Europa Edizioni: Tracciare spazi

Giorgio Chinelli, autore di questa silloge poetica, con la sua opera è la dimostrazione di un concetto: ci si può prendere una pausa dalla scrittura, ma non si tratterà di un addio quando scrivere si avverte come una vocazione e un atto liberatorio. L'amore è l'anima della sua poetica, inquadrato grazie a diversi obiettivi così da coglierne tutte le sfumature. È espressione di tante immagini simboliche che riempiono questi componimenti: un fiore, il contrasto tra il sole e la luna, un muro invisibile costruito dal tempo. L'amore implica uno sguardo attento, come quello che il poeta Chinelli gli rivolge, perché è un sentimento che reclama scelte: combattere o cambiare. Descritto sempre in maniera intensa, perché capace di trascinare tutti i sensi dell'uomo; a volte acerbo come un frutto non ancora maturo, ma ugualmente in grado di prosciugare il cuore.

"Scrivo in maniera semplice e spontanea, sono tratti del mio carattere. Non mi perdo in fronzoli e nel studiare una metrica perfetta o delle rime ideali e musicali, non penso che i dettagli facciano sempre la differenza, anzi, è la semplicità di espressione di un concetto complesso che mi stupisce. Mi concentro sul contenuto. I più mi conoscono come una persona allegra, scherzosa. Sono fermamente convinta che si possa essere persone solari e malinconiche allo stesso tempo. Questa raccolta contiene poesie in cui il tema principale è il sentimento: per una persona, un luogo, un istante. Il sentimento che - a mio modesto parere - rende la vita vera e piena. In ogni poesia si percepisce un velo di tristezza ma sempre vinta da una sensazione di speranza nel domani o di consolazione nel ricordo. Come dice Vasco Rossi, anche se non ha un senso, domani arriverà lo stesso, interpretato come anche se non riesci a capire cosa sta accadendo, anche se vedi tutto nero, la vita va avanti, domani arriva e forse starai meglio ma non cercare sempre un senso perché in tante cose non c'è ma fa parte della vita. Come disse Giacomo Leopardi Oh come grato occorre / Nel tempo giovanil, quando ancor lungo / La speme e breve ha la memoria il corso, / Il rimembrar delle passate cose. Se è vero che di ricordi non si vive, lo è altresì che i ricordi sono i nostri preziosi gioielli da custodire. Viviamo in un mondo con il culto del benessere e della positività intesa come qualità assoluta da possedere sempre e comunque invitando così all'egoismo più becero, tutto il resto è noia. Non fraintendetemi, ben venga la leggerezza, la solarità, l'allegria, la positività ma... tutto il resto non è noia! Tutto il resto fa parte della vita."

C'è tanto amore dentro le poesie di Marina Guida. Un amore forte, intenso, unico, cercato, trovato, vissuto. Ma anche un amore smarrito che caratterizza molti dei componimenti raccolti in questa silloge che esprimono un profondo senso di abbandono. A ben guardare, però, "Indelebile" è una raccolta al cui centro, più che l'amore, c'è la fragilità, quella fragilità umana che è certamente caratterista della poetessa ma un po' di tutti noi. Essa emerge con forza da questi versi e il lettore può entrarne in relazione sotto un duplice aspetto.

È una fortissima sensibilità quella che accompagna la scrittura di Veronica De Pieri. La sentiamo in ogni attimo di questa delicatissima raccolta di poesie, prima opera edita dell'autrice che da sempre, confessa lei stessa, ha la scrittura come fedele compagna e amica. Non deve essere stato facile decidere di dare al mondo i propri scritti, perché la scrittura è qualcosa di preziosamente intimo, e decidere di condividerla è un atto di fiducia - a maggior ragione se fatto con estranei - estremo, fortissimo, che cela un significato ben più profondo, un senso di umanità e fratellanza indiscusso.

Ci sono due poli opposti che generano il cambiamento: il caos e l'equilibrio. È ciò che avviene anche dal punto di vista emotivo quando ci si affaccia alla finestra dell'esistenza per osservare, scrutare, conoscere e talvolta scoprire ciò che per noi significa vivere, tanto da arrivare ad affermare e a fare propria una frase molto nota: la vita è dura. La vita è dura è anche il titolo della raccolta di Tiziana Staiano, che parte dalla consapevolezza del dolore per interrogarsi non sul senso della felicità, bensì su ciò che si può considerare tale, chiedendosi quindi perché ci si sofferma su ciò che era la felicità, piuttosto che su ciò che può essere al presente. Per rispondere a queste domande, l'autrice mette in evidenza diversi concetti, quali l'amore, la paura, la sofferenza e lo fa creando una sorta di specchio tra il suo universo interiore e il lettore. Ogni parola, ogni verso, sembrano quasi un invito a prendersi per mano per trovare insieme la felicità. Un invito che, però, è una sorta di chiamata all'avventura perché l'autrice sembra prima proporre una discesa negli abissi delle emozioni oscure per affrontare le proprie fragilità e, in seguito, imparare a trarre dalle stesse fragilità la propria forza. Dalla prefazione di Josy Monaco

Vita, morte, amore, dolore sono i cardini di questa raccolta di poesie. Assi che si intrecciano indissolubilmente nei versi che state per leggere, riempendoli di un significato che si spinge oltre quello delle parole che li compongono. Oltre la vita, oltre la morte, oltre l'amore, oltre il dolore c'è la rinascita, un concetto che troviamo chiaro già nel titolo di questa silloge Dal dolore si rinasce.

In questo sta la forza di questo volume: abituati a vedere - e a leggere - spesso solo di un aspetto (quello appunto strettamente collegato alla sofferenza), raramente ci troviamo di fronte alla scelta di parlare anche dell'opposto, della capacità di rinascere dalle proprie ceneri e di trovare - anche attraverso la scrittura - la forza di reagire. È, dunque, un percorso nel dolore, ma lo attraversa, lo "abbandona" pur senza dimenticarlo, per raggiungere un luogo di consapevolezza ben più importante, impossibile da raggiungere, però, se non per questa via.

Mi colpisce sempre come la poesia riesca a toccare qualsiasi argomento con leggerezza e profondità insieme, come una piuma che sfiorando lascia un segno indelebile. Così mi sono sembrati i versi sciolti di Mathieu Rouges che sfiora tanti soggetti, in sintesi tutto quello che anima una vita: l'amore, il dolore, la famiglia, la politica, la patria, la religione e tutte le sfumature ad essi collegate. E credo che questo sia il grande dono della poesia: comunicare con poche pennellate, talvolta solo accennate, intere vite e profonde emozioni. [...] La nostra stupida cooperazione - simbolo di un'epoca da censurare - lo strillo di un condor che plana geloso sul pasto - un capolavoro buttato alle ortiche, fatto di gelida carne cruda. Su quale scaffale ammuffito hai riposto il Signore Dio tuo - inutilizzato come un giocattolo rotto - immobile e sordo ai capricci e ai latrati di un piccolo perfido bambino diavolo. Tuttavia nella poetica di Rouges prevale l'amore, perché è questo che fa pulsare il cuore, che muove le emozioni, che nutre e ammala. Ma è sempre l'amore che ci fa crescere e cambiare.

Un'atmosfera sospesa accompagna la poesia di Youssef Angiari in questa sua prima opera, Luce d'autunno, che è un vero e proprio viaggio emozionale tra le pieghe dell'anima. Essenziale, pulita, ritmica: questi i primi tre aggettivi che vengono alla mente ad una prima lettura dell'opera. Essenziale perché la poesia del nostro autore preferisce muoversi su una scelta equilibrata della parola, a costruire un verso minimalista, ma solo nella forma. Questo ci porta nel complesso ad una poesia pulita, in cui parole ed aggettivi hanno sì il loro peso di senso, eppure sovvengono alla mente come una carezza e ti fanno entrare nel senso del tutto senza pressarti, piuttosto aprendoti la meraviglia del significato, dandoti la possibilità - l'occasione - di penetrarlo coscientemente. Il ritmo, poi, arriva come velo a racchiudere e proteggere il tutto: incredibilmente Youssef Angiari riesce a creare una armoniosa sinfonia, senza l'utilizzo della punteggiatura ma creando piuttosto una cadenza dentro il verso, che riprende la fresca ritmicità della natura, un ripetersi (anche di suoni) che non stancano, ma cullano, e calmano.

La silloge poetica di Caterina Parca esprime a pieno il suo animo di artista, una capacità di osservazione a tutto tondo la quale coinvolge il mondo che ci circonda ma valica anche i confini del mondo interiore, dominato dalle emozioni. Sono queste le vere protagoniste della raccolta che, trasmettendo un amore palpabile per la scrittura, l'autrice esplora nel profondo, dando loro libera ed intima espressione. Attraverso il ricorso a versi spesso concentrati e incisivi o in alcuni casi più corposi e tesi al racconto, Caterina Parca imprime sulla carta e incornicia il flusso delle proprie suggestioni, rendendole accessibili con un delicato atto di condivisione anche al lettore. A emergere nella sua poetica è innanzitutto l'amore per i figli, un sentimento che trionfa di dolcezza e premura.

"Te vendo una entrada. ¿Sencillo, verdad? Pero es una entrada especial, mágica, una entrada a mi mundo, con sus enormes pirámides y sus reinos decadentes…". Con estas palabras, Pablo Yuste Suso nos invita a recorrer los pasillos más oscuros y las avenidas más luminosas de su existencia. Su voz de bienvenida no se confina en promesas de efímeros visionarios ni se agota en bulliciosas ofertas de vendedores ambulantes. Su llamado febril nos sumerge en un universo dolorosamente humano y maravillosamente heroico. A través de la fecundidad poética, nos embarca en un profundo viaje emocional hacia los escombros de sus derrotas, las sombras de sus adicciones, la dicha de sus conquistas, la claridad de su alma y la potencia sanadora del arte. El desafío está hecho, la puerta está abierta y el vértigo espera del otro lado. ¡Tan solo nos queda atrevernos, traspasar la vehemencia de los versos y sumergirnos en las eternas Noches de Pirexia!

Spazio ripariale, infatti, è lo spazio - poetico - che l'autore ha creato per se stesso, per il suo ecosistema (fisico ed emotivo) per salvaguardarsi dal mondo esterno e crearsi un riparo, un margine per contenere se stesso ma anche tutelarlo rispetto "all'altro", dando vita, in questo, a delle poesie che mi piace definire all'insegna della poetica dell'evidenza. Il modo in cui Alessandro Mariani descrive ciò che vede non è quello usuale di una descrizione resa poetica, persino bucolica: per la prima volta, leggendo di un luogo fisico, l'ho sentito e visto veramente, perché lo descrive con il vero aggettivo con cui andrebbe illustrato per restituirne la vividezza, e non con quello che metaforicamente siamo abituati ad utilizzare per celebrarlo. (dalla prefazione)