Scienze e Lettere: Collezione archeologica
Pompei. Mestieri e botteghe 2000 anni fa
Carlo Avvisati
Libro: Libro in brossura
editore: Scienze e Lettere
anno edizione: 2022
pagine: 224
«Carlo Avvisati ha rivolto la sua attenzione, comprendendo, con l'istinto di un giornalista, che le realtà della vita emergono da una serie di istantanee. Gli studiosi sono ora davanti a una sfida: superare il loro disprezzo e studiare più sistematicamente le ricche testimonianze sulla vita commerciale che Pompei offre. Frattanto, i visitatori dell'antico sito profitteranno grandemente della vivace evocazione dell'"umile vita" romana offerta da questo volume.» (dalla prefazione di Andrew Wallace-Hadrill). «Carlo Avvisati, che pure si muove nella tradizione della "pompeianistica" riesce a sfuggire a questa deriva sia facendo ampio ricorso ai repertori generali di antichità romane sia, e soprattutto, grazie alla poesia. Come i personaggi che descrive nei suoi versi, i suoi Pompeiani non pretendono di farsi modelli di storia e neppure di microstoria locale: raccontati con elegante leggerezza venata di ironia, sono semplicemente uomini e donne, cui toccò di vivere sotto il Vesuvio in un momento drammatico, con affetti e sentimenti umani, e perciò eterni.» (dalla prefazione di Stefano De Caro)
The Roman theatre. A multitasking building
Luisa Migliorati
Libro: Libro in brossura
editore: Scienze e Lettere
anno edizione: 2020
pagine: 80
Un nuovo Efesto per il IV sec. a.C. e la villa romana di Palombara Sabina
Mari Zaccaria, Massimiliano Papini
Libro: Libro in brossura
editore: Scienze e Lettere
anno edizione: 2015
pagine: 80
Una villa a Palombara Sabina, scavata dal 2009 dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e costruita intorno al 50 a.C. per un proprietario ancora anonimo, si articola in due settori ben distinti: il corpo residenziale e il peristilio racchiudente il giardino con un'esedra ad arco di cerchio interrotta al centro da un edificio quadrangolare. Dall'indagine del complesso è emerso molto materiale, tra cui alcune copie eccellenti di nobilia opera, parte della sua decorazione forse proprio nell'area del giardino, il cui possibile significato è indagato dagli autori. Se è molto preziosa la copia dell'Eirene di Cefisodoto anche grazie al recente rinvenimento del braccio destro (l'unico caso in cui si sia preservato), la riconsiderazione di una statua nota sin dal 1986 consente il recupero di una copia di un'opera del terzo quarto del IV sec. a.C. con alta probabilità raffigurante Efesto. Sono rare le immagini a tutto tondo di quel dio e ristrette all'Attica, e chissà che stavolta per l'originale sottostante non si possa quindi persino rischiare il nome di un grande scultore. È poi vero da tempo che non è possibile immaginare storia dell'arte migliore di quella in cui la parola "bello" non sia contemplata; ciononostante, è bellissimo (e pieno di decor), questo "nuovo" Efesto da Palombara.
Il Pantheon di Agrippa
Eugenio La Rocca
Libro
editore: Scienze e Lettere
anno edizione: 2015
pagine: 120
A partire dalla fine del XIX secolo, quando George Chédanne stabilì senza alcuna ombra di dubbio che il Pantheon fosse databile in base alle murature e ai bolli di mattone ad età adrianea (malgrado si reputi ormai che i lavori siano iniziati durante il principato di Traiano), si è aperta una polemica, talora assai aspra, sull'impianto e sull'orientamento del primitivo Pantheon, realizzato nel 27 o nel 25 a.C. I sondaggi eseguiti nel 1996/97 davanti alla facciata del Pantheon hanno condotto alla definitiva conclusione che l'edificio di età augustea fosse rivolto a nord e che avesse una facciata di misura simile a quella dell'edificio adrianeo. A questo punto, si può meglio impostare il discorso sul rapporto tra il Pantheon, il mausoleo di Augusto, l'obelisco/meridiana che il principe fece erigere nel 10 a.C. nel Campo Marzio settentrionale dedicandolo al Sol, e l'ara Pacis. È verosimile che i quattro monumenti siano partecipi di un medesimo programma teso a prefigurare la futura divinizzazione di Augusto.
Cittadini a confronto. I rilievi funerari con figure di politai nell'Asia Minore ellenistica e romana
Manuela Puddu
Libro
editore: Scienze e Lettere
anno edizione: 2013
Durante l'epoca ellenistica nelle poleis dell'Asia Minore mediterranea è attestata un'enorme diffusione delle stele a rilievo quali semata funerari per eccellenza, monumenti caratterizzati da soluzioni spesso originali di ciascuna città, pur nell'adozione di tematiche e iconografie standardizzate. In particolare, colpisce il largo successo che conobbe l'iconografia detta del polites, per l'uso da parte dei committenti di farsi raffigurare nella veste di cittadino che, assieme a elementi accessori, esprimeva i valori cardine del buon polites, le virtù civiche che era importante sottolineare agli occhi dei propri concittadini. In otto centri la presenza di tale tematica raggiunge o supera la decina di esemplari e offre l'occasione per una disamina della mentalità sottesa ai monumenti su cui è presente, ricondotti al più ampio contesto fisico delle necropoli che li ospitarono, a quello ideale delle restanti forme di autorappresentazione funeraria attestate e a quello storico-sociale della polis in cui furono prodotti o adottati. Il risultato è un quadro piuttosto eterogeneo delle otto poleis (Rodi, Samo, Efeso, Chio, Smirne, Lesbo, Cizico e Bisanzio), con significative differenze di linguaggio e di mentalità, spia della multiformità di una regione e di una produzione artistica spesso viste come unità omogenee e uniformi.