Il Saggiatore: La cultura
Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie
Franco Fortini
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 360
Guardiano della realtà e insieme dell'utopia, anzi guardiano della realtà perché guardiano dell'utopia: questo è Franco Fortini: l'intellettuale ostico, severo, tutto d'un pezzo, che Calvino ritrae col dito indice sempre idealmente alzato a esortare e ammonire i compagni di strada; il poeta che si scaglia contro ogni tentazione analgesica dell'industria culturale, lucido come nessuno mai, e d'una lucidità durevole; l'uomo che instancabilmente vuole distinguere gli amici dai nemici, le idee giuste dalle sbagliate, additando a sé e agli altri l'itinerario da percorrere. L'itinerario è la verifica dei poteri. Verifica dei poteri è correggere gli errori di lettura della realtà, esercitarsi a percepire i vuoti d'aria dove più la società sembra compatta e soda, disarmare il discorso del nemico, i suoi strumenti di persuasione e spavento, di assimilazione della spinta socialista al liberal-capitalismo che trasforma la società in subumanità consumatrice. Verifica dei poteri è anche colpire i due ottimismi: quello infantile dell'impegno settario, da scuola di partito; e quello dell'anti-ideologismo avanguardistico, ossia l'arte da atelier di moda, laletteratura pseudoprogressista che «passa le sue vacanze sulle rive del mare dell'Oggettività». Perché la cultura, se indossa i panni di cui la borghesia ama vederla drappeggiata, ha solo una funzione subalterna, esornativa, risibile: uno scrittore disimpegnato è un non-scrittore. Ma dove passano la crepa, il solco, la spaccatura? Al chiacchiericcio assuefatto dei coristi della cultura dominante Fortini risponde con la battaglia risoluta contro i nessi visibili o invisibili che legano quella cultura al sistema dell'inumanità stabilizzata. Compito insostituibile della poesia è «portare la spada nel mondo». E così dopo il dubbio, la tentazione del silenzio e della rassegnazione, torna, netta come una figura nell'alba, la parola critica, senza additivi o correttivi, a restituire all'uomo la sua totalità. "Verifica dei poteri" - pubblicato per la prima volta nel 1965 dal Saggiatore e ora riproposto con una prefazione di Alberto Rollo - è un domicilio di idee e identità. Il libro di un homme des lettres intransigente, poetico e quindi profetico. Un libro da cui ricominciare - non a capire bensì a riconoscersi, a misurare tutte le prossimità che contano: alla verità, alla libertà, alla bellezza.
Roma
Vittorio Giacopini
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 414
Colli, fiumi, piazze gremite, chioschi dei giornali. Lezzo di benzina e sudore. È Roma, latrina del mondo, sommersa dai gorgoglii delle fogne, dalle piogge acidule di aprile, dalle minzioni degli accattoni alla stazione. Roma scavata dai cunicoli sotterranei, dove preti e topi scappano o tornano dalle purpuree stanze del trono papale. I centurioni che difendono un Colosseo fatiscente hanno tatuaggi tribali e fumano smorzando le cicche sulla suola dei calzari. Il Tevere rigetta le sue acque bionde sui marciapiedi, e in ogni momento sembra possa sommergere i quartieri nobili della capitale. I turisti invadono le strade con il loro afrore barbaro e si ritraggono in bermuda davanti ai Fori Imperiali. Nei bar si ringhia per il derby tra Roma e Lazio. L'aria sa di birra e pattumiera; tra le erbacce, siringhe e preservativi si sciolgono al sole romano. Per questo Roma è il più spregevole dei paradisi, e stanotte deve sprofondare. Il piano di Lucio Lunfardi, ex giornalista e ora abominevole sobillatore, è chiaro: non darla alle fiamme come Nerone, non incenerirla per poi vederla rinascere come un'Araba Fenice. Roma va annegata nelle sue stesse acque, fino a farne un acquitrino, una cloaca a cielo aperto, un liquame immortale. È l'unico modo per arrestare uno sfacelo millenario: secoli di storia ammorbati, epoca dopo epoca, stratificazione dopo stratificazione, da nuovi abitanti sempre più volgari e impudenti. È l'unico modo, per Lunfardi, di riscattare decenni di vita da sconfitto, di liberare il rancore accumulato osservando le mille degenerazioni di una città che, dalla Banda della Magliana a Mafia Capitale, lo ha sedotto, disgustato ed escluso. Adesso deve scrutare da lontano gli architravi dei ponti, le mura, gli acquedotti, e poi farli saltare. Stanotte, dopo interminabili notti, Roma è pronta a morire. Con Roma Vittorio Giacopini forgia il nuovo mito della città eterna al culmine della sua rovina. Una narrazione epica e visionaria, capace di trattenere nella viscosità di una lingua immaginifica le perversioni e le fantasie di un anarchico che, insieme alla sua banda scapestrata, incarna il sentimento comune dell'Urbe: quello autodistruttivo ma confusionario, rivoluzionario ma ozioso. È la Roma dei sogni impossibili, svaniti per indolenza o realizzati soltanto per caso.
Tutankhamon
Franco Cimmino
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 380
Tutankhamon salì al trono a otto anni e regnò fino alla morte: queste erano le uniche notizie certe che si avevano di lui fino al 1922 quando, nella Valle dei Re, fu scoperta la sua tomba quasi intatta, contenente più di 5000 oggetti di enorme pregio artistico; la mummia del giovane faraone era deposta in una bara di oro massiccio a 22 carati del peso di 110 chilogrammi. La notizia fece subito il giro del mondo. La nebbia che avvolgeva la figura di questo sovrano e la sua epoca cominciò a diradarsi. In Egitto la monarchia ebbe una vita lunga quasi tre millenni. Ma nel XIV secolo a.C, durante il Nuovo Regno, la rivoluzione religiosa e politica compiuta dal faraone Akhenaton e dalla grande sposa reale Nefertiti aveva provocato il dissesto di questa istituzione millenaria. Tutankhamon salì al trono quando l'utopia degli adoratori dell'Aton era fallita e l'"eresia amarniana" aveva lasciato il posto a un difficile periodo di transizione. Sul fronte interno vigeva il caos, perché era stato minato il rigido sistema di centralità amministrativa, retto da sovrani di emanazione divina, sul quale da tempo immemorabile si basava lo sviluppo dell'Egitto. Complicava le cose una turbolenta congiuntura internazionale: l'impero asiatico ereditato da Tuthmosis in si trovava in grave crisi, con l'intera Mesopotamia e l'Anatolia in fermento e il prestigio dell'Egitto nell'Asia Anteriore oscurato. Ma in meno di un decennio di regno Tutankhamon pose le basi per la ripresa del paese, restituendo il potere al clero di Amon e restaurando gli antichi culti. E lungo il Nilo tornò l'ordine.
L'urbanistica
Le Corbusier
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 289
Per secoli abbiamo trascurato lo scheletro delle città. Abbiamo costruito senza chiederci se la struttura potesse reggere il peso dei nuovi ritmi di vita, gli sviluppi della storia. Abbiamo continuato a seguire le tortuose linee tramandate dal nostro retaggio. Il risultato è stato un caotico accumulo di case e vie che rischiava di far collassare su se stesso il corpo complessivo dei centri abitati. Bisognava cambiare direzione: comprendere che le strade in cui ci muoviamo, i palazzi in cui lavoriamo, gli edifici in cui abitiamo non sono oggetti morti e irrigiditi, ma pulsano di vita, imprimono tracce indelebili sulle nostre anime. La città deve essere contemporanea a se stessa, e renderla tale è un compito sacro, cui non possiamo sottrarci. Come per ogni grande impresa, però, serve un metodo saldo, una scienza affidabile, uno sguardo in grado di abbracciare il tutto: serve l'urbanistica. È tra le complesse tessiture di questa disciplina che ci ha portato Le Corbusier. Sovrano indiscusso del Movimento moderno, elogiato da Einstein, acclamato non solo come pioniere dell'urbanistica contemporanea, ma come ultimo grande umanista, ha segnato un punto di non ritorno nella storia dell'architettura del xx secolo, e dell'arte in generale. In Urbanistica - un testo pubblicato a puntate sulla rivista L'Espritnouveau dal 1924 e ora restituito al lettore italiano dal Saggiatore -Le Corbusier, tecnico e poetico, ieratico e appassionato, proclama i fondamenti ideologici, teorici e metodologici della grande rivoluzione in architettura. La sfida è progettare città e edifici fatti per l'uomo e a misura d'uomo, capaci di rispondere alle esigenze della vita collettiva e individuale, che beneficino delle «gioie essenziali» - il sole, lo spazio e il verde -, che facciano giocare in modo sapiente, corretto e magnifico i volumi sotto la luce. Bando alle tristi composizioni che logorano i corpi e mortificano gli animi: al centro del pensiero di Le Corbusier stanno i telamoni del rigore geometrico, della sezione aurea, della statistica, del rapporto tra uniformità del particolare e dinamicità dell'insieme, della media proporzionale tra fattore umano e natura. Per realizzare la simbiosi perfetta tra noi e lo spazio che abitiamo.
I linguaggi dell'arte
Nelson Goodman
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 238
Che relazione intercorre tra l'arte e il mondo reale? Esiste una differenza tra un'opera d'arte e la sua copia? Cosa distingue uno spartito musicale, l'abbozzo di un pittore e lo schema di un impianto elettrico? Un dipinto può rappresentare fedelmente un oggetto o è solo uno dei suoi tanti nascondimenti? In questa raccolta di saggi, animati da un progetto unitario, Nelson Goodman affronta i temi principali della filosofia dell'arte: il rapporto tra rappresentazione e realtà, il potere espressivo di immagini e simboli, i requisiti essenziali dell'esperienza artistica. A differenza di tutti gli altri tentativi di elaborare un'estetica generale, quest'opera, divenuta un classico della scuola analitica, muove da un orizzonte logico ed epistemologico, indaga il nesso tra le arti e il loro medium linguistico e assume la riflessione sul linguaggio come prospettiva di ogni riflessione estetica. Goodman giunge così a una classificazione inedita delle arti, delineando una teoria generale dell'attività simbolica: l'atteggiamento estetico è l'azione del soggetto che reagisce all'opacità dell'arte, all'impossibilità di stabilire un nesso tra simbolo e referente, concentrando tutte le facoltà umane sul simbolo stesso. La rappresentazione, che dipende dalla percezione e di conseguenza dal soggetto che guarda, equivale a una sistematizzazione degli oggetti, e non alla loro semplice imitazione.
Esortazioni e profezie
John Maynard Keynes
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 276
Se John Maynard Keynes è il più grande economista del Novecento, allora "Esortazioni e profezie" può essere considerato uno dei libri chiave della cultura contemporanea. Un grande classico che ha suscitato l'interesse di molte generazioni, una lettura illuminante anche per sfuggire alle banalizzazioni e alle caricature con cui l'«eresia keynesiana» è stata annacquata in una vulgata approssimativa, di fatto ostile al suo vero pensiero. I testi raccolti in queste pagine - tra cui i celebri saggi «Le conseguenze economiche di Winston Churchill», «La fine del laissez-faire», «Sono un liberale?», «Prospettive economiche per i nostri nipoti» - testimoniano il tentativo, nel periodo tra le due guerre mondiali, di sferzare una classe dirigente rivelatasi pavida e imbelle. Negli interventi sulla pace di Versailles, Keynes contestò con estrema lungimiranza le eccessive riparazioni di guerra pretese dagli Alleati, che infatti portarono la Germania al collasso, alimentandone la sete di rivalsa. Negli scritti su inflazione e deflazione previde con esattezza le fluttuazioni che avrebbero sconvolto le economie dell'Europa e degli Stati Uniti: se qualcuno lo avesse ascoltato, la Grande depressione sarebbe stata scongiurata, o almeno arginata. Le sue idee sui gravi difetti del gold standard, sul ruolo decisivo dello Stato nel funzionamento del sistema capitalistico, sull'insostenibilità del laissez-faire finanziario impressionano per la loro affinità con le questioni economiche più attuali del xxi secolo. Nell'Introduzione al volume fu lo stesso Keynes, nel 1931, a definire questi scritti «le profezie di una Cassandra che non è mai riuscita a influire in tempo sul corso degli eventi». Un'amarezza destinata ad acuirsi con le tragedie degli anni successivi, ma che non fiaccò mai la sua convinzione più profonda, valida oggi ancor più di ieri: il mondo occidentale avrebbe tutte le carte in regola per risolvere definitivamente il «problema economico».
Scatola sonora
Alberto Savinio
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 600
La musica è un'idea, mai un fatto. È straniera nel nostro mondo, una temibile intrusa. Come possiamo del resto conoscere e fidarci di ciò che ignora gli interessi umani? Eppure ne facciamo materia di studio e dissertazione, illusi di possederla quando è lei a possedere noi, inevitabilmente. Perché il suo fascino è proporzionale alla violenza con la quale vanifica ogni nostra aspirazione, disattende ogni aspettativa, e riconduce là dove la ricerca spasmodica dell'utile ci impediva di approdare: al cuore stesso dell'ignoto. Tale è la musica per Alberto Savinio: rivelazione metafisica reale, anche se indicibile. Reale proprio perché indicibile. Come parlarne, allora? Da artisti, è la risposta che emerge dai resoconti di Savinio dell'intensa vita musicale della prima metà del Novecento. Perché, a suo dire, la critica non può limitarsi a dare giudizi, ha un compito più alto: inventare. Così, nelle vesti di critico musicale, Savinio non dismette i mezzi maturati come pittore, poeta, drammaturgo e musicista, li orchestra in una prosa sopraffina e tagliente che, mescolando parole a immagini e suoni, riporta sempre l'ascolto alla dimensione ineffabile del puro incontro estetico. La fantasia e l'ironia si sostituiscono all'informazione e alla descrizione, mentre improvvise divagazioni in apparenza «fuori tema» trasformano la cronaca in riflessione generale su temi sociali e culturali, fucina di originali valori artistici. "Scatola sonora" raccoglie gli scritti musicali che Savinio compose fra gli anni venti e il secondo dopoguerra, pennellate rapide e luminescenti che danno vita a un quadro lucido, profondo, sagace, dirompente, corrosivo, polemico, ispirato, da ultimo insostituibile, di «quel miracoloso prolungamento dell'infanzia» che per Savinio è l'esperienza artistica. Con un saggio di Mila De Santis.
Sovrane. L'autorità femminile al governo
Annarosa Buttarelli
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 238
In “Sovrane”, Annarosa Buttarelli interpreta pensieri, pratiche e politiche create da donne che nella storia hanno consolidato la propria autorità, basata sul principio ordinatore delle relazioni umane e regolata dalle leggi della vita più che dal diritto maschile, dalle gerarchie o dallo strapotere del denaro. Si compone così una galleria di ritratti brillanti, donne protagoniste che hanno indicato una via «differente» di fare politica e di governare. Da Elisabetta del Palatinato a Ildegarda di Bingen, da Elisabetta I a Cristina di Svezia, fino alle Preziose, dame dell'alta società francese che tra Seicento e Settecento sperimentarono un modello di socialità in cui, più che le armi o il censo, contava la finezza del pensiero e della condotta. Un modello in cui le donne potevano essere finalmente sovrane. Agli esempi illuminanti del passato si affiancano due esperienze contemporanee: le battaglie contrattuali delle operaie tessili di Brescia e l'amministrazione di Graziella Borsatti, sindaca di Ostiglia, due casi di possibili vie di fuga dall'ideologia della rappresentanza, dal prevalere della quantità sulla qualità, dal dominio della funzione manageriale e dell'organizzazione tecnocratica del lavoro. Nell'operato di queste donne coraggiose e consapevoli si distingue la potenza liberatrice dell'autorità, purché questa mantenga la sua radice femminile e il suo ambito sapienziale, e la libertà sia intesa come recupero della priorità politica ed esistenziale delle relazioni - la trama che sostiene le nostre vite. Perché solo l'autorità femminile può originare una pratica della sovranità capace di rigenerare le istituzioni pubbliche. E di governare il mondo senza appropriarsene.
Nel paese del Re pescatore
Joan Didion
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 258
Un'ereditiera californiana viene rapita dall'Esercito di liberazione simbionese, diventa l'amante di uno dei terroristi e terrorista lei stessa, poi sposa la sua guardia del corpo e va a vivere con figli e cani in una casa finto-spagnola iper-blindata. Una banchiera d'affari di Manhattan mentre fa jogging a Central Park viene aggredita da sei adolescenti neri e ispanici, stuprata, torturata con dei rami e ridotta in fin di vita. E lui, il Re pescatore, il presidente nello Studio Ovale, Ronald Reagan, il custode del Graal ignaro del mistero della comunione, fa cadere l'ostia nel calice del vino consacrato e la lascia lì a galleggiare. Joan Didion compie un'altra incursione sul palcoscenico degli Stati Uniti e, spaziando da Los Angeles a Washington a New York, racconta una geografia impazzita, personaggi grotteschi, un affresco bizzarro, paradossale e psichedelico dell'America contemporanea: è un viaggio coast-to-coast in cui a ogni tappa l'autrice svela le narrazioni mitiche che sfuggono all'occhio dei comuni osservatori, decostruisce le fantasie dei media e affronta senza remore ogni verità, anche la più brutale. Ne risulta un infuocato reportage in prosa lirica, un amalgama abbacinante di scetticismo e compassione; l'ennesima prova della capacità di Joan Didion di catturare lo spirito del tempo. "Nel paese del Re pescatore" è un'opera in cui i lettori di Joan Didion ritrovano i tratti distintivi dei suoi romanzi e memoir: lo sguardo limpido come acqua artica, l'intelligenza tra le più raffinate e insieme corrosive, lo stile denso e terso, l'inconfondibile eleganza, il piacere letterario unito alla scabrosità giornalistica, la capacità di cogliere un dettaglio e trasformarlo in emblema.
Naufragi. Storia d'Italia sul fondo del mare
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 206
Inabissati, sommersi, trascinati nei fondali marini, nei gorghi segreti degli oceani. Dispersi da un'onda feroce, da un'onda dolce condotti in salvo su spiagge remote. L'acqua e le sirene, i vapori e l'acciaio: i sogni degli italiani hanno da più di un secolo la forma di navi ciclopiche, transatlantici, vaporetti, motoscafi, petroliere che solcano tempeste e maree in cerca di fortuna o di un destino. "Naufragi" è il libro delle più famose sventure marittime italiane. Quella di Sebastiano e Agnese, due innamorati partiti per l'America sul Titanic e separati per sempre in quella notte che risuonava di violini e crepitio di ghiaccio; del comandante Paul Winter e dei passeggeri del Baron Gautsch, affondato da una mina; del Principessa Mafalda, colato a picco poco prima di arrivare al Nuovo Mondo; dell'Andrea Boria, sfiancata dallo scontro con una nave mercantile; della Luisa, divorata dalle fiamme nel porto di Bandar Mashur; della London Valour trafitta e affossata dagli scogli; dell'Acnil 130 travolto da un tornado; dell'Angel rovesciato dai colpi dei marosi; della Tito Campanella scomparsa nella furia di un mare forza otto; della Moby Prince inondata di greggio dopo lo scontro con una petroliera; della Costa Concordia, e della sua tragica storia ancora oggi non del tutto risolta. "Naufragi" è un registro degli scomparsi e dei sopravvissuti, dei sognatori e delle vittime sacrificate dal destino; una narrazione corale delle disgrazie marittime e dei miracoli italiani che riscopre cronache indimenticabili della nostra storia, riportandone alla luce i momenti più drammatici, emozionanti, leggendari, e unendo le voci dei naufraghi a quelle dei loro parenti, amici, colleghi, vedove, bambini, e a quelle degli sfortunati che ancora oggi reclamano una fine ufficiale, una morte accertata, e lanciano strazianti grida dal fondo del nostro mare.
Economia della rivoluzione
Lenin
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 521
Il 25 ottobre - 7 novembre secondo il calendario gregoriano - di cento anni fa Lenin scrisse un appello "Ai cittadini di Russia" per comunicare che il governo provvisorio era abbattuto e il potere statale passava nelle mani del Comitato militare rivoluzionario. Nel centenario di quell'ottobre, Vladimiro Giacché riunisce il corpus degli scritti economici di Lenin e modella un'opera dall'identità solida e precisa, che prende le mosse dagli accadimenti e dai provvedimenti dei primi mesi dopo la rivoluzione, comprende la dura stagione della guerra civile e del comunismo di guerra, infine approda alla svolta della Nuova politica economica. Ma "Economia della rivoluzione" non è soltanto un documento su quanto avvenne dopo i dieci giorni che sconvolsero il mondo: teoria e prassi di Lenin hanno esercitato un'enorme influenza a livello mondiale. Dallo scontro politico che si aprì in Unione Sovietica dopo la morte di Lenin alle riforme economiche degli anni sessanta in Urss e nei paesi dell'Europa orientale, tutti si sono rifatti ai suoi testi come al criterio di verità su cui misurare le proprie ragioni, il vessillo di cui impadronirsi per vincere la battaglia. Ma l'influenza del pensiero di Lenin si è estesa ben oltre i confini del mondo socialista, se ancora a inizio anni ottanta il presidente francese Francois Mitterrand confidava ai propri collaboratori che per cambiare qualcosa in economia bisognava essere «leninisti». E la fine dell'Unione Sovietica non ha decretato il tramonto delle fortune di Lenin, visto che la transizione della Cina e di altre economie emergenti da un'economia integralmente statalizzata e pianificata a un'economia di mercato ha tratto diretta ispirazione dalla Nuova politica economica: capitalismo di Stato in paese socialista, che nel 2012 l'Economist ha definito «il nemico più formidabile che il capitalismo liberale abbia sinora dovuto affrontare». Un nemico ancora più temibile ora che la Grande recessione ha investito i paesi capitalistici avanzati e superare la crisi con semplici meccanismi di mercato sembra impossibile. Come per tutti i classici, il pensiero economico di Lenin è una bussola non solo per orientarsi nel passato e comprendere il presente, ma anche per trovare la via nel buio di cui sembra circonfuso il nostro futuro.
La fine dei soldi. Una proposta per limitare i danni del denaro contante
Kenneth S. Rogoff
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 333
La maggior parte delle persone ama i contanti: sono immediati, pratici, anonimi. Basta scavare più a fondo, però, per scoprire che i danni sociali provocati dall'uso della moneta cartacea superano di gran lunga questi pregi superficiali. Potrebbe sembrare una questione minore, in un'epoca di grave stagnazione e instabilità economica. Ma l'eccesso di denaro contante contribuisce in modo decisivo a rendere il mondo più povero, più iniquo e meno sicuro: pone grandi limiti alle politiche monetarie, favorisce l'evasione fiscale e il lavoro nero, rappresenta di fatto un regalo alla criminalità organizzata e al terrorismo. In questo libro, Kenneth Rogoff - uno dei massimi esperti mondiali di finanza e politiche pubbliche, autore di "Questa volta è diverso" - indaga la natura del denaro e ripercorre la storia della moneta cartacea dalle origini all'economia dei nostri giorni. Le statistiche rivelano che oggi circolano 3200 euro in contanti per ogni cittadino europeo e 4200 dollari per ogni statunitense, quasi tutti in banconote di grosso taglio. Di questa enorme quantità" di cartamoneta soltanto il 10 per cento, se non meno, viene utilizzato per i normali acquisti di individui e famiglie; tutto il resto si perde nei meandri dell'economia sommersa, quando non nelle casseforti di grandi evasori, truffatori, narcotrafficanti e mafiosi. La soluzione di Rogoff è semplice: abolire gradualmente la cartamoneta, con l'eccezione dei piccoli tagli. Queste prosciugherebbe il bacino in cui vive e prolifera l'economia illegale, ma soprattutto permetterebbe alle banche centrali di fissare tassi d'interesse negativi senza rischiare una corsa al contante: uno strumento di politica monetaria decisivo - eppure indisponibile, finora - per stimolare gli investimenti e i consumi nei periodi di recessione.