CLEAN: Le ragioni del progetto
Spazi in attesa. Infrastrutture e architetture nei territori a rischio
Francesco Viola, Mattia Cocozza
Libro: Libro in brossura
editore: CLEAN
anno edizione: 2025
pagine: 120
Una parte sempre più consistente di risorse pubbliche è stata destinata in questi ultimi anni alla costruzione di infrastrutture per la difesa dell’ambiente dai rischi naturali e dalle alterazioni prodotte dalla modernità. Queste opere, “in attesa” che si verifichino eventi potenzialmente catastrofici, trasformano ampi brani di paesaggio, alterandone nel lungo periodo le vocazioni e mutandone nell’immediato la percezione. Dal punto di vista dell’architettura, l’orizzonte temporale con cui queste particolari infrastrutture si confrontano, per quanto vago ed imprevedibile, rappresenta un nodo cruciale: l’attesa genera una tensione palpabile tra le forme possenti e rassicuranti delle opere di difesa e il pericolo incombente, ma offre anche lo spunto per immaginare una dimensione progettuale nuova, centrata sulle sorprendenti qualità spaziali di questi luoghi. È possibile ipotizzare che nel tempo dell’“attesa” queste opere possano essere utilizzate per migliorare l’ambiente, la vita delle comunità e, perché no, anche la “bellezza” del paesaggio? A questa domanda cerca di rispondere il libro, proponendo una raccolta ragionata, seppur provvisoria e incompleta, di progetti che affrontano diverse forme di rischio. Dalle barriere antimarea agli argini contro le inondazioni fluviali, dai muri frangivalanga ai diaframmi antitempesta: l’atlante degli spazi “in attesa” mette in tensione alcuni esempi tratti dalla tradizione della città con le più recenti declinazioni dell’ingegneria ambientale.
Progettare il carcere. Esperienze didattiche
Marella Santangelo
Libro: Libro in brossura
editore: CLEAN
anno edizione: 2020
pagine: 168
II progetto di architettura del carcere può divenire uno strumento politico straordinario se lo si vuole "usare" per cambiare le cose. Si priva della libertà un uomo chiudendolo "dentro" e quel dentro è un luogo ben preciso, confinato, schematizzato, fatto di uno stesso spazio senza qualità che deve ricoprire molti ruoli, essere contemporaneamente molti spazi. L'architettura, dunque, non deve cercare un modello di carcere, deve lavorare affinché lo spazio contribuisca a rendere la vita dignitosa, mettendo in condizione i detenuti e chi li controlla di vivere una diversa quotidianità in cui si arrivi a un'autonomia di azione, pur controllata. In questo testo sono presentati sei lavori di tesi di Laurea in Progettazione, che rappresentano sei occasioni di riflessione sull'universo carcerario dal punto di vista dello spazio. Le tematiche specifiche sono state scelte sempre a partire da esperienze e relazioni in corso con alcuni istituti penitenziari italiani, sono sperimentazioni progettuali interne al lavoro dì ricerca più generale che Marella Santangelo sviluppa da alcuni anni. Questi lavori didattici vogliono testimoniare di un modo dí intendere il progetto del carcere e la sua architettura e di fare ricerca attraverso il progetto; il carcere è "ineliminabile" dal nostro ordinamento, ma certamente trasformabile; si vuole qui testimoniare l'avanzare della ricerca, credendo fermamente che l'architettura è principalmente nella sua dimensione civile e sociale.
La densità del vuoto. Dispositivi progettuali dello spazio aperto contemporaneo
Giovanni Zucchi
Libro
editore: CLEAN
anno edizione: 2020
pagine: 311
Densità del vuoto significa indagare in chiave nuova il tema architettonico e urbano del vuoto, un'assenza di materia ma non per questo un'assenza di significato, guardando, infatti, alle sue diverse declinazioni formali quali basi della composizione spaziale dell'architettura contemporanea. Il taglio della trattazione si definisce sin dal titolo nella sua forma ossimorica, che accostando un attributo di pienezza a ciò che è generalmente considerato vacuo si propone di affrontare il tema del vuoto in quanto spazio significativo sia come concetto che come dispositivo architettonico. Il testo è strutturato in tre parti, "Le forme dello spazio aperto", "Sei conversazioni sul vuoto" e "Sei dispositivi formanti lo spazio aperto contemporaneo", che configurano una struttura entro cui i temi del vuoto e dello spazio aperto contemporaneo trovano una lettura critica che ne mette in discussione le forme, le qualità, i rapporti metrici e i significati, ricercando e valutando i possibili dispositivi elementari della composizione alla base del progetto architettonico. "Le forme dello spazio aperto" rappresenta la prima parte del testo e intende inquadrare il tema sul piano teorico, in cui tanto la scelta dei temi da indagare, quanto l'ordine con cui si propongono in sequenza, manifesta una precisa volontà di tracciare un percorso unitario tra arte, filosofia e architettura. "Sei conversazioni sul vuoto", fase intermedia tra la prima parte teorica e quella applicativa dei casi studio, è l'occasione per confrontare ambiti tematici del testo con il pensiero dei progettisti contemporanei autori dei casi studio analizzati. "Sei dispositivi formanti lo spazio aperto contemporaneo" è un'analisi applicata, attraverso la grafica diagrammatica, dei casi studio individuati e classificati attraverso sei categorie di "dispositivi formanti", definendo in questo modo una formalizzazione possibile dei temi teorici trattati. Chiude il testo un'ultima parte denominata "Sei letture trasversali possibili", che incrociando la lettura del testo attraverso temi trasversali apre a infinite letture possibili del tema, conferendo in questo modo al testo la qualità di strumento flessibile e aperto a futuri sviluppi.
Dall'alloggio alla città. Comporre gerarchie dello spazio aperto per il progetto di rigenerazione dei quartieri residenziali pubblici
Felice De Silva
Libro: Libro in brossura
editore: CLEAN
anno edizione: 2019
pagine: 191
"Oggi, in un'epoca in cui accanto a un'intensificazione delle relazioni immateriali fra le persone si assiste a una progressiva individualizzazione e frammentazione della società, lo sforzo di recuperare attraverso l'architettura il valore della prospettiva comunitaria che una città è in grado di esprimere rappresenta un'azione di rilievo culturale e di impegno civile nello stesso tempo; ciò può avvenire, ad esempio, proprio promuovendo la qualità dello spazio pubblico - che è sempre uno spazio di confronto e di incontro tra le persone - e immaginando modi più soddisfacenti per abitarlo. Può essere utile riscoprire a questo proposito la lezione di Hannah Arendt quando sosteneva che: “(...) il termine 'pubblico' significa il mondo stesso, in quanto è comune a tutti e distinto dallo spazio che ognuno di noi occupa privatamente. Questo mondo, tuttavia, non si identifica con la terra o la natura, come spazio limitato che fa da sfondo al movimento degli uomini e alle condizioni generali della vita organica. Esso è connesso, piuttosto, con l'elemento artificiale, il prodotto delle mani dell'uomo, come pure con i rapporti tra coloro che abitano insieme il mondo fatto dall'uomo. Vivere insieme nel mondo significa essenzialmente che esiste un mondo di cose tra coloro che lo hanno in comune, come un tavolo è posto tra quelli che vi siedono intorno; il mondo, come ogni in-fra (in- between), mette in relazione e separa gli uomini nello stesso tempo». Focalizzare l'attenzione sugli spazi aperti della residenza collettiva e sugli spazi di relazione e di bordo tra l'alloggio e la città - cioè sugli spazi tra le case (e le cose) più che sulle case stesse - è anche un atto di fiducia verso la dimensione pubblica del nostro abitare il territorio; di questo, sia l'architettura che le nostre città hanno oggi forte bisogno." (Dalla Presentazione di Roberto Vanacore)
Madrid. Architettura e città
Francesca Bruni, Giovanni Zucchi
Libro: Copertina morbida
editore: CLEAN
anno edizione: 2018
pagine: 207
Questo libro nasce da una occasione di viaggio con gli studenti del Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura della Federico II di Napoli, un appuntamento annuale di studio sul campo che ha visto la città di Madrid oggetto della nostra curiosità di progettisti. Gli scritti che compongono questo omaggio alla città spagnola sono stati ordinati secondo una struttura complessa, utile a rendere chiaro l'aspetto di città intesa come manufatto urbano e luogo dell'architettura, e articolata in quattro parti relative a differenti tematiche. La prima parte, "Città e architettura", affronta una lettura dei caratteri della struttura urbana e dell'architettura della città moderna e contemporanea con una introduzione affidata all'intervento di Javier Mosteiro, docente di Storia dell'Architettura presso l'Università Politecnica di Madrid. Segue una seconda parte, "Temi e progetti", nella quale sono state raggruppate sotto forma di schede, alcune opere dí architettura ritenute particolarmente rilevanti rispetto alla loro appartenenza a tematiche comuni, individuate secondo cinque categorie: "Contestualismo tra tettonica e leggerezza", "Libertà interpretativa del progetto sul patrimonio storico", "Relativismo tecnologico tra forma e struttura", "Disegno del vuoto tra spazio pubblico e natura", "Residenza collettiva tra tipologia e forma". La terza parte di "Approfondimenti" raccoglie contributi sull'architettura spagnola a cura di studiosi che hanno portato avanti ricerche inerenti a questi temi, con scritti di Andrea Maglio, Francesco Sorrentino e Chiara Barbieri. Chiude il volume una "Conversazione" con l'architetto basco Josè Ignacío Linazasoro, professore alla Scuola di Architettura di Madrid.
La forma (dis)continua dell'antico. Sulla riscrittura architettonica in ambito archeologico
Chiara Barbieri
Libro: Libro in brossura
editore: CLEAN
anno edizione: 2018
pagine: 223
Il rapporto tra preesistenze e progetto è un tema che torna costantemente nella pratica e nella teoria dell'architettura e richiede sensibilità e strumenti ancora più sofisticati laddove si tratta di intervenire in contesti archeologici. Qui l'individualità dei casi prende spesso il sopravvento sui caratteri di ricorrenza, sulle regole e sui metodi che possono essere ricavati dall'esperienza per far sì che i reperti del passato non siano più solo delle preziose testimonianze da salvaguardare e far conoscere, ma diventino anche nuove forme d'architettura per la contemporaneità. In questa direzione il libro propone alcune riflessioni che, ponendo in primo piano il valore dei reperti antichi come testi e come forme di comunicazione fra passato e presente, siano utili per delineare un percorso di sperimentazione progettuale attraverso l'interpretazione, la risemantizzazione e l'integrazione dei siti archeologici nella realtà contemporanea. Gli elementi di affinità con altre discipline, come la semiologia, lo studio dei segni e le esperienze delle arti figurative che hanno già sperimentato con successo l'uso creativo di elementi residuali – temi sui quali il testo raccoglie anche i punti di vista di tre protagonisti dell'archeologia campana, Antonio De Simone, Giuliana Tocco Sciarellì e Maria Tommasa Granese – lascia intravedere l'utilità che un approccio di questo tipo può avere sulla messa a punto di strategie d'intervento efficaci e specifiche del progetto per l'archeologia.
Letture della città contemporanea. Lo sguardo di nove architetti sulla città
Libro: Copertina morbida
editore: CLEAN
anno edizione: 2018
pagine: 115
Scopo di questo libro non è quello di tracciare per la città contemporanea, in tutta la sua complessità, una traiettoria, stendere un filo che la dispieghi in un discorso orientato. Piuttosto, la complessità della città e dei fenomeni ad essa legati è qui tradotta, come indica il titolo, in una serie di sguardi, differenti, anche contraddittori. Ciò rende da un verso la contraddittorietà stessa della metropoli contemporanea che nei suoi conflitti interni - espansione incontrollata, degrado sociale, economico, architettonico, emarginazione, sovraffollamento, dispersione, separazione, gentrificazione, disgregazione, congestione, anonimia, ecc. - risulta difficile, se non impossibile, imbrigliare in visioni di tendenza, in linee tese verso direzioni predeterminate, benché plurali. Dall'altro, la soggettività propria allo sguardo indica essa stessa una traiettoria di analisi, restituendo a posteriori - soltanto dopo l'osservazione - nella pluralità dei punti di vista un'immagine multidimensionale della città. [...] Questo libro vuole essere un invito all'osservazione, ad allenare lo sguardo, quale strumento di lettura e di comprensione della realtà che ci circonda. Prima ancora del progetto, dello studio e dell'analisi dei fenomeni urbani, che inevitabilmente finisce per dividere, frazionare e scomporre la complessità, è necessario recuperare la dimensione dello sguardo come attività non solo della mente ma anche e soprattutto dell'anima.
Ordinare la distanza. Abitare nella città cercando natura
Francesca Bruni
Libro: Copertina morbida
editore: CLEAN
anno edizione: 2017
pagine: 175
"Ordinare la distanza" tra le cose progettandola e "Abitare nella città cercando natura", significa ricercare luoghi comuni e condivisi, investiti dal progetto come unica garanzia di un ordine. Vuol dire ribaltare il concetto di spazio aperto come vuoto e assenza, densificandolo, lasciando tracce, creando luoghi dello stare, disponendo gli elementi - naturali o artificiali - secondo un ordinamento che definisca un sistema architettonico bilanciato, una trama che regoli la distanza mediante ritmi, accentramenti, dilatazioni, immettendo relazioni visuali e valori posizionali che orientino l'uomo nel suo percorrere e abitare lo spazio. Fanno da sfondo a questa trattazione su strumenti e tecniche di progetto dello spazio aperto, alcuni riferimenti alla modernità considerata principale referente del progetto contemporaneo. Chiude il libro una appendice che accoglie due approfondimenti su diversi aspetti del tema trattato, estratti da due ricerche di dottorato appena concluse. Misurare Distanze, curato da Giovanni Zucchi a partire dalla sua ricerca su "La densità del vuoto. Dispositivi progettuali per lo spazio aperto contemporaneo", propone uno strumentario possibile per rileggere alcuni progetti contemporanei sullo spazio aperto, raggruppati e interpretati secondo nuove categorie spaziali. Coltivare Città, curato da Daniela Buonanno a partire dalla sua ricerca "Ruralurbanism. Paesaggi produttivi", mostra una diversa cultura dell'abitare, di cui l'agricoltura rappresenta una forma di natura capace di ordinare il progetto contemporaneo dello spazio urbano.
L'architettura insegnante. Il Politecnico di Luigi Cosenza
Francesco Viola
Libro: Copertina morbida
editore: CLEAN
anno edizione: 2017
pagine: 223
Luigi Cosenza è una delle rare figure che è stata in grado di far fare uno scatto, un'accelerazione improvvisa alla ricerca dell'Architettura Moderna, forse fin troppo avanzata per poter essere subito capita e apprezzata. Di tale avanzamento la Facoltà di Ingegneria di Napoli è l'espressione più compiuta perché ne riassume i contenuti e i caratteri più significativi sia nelle modalità con cui il progetto si è sviluppato, sia nei risultati dell'opera finita: un rinnovato rapporto dell'architettura con la tradizione e l'ambiente, una nuova collaborazione fra le arti, l'invenzione di un linguaggio contemporaneo fra razionalismo e organicismo, l'affermazione del valore etico e sociale dell'architettura. Al di là dell'importanza storica di questo edificio che ha appena compiuto cinquant'anni di vita, poco studiato e conosciuto nonostante il ricco apparato di disegni, modelli, appunti di cantiere che questo studio documenta, esso è soprattutto una potente e appassionata testimonianza di un modo ancora attuale di progettare. Una fonte preziosa da cui attingere idee e stimoli, anche per coloro che non si riconoscono nei suoi originari presupposti sociali e teorici. Se da un lato, infatti, il Politecnico può essere considerato il più fedele "ritratto di pietra" del Maestro napoletano, dall'altro è in grado di trasmettere ancora la voce di un'epoca durante la quale l'architettura è cambiata a tal punto da diventare irriconoscibile e si sono indicate strade nuove e feconde per il progetto, alcune delle quali tuttora inesplorate.
Tracciati di ferro. L'architettura delle ferrovie e l'invenzione del paesaggio moderno
Francesco Viola
Libro: Copertina morbida
editore: CLEAN
anno edizione: 2016
pagine: 119
I profondi tagli prodotti dall'avanzare del treno nel territorio non sono solo l'esito di uno straordinario sforzo tecnico della modernità per adeguare lo spazio abitato alle necessità della civiltà industriale, ma anche l'opportunità per ridefinire profondamente l'immagine del paesaggio, scoprendo luoghi sinora irraggiungibili e guardando con occhi nuovi quelli già conosciuti. La dismissione di una parte consistente del patrimonio ferroviario più antico, costituito da migliaia di chilometri di binari e un sistema stupefacente di opere che hanno fatto la storia dell'ingegneria, pone oggi la questione di una riconversione compatibile con la salvaguardia dell'identità dei luoghi, evitando la banale omologazione che sembra oramai caratterizzare ogni parte del territorio. Se si rifiuta l'idea che il paesaggio debba ridursi a un'immagine statica e astratta al di fuori del tempo, la riqualificazione delle ferrovie dismesse non può certo proporsi di ricostruire le condizioni originarie, come se l'abbandono e i suoi segni non fossero mai sopravvenuti. Il progetto deve invece fare qui i conti anche con ciò che di non programmato, di spontaneo, talvolta di non gradevole e poco rassicurante si è sovrapposto alle condizioni originarie e usarlo come una risorsa positiva. È questa una condizione nuova per l'architettura, che richiede approcci e strategie più sofisticate che in passato.