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Abecedario di Castellammare al Volturno. Genealogia, cognomi e toponomastica nella storia di Castelvolturno

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Abecedario di Castellammare al Volturno. Genealogia, cognomi e toponomastica nella storia di Castelvolturno
Titolo Abecedario di Castellammare al Volturno. Genealogia, cognomi e toponomastica nella storia di Castelvolturno
Autori ,
Argomento Scienze umane Storia
Collana Dissertazioni & conferme, 5
Editore ABE
Formato
Formato Libro Libro: Libro rilegato
Pagine 268
Pubblicazione 11/2025
ISBN 9788872972359
 
44,00

 
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Un microscopico borgo medioevale di braccianti e massari. La Castel Voltuno del 1700 non è una città. Anzi, a dire il vero, si presenta come un piccolo borgo. Così lo si deve descrivere sfogliando, pagina dopo pagina, il Catasto Onciario dell'allora Castello a Mare del Volturno. Di esso si trascrivono fedelmente le notizie essenziali con l'elenco delle famiglie numerate e riordinate per cognome del capofamiglia, anziché per nome, come nell'originale. Non siamo a grandi livelli urbanistici in quanto la nuova Via Nazionale non è stata ancora costruita e il commercio maggiore è dovuto solo al via vai verso i santuari. Ma sfogliando le pagine concentrate in quest'Appendice, si ha un'idea più concreta di cosa sia un paese del 1700, con la sua piazza, le prime strade ufficiali, la parrocchia e le altre chiese intorno a cui si riuniva la popolazione. Tutto registrato e trascritto dai deputati et estimatori che hanno redatto il Catasto consultato nella copia microfilmata a partire dal frontespizio, quando compare la scritta ufficiale: Catasto seu Onciario dell'Unità di Castello a Mare del Volturno in Prova di Terra di Lavoro. Vale a dire il libro del Catasto oppure detto Onciario relativo all'Università comune del paese di Castello, meglio definito nel luogo del Mare del Volturno, nella provincia di Terra di Lavoro. È così possibile conoscere i nomi di tutti i capifamiglia trascritti in ordine alfabetico di cognome, con relativo mestiere e composizione del nucleo familiare, seguito dal parametro dell'oncia per stabilire l'esatto valore del reddito imponibile. Seguono le rubriche delle Vedove, Vergini e Bizzoche, dei cittadini e delle cittadine assenti, dei sacerdoti reverendi, cioè dei cittadini secolari, Chiese e Luoghi pii. Seguono le ultime rubriche catastali con i Forestieri abitanti, e i Forestieri non abitanti, cioè Bonatenenti Esteri, con gli Ecclesiastici Bonatenenti Esteri e le relative chiese straniere che possedevano dipendenze e beni sul territorio. Dopo l'elenco a parte che estrapola i beni della Parrocchia, tassati diversamente in base al Concordato con la Chiesa, il tutto, viene registrato, confrontato e assommato nell'operazione di sommatoria definitiva delle tasse, che va sotto il nome di Collettiva delle once, per stabilire l'esatto importo della dichiarazione totale del reddito imponibile relativo all'Università comune di Castello. Sfogliando queste pagine, si ha la certezza che siamo lontani dai grandi industrianti, dai fabbricatore di panni ai cavapietre mariani, anche poveri, come quelli incontrati a San Benedetto di Caserta. Non compaiono neppure sbirri, come a Toro di Caserta, accosto ad un'altra figura, quella del satellite, una sorta di spia, addetto ai rapporti con la polizia. Quando anni dopo assisteremo alle ribellioni e all'invasione del Regno Borbonico, specie nel decennio seguito ai fatti del 1799, la figura del satellite sarà una delle protagoniste delle rivolte antiliberali che sfoceranno nel brigantaggio, allorquando i paesi riconquistati dagli squadroni borbonici, cioè dalla polizia militare, si dicevano presi dai satelliti che ebbero il loro rifugio segreto in Mugnano, dove si riuniranno con il deposto intendente di P.U., Mirabelli, per progettare i loro 'golpe'. È più facile reggere le redini e spadroneggiare in un piccolo casale con pochi ricchi di un certo spessore. Hanno tanto di servi propriamente detti, diremmo quelli da comando o servitori, intesi come camerieri, e anche servi di livrea, cioè in divisa, come Antonio Maturo, servente in livrea di Crotone. Spesso la divisa non era neppure di loro proprietà e veniva conservata, o anche indossata, direttamente dal signore, come nel caso di Don Francesco Grillo di Oppido Mamertino, il quale, fra i suoi beni, possedeva una lebrea di servitore ed altra di volante. Sarà pure piccola Castel Volturno, ma lavorano tutti. Del resto non vi sono neppure figli adottivi.
 
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