Sellerio Editore Palermo: La memoria
Dodici mesi in giallo
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 540
La scomparsa di una commessa durante i saldi di gennaio in un labirintico grande magazzino è il nuovo caso di cui devono occuparsi Berta e Marta Miralles, sorelle e ispettrici della Omicidi di Valencia. Così come in questo racconto di Alicia Giménez-Bartlett, nelle dodici storie di questa antologia, una per ogni mese dell’anno, la trama gialla si intreccia con la quotidianità. Le giornate sono quelle dei detective creati dagli autori nelle loro serie di romanzi, persone che rappresentano spesso per molti lettori quasi figure classiche della realtà giallistica contemporanea. Domenico Cigno (febbraio), il voracissimo cronista, magro di successi professionali ma enorme di stazza, dello scrittore Luca Mercadante, che trascina la sua malinconia in situazioni di degrado; Carlo Monterossi (marzo), l’autore televisivo pentito venuto dalla penna di Alessandro Robecchi, con i suoi amici investigatori veri, a cui presta il proprio intuito basato sull’empatia sociale e nutrito dai gusti raffinati; Viola (aprile), l’allegra e sfortunata giornalista televisiva creatura dell’autrice Simona Tanzini, che scherza con la sua vita segnata dalla malattia e capisce il delitto e i delinquenti aiutata dalla propria «particolarità»; Mirna Pagani (maggio), ispettrice della Laguna veneta, con la madre piena di vita e di voglie, di Serena Cappellozza, le cui inchieste procedono tra mille problemi personali; il flâneur Lorenzo La Marca (giugno), di Santo Piazzese, che risolve misteri da centro storico palermitano preferibilmente godendosi bianchi freddi e rossi avvolgenti; la coppia Saverio Lamanna-Peppe Piccionello (luglio), messa insieme da Gaetano Savatteri, che ha a che fare con vecchi scheletri del passato; Antonio Acanfora (agosto), l’«ingenuo» e molto napoletano poliziotto raccontato da Andrej Longo, che per disposizione naturale scopre il nocciolo umano dentro il caso che a malincuore gli piomba addosso; Serena Martini (settembre), l’oberata madre di famiglia, eroina della coppia letteraria Malvaldi-Bruzzone, che per sfortuna dei criminali è soprattutto una raffinata chimica e non c’è delitto che non lasci un aroma; Ryan e Ray (ottobre), i detective dell’inglese Simon Mason, che peggio assortiti non si potrebbero immaginare, questa volta alle prese con le vicende della vicecapo della polizia della Thames Valley; il barrista Massimo con i vecchietti del BarLume (novembre), scolpiti nella pietra toscana da Marco Malvaldi, che incarnano la commedia italiana del giallo; e, infine, il vicequestore Rocco Schiavone (dicembre), che l’autore Antonio Manzini è riuscito a dotare del peggior carattere della crime story. Ne risulta una parata di detective per professione o per passione al tempo stesso eccentrici e familiari.
L'imperatore inesistente
Jean-Baptiste Perès, Richard Whately, Aristarchus Newlight
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
L’imperatore inesistente è il «romanzo» sulle allucinazioni della storia, al quale collaborarono (involontariamente e in più tempi, ognuno per conto proprio) vari scrittori interessati al mito di Napoleone Bonaparte e all’«eccesso di esistenza» del generale francese. Le referenze sono illustri. Lord Byron fece di Napoleone un eroe da romanzo. Ippolito Nievo raccontò che nel castello di Fratta c’era qualcuno (presto smentito) che considerava il generale Bonaparte «un essere immaginario, una copertina di qualche vecchio capitano che non voleva disonorarsi in guerre disperate di vittoria, un nome vano immaginato dal Direttorio a lusinga delle orecchie italiane». Madame de Staël ridusse l’imperatore a un sintomo anti-respiratorio: alla «malattia di tutti coloro che» hanno vissuto «sotto la sua autorità». Se Manzoni aveva cancellato il nome dell’imperatore, facendone un innominato da raccontare (prima della sua finale conversione) come un blasfemo che aveva osato competere con quel Dio che «volle in lui / del creator suo spirito / più vasta orma stampar» come già aveva fatto con l’angelo ribelle Lucifero; un personaggio di Guerra e pace di Tolstoj, sulla base di una massonica scala numerica che culminerà con il numero 666, pretenderà di aver dimostrato che Napoleone altro non era che «la bestia», alleata di Satana, «predetta dall’Apocalisse». Tre allegoristi visionari, mitologi anagrammisti e paradossali filologi impegnati nell’espunzione dal libro della storia del refuso chiamato Napoleone, scrissero nell’Ottocento tre divertenti opuscoli, qui raccolti, contribuendo a far dell’imperatore «il primo degli onnipotenti che non sono mai esistiti» (Giorgio Manganelli). Segnalati da Emmanuel Carrère nel 1986, e ora, in questa nuova edizione accresciuta, dopo la prima del 1989, piacevolmente illuminati da Giorgio Manganelli e Umberto Eco, si fanno leggere come capitoli di un sorprendente e demenziale romanzo. Nei tre autori, Eco vide tre «Kazzenger ante litteram» (Kazzenger è il nome di un personaggio satirico del repertorio di Maurizio Crozza). Ma con questa precisazione: «È vero che i miei tre autori non satirizzavano i cacciatori di misteri bensì dei pensatori che cercavano di eliminare i misteri; e quindi erano in fondo dei reazionari. Ma il metodo rimane istruttivo: portate all’estremo le tesi degli altri e una risata li seppellirà».
Storia di Venezia. Dal 1400 alla caduta della Repubblica
John Julius Norwich
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 688
La storia che l’inglese John Julius Norwich ha dedicato a Venezia è un’osservazione ammirata propria di chi è stato toccato dall’incanto della città, capace di scovare i particolari più rivelatori. L’autore punta soprattutto a illustrare al lettore il dinamismo di una città, quasi miracoloso per l’armonia che riuscì a realizzare, per l’equilibrio nella libertà che riuscì a mantenere. Mentre nel primo volume ha descritto l’ascesa fino al pieno splendore della metropoli, in questo secondo descrive il lento affievolirsi della sua magnificenza, dall’apogeo nel XV secolo alla caduta della Serenissima per mano di Napoleone nel 1797. E in entrambi i volumi il racconto è concentrato su tre punti di vista: lo sviluppo artistico attento a una visione urbana complessiva, il sistema di governo equilibrato da una costituzione aristocratica ma fondata su contropoteri e rigorosi controlli elettorali, la civiltà della vita sociale ricca della laboriosità di artigiani e artisti capaci di divertimento quotidiano. Ciò che accadeva a Venezia era in tutto attraversato dal vento della storia: l’epoca dei grandi condottieri, le alleanze per il predominio in Italia, la lotta tra Francia e Spagna, la prevalenza dell’asse atlantico dopo la scoperta dell’America, la caduta di Costantinopoli, l’apertura della via per le Indie, il Mediterraneo tra Impero ottomano e Impero spagnolo, Lepanto, i sonnolenti anni del Sei e Settecento, infine l’età di Napoleone che porta alla caduta della Serenissima. Una piega del destino dovuta ai tempi nuovi ai quali il sistema-Venezia non era più adeguato, ma facilitata da due germi che da tempo ne accompagnavano la vicenda: il dualismo di interessi mare-terraferma, la chiusura oligarchica del suo sistema politico. L’autore di questa Storia di Venezia ha sempre dichiarato di non essere uno storico di professione. Però il trasporto appassionato per il suo oggetto e il piglio di narratore che dà una tinta personale al resoconto non sono mai separati dal rigore dell’oggettività e dalla completezza della documentazione. Ragion per cui John Julius Norwich è stato davvero l’inventore di una originale forma di divulgazione storica, di una attualissima storia-racconto.
La lunga ombra
Celia Fremlin
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 280
Ivor, potente professore emerito di Lettere Classiche, patriarca misogino, manipolatore e pieno di sé, è da poco morto in un incidente. È quasi Natale, e la moglie Imogen è da sola. Il telefono squilla nel cuore della notte, Imogen barcolla assonnata fino alla cornetta, dall'altra parte del filo una voce sconosciuta la accusa di aver ucciso il marito. Chi parla? Cosa vogliono da lei? Con l'arrivo del Natale, la casa di Imogen inizia a riempirsi di ospiti sgraditi, la sua famiglia allargata, figli, nipoti, amanti. Che cosa cercano? Vogliono fare compagnia alla vedova durante le feste? Oppure hanno in mente altro? La situazione è fuori controllo, tutto ciò che poteva essere un sereno Natale in famiglia si trasforma per Imogen in un incubo ipocrita e caotico. E mentre la neve scende silenziosa sulla campagna inglese, iniziano ad accadere fatti inquietanti. Nello studio del patriarca i bambini vedono una figura travestita da Babbo Natale, come faceva il nonno ogni anno, sulle carte di Ivor compaiono appunti minacciosi, una bottiglia di whisky viene trovata accanto alla sua poltrona preferita. In un inarrestabile vortice degno del miglior Hitchcock, con atmosfere che richiamano Shirley Jackson e Patricia Highsmith, Celia Fremlin costruisce un giallo psicologico travolgente e perfido, con un finale che ha il sapore amaro di un dolce natalizio andato a male.
Il codice dei Wooster
Pelham G. Wodehouse
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 300
L'arcigna zia Dahlia ha incaricato Bertie Wooster di rimediarle una vecchia lattiera a forma di mucca. Il piano è semplice: Bertie dovrà andare nel vicino negozio di antiquariato e tentare di abbassare il prezzo della mucca d'argento. Una volta lì, il giovane Wooster viene però informato - disgrazia! - che il prezioso oggetto è stato appena acquistato da un certo Sir Watkyn. Nel frattempo, Bertie è venuto a sapere della rottura tra la graziosa Madeline e l'amico fraterno Gussie. Ecco, dunque, l'occasione per prendere i proverbiali due piccioni con una fava: si dà il caso che Sir Watkyn sia il padre di Madeline, così Bertie dovrà soltanto andare nella sua residenza di campagna e, mentre cercherà di ricucire il rapporto tra i due novelli sposi - perché il codice dei Wooster è chiaro: «Mai piantare in asso un amico» -, trafugherà la mucca-lattiera. Cosa potrà mai andare storto? Ça va sans dire: tutto. E chi potrà mai rimettere insieme i cocci sparsi qua e là da Bertie, se non l'irreprensibile Jeeves? In un vortice di equivoci e gaffe, furti e cadute rovinose, tra nuovi incontri e vecchie conoscenze, Wodehouse ci delizia con il terzo esilarante romanzo con protagonisti Bertie e Jeeves. E lo fa con quel suo solito umorismo confortevole, rassicurante, eppure sempre imprevedibile e mai scontato, di cui nessuno di noi ormai può più fare a meno.
Le parole del mare. Letteratura e navigazione
Piero Dorfles
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 260
Una straordinaria ricognizione personale sui libri che parlano di navigazione. La letteratura marinara è sterminata, Piero Dorfles, che ci ha sempre spinto a «vivere la lettura come un'avventura dello spirito, un'esperienza della vita, un passaggio di maturazione», ci guida attraverso i fondali marini seguendo un itinerario, una rotta che è fatta di avventure, sì, ma anche di considerazioni sul carattere degli uomini, riflessioni sul progresso, sui fallimenti. La navigazione, sostiene l'autore, è la più naturale metafora della vita, basti pensare alle similitudini che usiamo di continuo: issare le vele, arrivare in porto, perdere la bussola, siamo tutti sulla stessa barca; «questa larga coincidenza dei termini che usiamo per descrivere quello che esce dalla normalità della vita quotidiana con la lingua del mare, significa che quello che accade nella navigazione non è una metafora della banalità del vivere, ma un'allegoria della sua complessità, della imprevedibilità e della drammaticità del destino di noi viventi». Una volta salpati vengono attraversati momenti fondamentali delle spedizioni per mare: la bonaccia, che ha in sé qualcosa di misterioso e di minaccioso; la burrasca, che spesso prelude al naufragio; ma situazioni da affrontare sono ammutinamenti e incontri con grandi pesci, fino a giungere al sicuro in porto. Per ogni tappa Dorfles ci guida tra i libri, innumerevoli, inaspettati talvolta, in un itinerario mai scontato, con continue incursioni sul presente. Tra le pagine trova largo spazio l'Odissea, ma incontriamo Dante e Melville, Stevenson e Conrad, il paladino Orlando e Padron 'Ntoni, Lucrezio, Magellano e Gabriel García Márquez, e tante altre storie di mare che sono anche storie di lacerazioni e di sconfitte e si intrecciano con vita e destini degli uomini.
La filosofia di Montalbano
Andrea Camilleri
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 264
Oltre quattrocento brani tratti dai romanzi e dai racconti con Montalbano per costruire con le parole di Andrea Camilleri un appassionante e fedele ritratto del personaggio letterario più amato d’Italia. «A Montalbano la testa gli cammina. Affascinante, simpatico, intelligente, sarcastico, empatico, irrimediabilmente incollato alla sua terra, dotato di grande senso morale, amante della buona tavola e della bellezza di donne e cose, paesaggi, romanzi, opere d’arte. Fatalmente maschio, bianco, eterosessuale, occidentale, borghese e financo siciliano – eppure tanto rispettoso dell’alterità quanto nemico di luoghi comuni e frasi fatte, comportamenti untuosi e ipocrisie diffuse. Moderatamente tradizionalista, alquanto incapace nell’uso della tecnologia, assai nirbùso e sempre sul pezzo, il celebre commissario di polizia operante in Vigàta – paese più inventato della Sicilia più tipica – è un personaggio a tutto tondo. E fra le mille sfaccettature di questo suo carattere impressivo e parzialmente dominante vi è l’interesse e la pratica della filosofia. Pensatore senza saperlo, ostinatamente privo dei crismi che l’accademia usa donare ai praticoni del Concetto, del Giudizio e del Sillogismo, Salvo Montalbano effonde comunque, spesse volte inconsapevolmente, quell’amore di sapienza che, innestandosi nella quotidianità, la supera di gran lunga. Ma che tipo di filosofo sarebbe il commissario Montalbano? a quale scuola filosofica apparterrebbe? […]. A conti fatti, semplificando molto, scatta una necessaria tautologia: Montalbano è montalbanista. Epiteto a funzione aperitiva che questo libro ha accuratamente riempito di sostanza concettuale, traendo dalle innumerevoli storie di investigazione poliziesca quei barbagli di filosofia che il mondo umano e sociale del commissario, la sua storia e la sua geografia emanano in molti modi» (Dalla Nota di Gianfranco Marrone).
Sotto mentite spoglie
Antonio Manzini
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 432
Ad Aosta è quasi Natale. Una stagione difficile, per Rocco Schiavone, e non solo per lui. Un periodo dell’anno che da sempre con le sue usanze svetta nella nota classifica affissa in Questura. Tutto sembra andare male. Ovunque nelle strade si esibiscono cori di dilettanti che cantano in ogni momento della giornata. La città è preda di lucine a intermittenza, della puzza di fritto, dell’agitazione dovuta all’acquisto compulsivo. Lampeggiano vetrine e finestre, auto e antifurti. Di fronte ai negozi, pupazzi di raso e fiamme di stoffa si agitano al soffio dell’aria calda dimenando braccia, teste e lingue. Non c’è da aspettarsi niente di buono. E infatti. Una rapina finisce nel peggiore dei modi possibili, coprendo Rocco di ridicolo, fin sui giornali. Un cadavere senza nome viene ritrovato in un lago, incatenato a 150 chili di pesi. Un chimico di un’azienda farmaceutica sparisce senza lasciare traccia. Rocco non parla più con Marina. E nevica. Eppure qualcosa si muove. Sandra sta meglio, sta per uscire dall’ospedale. Piccoli spiragli, rari sorrisi, la squadra, come la chiama Rocco con un filo di sarcasmo, sembra crescere, i colleghi migliorano, i superiori comprendono. Schiavone a tratti sembra trovare le energie per affrontare gli eventi che si susseguono, le difficoltà che si porta dentro, e poi quello slancio svanisce e ancora si riforma. Il vicequestore entra ed esce dalla sua oscurità, a volte il sole lo aspetta, quasi sempre il cielo è plumbeo, una promessa di neve e di gelo. Passo dopo passo, però, anche se stanco, amareggiato, arrabbiato, Rocco Schiavone continua a guardare il mondo con gli occhi socchiusi, a indignarsi, a tenere insieme il cuore e il cervello, la memoria e il futuro.
Avventure postume di personaggi illustri
Roberto Alajmo, Marco Carapezza
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 192
Dieci avventure esemplari, capitate post mortem a uomini e donne che nei secoli hanno goduto di fama mondiale. Personaggi illustri della storia e dell’arte, della letteratura e della scienza, pontefici, santi, statisti, rivoluzionari, filosofi che durante la loro vita erano stati forse padroni del proprio destino (e del destino di molti altri), fino al fatale momento in cui, nel tempo di un respiro, hanno perso per sempre il potere di incidere sul mondo. Sia detto con più coraggio e onestà: sono morti. Ma poiché, come si legge in esergo a questo libro, fortunatamente «a morire sono sempre gli altri» (Duchamp), è proprio a partire da questa inevitabile piega del destino che Roberto Alajmo e Marco Carapezza si sono divertiti a raccontare con arguzia e intelligenza le vicissitudini postume di donne e uomini straordinari, le strade imprevedibili che hanno imboccato i loro resti terreni, le avventure spesso grottesche delle loro spoglie mortali. «È del corpo», scrivono gli autori nel preludio a questo libro, «che bisognerebbe preoccuparsi quando viene a mancare il suo legittimo proprietario. Sul destino di alcuni cadaveri eccellenti, infatti, si apre un sipario imprevedibile, oltre il quale agiscono amore, fanatismo, anelito d’eternità, scaramanzia e molti altri fattori, secondo una ricetta variabile capace di trasformare in commedia anche la più fosca delle tragedie». E così potremo seguire l’odissea, degna di una spy story, dei resti di Evita Perón, o la storia paradossale delle due teste di Cartesio, o ancora i tre funerali e mezzo di Pirandello e la sovietica manutenzione della mummia di Lenin. Fino all’incredibile macabro processo al cadavere di un papa dissepolto per l’occasione. Questo libretto divagante e originale racconta in fondo come il culto delle reliquie, nato col cristianesimo, ha resistito alla modernità più razionalista per arrivare ai giorni nostri, trasformandosi però in una sorta di accanimento, una forma di inconscia vendetta della mediocrità sulla grandezza, in una miscela inestricabile di ammirazione, feticismo e invidia.
Dizionario del grafomane
Antonio Castronuovo
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 260
Antonio Castronuovo torna a divertirsi e divertirci con questo nuovo volume che raccoglie svariate curiosità su scrittori e intellettuali. Un affascinante repertorio di fatti e fatterelli, stranezze, spigolature e minuzie del mondo letterario. Un elenco di titoli tematici in ordine alfabetico associati per lo più a uno scrittore e a una fonte bibliografica. Scorrono uno dietro l'altro personaggi che hanno scritto troppo, o che hanno scritto con l'ossessione che la loro scrittura non fosse mai abbastanza o mai abbastanza perfetta, o ancora che hanno scritto animati da troppa ambizione. Metodici o indisciplinati, inclini alla stesura perfetta o ossessionati dalla revisione, reclusi alla scrivania o dediti ai piaceri e ai divertimenti. D'Annunzio, oltre ad aver stilato 32.000 versi, era anche un revisore puntiglioso al punto da affermare che «un vero scrittore è colui che impiega una mattinata per apporre una virgola e un intero pomeriggio per toglierla». Louisa May Alcott divenne ambidestra perché lavorando assiduamente al suo "Piccole donne" era arrivata a intorpidire la sua mano destra. Camilleri fu scrittore prolifico, metodico e puntuale come un impiegato delle poste, ma guai se il suo schema di «18 capitoli di 10 pagine ciascuno» non combaciava a fine stesura. Virginia Woolf fra attraversare la vita e trarne un libro o ritirarsi «concentratissimi, tutti su un punto; e senza dover più ricorrere alle parti sparse del proprio carattere, avere dimora stabile nel cervello», non aveva dubbi: per scrivere bisogna abbandonare la compagnia. Queste ed altre le «vite tormentate, allietate da esigue illuminazioni che rifulgono e prontamente svaniscono, facendo però in tempo a restare in un aneddoto, a costituire istanti di curiosità lungo la vita - altrettanto avvilita - di un lettore inguaribile come chi scrive queste righe».
Orizzonte perduto
James Hilton
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 242
Da questo libro, nel 1937 Frank Capra trasse un film celebre, che giunse in Italia col titolo Sbangri-La. Ma il libro conserva un autonomo messaggio, e un'ambizione, nell'avventuroso intreccio, non solo spettacolare. Shangri-La è il monastero tibetano che ospita una antichissima e segreta città di saggi, raccolti da ogni parte del mondo, di sesso, cultura, religione e temperamento diversi, che meditano, studiano, vivono estremamente longevi senza inseguire un preordinato disegno di felicità. Nessuno vi cerca l'Uomo Nuovo; ognuno vivendo coopera a conservare i differenti valori dell'umana civiltà. "Orizzonte perduto" racconta l'avventura di quattro persone che vi giunsero, quello che videro e il destino che li inseguì da quella esperienza.
Il valore delle cose
Serena Cappellozza
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2025
pagine: 360
In un canale, l’amo di un pescatore si impiglia in un tappeto, e dentro il tappeto, tenuto al fondo da un sacco di sabbia, il cadavere di un robusto settantenne con un vistoso foro alla tempia. L’ispettrice Mirna Pagani sa che «la laguna è il luogo ideale per uccidere. È vasta, piena di isole, isolette, barene, attracchi più o meno legali». Nella laguna veneta più appartata, Venezia – se si scorge – è sempre in una lontananza brumosa. A Mirna e all’agente Angeli non è difficile individuare il luogo del delitto, una casa di caccia adattata a bella residenza. E dal luogo, l’identità della vittima: è Leone Bartoni, il presidente della Gold- Swim, azienda punta di diamante dell’economia del Nord-Est. Nella villa non vi sono molte tracce, anche perché la governante e il giardiniere hanno pulito tutto accuratamente dopo una festa di anniversario; tutto tranne qualcosa che stranamente non c’è, una cassaforte, e qualcosa che invece è sparito, una scatola di preziosi sigari Gurkha. L’inchiesta è di quelle che si definiscono delicate, ma Mirna non ha la mano di vel- luto, e presto individua i due fuochi dell’indagine: i vertici dell’azienda e la famiglia del Presidente. Il vicepresidente è il genero della vittima, sposato alla figliastra Lucrezia, ragazza volitiva e radical ultrachic; la moglie del Bartoni, una ex soubrette, conduce una claudicante attività sostenuta dai soldi intermittenti del «vecchio»; il capocontabile, collaboratore antico e fedele, è il custode di molti segreti. In questo gruppo alla Agatha Christie la via dell’indagine è necessariamente quella degli intrighi sotterranei, degli incroci affettivo-finanziari: odi generazionali, invidie di car- riera, tradimenti, spie aziendali; ma soprattutto quello che emerge prepotente è il carattere odiosamente urticante del- la vittima. E i mal sopiti fantasmi del suo passato. Serena Cappellozza ha costruito un giallo investigativo puro senza troppi effetti decorativi, senza innesti artificiosi, dove i colpi di scena nascono da un naturale concatenarsi di eventi. Anche Mirna è un personaggio naturale: madre separata, un figlio adolescente che le dà grattacapi, una vita privata che lei sente piatta; una vita difficile come tante che ha un’unica eccentricità, la madre, soprannominata affettuosamente la Mantide perché i suoi molti uomini, tutti ricchissimi vedovi, «durano come i pesci rossi». Ragioni per cui Mirna Pagani risulta subito, per ogni lettore, un personaggio autentico e irresistibile.

