Lindau: Universale film
Andrej Tarkovskij. Andrej Rublëv
Marina Pellanda
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2015
pagine: 295
La storia di "Andrej Rublëv", il secondo lungometraggio di Andrej Tarkovskij, ha inizio nel 1964 quando, dopo il successo dell'"Infanzia di Ivan", al regista vengono concessi i finanziamenti che gli permetteranno di raccontare la vita del più grande pittore di icone del medioevo russo. All'epoca l'Unione Sovietica sta vivendo il "disgelo" voluto da Chruscev, durante il quale si susseguono alcuni timidi segnali di apertura. Proprio sfruttando questi spiragli di libertà, Tarkovskij racconta la vicenda del monaco pittore vissuto in tempi calamitosi (la Russia del XIV e XV secolo), facendone una metafora del potere salvifico dell'arte e dello spirito dell'uomo, e un atto d'accusa verso i totalitarismi che non ha perso nulla della sua forza originaria.
Sergej M. Ejzenstejn. La corazzata Potëmkin
Maurizio Del Ministro
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2015
pagine: 235
"La corazzata Potëmkin" (1925) è forse il film più famoso della storia del cinema. Commissionato dal governo sovietico per festeggiare il ventennale della rivolta del 1905, ottenne un successo internazionale anche per l'interessamento di Douglas Fairbanks e di Mary Pickford che contribuirono a lanciare la pellicola in America con il plauso di Charlie Chaplin. L'approfondita rilettura dell'opera offre però a Maurizio Del Ministro l'occasione per ripercorrere l'intera parabola di Ejzenstejn - uomo e artista - a partire da "Sciopero" (1924) e fino all'incompiuto "Ivan il terribile" (1946), con una speciale attenzione al rapporto vita-morte che attraversa tutta l'opera del regista e alle vicissitudini legate alla sua sofferta omosessualità nella Russia stalinista.
Orson Welles. Quarto potere
Nuccio Lodato, Francesca Brignoli
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2015
pagine: 181
Nel primo centenario della nascita di Orson Welles (Kenosha, Wisconsin, 6 maggio 1915), l'attenzione generale torna inevitabilmente a essere puntata sul suo capolavoro d'esordio, quel "Citizen Kane" (1941) che è forse il film più discusso e studiato di tutta la storia del cinema (oltre che, a giudizio di molti, uno dei migliori mai realizzati). Liberamente ispirato alla vita di William Randolph Hearst, magnate americano dell'editoria e archetipo del capitalista moderno. "Quarto potere" - analizzato qui alla luce di materiali nuovi e delle critiche più recenti - "intuisce l'invasività della nuova forma immaginaria del capitale, il suo incontenibile diffondersi e moltiplicarsi in infiniti rivoli e specchi, e la trasformazione epocale del denaro e dell'impresa in qualcosa di fluido e fittizio".
Dennis Hopper. Easy rider
Giampiero Frasca
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2014
pagine: 142
Un film culto che si è trasformato in leggenda per un'intera generazione. Dennis Hopper racconta con pochi mezzi una semplice storia popolata da gente che ha difficoltà a collocarsi in un'America colma di contraddizioni e squilibri, nella quale la libertà a cui i giovani protagonisti della Controcultura velleitariamente aspirano viene proposta come un'utopia che molti altri personaggi cercheranno di raggiungere nel corso degli anni. "Easy Rider" fonde i temi cari alla gioventù della fine degli anni '70 l'affrancamento dai vincoli sociali, la droga come liberazione, la musica rock - con il motivo del viaggio, da sempre presente nella cultura americana. Il risultato è un percorso scandito da incontri esemplari che forniscono un singolare e critico ritratto della società americana, ma anche un tragitto che, seppur destinato al fallimento, è continuato nell'immaginario collettivo per più di trent'anni.
Roberto Rossellini. Roma città aperta
David Bruni
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2013
pagine: 191
"Roma città aperta" è un film la cui lavorazione resta circondata da una serie di leggende, alcune infondate, altre suffragate da testimonianze. All'epoca, per la sua capacità di interpretare una svolta storica epocale, caricandosi di una forte connotazione simbolica, venne definito il "Potëmkin italiano", ovvero la massima incarnazione cinematografica dello spirito alla base del 25 aprile e della Resistenza. Pur non riscuotendo consensi unanimi all'uscita, colpì da subito per il coraggio nel raccontare situazioni e fatti ispirati a una realtà tragica appena vissuta: l'occupazione nazista della capitale, quando Roma fu dichiarata, per ironia della sorte, "città aperta"; e venne presto considerato l'atto di nascita del neorealismo.
Kurosawa Akira. Rashomon
Marco Dalla Gassa
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2012
pagine: 267
"È stato il primo film giapponese distribuito in Occidente, il primo a vincere il Leone d'Oro, il primo a...": inizia spesso così il discorso su Rashomon. un'opera da tutti riconosciuta come un capolavoro della cinematografia giapponese, idealizzata dal pubblico, in molti casi equivocata dalla critica, citata e copiata da altri film e poi da fumetti, videogiochi, serial TV e pièce teatrali. Questo volume "spoglia" la pellicola da ogni forma di esegesi troppo influenzata dalla sua "aura" e dipendente dal dovere dell'interpretazione giusta, ridando valore al quadro congiunturale e agli interventi dei soggetti che hanno concorso alla sua genesi. Inoltre, giacché la pellicola di Kurosawa parla pur sempre di un delitto irrisolto, Dalla Gassa esplora a fondo l'ambiguità all'origine dell'enigma, esaminando quegli espedienti formali e narrativi che slegano l'attività percettiva dello spettatore dalla sua attitudine ermeneutica e fanno di Rashomon un testo aperto a una pluralità quasi infinita di interpretazioni. Conducendo sul testo filmico un'analisi puntuale, filologicamente minuziosa e fondata sullo studio delle sue origini letterarie e delle circostanze economico-sociali in cui è nato, questo saggio fornisce al lettore una guida suggestiva al mistero rashomoniano.
Woody Allen. Manhattan
Elena Dagrada
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2012
pagine: 173
All'epoca della sua uscita "Manhattan" riesce per qualche tempo a mettere d'accordo ammiratori e detrattori del regista e interprete Woody Allen. Lo stesso Andrew Sarris, vecchio vate della critica statunitense e denigratore giurato del comico newyorkese fin dai suoi esordi, definisce "Manhattan" come l'unico "grande film americano degli anni '70". Il segreto del successo del film - o almeno della sua fortuna critica - risiede senza dubbio nella sua capacità di fondere in un equilibrio nuovo, maturo e seducente, tutte le componenti dell'universo alleniano: una perfetta comunione tra umorismo verbale e visivo, tra commedia e dramma, amalgamati in uno stile personale e originalissimo che mette il senso dello spazio e del ritmo, del racconto e degli ambienti, dell'ombra e della luce, al servizio della visione del mondo di un autore che si è cercato a lungo, e ha trovato nel cinema la sua strada.
Elio Petri. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
Claudio Bisoni
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2011
pagine: 163
Accolto da un grande successo al momento della sua uscita nelle sale, "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (Grand Prix Speciale della Giuria al 23° Festival di Cannes e premio Oscar come miglior film straniero nel 1971) è considerato uno dei capisaldi del cinema politico. Il linguaggio cinematografico classico, l'eccellenza tecnica della realizzazione e il robusto piglio narrativo sono al servizio di una storia che racconta l'impunibilità del Potere. Un Potere che ha il volto di Gian Maria Volonté, in una delle sue più celebri interpretazioni. In questo libro Claudio Bisoni analizza le tecniche di messa in scena, le scelte di montaggio, l'uso particolare del décor, la costruzione della maschera di Volonté e si sofferma sui rapporti che il film intrattiene con la commedia all'italiana e con la produzione hollywoodiana. Il profilo che emerge è quello di un'opera che riflette sul ruolo perverso dell'autorità nella nostra società, e che, interrogandosi sul nesso eros/politica, contribuisce a tracciare alcune delle coordinate lungo le quali continueranno a muoversi, nell'arco di un decennio, il cinema italiano e la cultura cinematografica.
Michelangelo Antonioni. L'avventura
Federico Vitella
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2010
pagine: 272
Al Festival di Cannes del 1960, di fronte a "L'avventura", pubblico e addetti ai lavori si schierano su due fronti opposti: da un lato, gli spettatori commentano i momenti nevralgici della proiezione con fischi e risate; dall'altro, i critici gridano al capolavoro. Oggi, a cinquant'anni di distanza, l'episodio appare come uno scontro tra vecchio e nuovo cinema. Incrinando i meccanismi del racconto tradizionale in rapporto sia al materiale tematico (la condizione umana nell'epoca post-industriale), che agli strumenti narrativi (l'irrisolto intreccio giallo), alla composizione dell'inquadratura (la preminenza del paesaggio), alle tecniche di montaggio (i falsi raccordi e la continuità di ripresa). "L'avventura" consacra internazionalmente Michelangelo Antonioni, lancia Monica Vitti come attrice drammatica e indica la strada della modernità al miglior cinema coevo. Incrociando la poderosa letteratura critica con materiale largamente inedito (soggetto, sceneggiatura, documenti di produzione ecc.). Federico Vitella propone in queste pagine una rigorosa e approfondita isi dell'opera nella sua precisa collocazione storica e culturale.
Stanley Kubrick. Full Metal Jacket
Roy Menarini, Claudio Bisoni
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2010
pagine: 134
"Full Metal Jacket" è un film sulla modernità, sociale e cinematografica. Kubrick inventa il classico sperimentale, dove l'aurea precisione dei tempi d'oro si trasforma in una minacciosa potenza di catastrofe, dove il sentimento prevalente è quello dell'angoscia e della paura, dove il perfetto nasce dall'incontro assurdo tra un brutale meccanismo di preparazione e un risultato senza risposte. Come ogni classico, anche "Full Metal Jacket" chiede di essere visto e rivisto, contiene sequenze diventate di culto, non smette mai di rilanciare significati nascosti. Ma come ogni film moderno, possiede un vasto numero di oppositori, mantiene tratti oscuri, lascia sofferenti gli spettatori, offre quel senso di "impurità" che il cinema della Hollywood classica non avrebbe consentito, almeno non con tale evidenza.
Alfred Hitchcock. La finestra sul cortile
Cosetta G. Saba
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2009
pagine: 186
"La finestra sul cortile" è un saggio dedicato al racconto cinematografico a suspense. Le relazioni che il suspense intrattiene con la narrazione sono presentate attraverso il racconto del mondo possibile "abitato" dal protagonista, Jeff (James Stewart). La condizione di Jeff, che si trova "in uno stato d'impotenza motrice" - costretto, temporaneamente, su una sedia a rotelle - è ricondotta "a una situazione ottica pura", assimilabile alla condizione dello spettatore cinematografico, caratterizzata da una "ipomotricità" (immobilità senso-motoria) che si scarica nella "iperattenzione". Jeff è uno spettatore che vede passare, come fosse un film, sulle finestre-schermo di un appartamento, un ambiguo "racconto per immagini", di cui intuisce la "storia". Il film "racconta" le sue mosse interpretative circa il contenuto di quella "storia" virtuale, intuita, sulla cui base egli decide di dare coerenza interpretativa non solo a ciò che vede, ma anche a ciò che non vede.
Ingmar Bergman. Fanny e Alexander
Lucilla Albano
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2009
pagine: 239
Senza rinunciare a essere moderno, ma abbandonando qualsiasi forma di sperimentalismo, Bergman si rivolge al grande pubblico con un'opera che coniuga la coscienza della scrittura cinematografica con la densità della narrazione classica e il fascino del realismo magico, creando una partitura di immagini in grado di restituire la realtà delle cose, ma soprattutto l'ineffabilità della vita interiore. Come forse nessun altro nel cinema, e come avevano fatto prima di lui Ibsen e Strindberg nel teatro, Bergman inventa una drammaturgia nuova per raccontare le angosce, le paure e i fantasmi di una soggettività tutte moderna, in cui i conflitti, i dolori e i disagi sorgono dal di dentro, da una psiche inquieta e divisa. La conquista più grande del film sta nell'aver trovato cadenze, ritmi, figure, immagini in grado di descrivere questo paesaggio dell'anima fatto di luoghi, corpi e volti che si fondono insieme e si ricollegano ad antiche radici familiari e a memorie infantili senza tempo, "un mondo perduto di luci, profumi, suoni".