Il Labirinto
Topsyturvy
Lucio Persio
Libro: Copertina morbida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2008
pagine: 44
Ogni lettera è metà nella luce
Alessandro Contadini
Libro: Copertina morbida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2008
pagine: 32
Nostra signora dei sogni
Frederick Rolfe
Libro: Copertina morbida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2007
pagine: 32
"Stories Toto Told Me" fu il primo libro di Frederick Rolfe, o Frederick Baron Corvo, come firmò quello e parte dei libri successivi; fu anche il primo ed unico successo letterario, lui vivo. Apparse nello "Yellow Book" tra il 1895 e il 1896, e pubblicate in volume nel 1898, le "Storie raccontatemi da Toto" furono seguite, proprio per il favore incontrato, da una nuova serie di ventisei racconti, "A sua immagine", che uscì nel 1901. Si tratta, nell'insieme, di un bizzarro decamerone di storie sacre che si fingono narrate da Toto, un ragazzino abruzzese, al personaggio-autore, prete mancato e barone immaginario, con il quale divide i vagabondaggi per la campagna romana, in veste di servitore, oltre allo spazio narrativo. Dio, la Madonna, "Satanasso", e angeli e dèmoni loro emissari, e Santi vicari, ne sono i protagonisti d'eccezione, colti negli eterni antagonismi che li impegnano per cielo e per terra; Cielo e Terra risultando del resto mondi speculari, comunicanti, con essenze divine (o infernali) e sensi terreni che si toccano e si contagiano in un rimescolio fiabesco. Non è ancora il Rolfe maggiore: lo scrittore sapiente e vigoroso dell'"Adriano VII" - il suo capolavoro, o lo strenuo stilista e sperimentatore che anticipa Joyce, del "Don Tarquinio" e del "Don Renato"; ma i racconti hanno già un'impronta d'inconfondibile originalità - d'invenzione, di dettato -, e alcuni di essi, come questo "Nostra Signora dei Sogni", sono incantevoli e perfetti.
Gattesca
Libro
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2007
pagine: 40
In queste pagine si va, con un balzo felino, dal gatto misterioso, angelo e sfinge, di Baudelaire, alla gatta plebea di Contadini, familiare coi malanni, la malasorte, fatalmente e teneramente comica nella sua felice impudenza; e tra questi due poli, tra il gatto della mente e il gatto della carne, si muovono le altre figure di una animata galleria in cui umanità e "gattità" si mischiano, s'intrecciano, braccia e zampe, in una solitudine confortata, come Charles Cros e il suo gattarello nero; o si dilettano, in finte zuffe, la mano bianca e la bianca zampetta, la donna e la gatta di Verlaine... È la quotidianità condivisa, fatta di appuntamenti ai pasti, corse, guizzi tra le gambe - solo rammemorata nell'epitimbio "classico" di Hemingway per Crazy Christian, "che non visse abbastanza per fare l'amore" -, di solitarie scorribande e sonore baruffe, negli scorci fulminei di Sinisgalli, e di tutte le care pose, miti o irruenti, così come sono colte nei versi di Palmery e Albisani, alle prese con gatti guerrieri, gatte inquiete, finché non sono più che forme serpentine anellate nel sonno, sognanti.
Versi d'amore e di morte. Testo francese a fronte
Jean de Sponde
Libro
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2007
pagine: 40
Jean de Sponde (Mauléon 1557 - Bordeaux 1595), dotto umanista, calvinista, lontano dal clima della Pléiade, i suoi riferimenti non sono Du Bellay o Ronsard, piuttosto Marot e Bèze, traduttori, su commissione di Calvino, dei Salmi davidici. Occasione per lo stesso Sponde di quelle Meditations sur les Pseaumes, così finemente intrecciate per temi e tono con i suoi versi. Ma l'ortodossia del poeta è alquanto accidentata: a trentasei anni, seguendo il suo re, Enrico IV, abiura la Chiesa di Ginevra e torna a quella di Roma. Per lui il mondo fu davvero "campo del turbine", e solo nella sua opera, esigua ma di grande intensità e sofferta eleganza, si compone un dissidio che fu storico e esistenziale insieme. La poesia di Sponde, penitenziale e sensuale, testimonia infatti un drammatico dualismo dell'io, diviso, dilaniato (tra spirito e carne, morte e vita, ecc.), e insieme la sua tragica e comica insussistenza, con un linguaggio sontuoso e un passo aereo, lieve, sempre a qualche metro dalla terra. I primi cinque sonetti appartengono alla raccolta postuma Amours, gli altri a Stances de la Mort, Sonnets sur le mesme subject.
Intrigo
Teofilo Belz
Libro
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2007
pagine: 40
Intrigo è un racconto notturno, ironico-onirico, la recita burlesca di un segreto doloroso, una parade fantastica trattata con la minuzia di una cronaca. Colto in flagrante a rubare libri e sequestrato da due sconosciuti decisi e beffardi, il protagonista si scoprirà spiato, sorvegliato e filmato nelle sue piccole malefatte e abiezioni da una cricca di misteriosi personaggi che, forti delle prove raccolte su di lui, vorrebbero farne lo strumento di un loro piano criminoso. Ma il ricatto, se è tale, è assai strano, spropositato, sproporzionato alle sue "colpe" scoperte. È forse invece una colpa nascosta a renderlo vulnerabile, o solo il rimorso di una presunta colpa, motore vero di questa storia, che chiede, e l'avrà, la pena più dura
Italia, Italia. Paesaggi morali
Gianfranco Palmery
Libro
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2007
pagine: 40
"L'Italia è sempre Sanremo. Sanremo è la sua empiria e la sua metafisica, il suo "correlativo oggettivo", la sua allegoria, la sua metafora... Tutto in Italia avviene su quel palco: un piccolo palco pretenzioso, loquace e canterino, gesticolante, ebete, ridarello e carognesco." Questo libello è dedicato a tutti gli italiani, e specialmente agli italianisti, ai poeti d'epoca, ai politici, agli esperti in scienze umane, ai gesuiti, e dice i ridicoli e tragici miti e riti della produzione e della consumazione, l'eucaristia del turismo, e alcuni dei tanti grotteschi e trionfanti luoghi comuni della mente e della lingua odierne; dedicato a tutti gli italiani fraternamente, si potrebbe aggiungere, ovvero micidialmente, poiché, vi si legge: "L'Italia non ha padri, solo fratelli, come dice il suo inno, e fratricidi, come prova la sua storia".
L'arpa romana
Alessandro Ricci
Libro: Copertina morbida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2007
pagine: 40
Ecco ancora una volta disegnata la parabola che sempre va da "disperazione" a "morte", così tipica della poesia di Ricci; il quale, in una delle venti poesie (che molto a queste somigliano) de "La confessione", l'ultimo grande testo delle "Segnalazioni", si definisce "un werther leggero". Leggero, ma non per questo meno tragico. E tali sono non poche di queste poesie: leggere e tragiche. Fatte di rapidi appunti o di annotazioni diaristiche, dei piccoli ma rovinosi crolli della quotidianità, di sorpresi abbandoni e di malessere, dell'amore e del suo rovescio; come di folgoranti squarci aperti sulla città del padre e sua, attraversata, percorsa e cantata, perfino, a momenti, deponendo il peso di quel dolore morale con il quale Ricci ha sempre convissuto. Scegliendo, fra le tante che lasciò inedite, queste brevi poesie, si è voluto privilegiare la sua vena più arresa (eppure tutt'altro che disarmata); certe zone franche ai confini della sua poesia più compiuta: quelle in cui egli può anche abbandonarsi, impudicamente, alla confidenza di amici e lettori, sfrangiando a più vive tinte l'abituale umor nero. Sono allora atone o maligne autoironie, parodie e amari sberleffi a far vibrare le corde di questa antifrastica arpa romana.