Leonida: Narrativa

Una storia imperniata sui devastanti effetti della cultura dello spettacolo sulle nuove generazioni, vista attraverso gli occhi di alcune persone nate molti anni prima della rivoluzione provocata dall’avvento dell’era digitale, del web e dei social media. Travolte loro malgrado dall’onda anomala capace di spogliare di qualsiasi creatività e coscienza tutte le arti, dallo spettacolo alla musica, e soprattutto di minacciare direttamente l’intelligenza stessa dei più giovani individui.

Clara, Diego, Riccardo, Margherita e Filippo hanno in comune un sentimento soffocante e opprimente, che li priva di energie e li intrappola in un'esistenza di sofferenza interiore e delusione, a tal punto da portarli a rinunciare perfino alla speranza di potersi risollevare. Quello che non sanno è che il destino ha in serbo per loro di riunirli attorno a uno stesso tavolo in un pub: a seguito di una serie di incontri casuali, difatti, scopriranno di essere tutti ugualmente perseguitati da questo tormento, al che le loro vite si intrecceranno in un legame d'amicizia indissolubile. Attraverso la reciproca solidarietà riusciranno a spronarsi a vicenda a tornare a sperare di poter essere felici e a combattere quel comune malessere che, insieme, hanno ribattezzato "il Dolore del Silenzio".

Rino e Geremia svolgono vita parallela nella terraferma veneziana dalla nascita fino all’acquisizione del lavoro nella stessa azienda. Diventano cognati, perdono assieme il lavoro e lo ricercano nella città lagunare tenendo all’oscuro le mogli. Per una circostanza particolare, i ruoli tra i due si dividono. Da postazioni diverse sono testimoni di un susseguirsi di fatti di non immediata interpretazione. Di questi si considerano i moventi, le emozioni, i comportamenti e le relazioni. Sei mesi intensi che li scuoteranno e determineranno la provocazione di una quasi liberazione delle loro menti, se non fossero le mogli, venute a conoscenza, a riportarli all’origine con l’astuzia del carico di doveri.

Cassandra è una ragazza con un’innata empatia con gli elementi accompagnata dalla passione per la chimica e i rebus. La notizia di un particolare fatto di cronaca nera la induce a voler indagare sul giallo, quindi intraprende un viaggio attraverso città e contrade siciliane. In questo percorso sarà fondamentale l’aiuto di alcune donne dell’antica Engyon che le daranno consigli e formuleranno per lei antichi riti. Ma la ragazza sarà presto costretta a una corsa per la vita e messa di fronte a un ultimo, complicato rompicapo. Tra realtà, leggenda e fantasia, Maria Galvagno costruisce una trama che incuriosisce, intrattiene e coinvolge il lettore nella ricerca della verità.

Un’organizzazione segreta, un’isola misteriosa, il passato abitato da Celeste (contemporaneo ai giorni nostri) e il futuro abitato da Beatrice si intersecano in un presente ambientato nel XXII secolo. Le due donne affrontano con coraggio e determinazione ciò che apparentemente non può essere modificato, rappresentando le parti di una stessa umanità e di uno stesso progetto. La “legge sulla morte definita”, promulgata nel 2080, introduce l’imposizione della data di fine-vita per i malati incurabili, ma non tutte le persone si sottomettono alla legge e molte lottano per cambiarla, affinché l’interruzione dell’esistenza rappresenti una scelta e non l’esercizio dispotico di una tirannia. Che cosa hanno a che fare i personaggi del tempo di Celeste con tutto questo?

Di santi in Paradiso ce ne sono tanti. Il giovane protagonista di questa storia ne ha voluto aggiungere un altro, a misura delle sue esigenze. Tutto accade in uno sperduto paesello ionico, incastonato negli anni ’50, dove si svolge la sua vita. Là il tempo è pigro. I giorni hanno l’incanto della fissità, la sicurezza della ripetizione dell’uguale d’ogni dì. Ciò non sarebbe per il ragazzo un problema, se non avesse per padre uno scrupoloso orologiaio, il cui mestiere dà al tempo l’inestimabile preziosità del ticchettante attimo, mai identico a quello precedente. Ma l’inarrestabile fantasticare dell’adolescente è sedotto da quella che gli viene presentata, dal cugino, come l’arte della menzogna. Una dote degna di raffinati attori, che pochi sanno mettere in scena in modo convincente. La scrittura piacevole, dallo stile discorsivo, il contenuto oscillante fra reale e irreale, i numerosi diversi personaggi dai tratti curiosi, le vicende sorprendenti, le stranezze di alcuni accadimenti fanno di questo romanzo una lettura avvincente, che affascinando emoziona e, talvolta, commuove.

La guerra è finita da pochi giorni in un paese sulle prime colline. La gente, in massa, corre a prendere il sindaco per arrestarlo. È accusato di collaborazionismo con gli occupanti tedeschi e di averli aiutati a mettere a morte venti soldati per rappresaglia. Tutti gli abitanti del paese hanno visto l’esecuzione avvenuta ma, a sorpresa, il sindaco si dichiara innocente. Qualcosa di misterioso si nasconde in un accordo stipulato tra lui e il comandante dell’occupazione, talmente segreto da non poter essere svelato neppure a rischio della propria vita. "Onesto inganno" sostiene il principio per cui la moralità di una persona stia al di sopra di ogni ordine ricevuto, più forte di ogni paura.

Un anziano e i suoi ricordi di guerra, un giornalista chiamato a raccoglierli e a raccontarli. L’incontro tra questi due uomini, all’apparenza così diversi, mette a nudo le loro coscienze. Il confronto si trasforma in un duello psicologico, che disvela i segreti che segnano le loro vite. Sullo sfondo la storia d’Italia: dalla caduta dell’oasi di Cufra nel 1941 ai primi moti contadini in Calabria, subito dopo l’Armistizio e la Liberazione. Dalle tensioni politiche e ideali nella Liguria del primo dopoguerra, agli anni del boom e della rivoluzione dei costumi. L’ex sergente Enrico Costa è testimone silenzioso delle profonde trasformazioni e contraddizioni della società italiana. I segreti che nasconde rivelano la tragedia umana di una generazione perduta dalla guerra e dalle ideologie. "Prigione" è il romanzo conclusivo di una trilogia dedicata al Sahara. Enrico Costa è il filo rosso che tiene assieme questo percorso, storico ed esistenziale.

"Nuotare in queste condizioni non è altro che un atto di umiltà e rassegnazione, siamo tanto deboli da non aver più alcun potere, non ne possediamo sul mare, le correnti, il vento, la pioggia e la foschia e non ne abbiamo su noi stessi, carne, nervi e pensieri avvizziti e avviliti dalla consunzione..." Nell’essere umano esiste una tensione verso il pericolo, verso la paura e le situazioni spaventose; ciò che tiene in vita questa tensione non si sa cos’è, ed è la domanda che ci si fa continuamente mentre si legge la storia di Arianna e Mirko: due giovani che decidono di affrontare una traversata a nuoto all’apparenza impossibile. Però questa non è solo la vicenda di una sfida, è il racconto di vite difficili, di ostacoli da superare, di tormenti nascosti e poi esplosi e di sentimenti universali come la volontà di vivere secondo i propri desideri.

"Ritorno a casa", un breve romanzo dal sapore neorealista, caratterizzato dalla ricostruzione rigorosa dei fatti storici, che fanno da sfondo all’intera vicenda narrata, e da un giusto equilibrio tra gli elementi riferiti al macrocosmo storico-politico e socio-culturale dell’epoca (dagli anni venti alla Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo) e le situazioni contingenti dei protagonisti. Protagonisti che fanno parte di un mondo semplice, contadino, ma ricco di valori e dignità e che di quel macrocosmo fanno parte, nonostante non ne comprendano a fondo le dinamiche, nonostante conoscano poco o nulla dei conflitti. "Con uno stile narrativo delicato e scorrevole dove serve, immersivo quando è necessario, Antonino Tramontana ci permette di entrare nella narrazione con mente e cuore". Dalla Prefazione di Rosanna Giovinazzo.

La storia è ambientata a Roma nel 2019 e racconta la vita di un gruppo di amici che fin dal liceo hanno condiviso lotte politiche, sogni di cambiamenti epocali, progetti per una grande uguaglianza sociale e che ora, nel nuovo millennio, si sentono impreparati ad accettare la vita e le emancipazioni repentine delle nuove generazioni. Ognuno di loro si scontrerà con una realtà diversa da come l’avevano immaginata. A tutti sembrerà di vivere in un caos di valori, regole e sentimenti. Riusciranno ad adeguarsi e riprendere in mano le loro vite?

"Il primo passo" è la storia di Andrea, bambina, ragazza e infine donna, e degli avvenimenti che condizionano la formazione della sua personalità. Attraverso le prime esperienze giovanili – scout, sport, scuola, droga, amici, amore – Andrea conosce e disconosce la società che la circonda e nella quale si trova immersa ma sempre ai margini, estranea agli altri e a se stessa. La sfida che accompagna il lettore fino all’ultima Fase – così sono denominati i capitoli del romanzo – è quella di comprendere, con l’ausilio di brevi ma illuminanti dialoghi scritti dalla protagonista, il ruolo determinante delle emozioni come strumento di crescita interiore. Una riflessione, quella di Amelia Ruggeri Leva, sull’inconoscibilità dell’Io, ma anche sul conforto e la pervicacia della fede aprioristica in se stessi.