Corvino Edizioni

Storia delle Confraternite della Comunità di Fagagna

La morte non era una novità per lei: sua madre, la contessa Elisabetta di Alchede, era passata a miglior vita quando lei aveva dodici anni, stroncata da una malattia rapida quanto misteriosa; la contessina ne avrebbe sempre ricordato il volto cereo, l’odore acre del suo sudore malato. Artemisia aveva visto morire anche i nonni paterni, l’anziana nutrice della madre e assistito a un incidente in cui uno dei garzoni di suo padre era rimasto ucciso. In casa si nasceva, in casa si moriva; ovunque la morte faceva parte del panorama della vita. Non le riusciva di capire, dunque, perché la morte di una volgare e sconosciuta popolana, della quale non avrebbe dovuto importarle niente, la turbasse fino a quel segno.

Il Friuli Venezia Giulia è una delle poche Regioni d’Italia ove per ottenere il cosiddetto “patentino di raccolta dei funghi” bisogna superare “un prova orale” nella quale il raccoglitore dimostri di possedere alcune conoscenze di base in merito al riconoscimento delle principali specie di funghi eduli e velenosi, al ruolo che essi svolgono nell’ambiente, alle modalità di raccolta e trasporto, nonché ai criteri per una corretta preparazione e conservazione dei funghi raccolti. Gli obiettivi che la Legge regionale intende raggiungere sono essenzialmente due: diminuire il numero degli avvelenamenti da funghi e far crescere la consapevolezza del rispetto per l’ambiente. Per il raggiungimento di tali obbiettivi si è voluto puntare più ad elevare la cultura del raccoglitore che ad inasprire le sanzioni o a limitarne la raccolta in alcuni periodi o a poche giornate. Questo libro vorrebbe costituire una sorta di manuale dove il raccoglitore appassionato di funghi possa trovare riunite in un solo testo tutte le nozioni di base necessarie e sufficienti per il superamento della prova orale prevista per legge. In questo libro si trova anche unospazio speciale dedicato alle zecche.

1953, 1954. Friuli. Il libro si sviluppa in tre parti, Il furgoncino giallo (e il maresciallo), La bellissima prigioniera e Lo scugnizzo. Storie gialle che, a tratti, si intrecciano tra loro. Non troppo truculente e piuttosto ironiche. Con tanto di vittime, certo. E con tanto di carnefici, magari anche fuori di testa. Ma non propriamente psicopatici persi o serial killer da paura. Adele, ex partigiana, furlana decisamente sui generis per i suoi tempi, e Giuseppe, maresciallo dell’Arma, sorrentino, si ritrovano a risolvere insieme, o quasi, tre casi diversi. Un investimento stradale doloso, un rapimento (con pesanti crimini collaterali) e un tentato omicidio. «Adele andava in bicicletta» è anche un piccola finestra su quegli anni. Con le strade poco trafficate, le radio ingombranti, i telefoni fissi, le case chiuse, i padri padroni, il delitto d’onore. E le ferite della guerra non ancora del tutto rimarginate.

I lupi intanto mossero lentamente verso il fondovalle passando non lontano dai cervi. Le femmine si allontanarono da loro, con calma regale, apparentemente non preoccupate. I maschi adulti continuarono nelle loro battaglie come se nulla fosse successo. E i lupi? Neppure un’esitazione. Trotterellando scesero di quota sino ad inoltrarsi nel bosco. Poi, come fantasmi, sparirono.

“Ma da dove nasce questo progetto?” Viene selezionato tra i tanti pensati e valutati il progetto “Lâ a puartâ il lat”, che ha saputo conquistare il nostro interesse grazie al mistero delle latterie chiuse e disabitate presenti nei paesi, grazie all’unione delle comunità che una volta si riunivano nelle latterie, grazie all’amore che i casari ci hanno saputo trasmettere. Dobbiamo anche ammettere che siamo stati davvero molto fortunati perché dal primo giorno nel quale abbiamo iniziato a pensare e credere nel progetto abbiamo incontrato due persone fantastiche (Claudio ed Ennio) che ci hanno saputo trasmettere, in una mattinata di lavoro in latteria con loro (presso la latteria del museo della vita contadina “Cjase Cocèl”), tutto l’amore che hanno messo durante la loro carriera nel creare un prodotto come il formaggio. Non avevamo assolutamente idea di come funzionasse il processo produttivo né tanto meno da come si passasse dal latte al formaggio, e loro con poche parole ci hanno fatto apprendere quella che è diventata un’arte: l’arte del casaro...

In Friuli-Venezia-Giulia si raccontano molte storie su creature magiche e misteriose. Sono creature che si fanno vedere molto poco, ma durante le notti più buie si possono ancora incontrare. Cosa farà il piccolo Camillo quando le incontrerà e chiederanno il suo aiuto? Un racconto magico per bambini, sbilfs e agane, sul come si possono attraversare anche i fiumi più spaventosi. Età di lettura: da 5 anni.

Più che nostalgia del tempo andato, è volontà di ritrovare la voglia di essere protagonisti, di cambiare, di stare al passo con il mondo che va veloce. Anche nell’età dei rischi, bisogna provare e riprovare, nel segno della speranza.

Il Friuli Venezia Giulia è una delle poche Regioni d'Italia ove per ottenere il cosiddetto "patentino di raccolta dei funghi" bisogna superare una prova orale nella quale il raccoglitore dimostri di possedere alcune conoscenze di base in merito al riconoscimento delle principali specie di funghi eduli e velenosi, al ruolo che essi svolgono nell'ambiente, alle modalità di raccolta e trasporto, nonché ai criteri per una corretta preparazione e conservazione dei funghi raccolti. Gli obbiettivi che la Legge regionale intende raggiungere sono essenzialmente due: diminuire il numero degli avvelenamenti da funghi e far crescere la consapevolezza del rispetto per l'ambiente. Per il raggiungimento di tali obbiettivi si è voluto puntare più ad elevare la cultura del raccoglitore che ad inasprire le sanzioni o a limitarne la raccolta in alcuni periodi o a poche giornate. Questo libro vorrebbe costituire una sorta di manuale dove il raccoglitore appassionato di funghi possa trovare riunite in un solo testo tutte le nozioni di base necessarie e sufficienti per il superamento della prova orale prevista per legge.

Marta impara molto presto che il cibo è in assoluto la prima forma di comunicazione. Fin da bambina comprende che esso rappresenta l’espressione, il linguaggio dello stato d’animo. Per questo mai può essere considerato “ragione”. Per lei il cibo è sentimento e, come tale, può essere sepolto in profondità all’interno di sé stessi, spinto sempre più in basso da incertezze e paura. Marta vive in una famiglia che la disorienta e le soffoca l’intelletto, la confonde quando cerca il contatto con il suo mondo emotivo. Cresce, la piccola Marta, ma le emozioni inespresse non scompaiono, si accumulano nel corpo, nella mente e nell’anima. Marta vorrebbe affidarle al suo amato fiume, farle scorrere via, assieme alle sue verdi acque. Marta vuole essere libera.

Ambientato in un contesto dalla bellezza unica sui colli del suo paese, al centro dell'Anfiteatro Morenico. Fa da sfondo una collinetta misteriosa, silenziosa, discreta e sorniona, chiamata "Turusele", sulla cui origine non esiste alcuna fonte scritta e nemmeno notizia tramandata oralmente. Nessuno conosce la sua storia, e nemmeno se una storia ce l'abbia. Il romanzo ipotizza una edificazione lontana nel tempo, con origine nel periodo storico del "Bronzo Antico", laddove per Fagagna tutto ha avuto inizio, rappresentando la culla dei suoi antenati. Tale ipotesi è il frutto di ragionamenti plausibili, basati sullo stato dei luoghi e sulla storia antica della regione in cui viviamo. I protagonisti del racconto lentamente ne sviscerano i misteri nascosti, contribuendo ad aggiungere una pagina che porta alla conoscenza di ciò che i fagagnesi mai avrebbero potuto immaginare.