Extempora

Il tempo che mi abita è un viaggio poetico che intreccia memoria e presente, radici e trasformazioni, affetti e assenze. Francesca raccoglie in versi le voci intime della sua vita: i nonni, i genitori, la figlia, gli amici, gli amori che restano o che si allontanano, i luoghi dell’anima come Siena, Livorno e il mare. Ogni poesia è un frammento che cerca la verità senza pretendere risposte, una parola che prova a resistere al tempo e a custodire ciò che conta davvero. È un libro che invita a leggere con lentezza, a riconoscersi nelle emozioni altrui e a lasciarsi abitare dalla nostalgia, dalla gratitudine e dalla forza fragile dell’esistenza.

Alcuni grandi scrittori sostengono che si finisce quasi sempre per scrivere lo stesso libro. Io non sono certamente un grande scrittore ma anche a me capita, pur cambiando il titolo e gli argomenti, di lavorare allo stesso libro, centrato sulla memoria di ciò che ho vissuto e su quello che scaturisce dai cambi di prospettiva che l’età ti fa raggiungere. D’altronde, quando il futuro è corto ed incerto, una delle consolazioni è spolverare i ricordi del passato. Ancor più se, come per fortuna capita a me, il passato è pieno di cose belle, ecco che la strada della narrazione è tutta in discesa. Nel 2011 ho scritto un libro intitolato “Nella cruna di un ago” che racconta un periodo di pochi mesi del 1959 particolarmente ricco di eventi e che trasformò equilibri e dinamiche della mia famiglia. Nella conclusione così scrivo in terza persona di me stesso: “Scoprì l’interesse per l’atletica leggera dopo che nell’estate del 1960 con l’amico Ettore Pellegrini si erano divertiti a “fare” le Olimpiadi...”Ed ecco allora che in questo nuovo libro la mia narrazione riprende esattamente da lì per raccontare gli anni dell’adolescenza e dell’atletica, insomma dei miei, dei nostri “anni veloci”. Prefazione di Massimo Biliorsi. Introduzione di Patrizio Forci

"La magia delle emozioni che accompagnano le Carriere viene catturata dagli scatti dei fotografi del Palio. Con maestria e sensibilità, essi trasformano momenti fugaci in ricordi indelebili, celebrando la storia e la passione di una comunità legata indissolubilmente alla sua tradizione."

Grazie Margherita e Paola per il suggerimento simpatico e apparentemente facile: cambiare punto di vista. In effetti il mondo che guardiamo e in cui siamo immersi è lo stesso per tutti… ma invece, fortunatamente, ognuno di noi vede un mondo diverso, quello limitato e filtrato dalle proprie esperienze. Basta poi cambiare il punto di vista, e cambiarlo ancora, per scoprire l’altro… per coltivare l’empatia che è l’arte di mettersi nei panni e negli occhi di un altro… anche delle galline e renderci partecipi del grande abbraccio della vita per cambiare, crescere, imparare, vedere loro e pensare a noi. Mi viene in mente Lucio Battisti: “A ognuno la sua parte saper vivere è un’arte.” Sì, saper vivere è un’arte che si impara. Scoprire il nuovo nel consueto, cambiare punto di vista, sorprenderci di noi stessi e degli altri; vedere il diverso con curiosità e rispetto è un’arte di cui in questi tempi abbiamo molto bisogno. Grazie quindi anche a Pennadilivorno, Grangallo, Gallodoro, Pennaspelacchiata e a tutto il pollaio di Margherita. Guardo noi e penso a loro, guardo i bellissimi disegni di Paola e penso a noi. Gianni Gamberini

La pubblicazione relativa alla retrospettiva di stampe relative a Siena e al territorio circostante dal XV al XX secolo organizzata dal Museo della Contrada della Tartuca con al centro la Collezione dell'ex priore Alessandro Notari e alcune altre opere frutto di prestiti da privati ed enti.

Quanta potenza nelle parole. Quanta incredibile anima trasuda dalla scelta (in)consapevole dei giusti vocaboli da mettere vicini, così da donare musicalità ai versi che il poeta decide di far vibrare sul foglio. Ma quando la parola incontra l’immagine, ecco che la luce si fa ancor più chiara. Una luce che illumina la strada della comprensione, dell’interpretazione personale, un forte bagliore che il lettore può colorare come preferisce. Un calore unico e accogliente è quello che si percepisce mentre si affronta il viaggio di parole e immagini in cui ci accompagnano Michele Vittori e Yasmina Nunziata. Penna e obbiettivo si fondono in un abbraccio tra poesie e scatti dalla narrazione dolce e potente, dove il singolo elemento sembra non poter esistere senza l’altro, eppure tutti sono intrisi della propria individualità. Un dono che Michele e Yasmina si fanno l’un l’altra: lui che le mostra l’intimità della propria poetica, lei che si lascia innamorare dai versi e che li trasforma in immagini tangibili, tratte dall’archivio delle sue fotografie. Dalla prefazione di Arianna Falchi.

La badessa di Poppi è un breve romanzo storico che descrive la vita di Beatrice, una giovane che nasce e cresce a Poppi (AR), un paese di origine medievale nel cuore della Toscana, nel periodo interbellico. Mentre la storia si snoda inevitabilmente, partendo dai provvedimenti sempre più restrittivi del Regime fascista, fino alla Seconda Guerra, gli eventi vengono osservati e descritti dal punto di vista della ragazza, che inizia il percorso monastico per evitare un destino già prestabilito. Toccando aspetti della condizione femminile fra le due Guerre, dalle possibilità di istruzione e di lavoro, la protagonista si attesta come un personaggio dalla forte personalità che ripudia ogni forma di coercizione. Attraverso le descrizioni, il paesaggio della prima valle dell’Arno, nel cuore della Toscana, diventa un secondo protagonista: è il mondo esterno che si contrappone al silenzio del chiostro, ma serve ad amplificare il ruolo che le monache hanno avuto per la rinascita e la promozione della pace. In particolare, vengono messe in evidenza le origini del ramo femminile della Congregazione Camaldolese in quanto fortemente radicato nel territorio casentinese e legato alla sua storia.

Hai mai visto una vita spezzarsi davanti ai tuoi occhi? A diciott’anni, mentre i tuoi amici pensano alla prossima festa, tu indossi una divisa, sali su un’ambulanza e, quando credi che il futuro sia lontanissimo, ti ritrovi a guardare in faccia la morte. Sei solo un giovane soccorritore, ma in quei momenti l’età non conta: basta una mano tesa per fare la differenza tra il vuoto e la vita. Questo è un viaggio nell’adrenalina del soccorso e nella fragilità dell’esistenza. Ogni chiamata è una storia vera: corse disperate contro il tempo, lacrime di chi sta perdendo tutto, ma anche sorrisi e sguardi che ti cambiano per sempre. Questo non è un libro di eroi. È il racconto sincero e potente di un ragazzo che ha scelto di esserci, con il cuore prima ancora che con le mani. Perché "Tra sirene e respiri" impari che ogni istante può essere l’ultimo, e che proprio per questo vale la pena viverlo fino in fondo.

«Le poesie di Carlo Cappelletti riescono ad abbracciare l’anima umana in tutta la sua complessità, trasmettendo un senso di profonda saggezza e introspezione. Sono un invito a riflettere e a guardare dentro di noi, a scoprire la bellezza e il fascino nelle sfide che la vita ci offre. Siamo di fronte ad un canto rivolto alla vita nella sua totalità, in cui l’autore affronta temi come l’amore, il dolore, la felicità, la morte, i sogni, i ricordi. Le parole hanno il potere di toccare le corde più profonde dell’anima, invitando i lettori a riflettere sul significato dell’esistenza e a intraprendere un cammino di crescita interiore. Attraverso la poesia, Cappelletti ci ricorda che siamo tutti legati da un filo invisibile e che la vita si manifesta attraverso le nostre parole, le nostre azioni e le nostre emozioni.» (Dalla prefazione di Rosanna Bertini Conidi)

Tra i capolavori prodotti a Siena nei secoli si possono inserire le lavorazioni dei metalli preziosi e anche del ferro battuto. Un periodo particolarmente fecondo fu l’Ottocento e il Novecento, secoli che videro moltiplicarsi le officine per la lavorazione, anche manuale, del ferro, con l’affermazione di artigiani-artisti che seppero donare agli oggetti di uso comune le caratteristiche delle opere d’arte. Di quelle officine che ebbero le committenze dei re, degli zar e degli imperatori, non ci sono molti scritti, ma restano le opere indiscutibilmente meravigliose. Questo piccolo saggio nasce con l’unico scopo di rendere testimonianza a degli artisti come gli Zalaffi e i Franci che resero ancora una volta il nome di Siena famoso nel mondo. Le officine senesi ebbero infatti una loro storia e si inserirono nella cultura del tempo con molti ottimi e universali riconoscimenti.

“Vivere l’amore” è un viaggio emozionante attraverso pensieri, ricordi e riflessioni che celebrano la forza, la bellezza e la complessità dell’universo femminile. Con uno sguardo sincero e profondo, l’autore rende omaggio alle donne che attraversano la vita con coraggio silenzioso e amore instancabile. Un’opera intima e sentita, che parla al cuore di chi legge e invita a riscoprire il valore della sensibilità, della memoria e della gratitudine.