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Il feudo dell'Abate. Civenna, storia di un piccolo regno

Il feudo dell'Abate. Civenna, storia di un piccolo regno
Titolo Il feudo dell'Abate. Civenna, storia di un piccolo regno
Autore
Argomento Casa, hobby, cucina e tempo libero Interesse locale, storia familiare, ricordi
Editore New Press
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 152
Pubblicazione 02/2024
ISBN 9788893562188
 
18,00

 
0 copie in libreria
Una prima approssimativa indicazione dell’estensione del feudo si ha nel diploma dell’anno 996 dell’imperatore Ottone III, dove è specificato che civennesi e limontini hanno diritto sul montis Belasinus di falciare il fieno, tagliare la legna e altre cose necessarie,e specifica che tale territorio è tra le pertinenze di «Grasegallae, Lenciti, Nescini, Barnasci, Lemonte». Grasegallae è riferito alle Grosgalle; Lenciti è Lezzeno, Nescini Nesso, Lemonte è Limonta, mentre Barnasci ha due diverse interpretazioni:per alcuni si intende Barni, mentre per altri è la Garnasca scritta erroneamente con la B. Il porre come confine le Grosgalle, Lezzeno e Nesso ci porta verso la dorsale del Monte Nuvolone e al Monte San Primo: tutta la montagna era di comune fruizione tra i paesi confinanti, nei boschi a quell’epoca non c’era la necessità di confini precisi ma si trattava di ampi territori di utilizzo condiviso. È del 1430 una documentazione abbastanza chiara sulle pertinenze del feudo, frutto di varie diatribe tra Bellagio e gli abati: l’aumento demografico e la conseguente antropizzazione della montagna creò attriti e instaurò nuovi diritti e proprietà.
 
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