Antenore
Italia medioevale e umanistica. Volume Vol. 46
Libro: Libro in brossura
editore: Antenore
anno edizione: 2006
pagine: 426
Quaderni per la storia dell'Università di Padova. Volume Vol. 39
Libro: Libro in brossura
editore: Antenore
anno edizione: 2006
pagine: 366
Poesie
Girolamo Preti
Libro: Libro in brossura
editore: Antenore
anno edizione: 2006
pagine: LXXXII-338
A lungo sbrigativamente annesso al gruppo dei "marinisti", il bolognese Girolamo Preti (1588?-1626) è in realtà una della più spiccate e autonome personalità poetiche dell'Italia del primo Seicento. Autore di un'unica, calibratissima raccolta di liriche, singolarmente organica in un periodo in cui il libro di poesia si configura sempre più come una struttura aperta e ormai svincolata dal modello petrarchesco, il Preti sul piano stilistico subordina l'arguzia inventiva propria di tanti suoi contemporanei a una sorvegliata ed elegante compostezza. Lo "spirito delicatissimo" del bolognese - la definizione è del Marino - trova piena espressione tanto nelle composizioni amorose, unite dal leit-motiv dell'"amor pudico" (singolare in un periodo di prevalente sensualismo) quanto nella sua opera più celebre, l'idillio La Salmace, brillante riscrittura della favola ovidiana di Salmace ed Ermafrodito, che anticipa non pochi aspetti della sensibilità settecentesca.
«Con quest'ordine disordinato». Relazione dell'ambasceria in Savoia (1603)
Francesco Priuli
Libro: Libro in brossura
editore: Antenore
anno edizione: 2006
pagine: LXXXII-126
Una legge del 1425 imponeva agli ambasciatori rientrati in Venezia dalla loro missione di darne entro pochi giorni informazione alle istituzioni della Serenissima. Secondo una pratica che divenne consuetudinaria, la scrittura degli ambasciatori da pura e semplice esposizione dell'attività del referente si estese sino a divenire un ampio affresco della condizione di uno Stato, periodicamente aggiornato nella situazione economica, politica, sociale e militare. Dopo la lettura pubblica in Senato il testo della relazione era depositato nella Cancelleria Segreta del Senato e ne veniva vietata la diffusione. Divieto peraltro frequentemente aggirato da uomini politici, nobili (come i Chigi e i Barberini), potenti, principi della Chiesa e persino eruditi.