«Ogni arte e ogni indagine, al pari dell'azione e della scelta, si è dell'avviso che mirino a un qualche bene. Per questo, appropriatamente, il bene è stato detto 'ciò cui tutto mira'.» È a partire da queste parole che il lettore dell'Etica Nicomachea si accosta a quella che Aristotele chiamerà alla fine dell'opera la 'filosofia delle cose umane'. I termini, però, si lasciano anche variare, a significare che in questo luogo è la filosofia ad accostare il lettore per metterlo in questione in quanto uomo. Ovvero che, da qui in poi, il lettore è invitato a farsi filosofo per comprendersi come uomo. Ma come già quell'esordio implicitamente suggerisce, comprendersi come uomo è aprirsi all'esperienza enigmatica del bene e della felicità per sostenerla in forma di parola. Individuando in questo il motivo generatore del discorso aristotelico, Mauro Nobile avvia un'analisi della posizione dello Stagirita scoprendovi la sollecitazione a pensare le linee di un'etica del finito chiamata ad accettare le ineludibili condizioni di finitezza dell'etica stessa.
La parola e l'enigma. Un'interpretazione dell'etica di Aristotele
Titolo | La parola e l'enigma. Un'interpretazione dell'etica di Aristotele |
Autore | Mauro Nobile |
Collana | Biblioteca di testi e studi, 181 |
Editore | Carocci |
Formato |
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Pagine | 242 |
Pubblicazione | 04/2002 |
ISBN | 9788843021802 |