Mondadori: Lo specchio
L'infinito istante
Sergio Zavoli
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2012
pagine: 121
Nel trittico pubblicato dallo Specchio - "L'orlo delle cose", "La parte in ombra", e oggi "L'infinito istante" - è esemplare la crescente trasparenza di quel "limpido decantarsi" che Carlo Bo aveva colto fin dagli anni delle sue postfazioni a due antecedenti sillogi mondadoriane di Sergio Zavoli. L'umanista, e grande critico, aveva già messo in luce il lavoro di scavo che Zavoli portava avanti nei suoi versi, via via raccogliendoli in testi da cui traspariva una coscienza poetica alla quale restava estranea ogni abilità esteriore e in cui si precisavano le sottrazioni verbali care a Montale, che anche oggi fanno dire a Zavoli: "la poesia sta appena nei dintorni di un istante". Con una metafora riferita alle librerie di casa, nello spirito di una esplicita condivisione, Bo consigliava ai lettori di "non disporre la poesia di Sergio Zavoli nelle collocazioni orizzontali dei libri, il suo fra i tanti altri: quei versi esigono una disposizione verticale, se così possiamo dire, perché sono di materiale puro, derivato per un processo segreto e misterioso dalla parte più nobile del suo spirito". Più avanti aggiungerà: "Le sue poesie non rientrano nel quadro delle esercitazioni letterarie più o meno suggestive, come assicurano il tono teso della voce, l'orecchio sordo alle mode, il rifiuto di alchimie adescanti, l'assenza di ogni lenocinio (...)".
Se il tempo è matto
Luigi Ballerini
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2010
pagine: 90
Dopo l'exploit di "Cefalonia", poema che traeva spunto da un notissimo, tragico evento storico, Luigi Ballerini allestisce ora un vivace e quanto mai mobile e conturbante teatro del pensiero, nel quale trovano spazio intuizioni e osservazioni innumerevoli su elementi della realtà presente e remota. Quella di Ballerini è una poesia di acutezza riflessiva che si materializza in un incalzante succedersi di immagini concrete, di figure e paradossi che si intrecciano e si incrociano o si sovrappongono in labirinti capaci di realizzare una sorta di rovescio - attraente e sinistro al tempo stesso della tessitura ordinaria delle cose. Oscillando tra il desiderio di dare un quadro aperto ma plausibile della realtà d'oggi e il muoversi dentro "una memoria della storia e delle sue materiali eresie", il poeta frequenta con agilità e disinvoltura temi e situazioni disparate: residui mnestici del fascismo o tracce delle avanguardie storiche. Ma anche icone hollywoodiane come Glenn Close e Marilyn Monroe, protagonisti della commedia all'italiana come Walter Chiari e Alberto Sordi, accanto a poeti e scrittori come Montale e Delfini. E riflette, nel contempo, sul "lugubre erotismo che ci sovrasta" senza trascurare, beninteso, l'immenso cumulo di "rifiuti umani e animali" dai quali rischiamo di essere sommersi nel nostro tempo matto.
La stella promessa
Corrado Calabrò
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2009
pagine: 101
Come in una "fiction stellare", un sommovimento immenso ha sconvolto la terra. "Un asteroide grande quanto Creta" è apparso nel suo precipitare e è stata la luna a frapporsi come scudo. Tremendi gli effetti, mutata anche l'inclinazione dell'asse terrestre, il cielo è parso ruotare su se stesso... In un vasto poemetto, in una sorta di incalzante e fantastico racconto onirico, Corrado Calabro rappresenta l'ansia dei nostri turbamenti, di un passaggio epocale che sembra stravolgere il volto stesso del pianeta e il suo orizzonte. Il poeta procede dunque con ampio fiato affabulatorio, a tratti con epica energia, disegna nella concretezza i dettagli di un disastro, l'angoscia del buio e del vuoto. Eppure il suo tracciato è di continuo screziato, increspato, da improvvisi sussulti vitali che sembrano come scuoterne la superficie aprendo squarci di luce. Tanto più motivata e plausibile ci appare dunque la seconda parte di questo suo nuovo libro, dove trionfa invece la faccia dell'amore, nelle sue forme più limpidamente, più generosamente solari. Poesie d'amore nelle quali Calabro riesce a modulare la sua voce secondo una vasta ricchezza di espressioni: dal componimento che addensa il succedersi di vivide immagini sensuali, all'asciuttezza estrema di un dire raccolto nella concisione suggestiva di un distico.
Canti postumi. Testo inglese a fronte
Ezra Pound
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 2002
pagine: 298
I «Canti postumi» costituiscono una scelta basata su criteri poetici. L'opera, suddivisa in capitoli, percorre l'intero arco di tempo che va dal 1917 fino alla morte del poeta nel 1972 e comprende anche una sezione di versi scritti direttamente in italiano tra il 1944 e il 1945, vero e proprio preludio ai «Canti pisani».
Farfalla di Dinard
Eugenio Montale
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2021
pagine: 448
Con il passare dei decenni, "Farfalla di Dinard" (1956) sempre più consolida la sua natura di classico speciale per l'estro dei suoi brevi capitoli, in cui l'impareggiabile eleganza della scrittura, non lontana dall'idea del 'petit poème en prose', ci offre pagine che oltrepassano i normali confini di genere tra racconto, elzeviro e prosa poetica. Eugenio Montale, che aveva inizialmente destinato questi suoi testi alle pagine di un quotidiano, ci propone una formidabile e godibilissima serie di ambienti e personaggi, più o meno internazionali, tra i quali compare anche Clizia, figura chiave nei suoi versi. Come scrive nel suo importante saggio introduttivo Niccolò Scaffai, i movimenti interni di "Farfalla di Dinard" agiscono essenzialmente nell'incontro-scontro «tra la vivida presenza del ricordo privato e la sua marginalità rispetto allo sfondo storico, ai grandi eventi pur costantemente rievocati». Montale parte, in questo cammino, da episodi della sua infanzia e della sua giovinezza, tratteggiando poi, nella seconda sezione del libro, con essenzialità esemplare ravvivata da impeccabili battute di dialogo e momenti di raffinato humour, i brevi ritratti stilizzati di tipi spesso grotteschi, di bizzarri snob per lo più inaffidabili, immersi in un mondo ormai perduto. Prosegue con testi dedicati ad animali e oggetti capaci di attivare il gioco della memoria, concludendo con una serie di quadretti in cui egli stesso ci appare alla luce dei suoi tic esistenziali. Un insieme, quello della ormai felicemente storica "Farfalla di Dinard", al tempo stesso apertamente articolato e internamente coerente, tra accenni autobiografici, invenzione e acutezza critica sul mondo circostante. Un'opera grazie alla quale, come scriveva Marco Forti, «se anche Eugenio Montale, paradossalmente, non avesse scritto e pubblicato un solo verso», non avrebbe «mancato di lasciare una traccia anch'essa primaria».
Poesie di guerra e di mare. Testo inglese a fronte
Herman Melville
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2019
pagine: 175
La ben nota grandezza di Herman Melville trova piena e sorprendente conferma nella sua poesia, dove l'autore di "Moby Dick" narra e si inerpica liricamente in virtù di una energia espressiva dinamica e potente che gli consente di spaziare su territori vari. Eccolo allora accennare alle vicende storiche del suo Paese, poi addentrarsi nei campi di battaglia, o negli scontri delle navi, in componimenti d'ampio respiro come in testi brevissimi, fino alla prosa indimenticabile su un personaggio come John Marr. L'autore, dunque, si muove dal recitativo al canto, e con l'inesausta tensione di chi sa passare con naturalezza e arte da tinte forti, nette, fosche, che assorbono il lettore, alla dolcezza di chi osserva «le creature ridenti nel mattino». Melville parte da un nobilissimo contesto culturale, e infatti cita Shakespeare, Coleridge, Shelley, Flau-bert, se ne appropria, si fa artefice inconfondibile, e viaggia nel mondo: il Capo delle Tempeste, il Mare del Sud, gli «assolati mari e cieli di Grecia», la Polinesia, le Marchesi. Predilige epicamente l'avventura, certo, e la più grande avventura che nel bene e nel male lo avvince, lo fa meditare, è quella dell'esistenza, su cui incombe «l'oltraggio antico della morte», mentre «per sempre lo schema della natura si ripete». Ma il suo complesso messaggio comprende vitalmente la meraviglia delle cose nel creato, la presenza del continuo, incantevole rinascere e andare. Il canto di Melville ci viene qui riproposto, in modo appassionato e fedele, da uno dei nostri maggiori poeti, Roberto Mussapi, che ce ne offre una scelta e una versione in cui ogni componimento si traduce in vera e propria alta poesia nella nostra lingua.
La volontà del vento
Gian Piero Bona
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 130
Il caso di Gian Piero Bona è quello di chi più avverte il senso della tragicità della posizione del poeta contemporaneo, immerso in una coscienza di separazione, nel sentimento del trascorrere delle cose, del loro perire, e nell'immagine della morte, là ove non è che auto-contemplazione, nichilismo estremo, grandiosità funebre, quale risposta a una richiesta di poesia consolatoria, attraverso una gnomica della fine. Si tratta qui di rottura con il lirismo ermetico di ieri e con una sostanza di passioni novecentesche, riconoscendo il proprio stato di alienazione, opponendo alle proprie meraviglie una negazione totale. Siamo forse a uno dei culmini della sua poesia, nel supremo equilibrio della parola, perfetta nella scansione delle immagini, dei concetti, dei ritmi, e il tutto con profondità di linguaggio nella violenza del dubbio e dei quesiti ammonitori e solenni. E suo gran pregio è di dare a tale visione del mondo una elevatezza formale spesso splendida, in forza di quella cultura classica che è alle sue origini.
Le acque della mente
Rosita Copioli
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2016
pagine: 144
Lo si avverte subito: c'è una grande passione, un'animata, animosa passione di fronte al proprio esserci, alle cose del mondo, all'umana storia, in questi nuovi versi di Rosita Copioli. È una passione inquieta, irrequieta, e quanto mai insolita nel nostro tempo, ma che riesce a trasmettersi con efficace immediatezza. I territori d'esplorazione sono svariati, a volte persino opposti, ma sempre chiamati in causa con la stessa emozione del confronto, che è la vera energia di questo vitalissimo libro. Copioli tratta degli orrori della storia, come delle più recenti tragedie, le quali ne ripetono di antiche, anche perché "tutto ciò che è / più atrocemente stupido / ama replicarsi". Chiama in causa il pensiero potente e felicemente intempestivo di Ivan Illich, evoca grandi figure della letteratura come Shelley, Byron, Marianne Moore, D.H. Lawrence, racconta il proprio viaggio nelle meraviglie dell'arte, dove si esprime e dilata "lo spazio della mente", visitando la cavità del Mitreo, le opere di Giuliano da Rimini, Piero della Francesca, Pollaiolo, Leonardo, e altri, altri ancora, fino a Pollock. Riesce a intessere un bestiario, proponendo eleganti versi sugli animali, in una sequenza delicata e impeccabile che è un vero gioiello, per attenzione, acutezza, partecipazione sensibile e generosa, come è nella natura di questa poetessa, sempre capace di coniugare sapienza ed emozione, come anche di passare da un dire fluente, dirompente, a un'asciuttezza epigrammatica.
Madre d'inverno
Vivian Lamarque
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2016
pagine: 138
Vivian Lamarque possiede una rarissima dote: quella di rendere lievi e trasparenti i temi e gli strappi dell'emozione più complessi e profondi. E di comunicarne le tracce e gli esiti con la grazia sottile della sua impeccabile 'petite musique'. Ne aveva dato prove nelle opere precedenti e lo conferma in questo nuovo libro, dove già dal titolo," Madre d'inverno", indica il percorso centrale di una raccolta che riesce comunque a svilupparsi in varie direzioni. L'idea e la figura materna, dunque, vissuta nel trauma originario - accettato con sapienza eppure inguaribile, nel paradosso e nel dolore - della sua doppia immagine, quella della madre biologica e quella della madre adottiva. In uno scenario aperto e sofferto, fitto di elementi di una concretissima realtà quotidiana, dove si intessono frammenti di dialogo e schegge di parlato, si passa da una iniziale sequenza ospedaliera a una serie di versi in cui si realizza una sorta di postumo colloquio con la figura materna. Rispetto alla quale il coinvolgimento del lettore scatta immediato poiché, partendo dalla propria esperienza personale, l'autrice mette a punto un disegno in cui la madre diventa una forma assoluta, diventa l'emblema di tutte le madri. Nella mobile ricchezza di un'opera composta in un ampio arco di tempo, l'autrice si rivolge alle più svariate tracce della memoria, fino a introdurre, improvvisa, "l'altra madre", quella biologica, insinuando, in un tono di assoluta normalità antiretorica, un senso di pervasiva, interiore instabilità.