Orthotes
Il discepolo di seconda mano. Saggi su Soren Kierkegaard
Roberto Garaventa, Diego Giordano
Libro: Libro in brossura
editore: Orthotes
anno edizione: 2011
pagine: 216
Con l'espressione "discepolo di seconda mano" Kierkegaard si riferiva a coloro che, per contingenza storica, si rapportano alla figura del maestro in maniera indiretta, non essendo stati suoi "contemporanei". Nelle pagine di questo libro i panni del maestro sono vestiti da Søren Kierkegaard, e quelli di discepoli secondari da una nuova generazione di giovani studiosi del filosofo danese. Tuttavia la silloge raggruppa anche una serie di saggi di studiosi appartenenti a generazioni precedenti. Tale separazione non deve suscitare però alcuna perplessità perché, come Kierkegaard ravvisa, non esiste né un discepolo di seconda mano né un discepolo contemporaneo e ogni generazione che precede fa da battistrada e "occasione" alla generazione successiva la quale, senza lasciarsi sopraffare dallo spavento del peso da portare, deve al contrario "correre col vento in poppa". Saggi di: Antonella Fimiani, Alessandra Granito, Laura Liva, Gordon Marino, Umberto Regina, Federica Scorolli, Jon Stewart, Anna Valentinetti.
Critica della prassi assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano
Paolo Bettineschi
Libro: Libro in brossura
editore: Orthotes
anno edizione: 2011
pagine: 164
Il volume analizza e discute l'idealismo di Giovanni Gentile incentrando la propria critica attorno al tema dell'assolutezza della prassi. La centralità di questo concetto consente che le critiche teoriche rivolte all'attualismo e alla sua logica passino senz'altro attraverso i risvolti delle istanze morali che avvolgono per intero la dottrina gentiliana. Anzi, è proprio nella soppressione della possibilità di distinguere la teoria (come orizzonte della presenza dei significati) dalla prassi (come dimensione della produzione della presenza) che il dialettismo attualistico può meglio essere decifrato e confutato, funzionalmente alla fondazione di una logica differente e in vista di un'idea della prassi umana non divinizzata in senso immanente perché, piuttosto, trascendentalmente aperta all'alterità che è presente e all'alterità che, pure, può trascendere infinitamente la stessa presenza.