Abscondita: Aesthetica
Lascaux. La nascita dell'arte
Georges Bataille
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2025
pagine: 144
«Questa straordinaria caverna non finirà mai di sconvolgere chi la scopre: non finirà mai di rispondere a quell'attesa del miracolo che costituisce, nell'arte come nella passione, l'aspirazione più profonda della vita. Spesso giudichiamo infantile questo bisogno di provare meraviglia, eppure non riusciamo a liberarcene. Ciò che ci appare degno di essere amato è sempre ciò che ci sconvolge, è l'insperato, l'insperabile. Come se, paradossalmente, la nostra essenza consistesse nella nostalgia di raggiungere ciò che consideravamo impossibile. Da questo punto di vista Lascaux riunisce le condizioni più rare: il sentimento di miracolo che ci dona oggi la visita della caverna, derivante innanzi tutto dall'estrema casualità della scoperta, è in effetti raddoppiato dal sentimento del carattere inaudito che queste figure ebbero agli occhi stessi di coloro che vissero al tempo della loro creazione. Per noi Lascaux si situa tra le meraviglie del mondo: siamo in presenza dell'incredibile ricchezza che ha accumulato lo scorrere del tempo. Ma quale dovette essere il sentimento di quei primi uomini, per i quali certamente, senza che ne ricavassero una fierezza simile alle nostre (così scioccamente individuali), questi dipinti ebbero un prestigio immenso? Il prestigio che si lega, qualunque cosa se ne possa pensare, alla rivelazione dell'inatteso. È soprattutto in questo senso che parliamo di miracolo di Lascaux, perché a Lascaux l'umanità ancor giovane misurò, per la prima volta, l'estensione della propria ricchezza. Della propria ricchezza, ossia del potere che essa aveva di raggiungere l'insperato, il meraviglioso».
Il paesaggio nell'arte
Kenneth Clark
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 224
"È raro che la lettura di un lungo saggio di storia dell’arte risulti avvincente e piacevole in ogni sua parte, ma credo che sia possibile contraddire questa immagine purtroppo consueta e formulare così una notevole eccezione a proposito di alcuni saggi di Kenneth Clark; e in modo del tutto particolare, mi sembra, del famoso «Paesaggio nell’arte». Questa eccezione è dovuta certamente alla personalissima capacità che lo storico e scrittore inglese ha di assegnare alla divulgazione una profonda correttezza scientifica, evitando inoltre il rischio, così frequente negli studi di storia dell’arte, di una lingua eccessivamente letteraria e astratta da una considerazione critica del proprio oggetto. «Il paesaggio nell’arte» di Kenneth Clark potrebbe così essere assunto come modello di una particolare felicità della sapienza critica, guidata con discrezione lungo i sentieri dell’attualità, secondo un atteggiamento che si riscontra in tutta la biografia intellettuale dell’autore." (dallo scritto di Andrea Emiliani)
Storia dell'arte nell'antichità
Johann Joachim Winckelmann
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 368
Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), uno dei più grandi storici dell'arte di tutti i tempi, tende a vedere nell'arte non l'espressione dell'individuo, ma la ricerca dell'assoluto. L'arte aspira all'ideale, e l'ideale è l'oggettività dal punto di vista dell'eterno. A una storia dell'arte come catena di biografie, quale era stata sino ad allora condotta – da Plinio a Vasari –, Winckelmann sostituisce per la prima volta una storia dell'arte come sequenza di opere. E le opere sono indizi non tanto della personalità del loro autore, quanto del mistero senza nome della bellezza, e come indizi vanno considerate. All'arte come intimismo, come diario privato dell'artista, Winckelmann oppone l'arte come suprema impersonalità. Perché è solo oltrepassando la propria soggettività che ci si avvicina al divino. Con uno scritto di Elena Pontiggia.
Elogio dell'individuo. Saggio sulla pittura fiamminga del Rinascimento
Tzvetan Todorov
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 240
La pittura fiamminga del XV secolo testimonia una profonda rivoluzione spirituale, che influenza profondamente l’intera Europa. I pittori fiamminghi di quel tempo scoprono che la vita sulla terra, anche nei suoi particolari più umili, più quotidiani, merita di essere onorata e rappresentata. Mostrare il mondo così come appare, significa dipingerlo nella sua individualità: quella degli oggetti, dei paesaggi, degli animali e – soprattutto – degli esseri umani. Gli individui sono rappresentati per loro stessi, e non per illustrare una lezione religiosa o morale: è il trionfo del ritratto. Tzvetan Todorov situa questa rivoluzione nella storia dell’immagine, ricostruisce il contesto teologico, filosofico e sociale in cui sono stati dipinti questi quadri. Analizza l’arte dei grandi pionieri, Campin e Van Eyck, e quella dei loro discepoli, da Memling a Roger van der Weyden, comparandoli ai grandi contemporanei italiani. Pensiero e immagini si compenetrano, si armonizzano qui in un affresco grandioso.
Per monstra ad sphaeram
Aby Warburg
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 176
Con questo volume si mette a disposizione del lettore una scelta tematicamente e cronologicamente coerente di testi inediti dal lascito di Aby Warburg, in un’edizione filologicamente attendibile che si basa sulla edizione critica tedesca stabilita dagli stessi curatori. Si tratta di frutti del lavoro svolto da Warburg durante il suo ricovero nella clinica di Ludwig Binswanger a Kreuzlingen, e allo stesso tempo di testimonianze della guarigione che permise finalmente il suo congedo e il ritorno ad Amburgo. Scopo dell’edizione è mostrare che Warburg non smise mai, anche durante il periodo più critico della sua vita, di riflettere sui problemi che lo interessavano e che la famosa conferenza sul Rituale del serpente non fu dunque un fenomeno isolato, quasi un fulmine a ciel sereno nella notte di Kreuzlingen. Particolarmente importanti da questo punto di vista sono i testi che possono valere come nucleo originario dell’atlante Mnemosyne: le note raccolte sotto il titolo Le forze del destino riflesse nel simbolismo all’antica e la conferenza in memoria di Franz Boll. Qui riesce a Warburg, per un’unica volta, di offrire una sintesi complessiva della sua opera e di guidare il lettore attraverso il labirinto del suo pensiero. La lettura di questi testi, illuminante e rasserenante a un tempo, consente di vivere, al passo con l’autore, l’esperienza di una vera e propria catarsi.
La regola del gusto e altri saggi
David Hume
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 128
Nel saggio La regola del gusto il punto di partenza è la varietà e variabilità dei gusti. Vi è in essi un’apparente concordanza: le stesse parole, osserva Hume, designano in tutte le lingue approvazione e pregi, oppure disapprovazione e difetti. Accordo che non va al di là delle parole; anche nella critica, come nell’etica, queste concordanze universali non oltrepassano il significato tautologico delle espressioni: nessuno può negare che il bene è bene e il bello è bello, ma la diversità comincia quando si tratta di determinare quali cose siano buone e quali belle. Tuttavia questa istanza scettica è per Hume solo un punto di partenza. Essa sta a provare che il gusto è soggettivo, e quindi non si possono trovare regole critiche universali; ma soprattutto che non esistono regole a priori, e che anche le regole del gusto, come tutte le altre, sono empiriche, a posteriori. Con ciò è posto il problema fondamentale dell’estetica di Hume: trovare un fondamento alle regole del gusto, tale che renda compatibile la loro universalità con la soggettività che abbiamo prima constatata. Che ci sia un’universalità del gusto è per Hume una cosa indubbia: ciò per lui si manifesta nei casi-limite, quando si rivelano valori imponenti e disvalori indubbi, o quando si mettono a raffronto produzioni letterarie, o in genere artistiche, di valore notevolmente differente, per esempio una poesia di un qualsiasi autore mediocre con quella di un grande poeta. Questo fatto prova che, in un certo senso, esiste un gusto universale, oggettivo, pur difficile da scoprirsi. La ricerca di Hume non è metafisica, non mira a definire un’idea trascendente del bello, ma a indagare come si formano quei «campioni», quei «modelli» del gusto che stabiliscono la norma effettiva e positiva del giudizio del gusto. Con una nota di Fabio Minazzi.
Kallias-Grazia e dignità
Friedrich Schiller
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 160
Sono qui raccolte, in forma integrale, le lettere che Schiller inviò nel 1793 all’amico Körner con l’intento di raccogliere e discutere le idee per il progettato dialogo Kallias o della bellezza: opera che mai, però, vide la luce. Esse accompagnano il lettore nel tormentato e ambizioso progetto schilleriano di presentare «quel concetto oggettivo del bello, di cui Kant dispera». La loro lettura si presenta, altresì, come un’adeguata introduzione al testo che segue: Grazia e dignità, pubblicato nello stesso anno, il primo e decisivo saggio di estetica di Schiller, che molto deve alle riflessioni esposte all’amico Körner. In esso Schiller si confronta con il pensiero di Kant, ripensando e sottoponendo a sviluppi definitivi sia la prospettiva estetica della Critica della facoltà di giudizio sia la morale kantiana. In Grazia e dignità confluiscono, per trovare nuove strade e nuove aperture, tanto l’esperienza teatrale e poetica quanto i giovanili studi medici di Schiller. Straordinario capolavoro nell’eleganza e sapienza della sua struttura argomentativa, presenta per la prima volta quel progetto antropologico di una maturazione integrale dell’umanità che di lì a breve avrebbe trovato ulteriore e più ampia formulazione nella forma di una pedagogia estetica, di una filosofia della storia, e di una riflessione sul sublime.
Ravel
Vladimir Jankélévitch
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 160
Vladimir Jankélévitch (1903-1985) – filosofo francese e grande esperto di musica – dedicò questo suo scritto a Maurice Ravel, e più in generale al significato, alla potenza, al linguaggio della musica moderna. «Maurice Ravel, come Chopin, trova quasi subito se stesso» scrive Jankélévitch. «È innegabile che l’opera sua rechi, agli inizi, le tracce della sensibilità letteraria del primo Novecento, nonché un vago languore “fin de siècle”, che scomparirà ben presto; più tardi, negli anni fecondi fra il 1905 e la guerra, la riscoperta di François Couperin; dopo la guerra, il jazz, Stravinskij, la politonalità. Eppure, nonostante il variare dei suoi volti, l’arte di Ravel non è così sensitiva come quella di Debussy; fin dall’inizio è chiaro che avrà una volontà più ferma e una minor ricettività. E quale potenza! In Bolero, per non citare che l’opera sua più famosa, come un serpente ci inchioda e ci affascina con i suoi occhi sempre fissi. Ravel compie il prodigio di riempire una mezz’ora di musica con un tema di sedici battute, senza sviluppi né variazioni, aggiungendo via via nuovi timbri: flauto, clarinetto, oboe, oboe d’amore, trombone e sassofono, mentre il tamburo insiste senza tregua nel suo ritmo ostinato. Varietà della monotonia, certo, ma quale potenza!».
Il bello nell'arte. Scritti sull’arte antica
Johann Joachim Winckelmann
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 208
«Per noi, l’unica via per divenire grandi e, se possibile, inimitabili, è l’imitazione degli antichi, e ciò che si disse di Omero, che impara ad ammirarlo chi imparò a intenderlo, vale anche per le opere degli antichi, particolarmente dei Greci. Bisogna conoscerle come si conosce un amico, per poter trovare il Laocoonte inimitabile al pari di Omero. Una simile intima conoscenza condurrà al giudizio di Nicomaco sull’Elena di Zeusi: “Prendi i miei occhi” disse questi a un ignorante che voleva biasimare il quadro “ed essa ti sembrerà una dea”». Con uno scritto di David Irwin.
Sulla poesia ingenua e sentimentale
Friedrich Schiller
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 128
"Nel saggio «Sulla poesia ingenua e sentimentale», pubblicato tra il 1795 e il 1796, Schiller completa quel suo percorso estetico che vede al centro, nella rilettura originale di alcuni temi kantiani, le questioni della poesia, della natura, del tragico, del sublime e della grazia. Questo scritto ha un profondo significato «simbolico» nel lavoro schilleriano: è infatti non solo l’ultimo dei saggi dedicati ai temi dell’arte e della poesia, ma segna anche quello che lui stesso chiama un «congedo dalla teoria». Proprio per tale motivo, è uno scritto che risulta essere in profonda sintonia con la sua produzione «estetica» precedente, di cui è quasi un organico «completamento». Ebbe infatti una grande risonanza e un immediato successo. Successo ovviamente favorito dallo «schema» generale dello scritto, che si innesta sia sulla già utilizzata capacità schilleriana di costruire il suo pensiero su fortunate «coppie» concettuali, sia sul richiamo a una polemica culturale precedente, la secentesca Querelle tra Antichi e Moderni che viene più o meno esplicitamente «riattivata». Infatti il termine «ingenuo» deriva dagli «effetti» di quella antica e fortunata polemica, dal momento che venne utilizzata dal suo fondatore Charles Perrault e più volte ripresa nel corso del Settecento, in particolare francese. Quando Schiller distingue tra poesia ingenua e poesia sentimentale non vuole limitarsi a operare un’interpretazione «storica» (da un lato i classici e dall’altro i moderni, cioè i romantici), bensì segnare la tipologia del rapporto di unità o scissione tra l’arte, l’uomo e la natura. Questo rapporto è «estetico», legato cioè alla relazione sensibile che il poeta ha con il nucleo veritativo e simbolico dell’opera nel suo rapporto con la natura." (Dallo scritto di Elio Franzini)
Elogio del quotidiano. Saggio sulla pittura olandese del XVII secolo
Tzvetan Todorov
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 160
«...la bellezza risiede nel gesto più umile. Quando Steen e Ter Borch, De Hooch e Vermeer, Rembrandt e Hals ci fanno scoprire la bellezza delle cose nelle cose, non si comportano da alchimisti capaci di trasformare in oro del fango, qualunque esso sia. Essi hanno compreso che una donna che attraversa un cortile, una madre che sbuccia una mela possono essere belle come le divinità dell’Olimpo, e ci invitano a condividere una tale convinzione. Ci insegnano a veder meglio il mondo, non a cullarci in dolci illusioni; non inventano la bellezza, la scoprono – e permettono anche a noi di scoprirla. Minacciati oggi dalle nuove forme di degradazione della vita quotidiana, siamo tentati, nell’osservare i loro quadri, di ritrovarvi il senso e la bellezza dei nostri gesti più elementari».
Aprire Venere. Nudità, sogno, crudeltà
Georges Didi-Huberman
Libro: Libro in brossura
editore: Abscondita
anno edizione: 2024
pagine: 128
«Ripensare la nudità oltre gli abiti simbolici di cui si riveste il nudo nella rappresentazione? Ciò significa in primo luogo accostarsi a quella fenomenologia del "contatto mascherato" che Freud richiama giustamente come rovescio bifronte – tocco di Eros e tocco di Thanatos – di ogni idealizzazione, di ogni difesa psichica contro l'attacco, in noi, dei cosiddetti processi "primari". Occorre dunque trovare nella Venere stessa la traccia di questo "snodo dissimulato", inquietante, in cui il tocco di Thanatos si sposa a quello di Eros: passaggio impercettibile, e nondimeno straziante, in cui l'"essere toccati" (essere commossi dalla bellezza pudica di Venere, vale a dire essere attirati e quasi carezzati dalla sua immagine) diviene "essere colpiti" (ovvero essere feriti, "essere aperti" dal negativo che appartiene a quella stessa immagine). Qui nudità fa rima con desiderio, ma anche con crudeltà. Georges Bataille non è molto distante, probabilmente, ma Botticelli? Cercare un simile "lavoro del negativo" o simili "somiglianze crudeli" non vuol dire anche reinventare Venere?».

