla calvizie, facendone un pregio da esibire con orgoglio. Una testa senza capelli – assicura Sinesio – è segno di saggezza, di integrità morale, persino di buona salute; quella capelluta, invece, di tutto l'opposto. Le prove che il retore porta a favore della sua tesi non mancano, ne trova di schiaccianti nella storia, nella poesia, nella filosofia ed è abilissimo nell'arte della persuasione. Ma le ragioni per cui il suo "Elogio della calvizie" non può lasciarci indifferenti non finiscono qui: dopo una prima lettura si avverte che molto altro ancora siamo chiamati a scoprire tra le pieghe di questo testo; ciò accade perché, sotto la parvenza giocosa di un divertissement, esso muove corde profonde, proietta verso vertiginosi orizzonti di pensiero, spinge lo sguardo fino ai confini del cielo e mai lo distoglie dalle cose della vita e dalle forme del mondo. Non a caso questa edizione dell'Elogio si propone al lettore come un'autentica novità, fresca di soluzioni inedite nei punti più controversi del testo e coraggiosa, al punto da avanzare ulteriori ipotesi su questioni annose. Per tutto ciò si tratta di un lavoro quanto mai versatile, disposto a cambiar pelle a seconda delle mani che ne vengano in possesso, come dimostra la prefazione del filosofo Sossio Giametta.
Il fiore delle buffonerie
Osamu Dazai
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 80
Le parole con le quali Dazai Osamu ci conduce in questa storia, scorrono quasi come un "piano sequenza" cinematografico, intrigante e diretto al cuore: un sanatorio in riva al mare, tre ragazzi di buona famiglia, di cui uno appena sopravvissuto a un tentato suicidio, la sua infermiera, insieme solo per quattro giorni che però bastano, in questo microcosmo, per fare emergere a poco a poco fallimenti, sogni, contraddizioni. Ognuno di questi quattro ventenni cerca di trovare se stesso e sfuggire all'opprimente conformismo della società in cui vivono. Nascondono la loro vulnerabilità fingendo di non prendere niente sul serio, come i clown, recitando in ogni momento una nuova buffoneria – pensano di proteggersi mettendosi la maschera del pagliaccio, che è troppo fragile, come un fiore in balia del vento. Ma nonostante i dubbi interiori, l'ipocrisia e il nichilismo, la giovinezza che sgorga prorompente dentro di loro fornisce la forza per non arrendersi mai. Dazai scrisse il racconto nel 1933, a ventiquattro anni, basandosi su alcuni eventi autobiografici, e lo pubblicò nel 1936 in una raccolta dal titolo Bannen (tradotto con "Gli anni finali"). Il libro riunisce una quindicina di racconti scritti dall'autore tra il 1932 e il 1935, anno in cui tentò per la seconda volta il suicidio, e rappresentano, quasi, il suo un testamento letterario. Dazai sopravvisse per dodici anni a questo suo "testamento", che non fu la fine bensì il punto di partenza della sua opera, divenuta nel frattempo una delle più importanti della letteratura giapponese moderna.
Fuga sulla luna e altre leggende
Xun Lu
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 160
In questo volume vengono presentate, tradotte dall'originale cinese, otto antiche leggende molto care alla tradizione popolare, rielaborate da Lu Xun in chiave satirica di critica all'attualità del suo tempo. L'intento dell'autore è dichiarato fin dal titolo originale: "Gushi Xinbian", ovvero "Racconti antichi scritti di nuovo". In sintonia con l'indicazione di Mao Zedong «usare il passato per costruire il presente», Lu Xun dichiara che «fantasticare sulle cose del passato è sempre in funzione del presente». Personaggi e miti dell'antichità cinese sono riproposti in chiave di critica sociale e culturale, toccando temi che sono di scottante attualità anche oggi e non solo in Cina: conflitti d'interesse, corruzione della classe politica, contraffazione della realtà da parte del potere per legittimarsi, autoreferenzialità del mondo accademico e della cosiddetta intellighenzia, passività e rassegnazione delle masse, manipolazione dell'opinione pubblica. Lu Xun scrive racconti divertenti e "universali" rivolti ai lettori cinesi i quali vedono irridere, in una graffiante satira, i miti e i personaggi più autorevoli della loro tradizione in una serie di "quadretti" dell'antica Cina, riproposti con umorismo e sarcasmo, ma nei quali il lettore italiano non può non cogliervi sorprendenti analogie con l'Italia e con qualunque altro Paese del mondo, mentre al tempo stesso tocca con mano il travaglio intellettuale e la profondità della crisi sociale della Cina di inizio Novecento.
La profezia di Dante
George G. Byron
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2024
pagine: 96
Byron visse in Italia per otto anni, che sarebbero stati gli ultimi della sua breve vita. Il suo amore per questo paese fu straordinario: qui imparò l'italiano e si unì alla Carboneria cercando di trasformare in azione politica il suo odio contro la tirannia e il suo sfrenato amore per la libertà, che infine gli costarono la vita nella sfortunata impresa di Missolungi, in Grecia. In questo poema Byron esprime tutta la sua passione per la cultura e la storia d'Italia e per darle voce sceglie un alter-ego d'eccezione, Dante stesso. In una grandiosa visione, suddivisa in quattro canti, il Dante di Byron profetizza la storia dei secoli a lui successivi, una storia caratterizzata da guerre, invasioni straniere, oppressione, ma anche da grandi artisti, come Petrarca, Tasso, Ariosto, Michelangelo. Nel destino di Dante, Byron vede il proprio: la tragedia dell'esilio, l'ostilità subita in patria, la vita errante, la povertà. Ma anche l'orgoglio e la dedizione alla poesia e alla libertà. Il poeta inglese, scegliendo come specchio il massimo poeta d'Italia, gli rende un appassionato e ultimo omaggio. "La profezia di Dante" di Lord Byron qui tradotta a distanza di quasi due secoli dalla sua apparizione, va a colmare una mancanza nella produzione letteraria del grande poeta inglese.

