Centro di Cultura e Storia Amalfitana
La Costiera Amalfitana. Storia di un paesaggio europeo
Dieter Richter
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2025
pagine: 150
La Costiera Amalfitana è una delle grandi meraviglie d'Italia. Quando cadde l'Impero romano e il Paese fu sconvolto da guerre e invasioni barbariche, su questa inospitale costa rocciosa a picco sul mare si insediarono i primi coloni in fuga dai grandi centri. Lo sguardo sul mare avvistava il nemico, le numerose grotte offrivano riparo. Ma lo sguardo sul mare suscitava anche il desiderio di andare lontano, facendo nascere l'economia della futura Europa, il commercio marittimo. Delle meraviglie della Costiera fa parte anche il paesaggio. Vi è inscritto il lavoro di generazioni, che con l'arte dei terrazzamenti trasformarono i ripidi dirupi in giardini pensili. Ogni limone amalfitano nel mondo è messaggero di questa meraviglia. All'inizio dell'Ottocento, la Costiera acquistò nuovamente dimensioni europee. Diventò la culla del Romanticismo. Ebbe inizio allora la sua storia bisecolare di regione turistica e, nel Novecento, anche di rifugio precario di esuli e liberi pensatori. I visitatori stranieri hanno contribuito non poco a conferire un'impronta a questo paesaggio e a marcarlo con segni culturali. A loro viene prestata particolare attenzione. Dieter Richter, legato anche personalmente da più di quarant' anni a questa striscia di terra, racconta una storia ricca di eventi e visioni, di uomini e idee, che ha improntato in modo determinante lo sviluppo dell'Europa moderna. «Il libro invita a riflettere sulla relazione tra spazio, cultura e identità» («Frankfurter Allgemeine Zeitung»)
Skizzenbuch 8 Lazio Campania Capri
Ferdinand Gregorovius
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2025
pagine: 120
Con la prima edizione integrale dello Skizzenbuch, letteralmente "Libro degli schizzi" di Ferdinand Gregorovius, il Centro di Cultura e Storia Amalfitana e la curatrice Olimpia Gargano presentano un documento chiave della storia moderna del turismo in Costiera Amalfitana. È una storia, infatti, che comincia con una data precisa: la costruzione della strada carrozzabile tra Vietri sul mare e Amalfi, l'attuale Strada Statale 163, un prodigio dell'arte delle costruzioni stradali dell'epoca, solennemente inaugurata con un défilé di carrozze il 12 gennaio 1853. Poco tempo dopo era il giovane Gregorovius, il famoso storico futuro della città di Roma nel medioevo e primo cittadino onorario tedesco della capitale, a fare lo stesso percorso. L' album che abbiamo fra le mani è la prima testimonianza diretta di un viaggiatore lungo questa strada appena completata. Era il 21 luglio 1853 quando il trentaduenne Ferdinand Gregorovius, nato a Neidenburg, in Prussia Orientale (oggi Nidzica, in Polonia) ed emigrato in Italia dopo la rivoluzione fallita del 1848, intraprese il tour da Salerno in direzione di Amalfi. In sua compagnia il ventiquattrenne amico Friedrich Althaus, anche lui futuro storiografo. E senz'altro, romantici tutt' e due, non viaggiano in carrozza ma camminano a piedi. "Di tutte le strade che ho percorso in Italia, questa mi ha lasciato l'impressione più bella", ricorderà in seguito Gregorovius in una relazione di viaggio basata sulle annotazioni del suo Skizzenbuch.
Il soldato con la Leica. La Costa d'Amalfi nelle fotografie di Hilmar Landwehr (1942-1943)
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2025
pagine: 53
Nell'ambito della mostra vengono presentate testimonianze fotografiche uniche nel loro genere. Le fotografie in bianco e nero esposte furono scattate tra dicembre 1942 e settembre 1943 con una macchina fotografica Leica, dotata di un teleobiettivo, un obiettivo Summar 1:2/50 con paraluce e un obiettivo grandangolare. Questa attrezzatura professionale ha permesso al soldato Hilmar Landwehr di realizzare fotografie autentiche e di alta qualità che per decenni sono rimaste praticamente intatte in una semplice scatola di cartone. La vedova del fotografo ha donato 89 rullini negativi, contenenti circa 3.200 scatti. Di particolare valore sono anche le precise annotazioni di Landwehr riguardanti la data e il luogo di ciascuna fotografia, che accrescono ulteriormente il valore storico di questa collezione. Le fotografie di Hilmar Landwehr offrono un'immagine vivida e toccante della vita quotidiana sulla Costiera Amalfitana durante un difficile periodo storico. Landwehr ha rivolto il suo sguardo fotografico soprattutto a scene quotidiane: bambini che giocano per strade e piazze, donne e persone anziane occupate nelle loro attività quotidiane e nella cura delle famiglie, nonché vivaci scene di mercato. Inoltre, ha immortalato borghi e città storiche, paesaggi mozzafiato composti da montagne e mare, oltre a importanti siti archeologici come Pompei e Paestum. Queste immagini non sono soltanto impressionanti documenti storici, ma ci fanno capire meglio la realtà sociale e le condizioni di vita dell'epoca. Landwehr documentò la vita con rispetto, mantenendo sempre una distanza appropriata e grande sensibilità. Una caratteristica essenziale delle fotografie di Hilmar Landwehr è la sua straordinaria capacità di utilizzare efficacemente la luce e l'ombra. Le sue fotografie colpiscono per l'armoniosa composizione di spazio e forma, rispondendo così sia a criteri documentaristici che estetici. Le opere di Landwehr mostrano quindi una doppia maestria: quella di una precisa e sensibile documentazione della realtà storica e quella di un'elevata estetica fotografica.
L'Italia Meridionale nel Medioevo. Un centro politico, culturale ed economico (secoli V-XIII)
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2025
pagine: 485
Per chi si interessa di Medioevo europeo l'Italia Meridionale rappresenta probabilmente la "regione" per la quale sono più indicate le espressioni un po' abusate, ma ancora di sicuro impatto, quali "crocevia di culture", "crogiolo di popoli", "società multiculturale" e via dicendo. Anche se chiaramente influenzate da dibattiti moderni, a loro volta il prodotto di fenomeni attuali, quali la globalizzazione, il declinare e il ritorno dei nazionalismi o le dinamiche dei rapporti interreligiosi, tutte queste formule se pure peccano di presentismo colgono tuttavia un aspetto centrale: la complessità della storia del Mezzogiorno nel medioevo. Tale complessità è data dalla compresenza di genti di lingua, diritto e religione diversa, dal coesistere di sistemi di governo di differente natura e grandezza, dallo sviluppo di reti economiche diverse e in competizione fra loro, così come dal contrasto fra gli ambienti urbani e quelli rurali, peninsulari e insulari. L'Italia a sud di Roma, la Sicilia e la Sardegna erano quindi nel Medioevo sia un'area di confine, se vista dai maggiori centri di potere dell'epoca, come le capitali dei Franchi, Costantinopoli, il Cairo e Baghdad, ma anche un'area di fermento culturale e religioso così come di intensa attività commerciale. La storia dell'Italia Meridionale nel Medioevo è perciò intricata, tanto da non poter essere iscritta in un'unica definizione capace di coglierne tutti i significati e di offrire una narrazione totalmente coerente.
Per una memoria storica del territorio. Le istituzioni monastiche nella Costa di Amalfi tra Medioevo ed Età Moderna
Andrea Cerenza
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2024
pagine: 470
Qualcuno ha scritto di un legame forte, profondo e inestricabile, tra l'amore per la vita e l'amore per la storia, tra esperienza scientifica e intellettuale da un lato e capacità umana d'intendere e di ascoltare sé stessi e gli altri, proprio il legame che si mostrerà ai lettori, per sottile ma nitida filigrana, se rileggono insieme con attenzione - quasi riflettendoli in un gioco di specchi - i frutti del lavoro scientifico ed i momenti più significativi, in questo stesso volume riproposti, del viaggio nel mondo di Andrea Cerenza (* 20.01.1930 - † 03.06.2022), storico attento e generoso organizzatore di cultura. Egli rimane presente in queste pagine e nell'eredità di sollecitudine civile lasciata al territorio, anche per il tramite del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, sua creatura, di cui fu il primo Presidente dalla fondazione nell'anno 1975 al 2000. Le sue ricerche hanno avuto quale ambito privilegiato quello della storia della Chiesa, anzi, più precisamente, delle istituzioni monastiche in età medievale e moderna nel territorio amalfitano. Il decennio degli anni Ottanta sarà quello di maggiore produttività del Cerenza studioso, merito non da poco se si tiene conto che, nello stesso periodo, l'attività del Centro ferveva ormai di iniziative congressuali di respiro internazionale, e non solo. Sicché giustamente, proprio in questo tempo si colloca la più fiorente ed esaltante stagione editoriale di fonti documentarie e saggistica di storia, arte e cultura identitaria amalfitana. In questa severa e faticosa "stagione"… mi sembra di trovare ulteriore testimonianza della sollecitudine con la quale lo studioso - mai dimentico di essere anche cittadino e docente - coinvolgeva comunità locali e scuole della Costa nella riscoperta di una storia lontana, con il fine di condurre tanti ad una più consapevole e matura premura verso il presente.
Il rinascimento amalfitano tra aragonesi e spagnoli sotto l'egida del ducato feudale (1438-1583)
Giuseppe Gargano
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2024
pagine: 367
Il Rinascimento amalfitano non dev'essere inteso tanto dal punto di vista tradizionale delle forme dell'arte e dell'architettura quanto piuttosto sotto i profili politico, con interessanti risvolti amministrativi, sociale, segnato dal lento declino dell'antica nobiltà e la conseguente affermazione della classe mediana, e per certi aspetti anche economico, nell'ottica di nuove direttrici di commercio e di protoindustria. Tutto comincia con l'infeudazione del ducato, che culmina nel lungo periodo di governo dei duchi Piccolomini (1461-1583), una delle più potenti casate aristocratiche dell'Italia tra Quattro e Cinquecento. Singolare divenne allora la commistione amministrativa tra la corte dei signori e le Università del territorio con i loro sindaci e i loro eletti. Rinasceva per certi versi l'antico ducato di Amalfi. I duchi di Amalfi di quel tempo si mostrarono quasi a livello delle varie signorie della penisola italica, gestori di una politica perfettamente in linea con le istanze aragonesi prima e vicereali poi. Anch'essi furono amanti dell'arte, dimostrandosi appassionati mecenati, come le duchesse Eleonora d'Aragona e Costanza d'Avalos, di pittori, poeti e scrittori emergenti e sostenendo le loro opere realizzate nello spirito religioso ma anche nella rivisitazione del "mito di Amalfi ". Nel loro palazzo amalfitano nacque l'affascinante storia dell'amore impossibile tra Giovanna d'Aragona e Antonio Bologna, narrata da Matteo Maria Bandello e portata sulla scena del teatro drammatico elisabettiano da Webster e nel contesto spagnolo da Lope de Vega. Fu quella l'epoca nella quale emersero, sotto l'aspetto di un'economia mercantile e marinara e delle attività produttive, centri quali Maiori e Tramonti, che raggiunsero il massimo livello demografico. Gli amalfitani entravano nell'Età Moderna con lo spirito del loro Medioevo, età fulgida e pregna di significative realizzazioni, e con la volontà determinata di un rinascimento totale che potesse cancellare gli effetti disastrosi della crisi del Trecento.
Il lessico della pesca in Costa d'Amalfi con riferimento al comprensorio sorrentino-caprese. Volume Vol. 4
Giuseppe Vitolo
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2024
pagine: 309
Come nei precedenti tre volumi, tutti dedicati al lessico dell'agricoltura nelle aree della costiera amalfitana, di quella sorrentina e dell'isola di Capri, anche in questo volume sul lessico delle attività legate alla pesca Giuseppe Vitolo mette a disposizione delle lettrici e dei lettori una ricchissima messe di informazioni relative alla fauna ittica dei nostri mari, alle tecniche e agli strumenti per la pesca, alle imbarcazioni e a tutto ciò che ha a che fare con questa fondamentale attività, che certamente rappresenta un campo di osservazione di particolare fascino dal punto di vista antropologico ed etnolinguistico. Le schede, corredate di immagini e di schemi terminologici di grande interesse ed efficacia, contengono infatti elementi di ordine sia etnografico, sia dialettologico molto accurati e completi, raccolti con i classici strumenti delle interviste semi-strutturate, come illustrato nella Premessa di Vitolo. Le aree studiate in questo volume, così come nei volumi precedenti, rappresentano peraltro un territorio di antichissima tradizione marinaresca, costituito da una penisola estremamente frastagliata e dall'isola delle Sirene, unite l'una all'altra proprio dal mare e dal trasporto sull'acqua. Le stesse costiere amalfitana e sorrentina, che costituiscono i due versanti della Penisola, sono separate infatti da un territorio montuoso storicamente di difficile attraversamento, che ha da sempre reso il mare la via privilegiata di ogni spostamento. Questo studio di Vitolo consente di ricostruire per ogni singola voce trattata gli elementi di continuità e quelli di discontinuità di questi affascinanti territori, evidenziando di volta in volta piccole e grandi convergenze e divergenze.
Case su sfondo di montagne. Artisti stranieri sulla Costiera Amalfitana (1876-1960)
Matilde Romito
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2024
pagine: 287
Dal 18 giugno al 19 settembre 2021, presso il Museo Auguste Macke a Bonn si è tenuta la Mostra Speciale "Voglia d'Italia! Sulle tracce degli artisti di lingua tedesca nel 1905-1933". Voglia d'Italia è il sentimento risvegliato dai colori espressionisti, dalle pittoresche città e paesaggi d'Italia e dal sole del sud. Il desiderio dei tedeschi per l'Italia è diventato un topos, anzi l'epitome dell'educazione, almeno dal Viaggio in Italia di Goethe (settembre 1786-giugno 1788). Il primo autore che apre la rassegna, Arthur Alexander Newbery, è quello che ha posto maggiori problemi di identificazione e non si sa ancora se il personaggio identificato risponda davvero all'autore di complessivi 52 magnifici acquerelli, dal 1876 al 1880: una ventina, da Salerno ad Amalfi, Newbery passa per Fuenti, Vietri sul Mare e relative frazioni Raito e Dragonea, e poi Cetara, Maiori; tutte le altre località del salernitano, da Cava dei Tirreni con numerosissime sue frazioni, ad Eboli a Nocera a Paestum, saranno oggetto di un successivo studio, contenendo anche immagini non più riscontrabili sul territorio e dunque di straordinario interesse storico. Segue, pochi anni dopo, Harry T. Hine, un altro acquarellista membro della Royal Society of Painters, con una suggestiva Salerno dal mare, e nel 1892 il tedesco Franz Schreyer con Le ultime luci ad Amalfi, splendido contrasto di chiaroscuri. Seguono altre due opere su Amalfi , l'una di Küdjler, dall'impianto classico e l'altra anonima con toni davvero lunari, come recita il titolo. Quindi un polacco, Gierymski, morto a Roma, che rivolge la sua attenzione ai monumenti classici, Cattedrale di Amalfi e Ambone di Ravello, fra 1897 e 1899. Le torri di Vietri sul Mare, Cetara e Maiori con la famosa Fontana delle Paparelle a Salerno nel 1904 ampliano il panorama delle opere della americana Augustine Fitzgerald. Emil Radomsky apre il Novecento con una immagine di Amalfi che vede ancora il famoso vecchio Palazzo di Pipinella, abbattuto nel 1908, e dunque precede di poco George Howard e i suoi terrazzamenti di Amalfi del 1910, anno intorno al quale anche Zeno Diemer dipinge Amalfi , ma dal mare, dando risalto a chiese e monumenti.
Il «Real Conservatorio dei SS. Giuseppe e Teresa» a Tramonti. Cantieri, architetture e arti decorative in Costa di Amalfi (1684-1801)
Pietro Santoriello
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2024
pagine: 127
L'autore ha raccolto in questo libro non pochi documenti sulle vicende costruttive, ma anche non strettamente tali, del Real Conservatorio dei SS. Giuseppe e Teresa in Pucara, forse la più antica frazione di Tramonti. Il materiale scientifico proposto, raccolto con assiduità e dedizione nei maggiori archivi campani, consente di riscrivere in parte la storia non solo della Casa religiosa in esame, ma di numerose fabbriche site anch'esse in Tramonti. Tra le carte di maggior importanza devono essere indicate senza alcun dubbio quelle che riportano i nomi di importanti artefici attivi a Napoli nel XVIII secolo, come il riggiolaro Ignazio Chiaiese e il marmoraro Filippo Belliazzi, che prestarono la loro opera in alcuni edifici sacri di Tramonti. L'atto che certifica l'effettivo avvio dei lavori di costruzione del Conservatorio risale al 1690. Il documento, che deve essere considerato a tutti gli effetti un capitolato d'appalto, riporta che l'ideazione della struttura si deve all'ingegnere e tavolario Antonio Galluccio (noto dal 1639 al 1697, anno della sua dipartita) che, grazie a ulteriori ricerche condotte dall'autore, disponeva di una ricca biblioteca privata comprendente testi di notevole interesse culturale. Infatti, a parte gli indispensabili manuali e trattati di architettura, ingegneria idraulica e militare, il Galluccio raccolse libri di Emanuele Tesauro, Galileo Galilei, Tommaso Moro e Giovan Battista della Porta, solo per limitarsi ad annoverarne qualcuno di essi. Grazie al verificarsi di una serie di casi e avvenimenti fortuiti, questo saggio vede la luce a trecento anni dalla consacrazione del Real Conservatorio dei SS. Giuseppe e Teresa, tra i maggiori edifici monumentali della Costa di Amalfi.
Il turismo in Costiera Amalfitana nella seconda metà del Novecento attraverso gli atti deliberativi dell'Ente Provinciale per il Turismo
Aniello Tesauro
Libro: Libro rilegato
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2023
pagine: 426
È un vero e proprio 'diario di bordo' questo libro di Aniello Tesauro, uno dei 'vogatori' del turismo salernitano ingaggiato a metà anni '60 sulla 'barca' dell'Ente Provinciale per il Turismo (si allude alla barca raffigurata dal ceramista vietrese Giovannino all'ingresso della sede) per una 'traversata' che va dalla metà degli anni '30 al Giubileo del 2000 sulla rotta dello sviluppo turistico del Salernitano. Tesauro annota dinamiche di programmazione e politiche promozionali, iniziative e manifestazioni, uomini e cose del turismo salernitano e, usando il filtro delle delibere dell'Ente, ne offre un esauriente quadro. Sullo sfondo lascia intravedere i due principali scenari di ascesa (tra gli anni 1951 e 1976) e di consolidamento (tra il 1977 e il 2000). Il focus è posto sul turismo amalfitano del quale delinea le precoci e fortunate origini e il rapido e straordinario sviluppo. Il turismo costiero è nato, infatti, con la camicia "a cinque stelle" dei viaggiatori del Grand Tour, ma negli anni '30 del secolo scorso le forme del fenomeno si sono trasformate sempre più velocemente per l'impulso impresso dalle Istituzioni centrali e periferiche. Nella seconda fase di sviluppo (anni '50 - '70) è stato sostenuto dal 'vento in poppa' delle "programmazioni territoriali", dei finanziamenti pubblici e degli "impulsi promozionali" dell'EPT salernitano, che si intensificava via via grazie anche all'apporto delle Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo sorte ad Amalfi già nel 1928 alla quale si unì Ravello nel 1935 (scissa poi nel 1951), a Positano nel 1953 ed infine a Maiori nel 1958. L'ampia e documentata prospettiva offerta da queste pagine propizierà il confronto dialettico sul mutamento e lo sviluppo economico della Costiera nel secolo XXI offrendo stimoli e 'chiavi' idonee all'apertura di una nuova stagione di successo auspicabilmente basata sulla gestione autoctona della promozione d'immagine identitaria orientata a favorire non omologanti ed eco-sostenibili formule d'offerta turistico-ricettiva.
Il Tarì moneta del Mediterraneo. Atti del Convegno (Amalfi, 20-21 maggio 2022)
Libro: Libro rilegato
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2023
pagine: 295
Dopo gli antichi studi di Camera, Sambon e Spinelli, la ricerca veramente innovativa sui tarì amalfitani fu quella di Philip Grierson del 1977, presentata al convegno del 1973. Lucia Travaini ebbe modo di riprenderne lo studio con gli esemplari della Collezione Reale a Roma, studiandoli con Paul Balog anche allo scopo di realizzarne nuove analisi del contenuto metallico. Le monete normanne divennero poi il suo principale oggetto di studio con le pubblicazioni nella Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana del 1990, del libro del 1995, del MEC 14 scritto con Philip Grierson. L'approfondimento delle immagini nello spazio normanno-svevo è stato poi approfondito in ulteriori ricerche iconografiche, mentre proseguiva la puntualizzazione su molti aspetti, giungendo all'aggiornamento del libro del 1995, riedito nel 2016. Si correggevano errori e si perfezionavano datazioni, e tra queste la più significativa fu quella della revisione della datazione dell'apertura della zecca di Amalfi. La correzione emerse proprio nel realizzare la seconda edizione del libro, riportando la datazione alla metà dell'XI secolo dopo che era stata posta a partire dal 960, mentre Alfredo Maria Santoro raccoglieva l'invito ad approfondire e sistematizzare il problema e proseguire egli stesso nella ricerca su sempre nuove strade in un terreno tanto fertile per gli studi (molto fertile anche per i falsari che continuamente propongono nuovi tarì amalfitani pericolosi per i collezionisti e gli studiosi). Si propone qui dunque una sintesi della ricerca, come introduzione ai fruttuosi contributi di questo convegno.
Una nuova Salerno romana
Matilde Romito
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2023
pagine: 175
"Quando più di venticinque anni fa scrissi di Salerno romana attraverso i reperti conservati nel Museo Archeologico Provinciale di Salerno, non pensavo che si sarebbero potuti rilevare altri interessanti elementi per una revisione del quadro della città romana appena tracciato. A metà degli anni Novanta erano emersi dal riscavo dei depositi di quel museo centinaia di reperti trovati già nell'ultimo trentennio dell'Ottocento e poi negli scavi e nei trovamenti dei primi trent'anni del secolo scorso. Dai rinvenimenti occasionali di fine Ottocento dagli sbancamenti lungo il Corso Vittorio Emanuele per la nascita della 'città moderna' dopo l'unità d'Italia, alle lucerne rinvenute sotto la Scuola Vicinanza nel 1913, ai materiali per l'erigenda Banca d'Italia alla fine degli anni Venti, ai corredi dalle trincee di fondazione per la costruzione del Tribunale, fino ai reperti presso la Stazione Ferroviaria dopo la guerra, per citare gli episodi più salienti di quei decenni a cavallo di secolo. Reperti che consentirono di delineare l'immagine di una città ricca di spunti di lettura, ma restata sempre obliterata dalla fama della città medievale. Restava poi insoluta, ai miei occhi, la questione della iconografia della bella testa di bronzo, ritenuta di Apollo fin dal ritrovamento nel 1930, sulla quale non avevo osato azzardare ipotesi diverse, essendo stata sostenuta senza tentennamenti da tutti gli studiosi, o quasi, che se ne erano occupati. Oggi la revisione di articoli di inizio Novecento e, di converso, la pubblicazione di recentissimi resoconti di scavi vicino alla Ferrovia, come la stessa rilettura delle citate note sulla rivista "Notizie degli Scavi di Antichità" di fine Ottocento, concorrono a definire in modo più esaustivo e sfaccettato l'immagine della città nel periodo di cui ci occupiamo. Si è dato molto spazio ai resoconti d'epoca la cui rilettura appunto ha fornito altri spunti, riproponendo interi brani sconosciuti ad un più vasto numero di lettori".