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Società Editrice Fiorentina: Studi e testi

Il poema epico rinascimentale e l'«Iliade»: dal Trissino al Tasso

Il poema epico rinascimentale e l'«Iliade»: dal Trissino al Tasso

Federico Di Santo

Libro: Libro in brossura

editore: Società Editrice Fiorentina

anno edizione: 2018

pagine: 352

Quasi del tutto trascurato dalla critica, il rapporto di modellizzazione che lega la "Gerusalemme liberata" all'"Italia liberata dai Goti" di Trissino si rivela, a un'analisi più approfondita, di fondamentale importanza per la genesi del capolavoro tassiano e per la definizione delle principali dinamiche letterarie che ne animano la struttura. Tale rapporto è analizzato, in questo libro, nelle sue componenti più rilevanti. Il ricorso al romanzesco come elemento deviante e diversivo rispetto alla trama epica emerge come il debito più clamoroso verso l'"Italia" proprio perché finora sempre negato o sminuito dalla critica. Anche quanto alla scelta della materia storica e al conseguente trattamento delle fonti storiografiche l'"Italia" costituisce un precedente rilevante, benché in questo caso le correzioni apportate da Tasso si facciano più marcate. Ma è soprattutto il nucleo epico della Liberata e poi della Conquistata, incentrato sul modulo narrativo omerico del ritiro dal combattimento del guerriero necessario all'impresa, a rivelare i rapporti più profondi e determinanti: la ripresa tassiana del modello iliadico a strutturare il nucleo portante della trama del poema risulta costantemente filtrata attraverso il precedente trissiniano. Il volume è completato da un riesame di come evolve il tema virgiliano della compassione per i nemici nella riscrittura del poema tassiano e da due studi stilistici sull'"Italia liberata", riguardanti l'imitazione della formularità omerica e l'infelice scelta metrica dell'endecasillabo sciolto.
24,00

Lo schermo di carta. Pagine letterarie e giornalistiche sul cinema (1905-1924)

Lo schermo di carta. Pagine letterarie e giornalistiche sul cinema (1905-1924)

Libro: Libro in brossura

editore: Società Editrice Fiorentina

anno edizione: 2017

pagine: 452

Il volume raccoglie 28 brani letterari (pagine di romanzi, racconti, commedie, poesie) e 50 scritti giornalistici sul cinema (articoli, saggi, interviste, inchieste su quotidiani e riviste), comparsi in Italia tra il 1905 e il 1924. L'antologia intende documentare la ricezione del fenomeno cinema da parte del mondo letterario e intellettuale italiano, negli anni in cui il fortunato spettacolo rapidamente passa dai baracconi delle fiere alle grandi sale cittadine, affermandosi come nuova arte, tra consenso di pubblico e peso sociale crescenti. Le pagine narrative battono sugli aspetti più curiosi del nuovo ambiente, raccontano le reazioni del pubblico, il mestiere dell'attore, i meccanismi produttivi, la diatriba con il teatro. La stampa riflette sulle implicazioni sociali, morali e artistiche del cinema; tra quadro di colore, interessi divulgativi, snobistici rifiuti e polemiche feroci, ne tenta una prima lettura critica ed estetica, interpellando scrittori e drammaturghi: sullo schermo di carta la nuova arte definisce i caratteri di un'identità ancora incerta e sfuggente. Invenzione del secolo, emblema dei tempi moderni, il cinema chiama in causa del resto il ruolo dello scrittore di fronte all'arte di massa, e ai meccanismi della nuova industria dello spettacolo; insieme offre guadagni insperati, e inedite, affascinanti possibilità espressive, arrivando a coinvolgere, nella seconda metà degli anni Dieci, i principali nomi della nostra letteratura. La sua affermazione è un elemento imprescindibile nella ricostruzione dell'inquieto panorama culturale italiano dei primi decenni del Novecento.
24,00

Quaderno gozzaniano

Quaderno gozzaniano

Libro: Libro in brossura

editore: Società Editrice Fiorentina

anno edizione: 2017

pagine: 138

"'Adoro le date. Le date: incanto che non so dire, ma pur che da molto passate o molto di là da venire': i vv. 21-22 di un capitale testo gozzaniano come 'L'ipotesi' convengono esemplarmente al piccolo ventaglio di saggi accolti in questo Quaderno, allestito negli immediati dintorni del centenario della morte di Guido Gozzano da un gruppo di studiose e di studiosi appartenenti a generazioni diverse e titolari, in più di una sede universitaria (Genova, Pavia, Torino, Firenze), di esperienze di insegnamento e di ricerca irriducibili a una cifra comune. A voler indulgere per un attimo ai malcerti piaceri dell'ovvio, è fuori di dubbio che cento anni siano (sono) cento anni, e che, dunque, solo un po' capziosamente, se non temerariamente, sarà lecito predicare, di Guido Gozzano e del suo esercizio inventivo in versi e in prosa, una improbabile 'attualità'. Si potrà tuttavia aggiungere che nessun altro autore del primo Novecento italiano, ad eccezione di Serra, continua a esibire, a un secolo di distanza, una così radicale, armata ambiguità, capace di mettere a prova, in stagioni anche molto distanti tra loro, interpreti dotati di affilatissimi strumenti di indagine. Risiede forse qui, nella mercuriale mobilità di un oggetto supremamente sfuggente agli assedi spesso magistrali eppure mai decisivi di filologi ed ermeneuti, il segno di una, nonostante tutto, ininterrotta 'fortuna' critica e storiografica nella cui lunga vicenda il presente "Quaderno gozzaniano" aspira ad occupare uno spazio certo laterale ma non incongruo." (Franco Contorbia)
14,00

Scritti biografici e polemici. Petri Bembi vita. Gasparis Contareni vita. Dissertatio adversus Petrum Paulum Vergerium

Scritti biografici e polemici. Petri Bembi vita. Gasparis Contareni vita. Dissertatio adversus Petrum Paulum Vergerium

Giovanni Della Casa

Libro: Libro rilegato

editore: Società Editrice Fiorentina

anno edizione: 2020

pagine: 368

Scritte in aureo latino nella fase finale della sua esistenza, dalla metà del 1550 al 1555-1556, la «Petri Bembi vita», la «Gasparis Contareni vita» e la «Dissertatio adversus Petrum Paulum Vergerium» rispondono a tre diverse esigenze della complessa figura di Giovanni Della Casa. La prima nasce con la decisione di ritornare da privato cittadino a Venezia - dove aveva trascorso un lustro da nunzio pontificio - dopo la morte di Paolo III, l'elezione di papa Ciocchi del Monte e l'offuscamento della potenza farnesiana: la biografia di Pietro Bembo doveva coniugare il mito sempiterno della Serenissima con il mito crescente del maggior letterato del tempo, del quale Monsignore evidenziava le fondamentali conquiste culturali e linguistiche insieme alla posizione di cardinale vicino al fronte riformistico di Gasparo Contarini. La cui biografia nacque invece su richiesta degli eredi e come ripristino apologetico di una memoria infangata dai nemici: assunta a fatica dal Casa nel suo ritiro di Nervesa e condotta sino al ritorno del Contarini dalla fallimentare Dieta di Ratisbona, fu interrotta per le difficoltà della materia, ma soprattutto perché, nel giugno del 1555, l'autore fu chiamato a Roma dal neoeletto Paolo IV (la «Contareni vita» sarà portata a termine agli inizi degli anni Sessanta da Piero Vettori). A distogliere Della Casa fu però anche un'improvvisa urgenza privata, la difesa dagli attacchi di Pietro Paolo Vergerio, che aveva allora diffuso le «Epistolae duae» con accuse infamanti nei confronti di Monsignore, che andavano dal piano personale (la lode dell'«arte divina» della sodomia nel giovanile capitolo del «Forno») a quello etico-dottrinale, circa lo zelo persecutorio dovuto a smisurata ambizione di carriera; uno zelo simile a quello di Reginald Pole, esplicitamente attaccato nella seconda «Epistola». La «Dissertatio adversus Petrum Paulum Vergerium» mette in opera gli schemi dell'«improperium» e del «vituperium ad personam» dell'oratoria ciceroniana, costruendo l'immagine di un nemico spergiuro, rissoso, scialacquatore, uxoricida, disposto all'apostasia. Ben lungi dalle biografie edificanti di Bembo e di Contarini, ne nasce un «pamphlet» di inaudita, e poco cristiana, violenza, che andrà in stampa solo oltre un secolo dopo.
26,00

L'antico e noi. Studi su Manara Valgimigli e il classico nel moderno. Appendice di documenti carteggio Valgimigli-Norsa (1933-1941)

L'antico e noi. Studi su Manara Valgimigli e il classico nel moderno. Appendice di documenti carteggio Valgimigli-Norsa (1933-1941)

Marino Biondi

Libro: Libro in brossura

editore: Società Editrice Fiorentina

anno edizione: 2017

pagine: 282

"L'Antico e noi" è un ritratto a tutto tondo dell'umanesimo novecentesco, configurato e analizzato nella figura e nell'opera di uno dei massimi classicisti della modernità, Manara Valgimigli (San Piero in Bagno, 9 luglio 1876 - Vilminore di Scalve, 28-29 agosto 1965), traduttore dei tragici greci e di Aristotele, storiografo della critica antica, ma anche fervido e squisito memorialista della civiltà carducciana nell'estrema propaggine del suo tramonto fino alla contemporaneità, dove ha interpretato con bonomia e ironia la parte di un Nestore saggio e sapiente ma anche anarchico e spregiudicato. Il lettore, che forse ne porta memoria dai tempi della sua scuola classica, come l'autorevole e prestigiosa firma della mediazione linguistica con i poeti e filosofi di Grecia, riscoprirà una delle figure più alte e originali della cultura italiana e un raffinato scrittore. Valgimigli è anche il testimone fededegno di una classicità turbata ma non arresa, dal linguaggio forte e coraggioso, "durus sermo", più di quanto non riesca a essere il nostro, balbettante fra mille censure di eufemismi virtuosi e ipocriti perfezionismi formali. Il profilo, cui dà corpo il volume, è ricco di prospettive, prodigo di ricordi, rivela angoli remoti e suggestivi nel grande affresco che è il passato. La lingua dell'antico, il suo codice ruvido e supremo, conoscono la sorte umana e sanno parlare del destino. Al nucleo di monografia valgimigliana si giunge battendo un cammino costellato di autori e di testi, saggistici e narrativi, eruditi e fantastici, da Gore Vidal a Marguerite Yourcenar, rispettivamente autori di memorabili storie romanzesche, il "Julian" (1962) e i "Mémoires d'Hadrien" (1951). Con loro, voci potenti e all'ascolto del tempo, l'imperatore delle conquiste orientali e l'ultimo cesare pagano, annientato da quel nome, l'Apostata, che lo crocifigge a futura memoria, un trapassato remoto torna a dire la sua parola, a difendersi, a mostrare il diritto a esistere, resistere all'oblio. Chiude il volume un carteggio inedito fra Valgimigli e Medea Norsa (Trieste, 26 agosto 1877 - Firenze, 28 luglio 1952), la più stretta collaboratrice di Girolamo Vitelli, anch'essa una leggenda degli studi a Firenze e nel mondo.
20,00

La Struzione della Tavola Ritonda (I cantari di Lancillotto)

La Struzione della Tavola Ritonda (I cantari di Lancillotto)

Libro: Libro in brossura

editore: Società Editrice Fiorentina

anno edizione: 2015

pagine: LXXIII-131

Esempio di cultura popolare per eccellenza, i cantari italiani del Basso Medioevo volgarizzano e diffondono fra un pubblico sempre più vasto storie e miti elaborati per l'antica società feudale. Alla fine del Trecento, a Firenze, un poeta non dozzinale pensò di tradurre in sette cantari, nel classico metro dell'ottava, la storia del romanzo La Mort le roi Artu, ultimo anello della grande saga dedicata alle avventure del re Artù e dei suoi cavalieri della Tavola Rotonda. Nel passaggio dalla Francia all'Italia, dalla società feudale a quella comunale, da lettura per un pubblico aristocratico a spettacolo per un pubblico popolare, il romanzo viene naturalmente trasformato: la vicenda è ridotta a dimensioni 'borghesi' e diventa una storia di gelosia, d'adulterio e di vendetta; colorata però dall'aura mitica che ancora circondava i personaggi, dal meraviglioso valore dei cavalieri, dalla conclusione moraleggiante. Soprattutto, il poeta, e forse più precisamente il canterino che potrebbe aver rielaborato il testo, riesce a trasmettere la partecipazione con cui è rivissuta la fine tragica di un'epoca mitica esaltata dalla nobiltà e dal valore.
18,00

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