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Neri Pozza: I colibrì

Scacco alla pace. Monaco 1938

Scacco alla pace. Monaco 1938

Maurizio Serra

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 496

Monaco 1938: una data entrata nell’immaginario collettivo come sinonimo della capitolazione delle democrazie europee di fronte al totalitarismo nazista. Sperando di salvare la pace, Gran Bretagna e Francia, con la mediazione di Mussolini, cedettero a Hitler i Sudeti, non accorgendosi di compiere il passo decisivo verso l’abisso della Seconda guerra mondiale. L’unico a comprendere la vera natura dell’accordo fu Churchill, che dichiarò: «Hanno scelto il disonore per evitare la guerra, avranno il disonore e la guerra». L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato di estrema attualità la Conferenza di Monaco, anche se il racconto e l’interpretazione seguono l’onda dell’emozione e dimenticano il reale contesto storico. Maurizio Serra, al termine di una lunga indagine negli archivi di tutt’Europa, ci restituisce la storia autentica dell’evento che ha cambiato il mondo, chiarendo, alla luce di nuovi documenti, il ruolo di Mussolini, che a quel tempo non era ancora appiattito sulle posizioni del Terzo Reich. Consapevole delle debolezze del suo esercito e che le ambizioni naziste non corrispondessero agli interessi italiani, il duce voleva evitare il conflitto, sondare le reazioni delle democrazie e, al tempo stesso, concedere spazio al progetto tedesco enunciato, che Hitler però smentirà entrando a Praga nel marzo 1939. Interessante notare come si mossero Roosevelt e Stalin, assenti alla conferenza: Monaco stava anche preparando il futuro patto tedesco-sovietico per la spartizione della Polonia. Una storia ricca di aneddoti e rivelazioni, a partire dalle origini, il 1918, e fino alle catastrofiche conseguenze. Serra tratteggia, con la maestria che lo contraddistingue, i ritratti dei quattro attori principali (Hitler, Mussolini, Chamberlain, Daladier) e dei protagonisti dietro le quinte.
25,00

Le spie di Stalin. I ragazzi di Cambridge che cambiarono la storia

Le spie di Stalin. I ragazzi di Cambridge che cambiarono la storia

Giorgio Ferrari

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 320

Dai primi anni Trenta fino ai momenti cruciali della Guerra Fredda, un folto gruppo di giovani idealisti europei e americani – da Klaus Fuchs a Bruno Pontecorvo ai coniugi Rosenberg – lavorò sotto traccia infiltrandosi per conto dell’Unione Sovietica nei gangli più delicati del potere e della sicurezza nazionale con l’obiettivo di consegnare a Mosca i segreti dell’energia atomica. Tra essi spiccava un quintetto di blasonati studenti di Cambridge, cinque giovani appartenenti all’élite intellettuale e alla upper class inglese – Kim Philby, Donald Maclean, Guy Burgess, Anthony Blunt e John Cairncross, meglio noti come i Cinque di Cambridge – che tradirono la Corona britannica sposando l’ideologia comunista e idealizzando Iosif Stalin come l’unico leader in grado di contrastare l’avanzata dei fascismi e del nazismo. Ma il sospetto che a guidare l’epica barricadera di quella privilegiata jeunesse dorée uscita dal Trinity College di Cambridge sia stato un nonsoché di estetico, una sorta di religione personale ritagliata su misura del proprio ego e del proprio narcisismo, rimane forte: dietro al grande tradimento che questi giovani (insieme a tante altre spie britanniche, molte delle quali rimaste tuttora sconosciute) avevano assunto come compito morale c’era ben altro. Una società, quella post-vittoriana, uscita malconcia dalla Grande Guerra, in cerca di un’identità e che tentava di scrollarsi di dosso un’ipocrisia antica avviandosi verso una scintillante modernità. Una porzione della quale sembra essersi riversata nell’estasi del tradimento praticata da quei caricaturali “esteti armati”. La loro sorte, fra l’alcolismo e un torbido esilio sovietico, ha il sapore acre del finale di un dramma elisabettiano.
20,00

Jerusalem suite. Un hotel in prima linea tra Israele e Palestina

Jerusalem suite. Un hotel in prima linea tra Israele e Palestina

Francesco Battistini

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 432

C’è un luogo, l’American Colony di Gerusalemme, che è sempre stato sulla prima linea del conflitto arabo-israeliano. Non è solo un albergo storico e di fascino. Nato quasi 150 anni fa nella vecchia casa di un effendi, culla d’una piccola colonia di presbiteriani americani, il Colony, sul limite fra l’Est e l’Ovest, ha sempre cercato d’essere un luogo di neutralità, di dialogo, d’incontro fra cristiani, ebrei, musulmani. Il libro è la storia di questo albergo. Raccontato attraverso i suoi personaggi, le sue stanze, gli eventi che l’hanno abitato. Fu un lenzuolo del Colony, usato come bandiera bianca, a sancire la fine della dominazione ottomana. Qui venivano Lawrence d’Arabia a rifugiarsi e Churchill a ridisegnare il Medio Oriente, Selma Lagerlöf a scrivere il suo romanzo da Nobel e Mark Twain a riposarsi. Nel 1948 da questi tetti si sparavano la Legione Araba e la Banda Stern. Durante le guerre dei Sei giorni e del Kippur in questa reception bivaccavano i giornalisti di tutto il mondo. In questi giardini giocava un piccolo Rudolf Hess, futura anima nera della Shoah, e nella camera 16 ci furono le prime trattative per gli accordi di Oslo. Qui alloggiava Tony Blair quand’era inviato per la Cisgiordania e Gaza e qui passava John Kerry, dopo gli incontri con Netanyahu. Il Colony è ancora oggi una piccola Palestina nella Gerusalemme occupata, dove molti leader palestinesi non mettono piede, e insieme un pezzo d’Israele che pochi politici israeliani frequentano. Una terra di nessuno e di tutti. Plato Ustinov vi piantò due palme della pace più volte incendiate e poi ripiantate dal nipote Peter. Durante le intifade, il Colony era una fortezza sicura: un rigido statuto fissa le quote “etniche” dei camerieri che vi possono lavorare, e per questo nessuno l’ha mai attaccato.
22,00

Abisso. Cuba 1962. Il mondo a un passo dal conflitto nucleare

Abisso. Cuba 1962. Il mondo a un passo dal conflitto nucleare

Max Hastings

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 608

Furono i tredici giorni più famosi della Storia, tra il 16 e il 28 ottobre 1962, quelli in cui Stati Uniti e Unione Sovietica rischiarono di far esplodere la Guerra fredda in guerra atomica. Nei tre mesi precedenti, Nikita Chruscev aveva schierato segretamente missili balistici nucleari sulla costa nord di Cuba. L’America, dal canto suo, aveva installato i suoi Jupiter in Italia e in Turchia e tentato, senza riuscirci, l’invasione dell’isola per rovesciare Fidel Castro. In quei giorni l’umanità si sporse sull’abisso della totale autodistruzione, e per un soffio non vi cadde dentro. Proprio in quel 1962, infatti, John F. Kennedy, uno dei tre attori in scena insieme al leader sovietico e a quello cubano, si ritrovò spesso a citare il bestseller di Barbara Tuchman I cannoni d’agosto, a proposito della Grande Guerra: nessuna delle potenze belligeranti intendeva scatenare il gigantesco conflitto che sarebbe seguito. Eppure. Con quello che si potrebbe ormai definire “il metodo Hastings” – ossia il modo in cui il giornalista, storico, polemologo da oltre mezzo secolo rende godibile a tutti la grande Storia –, "Abisso" ci fa rivivere in presa diretta i giorni cruciali in cui si discusse se attaccare Cuba, guardare i sovietici marciare dentro Berlino Ovest e poi entrare in una guerra globale. Attraverso lo sguardo di capi di Stato, ufficiali sovietici, contadini cubani, piloti americani, fautori del disarmo britannici, avremo accesso a interviste, documenti d’archivio, registrazioni, diari, testimonianze dirette. Su quell’apocalisse sfiorata ed evitata grazie, in fin dei conti, a singoli uomini che hanno saputo fermarsi. E mai quella storia lontana sessant’anni sembrerà tanto vicina. Pensando alla crisi dei missili, dobbiamo ovviamente sentirci grati per essere ancora qui, oggi, a leggere e a scrivere su di essa. Non possiamo essere certi del fatto che ci andrà sempre così bene, e che i grandi leader sapranno sempre far mostra di altrettanta saggezza.
28,00

Scintille. Storia clandestina della Cina

Scintille. Storia clandestina della Cina

Ian Johnson

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 432

Se qualcosa accomuna tutti i paesi è che la storia diventa sempre più terreno di scontro sul presente. In Cina l’interazione tra passato, presente e futuro è un’ossessione millenaria. Le dinastie imperiali riscrivevano il passato per giustificare il loro dominio e dimostrare l’indegnità dei predecessori. Il marxismo ha modernizzato facendo della storia un processo inarrestabile verso la vittoria del comunismo. Il Partito comunista cinese, forte di questo assunto, da decenni riscrive misfatti e tragedie, giustifica poteri e violenze. A fronte di una storia autorizzata, fin dagli albori della Repubblica popolare, la controstoria era affidata al coraggio di un pugno di dissidenti. Negli ultimi vent’anni, però, a riscrivere la versione del regime è una rete diffusa attraverso il paese: scrittori, artisti, filmmaker, giornalisti, “cronisti” clandestini che, sfruttando la velocità e l’anonimato della tecnologia digitale, sfidano il governo sul suo terreno più sacro, il monopolio del passato. Una documentarista fa un film su un famigerato campo di lavoro dell’era di Mao. Una giornalista studia le vicende di una fanzine studentesca del 1960, Xinghuo (Scintilla), “spenta” subito nel sangue. Un editore elude la polizia segreta e pubblica un periodico samizdat di argomento storico. Una giornalista indipendente dà voce alle sofferenze di milioni di persone per i lockdown a oltranza. Sono alcune delle persone che partecipano di questa testimonianza corale raccolta dal Premio Pulitzer Ian Johnson. "Scintille" dà atto di un cambiamento poderoso in essere: le voci di dissenso stanno incrinando la versione ufficiale, combattono una delle grandi battaglie dell’umanità, memoria contro oblio. Una battaglia che darà forma alla Cina di domani.
24,00

Snob society. Ritratti di eleganza

Snob society. Ritratti di eleganza

Francis Dorléans

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 544

Dandy, nottambuli, esteti, muse, star, couturier, arredatori, scrittori, accomunati da sto rie d’amore, avventure romanzesche, party in terrazza, colpi di fulmine, sotterfugi per procurarsi il denaro di cui necessitano per vivere come hanno scelto. Molto denaro. Uomini e donne che stanno alzati fino a tardi, bevono superalcolici a qualsiasi ora del giorno, passano da una sigaretta all’altra e non disdegnano la droga. Sono quasi un centinaio i personaggi raccontati in questo che non è uno studio sociologico sullo snobismo, ma un libro che racconta nell’intimo teste coronate, attori e attrici, registi, scrittori, fotografi, gente di “buona famiglia”, stilisti, politici, uomini d’affari, artisti dal talento ineguagliabile. Da Londra a Parigi passando per Hollywood, la rocca di Monaco e la Grecia, luoghi concatenati tra loro come le vite dei loro personaggi, si rincorrono aneddoti scandalosi: Natalia Paley, principessa di casa Romanov, bellezza androgina, iniziata alla droga da Cocteau. Cary Grant, che ostenta un’apparente serialità seduttiva ma guarda a Randolph Scott, il cowboy più virile del West americano. Marilyn Monroe, che sarebbe dovuta diventare principessa di Monaco al posto di Grace Kelly, secondo il piano di Onassis, ma risulta troppo «volgare» benché «appetitosa». È così che si sgretolano le fiabe, in una società dove i locali notturni hanno preso il posto dei salotti settecenteschi. Dal libro di Francis Dorléans emerge una verità essenziale: la società snob è caratterizzata dall’arroganza, dall’amore per la ricchezza e il potere, nonché dalla cattiva educazione. Perché la classe non si compra. Dai duchi di Windsor a Orson Welles, da Aristotele Onassis alla principessa Marella Caracciolo, da Howard Hughes a Truman Capote, dalla famiglia Rothschild a Maria Callas. E poi ancora Marlene Dietrich, Gianni Agnelli, Cecil Beaton, Ali Aga Khan, Greta Garbo, Luchino Visconti e molti altri, nella biografia di un mondo che molti sognano e solo pochissimi possono vivere.
30,00

Prigionieri del castello

Prigionieri del castello

Ben Macintyre

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 432

"Questa è l’incredibile storia vera della prigione più inespugnabile della Germania nazista. Un castello, quello di Colditz in Sassonia, che nel corso dei secoli era stato fortezza medievale, residenza di caccia, sanatorio, sede di gruppi paramilitari, e che infine, durante la Seconda guerra mondiale, fu per quattro anni campo di prigionia per ufficiali alleati ad alto rischio di fuga. Così all’interno di quelle mura – a strapiombo su un fossato oltre il quale comunque non c’era la libertà, ma chilometri e chilometri di terra tedesca – si creò una specie di “università dell’escapismo”, un microcosmo di persone con un unico obiettivo: l’evasione. Ciò, tuttavia, non si tradusse mai in vera e propria unità: ciascun gruppo nazionale, nei pochi anni in cui Colditz fu il campo di massima sicurezza Oflag IV-C, tentò la fuga decine di volte, sovrapponendo gallerie a gallerie, tentativi a tentativi, al punto che si rese addirittura necessaria l’istituzione di un «comitato internazionale per l’evasione», il solo a essere informato di ogni singolo piano, di cui gli spettava specifica autorizzazione. Dei numerosissimi tentativi attuati, in realtà, solo pochi andarono a buon fine, e tutti all’insegna di una certa assurdità: ci fu chi si nascose tra la folla di ritorno da una partita di calcio, chi viaggiò otto giorni in sella a una bicicletta rubata, chi scappò cucito all’interno di un materasso pieno di paglia marcescente. Con Prigionieri del castello, Ben Macintyre ci conduce dietro le quinte di un’intrigante storia del Novecento per offrirci il ritratto di un gruppo di uomini eroici ma fallibili, che pur prigionieri replicavano gli schemi classisti e gli antagonismi della società pre-bellica; il libro definitivo sul mito di Colditz.
24,00

Prequel. Quando l'America rischiò di diventare fascista

Prequel. Quando l'America rischiò di diventare fascista

Rachel Maddow

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 443

"Partiamo dall’epilogo: il complotto di cui leggerete in queste pagine non è andato a buon fine. Il luogo: Stati Uniti. Il tempo: anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. L’azione: attacco eversivo alla democrazia americana. Tutto si gioca negli anni cruciali tra l’ascesa al potere di Mussolini e di Hitler in Europa e l’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1941. La Germania, in vista del Reich millenario, investe milioni di marchi per inondare il suolo americano di propaganda e spie. Il terreno, del resto, è fertile. I simpatizzanti dell’ultradestra sono già numerosi, agguerriti, sparpagliati in tutto il Paese. Ci sono le Camicie d’argento di Pelley; c’è padre Coughlin, il prete “radiofonico” cattolico e antisemita; ci sono l’industriale Henry Ford, l’aviatore Charles Lindbergh e l’archistar Philip Johnson; ci sono pure i suprematisti. A questi, noti, si aggiungeranno uomini dei media e degli apparati dello Stato, corrotti dalla visione e dal denaro dei nazisti. Una rete occulta, sostenuta da paramilitari che da anni si preparano all’insurrezione rubando armi dai depositi federali. L’obiettivo: rovesciare il governo di F.D. Roosevelt, entrare in guerra a fianco dell’Asse, instaurare un regime autoritario e razzista. Dall’altra parte, una manciata di uomini delle istituzioni e privati cittadini – pochi, temerari, dimenticati dalla Storia – soli davanti a questo gigantesco complotto, più simile a una trama di Philip K. Dick che alla realtà. Sarà Pearl Harbor, in extremis, a compattare la nazione. "Prequel" è il resoconto di questa lotta feroce, impari, e del manipolo di eroi che l’ha combattuta. "Prequel" è un monito, perché i tentacoli di quella piovra, sconfitta ma in sonno, si allungano fino a noi. "Prequel" è una storia mai letta. La grande lotta dell’America contro il fascismo non si è svolta solo oltreoceano negli anni Quaranta. Gli americani hanno combattuto anche in patria, e le loro storie vi sconvolgeranno."
24,00

Qui non è Nuova York. 100 giorni nell'America profonda

Qui non è Nuova York. 100 giorni nell'America profonda

Maria Teresa Cometto, Glauco Maggi

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 272

Due inviati speciali italiani, marito e moglie che da un quarto di secolo vivono a New York, raccontano gli Stati Uniti in due viaggi in auto coast-to-coast. Il primo è da New York a Portland (Oregon) e ritorno, su due diverse rotte lungo gli stati settentrionali. Il secondo, da New York a San Diego (California), scendendo prima in Georgia lungo l’Atlantico e attraversando poi gli stati meridionali. In tutto 32mila chilometri, 17 parchi nazionali e oasi naturali. È la scoperta dell’«Altra America», la più lontana dai luoghi battuti dai turisti italiani, ma la più vicina al cuore vero della grande nazione, ben diversa da quella che si legge o si vede abitualmente sui media mainstream. Ci sono tanti luoghi «innaturali», come le foreste del Washington State con i pini cresciuti sui tronchi degli alberi segati un secolo e mezzo fa per costruire la Ferrovia del Grande Nord. Siti storici leggendari, come The Lost Colony, la colonia inglese fondata nel 1585 sull’isola di Roanoke, North Carolina, e misteriosamente scomparsa. Curiosità architettoniche, come il campus della Università del Texas a El Paso, disegnato come i templi del Buthan. Paesaggi unici, come i crateri della Luna in Idaho. Laghi e monti che hanno ispirato grandi scrittori, come quelli del Michigan per Hemingway. Bellezze inattese, come il Crystal Bridges Museum immerso nei boschi di Benton - ville, Arkansas, la capitale del gigante dei supermercati Walmart. Ma soprattutto ci sono tante situazioni, idee, umanità. Testimonianze del passato più buio dell’America, come il nuovo Museo del linciaggio a Montgomery, Alabama. Squarci di speranza come la storia di Opal Lee, la novantaseienne afroamericana che da Fort Worth, Texas, ha marciato fino a Washington per rendere festa nazionale il giorno della liberazione dalla schiavitù. E innumerevoli pezzi d’Italia, senza contare i tantissimi italiani di nuova immigrazione incontrati ovunque, come gli scienziati del nasa Jet Propulsion Laboratory a Pasadena, California, o gli insegnanti della nostra lingua, considerata cool nei campus universitari delle città più sperdute.
20,00

Come Praga divenne magica. Il medioevo di una capitale europea

Come Praga divenne magica. Il medioevo di una capitale europea

Franco Cardini

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 208

Praga città d’oro: il Ponte Carlo, il celebre orologio a carillon della Città Vecchia, l’imperatore-mago Rodolfo II, l’Arcimboldo e il Vicolo degli Alchimisti, la leggenda del Golem e il cimitero ebraico, la musica di Mozart e quella di Dvořák, L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera e gli incubi di Kafka, le viuzze e i caffè di Malá Strana, il sapore della miglior birra del mondo e quello della libertà nella Primavera del Sessantotto. Tutto ha inizio nel VI secolo, quando nell’area dell’Europa centro-orientale in cui erano insediate da un millennio genti celtiche della stirpe dei boi (per questo si sarebbe denominata in latino «Boemia») giunsero nuovi popoli che conosciamo come slavi. Qui affonda le sue radici la città che sarebbe divenuta «magica» e che avrebbe cominciato il suo lungo cammino di faro culturale europeo nell’anno 882 quando il principe slavo Bořivoj, che pretendeva di discendere dal mitico Přemysl fondatore della rocca sulla riva sinistra del fiume Vltava – primo nucleo della futura città –, costruì su un’altura della sponda opposta il Castello. Antico era anche un modesto insediamento presso il fiume, nell’area oggi nota come Malá Strana. Di fronte a esso, sull’opposta riva del fiume, si sviluppò poi un ampio mercato servito da un porto: da lì si sarebbe sviluppato lo Staré Město, la Città Vecchia. Divenuta importante centro commerciale nella seconda metà del X secolo, Praga entrò con l’intera Boemia nell’orbita dei re di Germania. L’acme della sua potenza venne raggiunto sotto il governo dei discendenti dei conti di Lussemburgo con Giovanni che, con la Bolla d’Oro del 1356, riordinò la prassi dell’elezione dei sovrani del Sacro Romano Impero istituendo il collegio dei sette principi elettori. Qui, dopo la crisi del Trecento, vennero gettati, con il predicatore Jan Hus, i prodromi della Riforma religiosa che si sarebbe più tardi imposta con Martin Lutero.
19,00

Tramonto italiano. Come un paese si avvia alla disgregazione

Tramonto italiano. Come un paese si avvia alla disgregazione

Francesco Sisci

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 192

Il passaggio indifferente e quasi distratto dell’autonomia differenziata accelera una deriva già in atto da tempo per la disgregazione del Paese a poco più di 150 anni dalla sua nascita. Ma una disintegrazione del Paese, in linea con tensioni centrifughe esterne, andrebbe affrontata con realismo e visione per non distruggere l’unità politica e moltiplicare tensioni internazionali. I pericoli sono immensi e forse ingenuamente trascurati. Il rischio è di rivivere il dramma rivelato da Hannah Arendt con il nazismo. Tanti si fecero travolgere da quell’orrore non per disegno malvagio ma per quello che lei chiamò thoughtfulness, non essere stati giudiziosi, non avere pensato a pieno le cose, essere stati trascurati e distratti. Meloni, Salvini e tutti gli altri compagni di viaggio che oggi spingono sulla barca del regionalismo, forse non pensano di far saltare l’Italia. Ma altrettanto non pensano a fondo, non approfondiscono evidentemente le conseguenze delle loro azioni. Pensano forse che siano banali, ma banali forse non sono. D’altro canto viste le oggettive tendenze centrifughe del Paese, l’Italia può restare unita solo se trova un suo vero spazio geopolitico nuovo, con fantasia, saggezza, e sapienza. Essa potrebbe cominciare a tessere una tela che trasformi la penisola in un ponte politico inclusivo non solo di Asia, Africa e Europa, ma anche dell’America. Solo tenendo uniti tutti questi pezzi l’Italia trova il senso della sua unità. Non si può pensare di andare in Africa senza avere un accordo profondo con Paesi che sono alle spalle dell’Italia, come Francia e Germania. Un piano solitario italiano per l’Africa acuisce le tensioni con il resto dell’Europa e approfondisce le tensioni centrifughe italiane.
19,00

Ascesa e declino dell'ordine neoliberale. L’America e il mondo nell’era del libero mercato

Ascesa e declino dell'ordine neoliberale. L’America e il mondo nell’era del libero mercato

Gary Gerstle

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2024

pagine: 400

La crisi delle democrazie occidentali, schiacciate da disuguaglianze di reddito e disparità sociali, leadership populiste e ondate di etnonazionalismo, è il segno più evidente di una frattura nell’ordine politico che da decenni domina il mondo: l’ordine neoliberale, che ha preso forma negli Stati Uniti degli anni Settanta e Ottanta e da lì ha conquistato e trasformato l’intero pianeta. Il suo declino ha avuto origine negli anni di Bush, con la fallita ricostruzione dell’Iraq secondo criteri ultraliberisti e lo scoppio della Grande recessione nel 2008, e si è manifestato nell’ascesa di Trump e della sinistra guidata da Bernie Sanders. Ma per comprendere dove condurrà la caduta dell’ordine neoliberale è necessario ricostruire il modo in cui si è consolidato, smantellando l’ordine del New Deal prima imperante. Gary Gerstle passa in rassegna cent’anni di storia americana per rinvenire le tracce ideologiche, sociali, elettorali, organizzative e culturali di un sistema di idee e valori che si è costituito in ordine politico duraturo, egemonizzando la destra così come la sinistra. Sono noti i principi economici del neoliberalismo: Stato minimo e libero scambio; libera circolazione di capitali, merci e persone; privatizzazione e deregolamentazione; globalizzazione dei mercati come fattore di prosperità tanto per l’Occidente – ben saldo in cabina di pilotaggio – quanto per i Paesi emergenti. Tuttavia, suggerisce Gerstle, se il neoliberalismo si è affermato è stato anche grazie a valori quali la fiducia nella libertà personale e nell’emancipazione individuale, il culto dell’innovazione tecnologica, il cosmopolitismo e il multiculturalismo, che dopo la fine della Guerra fredda hanno trovato terreno fertile anche in ambito progressista. Non a caso, tra i suoi principali fautori rientrano tanto Ronald Reagan quanto Bill Clinton. Le gravi conseguenze sociali e le disfunzioni politiche dell’ordine neoliberale segnano oggi il suo inesorabile tramonto. Ma l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 dimostra quanto la rottura di un ordine politico può essere pericolosa: se ne sorgerà uno nuovo, potrà essere votato all’uguaglianza e alla solidarietà, ma anche all’autoritarismo.
24,00

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