Ianieri: Biblioteca Dannunziana saggistica
Giuseppe Mezzanotte e d'Annunzio. Cinquant'anni di amicizia
Franco Di Tizio
Libro: Libro in brossura
editore: Ianieri
anno edizione: 2011
pagine: 572
D'Annunzio e Antonino Liberi. Carteggio 1879-1933
Franco Di Tizio
Libro
editore: Ianieri
anno edizione: 2009
pagine: 450
Antonino Liberi nacque a Spoltore sabato 17 febbraio 1855 da Pasquale e da Fiorangela Conti, entrambi panettieri. Nel 1883 fu nominato ingegnere comunale di Pescara, su proposta di Francesco Paolo d'Annunzio, padre di Gabriele. Il 9 gennaio 1884, a seguito dell'approvazione dell'ultimo piano urbanistico da parte del Consiglio comunale, gli fu affidata l'opera di ampliamento della cittadina adriatica, che all'epoca contava oltre seimila abitanti. Nel 1892 sposò Ernestina d'Annunzio, sorella di Gabriele. Nell'edilizia privata Antonino progettò numerosi importanti villini, specialmente a Roma, dove ripropose i caratteri tipici dello stile Liberty. Nel 1924 realizzò per Vincenzo Clerico un eccentrico villino nella Pineta d'Avalos di Pescara, secondo un gusto intriso di Eclettismo ottocentesco. Fu l'ingegnere più importante d'Abruzzo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Tra d'Annunzio e Liberi intercorse un corposo carteggio, che ebbe inizio sin dall'adolescenza e si intensificò nel 1892, allorquando divennero cognati.
La Santa fabbrica del Vittoriale nel carteggio inedito D'Annunzio-Maroni
Franco Di Tizio
Libro
editore: Ianieri
anno edizione: 2008
pagine: 784
L'ultimo tratto della parabola esistenziale di Gabriele d'Annunzio, contrassegnata dalla progressiva claustrazione nel Vittoriale, ebbe come testimone Gian Carlo Maroni, che di quella sontuosa dimora fu, per così dire, geniale coautore insieme col Poeta e, dopo la morte di questo, custode fedele. Ma, dal fitto carteggio intercorso tra i due, qui collazionato e commentato da Franco Di Tizio, emerge non tanto l'opera professionale dell'architetto Maroni, quanto piuttosto il suo speciale legame affettivo col "Comandante", quella devozione sincera, quell'accettazione intelligente degli sbalzi d'umore, quella continua e piena disponibilità anche ai minimi desideri di lui, sicché negli ultimi anni è lo stesso d'Annunzio a riconoscere nel "caro caro Gian Carlo" il proprio vero e unico "fratello". Dal carteggio, in controluce, traspaiono gli atteggiamenti del Poeta nei confronti del regime fascista e del suo "Capo": dalla rivendicazione dei propri meriti di precursore alla fervida adesione, in chiave combattentistica, all'impresa etiopica, dal disdegno per gli orpelli accademici alle perplessità sull'alleanza con la Germania hitleriana.
D'Annunzio e Mondadori. Carteggio inedito 1921-1938
Franco Di Tizio
Libro
editore: Ianieri
anno edizione: 2006
pagine: 380
Il carteggio, dal 1921 al 1938, ricostruisce il rapporto di amicizia tra Gabriele D'Annunzio negli anni del tramonto e Arnoldo Mondadori nel periodo della giovinezza e dell'ascesa nell'editoria italiana. Il complesso delle lettere, che copre l'arco di diciotto anni, consente di seguire le fasi alterne del difficile approccio che d'Annunzio ebbe con Mondadori: l'organizzazione del progetto dell'Opera omnia e la sua completa realizzazione. Il carteggio fa emergere le capacità imprenditoriali di D'Annunzio nella gestione della grandiosa impresa editoriale da lui voluta e alla quale pretese di affiancare, alla fine del 1930, un'edizione popolare dei suoi scritti a costo minore e quindi a più larga diffusione. D'Annunzio, fu capace di sinceri sentimenti amicali sia nei confronti di Arnoldo Mondadori, chiamato familiarmente Montedauro o Montedoro e di quanti avevano con dedizione collaborato alla buona riuscita della stampa dell'Opera omnia, come Angelo Sodini e Annibale Tenneroni ma anche Hans Mardersteig e Remo Mondadori, sia nei confronti di vecchi compagni a lui legati da "ragion politica", come Eugenio Coselschi, Mario Maria Martini e Ludovico Toeplitz. Il carteggio tra d'Annunzio e Mondadori si intreccia con le lettere a Sodini, Mussolini, Ojetti e Gian Carlo Maroni.
Antonietta Treves e D'Annunzio. Carteggio inedito (1909-1938)
Franco Di Tizio
Libro: Libro in brossura
editore: Ianieri
anno edizione: 2005
pagine: 253
Consorte di uno dei più noti editori del primo Novecento, al centro della vita culturale milanese, Antonietta Treves fece del suo salotto un luogo d'incontro di letterati e artisti, le cui amicizie coltivò, anche dopo la morte del marito e fino ai pieni anni Settanta. Le molte testimonianze raccolte su di lei da Franco Di Tizio convergono nel descriverla come una donna intelligente, generosa. Di particolare interesse della biografia di Antonietta, il rapporto di amicizia con Gabriele d'Annunzio che, per lunghi anni nel catalogo degli scrittori dell'Editrice, aveva acquisito una grande familiarità con Guido Treves e con la moglie, dei quali era stato testimone di nozze.
Sogno di una sera d'estate. D'Annunzio e il Cenacolo Michettiano
Paola Sorge
Libro: Copertina morbida
editore: Ianieri
anno edizione: 2004
pagine: 158
L'antico convento francescano di Santa Maria del Gesù a Francavilla al mare, acquistato da Francesco Paolo Michetti nel 1883, non fu solo la suggestiva dimora del grande pittore abruzzese e punto d'incontro estivo di giovani artisti in cerca di ispirazione, ma qualcosa di più importante e prestigioso: la sede di un vero e proprio cenacolo artistico, fenomeno assai raro, se non unico, nella storia dell'arte italiana moderna. Ne gli anni Ottanta dell'Ottocento un pittore, uno scultore, un musicista e un poeta, legati tra loro da una "comunione intima innegabile" vissero durante i periodi estivi nel bel convento che dalla sommità di una collina domina l'Adriatico, per lavorare e scambiarsi idee, tecniche e segreti del mestiere.
D'Annunzio e Michetti
Libro
editore: Ianieri
anno edizione: 2002
pagine: 408
L'ampio carteggio, finora in gran parte inedito, intercorso fra "il signor del pennello" e il "signor della rima", vuol dire conoscere a fondo l'animo di Gabriele d'Annunzio aldilà di ogni retorica e pregiudizio; vuol dire conoscere tutta la storia di un'amicizia straordinaria, che ha del magico, libera alfine dagli errori e dalle inesattezze che fino ad ora hanno pesato su di essa. Apprendiamo così che la celebre dedica al Michetti del "Trionfo della Morte" si deve alla riconoscenza del poeta verso l'amico che nel 1894 aveva ospitato al Convento Maria Gravina e la figlia Cicciuzza, in origine la dedica era destinata al Carducci.