Gruppo Albatros Il Filo: Nuove voci. Le piume

Una poesia in bilico, un viaggio tra realtà e rêverie, un percorso intimo tra il fiume della poesia e l'arsura costante del poeta che mai è domo. Questo è il mondo concettuale in cui ci porta il giovane Luca Maresci, il suo spleen, la sua urgenza di scrittura, che fin dai primi versi ci mostra una dichiarazione d'intenti chiara, forte e vibrante. Si parlerà di idilli, si celebrerà la natura, la vita e ovviamente la persona amata, ma si rappresenterà di tutto questo solo un aspetto più riposto, forse meno "gradevole", accessibile, un viaggio nel profondo del proprio mondo emozionale. In questo testo si parlerà del percepire e affrontare la quotidianità, che è sempre la base della poesia, ma la si vivrà trasfigurata, forse così tanto da perderne, o almeno confonderne i connotati.

"Mi piace pensarla come una scrittura soffice, quella di Elisabeth, dai toni ovattati, perfetta per i bimbi ma ideale anche per gli adulti in difficoltà poiché i timori e le paure risvegliano la nostra parte più infantile, quella di cui mai ci si dovrebbe dimenticare perché spesso è la più forte e coraggiosa di noi. L'ho imparato nei mesi di ricovero durante i quali ho avuto la fortuna di condividere gli spazi del reparto con la sezione di pediatria e negli occhioni di quei bambini, seppur sofferenti, ho sempre trovato il sorriso e un'indistruttibile speranza e forza che mi hanno aiutata a superare anche gli ostacoli più dolorosi. Leggete queste poesie ai vostri figli, saranno preziose per loro ma forse ancor di più per voi..." (Cristina Zambonini Presidente e Co-fondatrice di Cuori 3.0)

È sotto il segno della femminilità che si apre la silloge di Gloria Bozzini, alias Pasquina, come si fa chiamare l'autrice. Pasquina, perché l'altra chiave di lettura di questi testi è quella romanità che si fa lingua, modo di dire, ma prima ancora modo di sentire. Gloria Bozzini riprende il nome della celebre statua parlante, quella che sotto il velame dei versi strani denunciava vizi e virtù della capitale, per raccontare invece, con una schiettezza e una semplicità talvolta disarmante, i momenti della sua vita, il suo essere figlia, madre, nonna. Prefazione di Flavia Weisghizzi.

Saggio filosofico, racconto intimo, narrazione epistolare: tutto questo è il testo che qui presenta Giovanna Sale. Questa impostazione generale della raccolta offre all'autrice la possibilità di scegliere una scrittura dalle mille sfaccettature, profondamente incisiva ed evocativa, che quindi lascia poco spazio alla classica impostazione logica del discorso per andare a toccare le corde dell'animo in maniera immediata. Alla stregua di un quadro Giovanna Sale affresca le pareti della sua anima: scorrendo queste pagine si entra in un mondo fatto di pensieri, di parole e di concetti che si accostano tra di loro in maniera che lascia del tutto stupefatti. Prefazione di Flavia Weisghizzi.

...Ogni azione umana ha una sua giustificazione, una sua causa e una sua conseguenza, ma questa è l'evolversi della vita e della crescita personale di ognuno di noi. Mita sonda queste emozioni con una vitalità disarmante, con un sorriso che mi sembra di vedere davanti a me, nuota nella tempesta dei sentimenti arrivando all'imperscrutabile e permettendo alla luce di filtrare... L'anima è un linguaggio silenzioso, fatto di gesti, segni, sguardi; possiede un proprio alfabeto che non tutti conoscono. Molti cercando di impararlo, ma a volte non basta un'intera vita per apprenderlo in tutte le sue sfumature. La vera difficoltà, pertanto, sta nel trovare chi sappia parlare questo linguaggio e non si spaventi nel dimostrarlo. Mita si muove, attraverso queste pagine, come un cercatore di anime, un lettore appassionato di parole silenziose che abbracciano la vita di tutti noi. In un percorso poetico e narrativo, veniamo spinti ad osare, a riscoprire, a domandare e ad analizzare le nostre verità: si inizia, dunque, un cammino di ricerca spasmodica del nostro profondo come sostiene proprio Mita quando recita ...fammi scoprire il modo, il tempo e il luogo del mio generare Amore."

Breve ed essenziale è l'incipit che dà l'abbrivio a questa "Intime essenze", la prima silloge che nasce dalla penna di Emanuela Magazù, una raccolta che è in qualche modo una sorta di calderone ribollente di passioni, uno specchio della sua anima. La poesia di Emanuela Magazù sa infatti essere tormentata e impetuosa come un fiume straripante di emozioni che svelle le dighe della contingenza materiale per sconfinare nella dimensione onirica, spirituale e trascendente del sogno, della trasfigurazione lirica. All'interno di questo testo, troviamo infatti umane esperienze, raccontate attraverso l'occhio interno dell'autrice.

"Rosa Mingazzini è una donna coraggiosa, una donna che ha saputo affrontare e vincere i propri demoni interiori. Grazie alla scrittura, grazie alla poesia, proprio grazie ai versi che sono qui racchiusi tra queste pagine. In queste sue poesie, infatti, Rosa Mingazzini ci dona una silloge capace di accompagnarci nella lettura, di farci scoprire, in ogni pagina, qualcosa di nuovo, di diverso, di inaspettato: qualcosa che ci fa risuonare profondamente dentro." (Dalla prefazione di Flavia Weisghizzi)

La definisce "Scarabocchio" Silvano Mastromatteo, la sua prima silloge di poesie, una raccolta ricchissima e variegata, che svela fin dal titolo le sue intenzioni: la presente è un modo per raccontare attraverso mille storie e sotto il velame dei versi, il ritratto di questa nostra Italia. Una storia unica che, come spesso succede, in quei racconti assume presto una sorta di valore di un'epica popolare, si chiude sulla pagina ma non nella vicenda, che sembra procedere e continuare, espandersi al di fuori della carta, sopravvivendo così al di fuori dello spazio e del tempo. Questa silloge è profondamente impegnata, pur essendo ben lontana dai canoni della cosiddetta poesia d'engagement, e si avvicina invece molto di più alla lingua e alle strutture delle Pasquinate, che presentavano dietro un apparente sorriso la lama della critica stretta forte tra i denti.

Caterina Vastarella è nata nel 1923. Basterebbe questo dato per comprendere come la presente silloge non sia e non possa essere solo un viaggio nella vita dell'autrice, ma anche e soprattutto la raccolta di un preziosissimo punto di vista, unico e privilegiato, di una voce che ha visto davvero la trasformazione radicale della nostra società. Testimone di un'epoca lontanissima, prima dell'avvento dei computer, prima della televisione, prima della guerra, prima ancora che il Fascismo si affermasse in Italia, la poesia di Caterina Vastarella porta con sé tutto questo, pur trovando la sua cifra di assoluta modernità. Ecco quindi che non si parlerà di idilli, non si celebrerà solo la natura, la vita o la persona amata, ma si rappresenterà il brulicante caleidoscopio dell'umanità.

Tratta di una identità unica e molteplice la silloge di Kim de Renzio, una identità racchiusa e in qualche modo fissata nell'incisiva frase che ha scelto come titolo stesso della raccolta, come a imprimere su di essa il vivace, eppur dolce, turbinio di emozione che è in grado di evocare. Infatti, chi si avvicinerà a queste pagine potrà trovare in esse amore, poesia e vita, sollevate da un lieve vento che le fa danzare, di volta in volta allontanandole o avvicinandole, magari offrendo solo per un attimo l'impressione di averle fatte proprie, per poi d'improvviso lasciarle andare via lontano, per poi costringere a correre per raggiungerle. È dal sé che comincia il viaggio di Kim de Renzio, dalla ricerca, dalla definizione e dalla affermazione della propria identità, che si forma e si rafforza anche nel confronto con l'altro da sé, nel riconoscersi differente, senza che questo costituisca in nessun caso un giudizio di merito. Qualunque cosa accada nella vita, è importante tenere distinti dal resto la propria identità e il proprio pensiero per non essere inghiottiti dal sistema massa.

"Leggendo le sue poesie e i suoi pensieri, Francesca mi trascina via nell'acqua di un mare lontano, un mare viola, giù nelle viscere dei sensi. Poi mi riporta in superficie a riprender fiato, mentre osservo la sua Luna Sdraiata, quasi fossi immersa nella nebbia fitta della sua Pianura Padana, quella pianura intrisa di suggestioni, che magicamente trasforma il grigio in colori vivi ed intensi. Mi trasporta nella ricerca di se stessa, da dentro e da fuori, una preziosa ricerca, innocente e intelligente, in uno scorcio di vita giovane e curiosa."

Un percorso sottile, in cui la mente e il cuore vagano liberamente sullo spazio bianco della pagina e l'inchiostro disegna alchimie di pensieri: questo è il senso profondo di "Tra le fessure del tempo", nuovo capitolo della storia poetica vergata con mano ferma e delicata insieme da Eva Palomares. Sfogliando queste pagine, che nascono dal punto privilegiato di osservazione dal quale l'autrice si ferma a domandarsi il senso della propria e dell'altrui esistenza, si ha una impressione di profonda, pervasiva accoglienza: l'animo dell'autrice si apre al mondo in un costante dialogo fatto di vibrazioni.