Bertoni

Età di lettura: da 4 anni.

"Il Treno per Hankow" è un grande affresco familiare che attraversa continenti e decenni, raccontando la saga di una stirpe cosmopolita tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento. Dalle Fiandre all’Argentina, dal Messico alla Cina imperiale, fino all'Europa del dopoguerra, seguiamo i destini incrociati di giovani idealisti, pionieri e innamorati che cercano una vita migliore in un mondo in tumultuosa trasformazione. Tra passioni, sogni, tragedie e rinascite, spiccano le figure di Charles, ragazzo visionario e solitario, e di Barbara, giovane donna irlandese divisa tra la ribellione sociale e il richiamo di una nuova vita oltre oceano. Sullo sfondo scorrono eventi storici – guerre, rivoluzioni, migrazioni – che travolgono e modellano i protagonisti. Con uno stile classico, ricco di dettagli storici ed emotivi, Patriarca intesse una cronaca avvincente di avventure personali e collettive, narrando il coraggio di chi ha attraversato il mondo per inseguire i propri sogni.

Un viaggio psichedelico tra poesia, visioni e immagini surreali. Tommaso Buglioni trasforma la sua esperienza di tatuatore e pittore in versi che graffiano e incantano. Paesaggi cosmici, città immaginarie e sentimenti estremi si intrecciano in un flusso allucinato e potente. Ogni poesia è un test di Rorschach: il lettore vi riflette le proprie paure, ossessioni e desideri. Un libro che non descrive, ma trascina: un trip lisergico da vivere parola dopo parola.

Le emozioni dei primi viaggi a Monza e Imola con mio cugino Giovanni. Le risate tra i discorsi degli adulti, le fermate agli autogrill e i racconti sui nostri eroi della F1. Prost, Senna, Berger e Mansell. Sono loro a farci sognare. Inizia negli anni ’90 se non prima il mio viaggio nel mondo della F1, passa per il Mondiale perso da Alain Prost a Suzuka per arrivare fino al riscatto della Ferrari con Michael Schumacher nel 2000, sempre a Suzuka. A distanza di venticinque anni cambia tutto. Come giornalista del gruppo Perform di Londra, vengo inviato a Imola per raccontare chi era Ayrton Senna a vent’anni da quel tragico incidente alla curva del tamburello. Da quel momento in poi si apre un’altra F1. In una serie di interviste che ho realizzato nel corso di dieci anni, i piloti diventano di nuovo uomini, con le loro fragilità e qualche rimpianto. Personaggi allora temuti nel Circus ora mostrano il loro lato umano.

In un dialogo sospeso tra memoria e vento, Paola Andreoli ci conduce all’interno di una cabina telefonica speciale: un luogo reale e simbolico dove chi resta può ancora “parlare” con chi non c’è più. Ispirata al Kaze no Denwa giapponese, questa raccolta poetica è un viaggio nei territori della perdita, della nostalgia e della rinascita, in cui i ricordi si fanno vento e le parole diventano ponte tra mondi separati. Con uno stile intimo, viscerale, Andreoli intreccia dolori e tenerezze, fragilità e tentativi di risalita, toccando temi universali come il senso della maternità, la ricerca di senso, la dignità e il coraggio di restare vivi malgrado le ferite. Le sue poesie, sussurrate al vento, raccontano l’umana necessità di sentirsi ancora in contatto con chi si ama, trasformando il lutto in un atto di amore che resiste oltre il tempo, fino a diventare “splendidi origami di vita”.

In questa nuova raccolta di poesie l’autrice Silvia Frangipane coglie aspetti, sensazioni, visioni che non possono assolutamente lasciarci indifferenti, affermazioni o solo delicati accenni che entrano nella nostra sfera emotiva costringendola ad una propria introspezione e attenta analisi sulla nostra stessa vita.

Questa nuova silloge di Fabrizio Cavallaro, sostanzialmente si divide in due parti. Le poesie cosiddette “amorose” (che però contengono la cifra della caduta, dell’inganno, della trappola anche dei sensi: del “calappio” appunto) e una seconda parte in cui il poeta continua il perenne dialogo poetico-personale con la madre morta recentemente, a cui egli era e rimane struggentemente legato.

L'Idea del libro nasce nel novembre 2022, quando Angelo Barraco partecipa al concorso Parole Green dell'Umbria Green Festival, conosciuto in tutta Italia e non solo, arrivando tra i finalisti e aggiudicandosi una "Menzione speciale degna di pubblicazione". In quell'occasione, aveva presentato solamente i capitoli in cui si raccontava la storia del mostro di Firenze dal punto di vista di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, uccisi il 29 luglio 1984 a Vicchio di Mugello in località Boschetta. La storia viene presentata in modo diverso, dal punto di vista delle vittime che non hanno mai avuto voce e di una Firenze che nasconde bene i propri demoni. La prima parte del libro cerca di accendere i fari laddove le armi hanno cercato di spegnerli per sempre, cercando di restituire il respiro anche alle foglie, ai rami, alle autovetture parcheggiate e ai silenzi. Nella seconda parte, invece, si cerca di far luce sulle innumerevoli incongruenze che ancora oggi non riescono ad avere risposta in tutta la lunga vicenda giudiziaria. Tanti, troppi dubbi, dopo innumerevoli indagini, processi e sentenze di condanna.

Il commissario Donati viene chiamato a indagare. È un delitto efferato o il segno di qualcosa di più oscuro? Forse un rito? Nella Torino velata di magia, dove ogni vicolo può celare un enigma, il commissario Donati dovrà addentrarsi tra simboli antichi, inquietanti presenze e verità che sfuggono alla logica. Un thriller dove l’archeologia si intreccia con il mistero, e il confine tra realtà e occulto si fa sempre più sottile.

Rivasanta (immaginaria cittadina campana), primavera 2036. Don Ninì Di Maria, settantenne ricchissimo, è l’ultimo erede di una nota casata imprenditoriale che produce alimenti di qualità e mattoni faccia vista. Sa di non essersi sposato e di non avere figli, benché possa affermare di aver collezionato una serie di relazioni in qualche modo sentimentali. Dimora nel suo casale, la residenza avita con spettacolare vista mare, ma all’occorrenza può sempre contare sulla compiacente ospitalità di diverse abitazioni di sua proprietà. Dal 2035 convive con Lucilla, un avanzato soft robot da compagnia capace di sorprenderlo in continuazione, che tanta parte avrà in quella che sarà la sua restante traiettoria vitale. In un contesto sempre più sopraffatto dal degrado ambientale e dal passo impetuoso delle innovazioni tecnologiche, a don Ninì spunta in testa una clamorosa idea che lo segnerà per il resto dell’esistenza. Un generoso assist, del tutto non dovuto, a una umanità che domanda miglioramenti perché tormentata dalle brutte pieghe prese dal vivere e tuttavia restia a praticare commisurate condotte.

Essere stata madre e per mestiere scrivere la vita. Tanto si è avuto e perduto. In queste liriche torna un canto materno compreso nel profondo, desiderato, evocato da una parola che rammenta la giovinezza, il tepore del latte dato alle proprie creature accolte al seno. L’allegria di giocare con loro in giorni segnati dalle abitudini, all’ombra del giogo fantastico imposto dalla scrittura, ladra d’ogni pensiero e sentimento. La poesia per buona ventura corregge l’errore, sorregge colei che in dono offre questi versi ai propri figli, a ogni figlio di una mamma mondo.

Il tempo del racconto, è frutto di un progetto partito alcuni mesi fa, promosso dall’Associazione Corsa all’Anello di Narni, che ha deciso di raccogliere in volume alcune narrazioni di voci eccentriche intorno alla Festa medievale della città, coinvolgendo l’editore Bertoni e la sua volontà di assecondare idee nuove e coraggiose. In questa raccolta troverete racconti di pura invenzione, assimilabili a diversi generi letterari; e ricordi ostinati di eventi realmente accaduti: toccherà al lettore, se lo vorrà, divertirsi a distinguere gli uni dagli altri.