Medusa Edizioni: Le api
Revenants (a volte ritornano). Racconti d'incubi e fantasmi
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 113
«Nella loro reazione al positivismo imperante e al perbenismo borghese, gli autori qui raccolti (da Jean Lorrain a L'Isle-Adam, a un Remy de Gourmont sotto pseudonimo e in chiaro) insistono particolarmente sul lato erotico dell'incontro con l'Altro. L'incubo (maschile) è quello che ti si siede sopra, il succubo (femminile) quello che ti sta sotto: a buon intenditor poche parole. Non c'è misterioso incubo o inquietante fantasma che non sia di bellezza irresistibile, con tutti i tratti del topos decadente o preraffaellita (esilità, pallore, capelli neri o rossi, labbra rosse) o, in alternativa, capace di donare gioie carnali ineffabili, come il demone Péhor — che altro non è che l'incarnazione della mania sessuale dell'infelice protagonista del racconto, di estrazione contadina, senza salotti in cui cercare prede né oppio in cui affogare i suoi turbamenti... Frutti di una mente che gira su se stessa, nell'incapacità di relazionarsi con il resto del mondo, anche i demoni e fantasmi dei simbolisti ci parlano del disagio psichico molto più di quanto ci parlino di arte, sesso, arredamento d'interni o stili poetico-musicali. E a volte ritornano: i vampiri sono tornati di moda da qualche decennio; oggi, in particolare, in tutto un filone di racconti per ragazzi e giovani adulti che nuovamente gioca sul filo sottile tra mistero ed eros, in una società che sembrava non avere più tabù e invece si scopre insospettabilmente vittoriana.» (Luana Salvarani)
Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana
Emmanuel Mounier
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 187
I due poli tra i quali oscillano le sorti della grande crisi degli anni 30, e forse anche dell'attuale, sono già nel titolo di questo importante saggio, dedicato alla proprietà. Emmanuel Mounier, padre del personalismo francese, vuole uscire dalla "proprietà capitalista" ed entrare nel regno di quella umana. La proprietà del Capitale è fonte di intollerabili diseguaglianze tra chi ha molto, i pochi, e chi ha poco, i molti. La riflessione di Mounier è stretta tra le due forze che credono di avere la soluzione al problema, comunismo e fascismo, e la stanno applicando. È alla ricerca di una terza via, non sa quanto davvero percorribile. Per questo fa riferimento alla dottrina sociale della Chiesa e alla filosofia tomista, ricontestualizzate e messe alla prova, quasi gettate in pasto a un mondo che non avevano saputo prevedere nei suoi esiti totalitari. Di suo Mounier ci mette, oltre al rifiuto dell'individualismo borghese e dello statalismo comunista, la proposta di una società autogestita dei produttori. La proposta di Mounier, come quella di Maritain, Henri de Man e George Gurvitch, verrà sconfitta dalla Seconda Guerra mondiale. Eppure là dove parla di superare la tirannia capitalista «non con una democrazia quantitativa, parlamentare e irresponsabile, ma attraverso una democrazia organica» sembra dar voce ai temi che oggi attraversano la discussione pubblica europea.
Degenerata! I nazisti all'assalto dell'arte moderna
Alfred Barr
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 95
"Nel 1933, in congedo per motivi di salute, Barr è in Germania all'avvento al potere del nazismo. Più precisamente, è a Stoccarda, dove giunge all'inizio di febbraio e soggiornerà per alcuni mesi, fino alla fine di maggio. Barr è quindi in una posizione privilegiata per testimoniare quanto accade ad artisti, opere, musei, gli oggetti privilegiati della sua attenzione, in città e più in generale nel Reich dopo le elezioni del 5 marzo 1933. Resoconto di questa testimonianza sono i quattro brevi testi raccolti nelle pagine di questo libro, dedicati all'evoluzione del cinema tedesco (già prima del 1933, a dire il vero), ai primi segnali dello scatenarsi della polemica nazista contro l'arte "degenerata", alla sorte di architetti ed edifici ispirati allo Stile Internazionale nella Germania del Terzo Reich. Osservatore attento, apparentemente distaccato, impegnato a descrivere gli avvenimenti che si snodano davanti a lui - con la stessa capacità di descrizione chiara, lucida che dimostra quando parla dell'arte moderna, Barr registra con semplicità, senza enfasi e retorica, l'attacco immediato e durissimo che politici nazisti e fiancheggiatori culturali riservano a uomini, istituzioni e opere delle arti d'avanguardia; ma è anche capace di una magnifica ironia, che affiora proprio nella secchezza delle descrizioni, nelle annotazioni acute, che svelano in modo lapidario la grossolanità di uomini e idee, gli incipienti conformismi, l'opportunismo di artisti e architetti che iel nazismo trovano la possibilità di un'insperata (fino quel momento) carriera." (Roberto Peverelli)
Microspie. Racconti e interviste immaginarie
Giuseppe Bonura
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 126
«Microspie è uno di quei libriccini dalla facilità ingannevole, in grado di fuorviare chi scambiasse per divertissement superficiale il taglio breve degli scritti che vi sono raccolti, e per disimpegno il tono spesso paradossale o grottesco che anima le sue pagine, legando le interviste immaginarie della prima parte alle cinque "storie sintetiche" della seconda. Per fortuna, già il titolo ci mette felicemente sulla buona strada: Microspie fa subito pensare ai microfoni in miniatura usati per le intercettazioni vuoi dall'agente segreto (l'inossidabile Bond insegna), vuoi dal magistrato di turno. Ma è anche una precisa indicazione di stile: la spia, per l'appunto, di una scelta espressiva tesa a sfruttare scientemente le risorse offerte dalla forma breve. La misura lillipuziana non è intesa da Bonura come un limite, ma come un rigore simile a quello dei limerick di Edward Lear: un modo per ridurre all'osso il meccanismo narrativo senza rinunciare a esaltarne i procedimenti, dando libero sfogo a una fantasia spesso surreale e grottesca nel tratteggiare micro-vicende di spie che hanno talvolta i nomi (non il carattere o la funzione) di personaggi reali come l'economista Lester Thurow o il critico formalista russo Viktor Sklovskij. Ma che magari, con un derapaggio logico degno d'una vignetta di Jacovitti, si vedono spuntare un foruncolo sulla pistola...». (Roberto Barbolini)
Descrizione del marxismo
Roger Caillois
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 127
Descrivere una potente ideologia come illusione durevole, questo l'intento dello studio di Roger Caillois. Quando l'oggetto della descrizione stessa è il marxismo, il presunto nucleo teorico del pensiero del filosofo tedesco di nome Karl Marx, ideologia e illusione suonano però oggetti meritevoli di un interesse specifico. Occorre mostrarne il reale funzionamento, la struttura dottrinaria e, soprattutto, la loro trasformazione in un'ortodossia esigente e inconfutabile, proprio come fosse una scienza. L'argomentazione di Caillois, in realtà, tocca il nervo scoperto del Novecento politico: il rapporto necessario e pure contraddittorio con la scienza del complesso dottrinario sostenuto allora dal blocco statuale sovietico e dai potenti partiti comunisti occidentali. Oppure da chiunque potenzialmente avesse voluto approfittare delle certezze che offre il metodo scientifico per affermare una visione del mondo o una tattica politica di dominio e potere. A cosa serve un'ortodossia se non a confermare con il ricorso a una scienza piegata ai dogmi di partito qualcosa che appartiene di diritto alle libere scelte politiche degli uomini nel loro comporsi e disfarsi in partiti e fazioni? Dalla "philosophia ancilla theologiae" a una "scientia ancilla politicae" il passo è breve e il marxismo ha cercato di compierlo fino a dissolversi. Prefazione di Riccardo De Benedetti.
Attendersi il peggio realizzare il meglio. Tre conversazioni con Max Horkheimer
Otmar Hersche, Gerhard Rein, Grytzko Mascioni
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 117
Queste tre conversazioni con Max Horkheimer intrecciano i temi consolidati del suo pensiero con i nuovi problemi che si affacciavano con intensità all'inizio degli anni Settanta del secolo scorso. La contestazione studentesca, già in parziale riflusso ma i cui effetti non voluti cominciavano a essere visibili; l'idea di rivoluzione e il suo inaspettato, e pericoloso, rilancio dopo i fallimenti lucidamente riscontrati dalla Scuola di Francoforte; il ruolo della scienza e la critica al positivismo. In queste pagine, rischiarate da una insospettabile capacità di sintesi e raccoglimento intorno al nucleo essenziale del suo pensiero, scorre il senso di una ricerca che sfocia, inaspettatamente, nella riscoperta delle categorie teologiche. Non come indice di una verità da contrapporre a quella scientifica bensì come nuovi ed essenziali punti di riferimento per l'azione dell'uomo. Se saltano questi, come ormai era chiaro che stava accadendo, si modifica il modo stesso dello stare al mondo dell'uomo, il suo significato e la sua comprensibilità. Nell'ultima delle interviste emerge il ritratto di un uomo che nell'attesa serena della morte raccoglie il senso di un'esistenza nell'affetto portato al ricordo della moglie e agli amici di un tempo che si allontana velocemente verso l'incognito.
Saggio sul pensiero reazionario. A proposito di Joseph de Maistre
Emil M. Cioran
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 116
Fin dal titolo, "Saggio sul pensiero reazionario", questo libro affronta uno stile di pensiero sul quale è stato gettato troppo facilmente, e senza tanti complimenti, l'anatema politico-culturale. A rappresentarlo degnamente è convocato Joseph de Maistre (1753-1821), pensatore savoiardo campione di ogni reazione, controrivoluzionario professo e militante, e insieme lucido descrittore delle contraddizioni della Rivoluzione. Cioran ne esplora la logica e i risvolti teorico-politici, con lo sguardo di chi si sente lontano dalle sue prospettive ma nello stesso tempo ne riconosce la forza e l'attrattiva in un mondo nel quale le parti della Reazione e della Rivoluzione spesso si intrecciano e si rovesciano dando vita a una dialettica nei cui nodi inestricabili forse siamo ancora coinvolti e dai quali stentiamo a uscire. Come anche il dibattito sociale e politico dei nostri giorni è impegnato continuamente a dimostrare.
Antichi, moderni e primitivi. Alle radici della ribellione nell'arte
Ernst H. Gombrich
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 106
Tra i due testi di Ernst Gombrich raccolti in questo volume passano quasi vent'anni. Il primo, "The Debate on Primitivism in Ancient Rhetoric", risale al 1966. Il secondo, invece, è il testo di una lectio magistralis che il grande studioso tenne a Napoli nel 1984, sul "gusto dei primitivi". Al centro di entrambi è la riflessione sull'idea - che Gombrich dimostra essere ciclica nella storia dell'arte perché propria della storia del pensiero, mentre quella di "progresso" è relativamente recente - per cui le opere più antiche e meno sofisticate siano in qualche modo superiori moralmente ed esteticamente a quelle successive, molli e decadenti. Da qui l'esigenza di continue riforme (tipiche per esempio delle religioni e delle forme a esse collegate, da quelle liturgiche a quelle artistiche) che ritrovino la forza vitale delle origini. Una questione tutt'altro che "accademica" perché riguarda il nostro tempo più di quanto non si pensi. L'arte di oggi ha ancora il senso genuino, primitivo, delle grandi epoche di rinnovamento del linguaggio artistico oppure sta vivendo una "ciclica" fase di decadenza? La risposta si trova in queste pagine. Prefazione di Alessandro Beltrami.
Il volo delle rondini. Conversazioni con Julio Cortázar
Autori vari
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 123
Le interviste a grandi scrittori - avverte Luana Salvarani nell'Introduzione - obbediscono a una tacita convenzione: il lettore non saprà mai se quello che legge costituisce lo "sfondo", la radice biografica delle loro costruzioni letterarie, o se l'intervista a sua volta costituisca un'altra costruzione letteraria di diverso genere. Da qui il fascino del "Questionario di Proust", dove, giocando a rispondere a una serie di domandine salottiere, il perfido Marcel ci offre per un attimo l'illusione di avere qualche strumento in più per dipanare il labirinto della Recherche. Illusione pericolosa e che tuttavia costituisce il fascino del "gioco dell'intervista". Anche in queste interviste, come nel più celebre romanzo di Cortázar, Rayuela, il lettore è invitato implicitamente a prendersi le proprie responsabilità, a scegliere e gerarchizzare le preziose informazioni fornite, a capire cosa sia report, cosa appartenga al campo dell'automitologia e quando accade che l'autore entri in un proprio personaggio. Personaggi così vissuti che accade, in queste pagine, che l'autore sostenga «Oliveira pensa che», «rispondo anche a nome di questo mio personaggio». Una folla di alter ego in cui lo stesso Cortázar rifiuterebbe di identificare un vero sé. L'unicità dell'essere in ogni singola circostanza gli impedisce di tracciare un ritratto unitario dell'io "biografico", "vero". Che tuttavia in queste interviste a suo modo si svela, forse soprattutto attraverso due temi: la riflessione sulle strutture romanzesche e il rapporto con la politica.
In guerra con me stesso. Due conversazioni con Jacques Derrida
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 91
Due interviste, solo in apparenza tra loro lontane nel tempo. La prima del 1986, in tv, con Didier Cahen di "France-Culture"; l'altra, due mesi prima della sua morte, apparsa su "Le Monde" il 19 agosto 2004 con Jean Birnbaum. In realtà vicine per i temi discussi e lo spirito con cui il lavoro filosofico di Jacques Derrida viene affrontato per il pubblico vasto e indifferenziato della tv e del maggior quotidiano francese. Nella prima il congedo, lungo e articolato, dalla tradizione filosofica metafisica si intreccia con le precisazioni, molto chiare, sul modo di intendere la "decostruzione". Nella seconda, quando Derrida è in vista dell'ultimo vero congedo, quello dalla vita, un certo velo di malinconia sorregge la descrizione della fragilità e insieme della finezza di tutto il lavoro concettuale fino ad allora svolto. Emerge una visione della filosofia orgogliosa del proprio lascito e nello stesso tempo consapevole della precarietà con cui ogni tradizione, anche quella che apparentemente ne vorrebbe volentieri fare a meno, deve fare i conti, a partire dalla lingua stessa con cui cerca di esprimersi. Due testimonianze dell'intensità di un pensiero spesso frainteso.
Più del colera la solitudine. Conversazioni con García Márquez
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 123
Due conversazioni con lo scrittore latino-americano sulla sua opera letteraria alla vigilia del Premio Nobel che riceverà nel 1982. Il romanzo che lo identifica per il grande pubblico, "Cent'anni di solitudine", lo vincola anche a una responsabilità del successo ottenuto, che diventa in certi momenti persino "ingombrante" e lo spinge a dire: «Ne ho piene le tasche di questo Garcia Màrquez». Da queste interviste emergono gli intrecci strettissimi con l'esperienza giornalistica come reporter in molte parti del mondo, le influenze sulla sua scrittura - dalla giovanile infatuazione per La metamorfosi di Kafka alla scoperta di Faulkner -, ma anche la sua visione politica, legata al socialismo, con la difesa di Fidel Castro e la condanna della distorsione dell'ideale di uguaglianza ed emancipazione dell'uomo da parte dell'Unione Sovietica. Tutto comincia dalla realtà, confessa Garcia Màrquez, ma è l'immaginazione che rende credibile ciò che può anche sembrare se non surreale certamente un frutto del sogno. Quel volo onirico è un balsamo al senso della propria solitudine che lo spinge a raccontare. Lo scrittore confessa che la sua ricerca consiste nel ritrovare quella verità "orale" che avevano i racconti magici della nonna, e afferma che a un autore tutto è permesso a patto che il suo racconto venga creduto da chi lo legge come una realtà possibile. In queste conversazioni c'è tutto il distillato poetico della scommessa narrativa del grande scrittore. Con un saggio di Harold Bloom.
Lussuria, invidia, gola. Tre divertissement sul peccato
Max Jacob, Pierre Mac Orlan, André Salmon
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 119
«La Parigi anni Venti - scrive Laura Madella nella prefazione a questi tre scritti sui "peccati capitali" - ha peccati per tutti, borghesi e bohémiens, ma non tutti i peccati sono uguali e non tutti gli uomini sono uguali davanti al peccato. Mac Orlan, Salmon e Jacob questo lo vedono bene, assisi a scrivere nella posizione privilegiata di un giudice di sedia, solo meno esposti. Perché bohémien non si nasce se non per inclinazione, e poveri invece sempre senza; e una volta raggiunta la notorietà il bohémien-intellettuale entra nella cerchia delle conoscenze più o meno occasionali di qualche potenziale danaroso sponsor, di varia estrazione, non esclusa la borghesia (purché sia alta); lì uniforma il necessario, dress code, galateo e conversazione, ma l'acume critico rimane ben desto - in qualche misura serve anche a preservargli una distinzione di personalità, giacché raramente il danaroso sponsor se lo coltiva per avere un doppione di se stesso. (...) I tre peccati di questi racconti insegnano soprattutto questo al lettore contemporaneo: un oggetto, sia pure di sommo pregio, sia pure made in Italy, non può essere in quanto tale fonte di piacere o di peccato, di invidia o di gola. Tutto sta in una rete di storie e di simboli che gli si costruisce attorno, e una civiltà che tende pericolosamente a percepirsi senza storia sarà ben presto incapace persino di dannarsi cercando la bellezza».