Edizioni di Storia e Letteratura

Collaboratore de «l'Avanti!» e di «Rivoluzione liberale», detenuto nelle carceri di Trieste, Fiume e Milano, Ermanno Bartellini firmò "La rivoluzione in atto. 1919-1924" nel clima generatosi dall'omicidio Matteotti. Il saggio, dedicato alle origini e alle componenti del fascismo, non era privo di un'analisi delle colpe di quel Partito Socialista al quale si era iscritto dopo l'esperienza da ufficiale nella prima guerra mondiale e tra le cui fila sarebbe comunque rimasto sempre. Pubblicato da Gobetti nel luglio 1925, in piena ripresa del regime, costò a Bartellini, insieme al suo impegno contro le leggi fascistissime, il confino sull'isola di Lipari. Riacquistata la libertà, egli non smetterà mai l'attività antifascista clandestina, fino all'arresto da parte della polizia di Salò nel 1944 e alla morte, qualche mese più tardi, nel lager di Dachau.

In un intreccio di riferimenti camp e pop e di omaggi al teatro napoletano d’inizio secolo, Pulcinella e Felice Sciosciammocca entrano in scena accanto alla protagonista Caterina Morlicchio, alter ego partenopeo della romanzesca Catherine Sloper, per dare vita a un gioco teatrale che oscilla tra la parodia e la celebrazione. Pubblicato oggi per la prima volta, questo testo non è solo una geniale farsa di due autori, ma è una vivace e irrispettosa riflessione sulla cultura italiana degli anni Settanta e Ottanta del Novecento. Nei rocamboleschi espedienti scenografici e nell’enorme quantità di citazioni che ne costituiscono la struttura si possono rintracciare le orme di un serrato dialogo tra innovazione e tradizione, tra l’immane peso della storia teatrale napoletana e i nuovi mezzi di intrattenimento come la televisione. Uno spettacolo in cui si tratta di eredità: l’eredità di Caterina Morlicchio, su cui Felice vorrebbe mettere le mani, l’eredità del teatro del Novecento e per noi l’eredità di Annibale Ruccello.

Questo volume contiene la prima traduzione in una lingua moderna di un commento anonimo all’Etica Nicomachea di Aristotele risalente alla seconda metà del II secolo d.C. Nel secolo XII a Bisanzio Michele di Efeso rielaborò ed ampliò il commento al libro V. Anche di questa rielaborazione viene proposta qui la prima traduzione moderna. Il commento è una delle testimonianze maggiori sull’attività della scuola di Aristotele nel periodo imperiale. In esso si trovano importanti prese di posizione sui temi caldi del dibattito filosofico del tempo, come il ruolo del piacere nell’etica, il problema della natura delle passioni, la valutazione dei beni esterni e il loro rapporto con la virtù, il problema del determinismo ed altre questioni fondamentali.

Il volume raccoglie studi tra i più aggiornati sulle relazioni tra Cina e Europa a partire da due filoni di ricerca. Il primo mira ad indagare l’influenza della Cina in Europa tra il XVI e il XVIII secolo come importante agente di cambiamento nella storia intellettuale e culturale del continente europeo, mentre il secondo esamina la ricca storia delle traduzioni confuciane e la loro diffusione, interrogandosi su come le idee da esse trasmesse abbiano influenzato lo sviluppo della filosofia illuminista. Nell’insieme, i contributi propongono strumenti teorici e digitali con cui orientarsi nelle relazioni interculturali odierne, grazie alle nuove conoscenze letterarie, storiografiche e cartografiche acquisite, con un riguardo particolare per il ruolo della penisola italica.

Cosa accade quando un testo autoritativo per eccellenza – qual è un testo sacro – si presenta come oscuro al lettore? Questo libro raccoglie alcuni contributi di studiosi di diversa estrazione che, da angolazioni differenti, mettono a fuoco molteplici aspetti dello stesso tema: l’esegesi di testi sacri, tra gli altri, greci, latini, ebraici e sanscriti, ritenuti, per diverse ragioni, oscuri. A fronte di una miriade di fattori specifici, il comune denominatore che emerge dagli studi qui riuniti è la funzione chiarificatrice e, talvolta, salvifica dell’esegesi: comprendere la genesi, la storia, la dinamica compositiva di un testo sacro è indispensabile per penetrarne e metterne a frutto, per quanto umanamente possibile, il contenuto veritativo.

"L’Apologia del genere umano accusato d’essere stato una volta bestia" è un’opera pubblicata dal frate domenicano Bonifacio Finetti a Venezia nel 1768. Il libro ha una gestazione complessa e lascia dietro di sé un dibattito polemico che coinvolge l’autore ed Emanuele Duni, allievo e seguace di Giambattista Vico intorno alla questione dello stato ferino. L’Apologia è l’ultimo tassello di un insieme di libelli pubblicati da Finetti per attaccare il filosofo napoletano sul tema dell’origine bestiale dell’umanità e costituisce un importantissimo capitolo della storia della fortuna di Vico nel Settecento italiano, ed è testimonianza molto preziosa di quanto Vico e il suo pensiero eccentrico non guardino affatto in maniera attardata al secolo XVII, ma siano tutti proiettati nell’epoca nei Lumi.

Uno dei maggiori studiosi di Thomas Mann raccoglie la sua produzione recente sullo scrittore tedesco. A emergere è la figura di un grande interprete del Novecento e della sua crisi. Mann, il «viandante nel Novecento», viaggiò tra Europa e America, America ed Europa: le tappe di un percorso non solo geografico, ma esistenziale ed etico-politico. Viaggiando attraverso il Novecento, Mann ne ha esplorato le diverse regioni, spirituali e antispirituali: da un lato gli abissi del demoniaco, dall’altro la terra promessa di un nuovo umanesimo, l’umanesimo «notturno».