Qudulibri

Marko Kravos ci porta per mano nei meandri reconditi delle storie e delle leggende delle vette alpine slovene. Grazie all’ascolto e alla lettura dei racconti e delle fonti popolari, le tradizioni fiabesche prendono vita nella figura mitologica dell’Auricorno, Zlatorog, capro dalle corna d’oro. Grazie alle magnifiche illustrazioni dai colori vivissimi (di Andreja Peklar) e ad un formato ragguardevole, si ha l’impressione, sfogliando questo libro, di attraversare giardini incantati, camminando tra le case di villaggi circondati da vette innevate. Una storia avvincente, tradotta mirabilmente dallo sloveno da Patrizia Raveggi, ci accompagna fino alla fine del libro in un baleno, facendoci riflettere sulla stretta connessione, nelle tradizioni mitologiche, con l’ambiente naturale all’interno del quale esse si dipanano. Una sapienza nelle attività quotidiane legate per esempio alla conoscenza delle proprietà delle piante, anche per un'utile divulgazione. Una lettura per giovani e per adulti, insomma per tutti coloro che non hanno paura di abbandonarsi ai voli della fantasia compiendo contemporaneamente un’azione di costruzione di Memoria popolare. Età di lettura: da 6 anni.

Nath, 13 anni, subisce la derisione della sua professoressa e le prese in giro dei suoi compagni, giusto qualche settimana prima di una prova decisiva per il suo avvenire. Scoraggiato, ma caparbio, Nath troverà rifugio da Serge, un vecchio amico di famiglia. Insieme vivranno insolite avventure in cui, tra la vita e la morte, la matematica si rivelerà un passaggio obbligato. Nath scoprirà allora di cosa è capace... Una storia che dà una sonora smentita a coloro che credono che “per la matematica bisogna essere dotati...” Età di lettura: da 12 anni.

L’unicità del lavoro di Binetti consiste proprio nel riuscire a fare emergere lo spirito dei luoghi fotografati regalando al pubblico un’esperienza profonda ed emozionante. Le ombre degli spiriti che fluttuano ed emergono dai corridoi deserti e silenziosi, sembrano volerci parlare, raccontano storie di un tempo lontano, suscitano riflessioni, stati d’animo, ricordi, e sensazioni molto personali, facendo riemergere, talvolta, anche frammenti di un vissuto di cui non conoscevamo razionalmente l’esistenza ma che ci appartiene.

L’arte delle origini di Andrea Benetti giunge così alla fine dell’arte. E non si è forse tanto distanti dal credere che quella sia anche la fine della storia. Vi arriva però con un progetto di speranza, in un mondo che la speranza (e con essa l’umanità, l’identità, la curiosità) l’ha sepolte da tempo. Quando nel dicembre del 2006 pubblicava il proprio manifesto dell’arte Neorupestre l’artista era ben lontano dal credere che le sue parole sarebbero state persino più attuali quasi vent’anni dopo. Ravvisava l’urgenza di tornare a una autenticità più profonda, a un più vivo senso della bellezza, a una stima del valore delle cose che non fosse dettata dalla cupidigia forsennata del guadagno.

“Non voglio paragonarmi a Charles Baudelaire, ci mancherebbe […] Resta il fatto che questo autore è sempre stato presente nelle mie letture, uno dei miei poeti di riferimento. Da oltre dieci anni avevo in mente un’idea […] e cioè scrivere una sorta di contro canto ai testi del Poeta francese […] ho ripreso in mano la sua raccolta Les fleurs du mal ed in particolare Spleen et idéal, sul quale mi sono concentrato.” (Roberto Marino Masini) “I lavori qui esposti, prodotti utilizzando nero di vite al medium, ricavati sottraendo a fresco da un unico tratto iniziale, s’intessono, e fondono al suono delle parole e delle immagini reinventate, aprendosi a una terza visionarietà.” (Roberto Cantarutti)

"Non ha formule spicciole da consegnare al lettore, Gianluca Gobbato, la sua è una ricerca di pensiero nel deserto delle nostre solitudini, operata con parole che non sgomitano mai, che rifuggono la bella frase a effetto: No sté vignirne a domandàr parché / incuòino xé compagno tal pensàr / el viver (Non veniteci a domandare perché / oggi non è uguale al pensare / il vivere) […] In questo iato la parola vi si insinua, e germoglia, come quelle pianticelle che, tremolanti fioriscono negli interstizi fra una pietra e l'altra, nelle crepe del nostro tempo".(Dalla prefazione di Fabio Franzin)

Con La linea del rattoppo, la collana Fare Voci si arricchisce della nona silloge, a sigla femminile e decisamente raffinata, impreziosita dall’immagine di copertina dell’artista Ba Abat. L’autrice friulana che ha già dimostrato particolare cura nelle sue precedenti pubblicazioni, qui si adopera pervicacemente ad un gesto poetico-sartoriale, potendo azzardare, dove gli scampoli di vita vengono prima stralciati e poi pazientemente ricomposti in cinque splendide sezioni, come sottolineato nella bella prefazione: “Luisa Gastaldo sembra ora proporre, sin dal titolo, un percorso di riconciliazione, poetica ed esistenziale. […] Si salda così il percorso poetico proposto in questa raccolta: anche Luisa Gastaldo straccia e ricostruisce, perseguendo una linea del rattoppo che vuole tenere insieme gli scampoli, ricuciti, di vita e poesia; quella linea che, nell’ultima poesia Stanze del bosco (testo fuori sezione che, simmetricamente al primo, delimita il libro), si fa quasi visiva nel verde respiro della natura: prepotentemente viva e dove il tempo e il senso non sono più frantumati, ma «ritmi nascosti».” (Dalla prefazione di Sara Cerneaz)

«In copertina una bambina è quasi immersa in un acquario dove nuotano pesci rossi, sembra contenta e stupita. Così, attraverso l'immagine di Glenda Sburelin, abbiamo voluto rappresentare la seconda pubblicazione della collana “notturni diversi - Teglio Poesia”, sezione Barba Zep, quella dedicata alle scuole, con i vincitori delle ultime 4 edizioni del premio, raccogliendo i testi di giovanissimi poeti. [...] L’antologia con i testi raccolti è riuscita a tracciare una piccola e preziosa mappa, un punto di partenza per un’azione poetica straordinaria proprio dal paese della poesia, Teglio Veneto! [...] La poesia non salva il mondo, lo sappiamo. Ma la parola a volte chiama le mani verso un abbraccio. Nell’epoca che viviamo, non è poco.” Scrive Fabio Franzin nella bellissima prefazione e noi di qudulibri insieme all’Amministrazione Comunale e all’associazione “Il Porto dei Benandanti”, che ha curato il volume, per questo ci adoperiamo instancabilmente.». Età di lettura: da 10 anni.