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Donzelli: Saggine

Tornare alla crescita. Perché l'economia italiana è in crisi e cosa fare per rifondarla

Tornare alla crescita. Perché l'economia italiana è in crisi e cosa fare per rifondarla

Pierluigi Ciocca

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 213

In Italia la produttività è bassa, la disoccupazione alta, lenta la fuoruscita dalle recessioni del 2008-2013. Eppure ancora oggi molti, non solo governanti ansiosi di consenso a breve, ostentano ottimismo, celano al paese la realtà: il debito pubblico innervosisce i mercati finanziari; le infrastrutture si depauperano; il diritto dell'economia è superato; le imprese non rispondono all'urgenza di investire, innovare, cogliere le opportunità della rivoluzione digitale. Hanno pesato i limiti della politica economica: l'incompleto risanamento del bilancio; il taglio degli investimenti pubblici; i ritardi nella riscrittura dell'ordinamento; le insufficienti pressioni concorrenziali sulle imprese. Sin dalla svalutazione della lira del 1992 le imprese si sono adagiate sui facili profitti prospettati dal cambio debole, dalla moderazione salariale, dai sussidi statali, dalla scandalosa evasione delle imposte. S'impone una rifondazione dell'economia, che ne arresti il regresso. L'euro è moneta preziosa, irrinunciabile. Ha assicurato prezzi stabili e calmierato i tassi d'interesse. È la politica economica europea a essere bloccata dal rigorismo tedesco. Ma la crisi affonda le radici oltre l'economia, nello strato più profondo della cultura, delle istituzioni, della politica del Belpaese. Con un'analisi di ampio respiro, Pierluigi Ciocca ricostruisce la preoccupante condizione economica, mostra la difficoltà della presa di coscienza del malanno italiano. Il libro offre tuttavia una ricetta per portare l'Italia fuori dalle sabbie mobili in cui da un quarto di secolo si dibatte. Indica sette linee d'intervento: dal riequilibrio del bilancio a una nuova strategia per il Sud, passando per gli investimenti pubblici, una diversa politica europea, la perequazione distributiva, un nuovo diritto dell'economia, la concorrenza. L'attuazione di questi interventi, da parte dei governanti e delle imprese, è da ultimo affidata alla presa di coscienza e alla volontà di riscatto di una società civile meglio informata.
19,00

Fascismo e antifascismo. Storia, memoria e culture politiche

Fascismo e antifascismo. Storia, memoria e culture politiche

Alberto De Bernardi

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 167

La vittoria elettorale della destra populista il 4 marzo 2018 ha sortito, tra gli altri, l'effetto di reintrodurre prepotentemente nel dibattito pubblico la parola «fascismo», attribuendole una nuova attualità come esito possibile della crisi politica italiana e facendo riemergere, soprattutto nella sinistra, la chiamata alle armi sotto la bandiera dell'antifascismo. La contrapposizione fascismo/antifascismo, come non accadeva dagli anni di Tangentopoli, ha riassunto i caratteri di una chiave di lettura per il tempo presente, capace di proiettarsi anche in una dimensione europea. La forza di questo paradigma si traduce in una sovraesposizione dell'uso pubblico della storia, con costanti riferimenti alla Resistenza, alla crisi del 1920-1922, al duce, al razzismo, al neofascismo. La storia torna a essere - come in altre fasi critiche della vicenda repubblicana - uno strumento di lotta politica, con tutto il carico che questo comporta in termini di semplificazioni, strumentalizzazioni, rimozioni e a volte mistificazioni, che rischiano di inficiare la comprensione della realtà. Scopo di questo libro è fare chiarezza cercando di diradare la nebulosa di incrostazioni ideologiche e di false concettualizzazioni che innervano l'uso della storia nel dibattito pubblico e nella lotta politica. Tornano essenziali, a questo fine, i risultati più maturi della ricerca storica, che in questi ultimi anni ha elaborato nuove conoscenze e griglie interpretative del fascismo e dell'antifascismo, in grado di contrastare i forti rischi insiti in quel paradigma. Alberto De Bernardi ricostruisce l'itinerario storico nel quale questa coppia di opposti ha dominato la vita politica e civile dell'Italia, assumendo di volta in volta connotazioni e significati assai diversi. Si parte dalle origini, tra il 1920 e il 1924, in cui le due parole entrano nel lessico della politica italiana ed europea; si prosegue con gli anni trenta, l'epoca dell'egemonia del fascismo in Europa e della sconfitta dell'antifascismo; si passa poi agli anni tra il 1943 e il 1948 con il collasso del fascismo e la nascita della Repubblica fondata sulla Resistenza e sulla Costituzione antifascista; si ricostruisce lo scontro tra fascismo e antifascismo negli anni del terrorismo e dell'«attacco al cuore dello Stato»; per arrivare infine alla crisi della prima Repubblica, da cui prende le mosse una lunga fase dominata dal «post», tra cui anche il post-fascismo e il post-antifascismo, alla ricerca irrisolta di una nuova identità repubblicana. Alla fine del percorso, il lettore avrà acquisito una preziosa «cassetta degli attrezzi», utilissima per leggere il presente fuori dagli stereotipi, dai riflessi condizionati, dalle retoriche.
17,00

L'anello di Wagner. Musica e racconto nella tetralogia dei Nibelunghi

L'anello di Wagner. Musica e racconto nella tetralogia dei Nibelunghi

Giorgio Pestelli

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 220

È l'opera della vita per Wagner. I quattro drammi che compongono "L'anello del Nibelungo" impegnano il compositore tedesco per quasi trent'anni (1848-1876). Una lunga gestazione, durante la quale la riscrittura del mito germanico e la messa in musica si trasformano in un diario spirituale. Wagner intraprende questa impresa in uno dei momenti più inquieti della storia europea: «Il suo temperamento — scrive Giorgio Pestelli — era di quelli che creano meglio sotto la pressione degli eventi, se non degli affanni. Ma che Wagner abbia avuto la costanza di completare il monumento dopo tanti anni, fra ostacoli di ogni sorta, malattie, dubbi, crisi, inimicizie, tracolli finanziari, è uno spettacolo di forza e determinazione che ancora lascia meravigliati». I fermenti rivoluzionari dell'epoca ispirano l'allontanamento dalla realtà al mito: così Wagner può osservare l'uomo in assoluto, affrancato dalla storia, penetrandone le passioni, prima fra tutte quella per l'«oro», il potere, che conduce solo a morte e rovina. E proprio dalla fine, dalla caduta degli dei che Wagner aveva iniziato il racconto. Presto però si rende conto che l'argomento che ha sottomano, la morte dell'eroe, per essere compreso appieno ha bisogno dell'antefatto. Da qui prende avvio una lievitazione della materia fino alle origini della vicenda: nasce così "L'oro del Reno", e via via le altre opere dell'Anello. In questo andare a ritroso nella composizione Wagner inventa una dimensione del tempo narrativo che dal passato fluisce nel presente e viceversa, esercitando un influsso incalcolabile sulla narrativa di fine secolo. Ma in questo cammino a ritroso il grande impianto che aveva ideato, nemico al divino e celebrativo della libertà dell'uomo e delle leggi del cuore, entra in crisi: le inquietudini di Wotan, il padre degli dei, la sua lacerazione interiore, sono il segnale più evidente che qualcosa si è rotto nelle certezze dell'esistenza. È vero, L'anello esprime al massimo grado la concezione wagneriana di «dramma musicale», simbiosi assoluta tra testo e musica, in cui tutto si tiene, tutto è necessario; anche i dialoghi e i monologhi sono cruciali; e nel volume, in cui Pestelli segue passo passo narrazione e sviluppo musicale, anche quei dialoghi e monologhi vengono aperti e spiegati, svelando un meccanismo teatrale dalla logica serrata. Qua e là, tuttavia, nel grandioso edificio dell'Anello, si scorgono crepe, fratture, cose non rifinite, dovute soprattutto a quella creatività impaziente di perfezioni formali con cui Wagner getta un ponte fra tardo romanticismo e decadentismo.
20,00

Le mani su Machiavelli. Una critica dell'«Italian theory»

Le mani su Machiavelli. Una critica dell'«Italian theory»

Pier Paolo Portinaro

Libro

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 160

La plurisecolare vicenda degli usi politici di Machiavelli è continuata anche nel discorso pubblico più recente, laddove l'appropriazione del suo pensiero è servita a costruire la fortuna internazionale della cosiddetta Italian Theory - espressione, non priva di ambiguità, che riassumerebbe un presunto tratto comune della filosofia italiana, racchiudendo in un unico orizzonte Machiavelli e Gramsci fino all'operaismo e alla biopolitica. È proprio quest'ultima, invece, oggi, ad aver generato un terreno favorevole al diffondersi di quella postura antipolitica che è esattamente l'opposto della lezione del Segretario fiorentino. Ma alla lezione di Machiavelli può essere più sobriamente ricondotto quel filone di pensiero elitistico che ha accompagnato criticamente la via italiana alla democratizzazione - un altro Italian Style, potremmo dire, quello dei maestri del disincanto democratico: Salvemini, Bobbio, Miglio, Sartori, Pizzorno. È questo altro filo del pensiero politico italiano che Pier Paolo Portinaro ricostruisce nel volume.
18,00

La politica e il contratto. Dalla affermazione dei valori alla negoziazione degli interessi

La politica e il contratto. Dalla affermazione dei valori alla negoziazione degli interessi

Fabrizio Di Marzio

Libro

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 144

L'accordo tra il Movimento 5 Stelle e la Lega che ha dato vita a una nuova maggioranza parlamentare ha assunto un'enfasi particolare, espressa dalla stessa scelta del nome. Il «contratto di governo» negoziato e sottoscritto tra le due formazioni politiche si ispira esplicitamente al modello contrattuale mutuato dal diritto privato. L'intesa, a prescindere persino dai suoi contenuti, vuole prefigurare già di per sé un diverso metodo dell'azione politica, nel contesto post-ideologico della terza Repubblica. Secondo tutta una scuola di filosofia della politica, il contratto rappresenta la forma simbolica del patto su cui si fonda la comunità e che legittima la sovranità dello Stato sui cittadini. Ma, nel caso del «contratto di governo», l'intesa viene stabilita non con i governati, bensì tra i governanti. L'accordo delle parti politiche si sposta così dal piano istituzionale a quello della negoziazione privata di interessi, sulla base di istanze di democrazia diretta che trovano la loro massima espressione nel progetto di revisione del principio costituzionale della libertà di mandato elettorale: un fortissimo elemento, quest'ultimo, di discontinuità con il quadro istituzionale preesistente.
17,00

Una certa idea di letteratura. Dieci scrittori per amici

Una certa idea di letteratura. Dieci scrittori per amici

Franco Marcoaldi

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 180

Nella pericolosa confusione dei nostri giorni, non sarà proprio la letteratura a offrirci la lingua per una nuova, possibile amicizia tra gli uomini? Se oggi la vita interiore di ogni singola creatura è minacciata come mai prima nella sua potenzialità espressiva, la letteratura ne rivendica la costitutiva irriducibilità davanti a ogni imposizione, ogni norma preconfezionata. Il poeta Franco Marcoaldi elegge a numi tutelari di un letterario viaggio dell'anima dieci grandi figure del Novecento: Svevo, Zanzotto, Musil, Szymborska, Canetti, Caproni, Brodskij, Hrabal, Unamuno, Meneghello. Con ciascuno di loro intrattiene un dialogo stretto, serrato; a volte reale, concreto, diretto; altre volte fantastico, maturato soltanto attraverso la pagina scritta. In quegli amici e maestri ritrova le medesime questioni che angustiano la sua esistenza e ricerca: lo scarto incomponibile tra sentimento e ragione; l'inafferrabilità angosciosa del tempo; il mistero invadente della sessualità; il rovesciamento ironico come strategia di difesa; la dialettica potere-libertà; l'enigma del mondo animale; l'inesausta ricerca di un senso anche là dove non si riesca a rintracciarlo. I dieci autori prescelti sono quanto mai diversi tra loro, e tuttavia Marcoaldi riesce a raccoglierli idealmente nell'ascolto delle stesse, imprescindibili domande. Bene lo si intuisce nelle pagine finali del libro, dedicate a Luigi Meneghello. Se sbirciamo nella sua specialissima «bottega», lo troveremo intento a lavorare da solo al tornio delle parole, per compiere il suo piccolo «capolavoro». E lì che lo scrittore, ogni scrittore, incontra una fatica che a volte si converte in sconforto. Eppure non può smettere, perché ubbidisce all'urgenza di cogliere la vitrea sostanza che sta dietro alle cose del mondo. E per perseguire tale risultato ha bisogno tanto della propria caparbia convinzione, quanto di un costante e nutriente scambio con l'esterno. Nasce così quella «certa idea di letteratura» come amicizia, come condivisione di esperienze, che l'autore ci propone in queste pagine preziose.
18,00

Napoli, promemoria. Storia e futuro di un progetto per la città

Napoli, promemoria. Storia e futuro di un progetto per la città

Vezio De Lucia

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 114

Il libro racconta la storia del lungo filo rosso che lega il piano delle periferie del sindaco Maurizio Valenzi, negli anni settanta e ottanta, alle dirompenti novità introdotte negli anni novanta dalle sindacature di Antonio Bassolino, fino alle attuali giunte guidate da Luigi de Magistris, che ha difeso con determinazione il progetto Bagnoli confermando i caratteri distintivi e durevoli dell'esperienza urbanistica di Napoli. Di questa storia, ormai quarantennale, Vezio De Lucia è stato protagonista. La sua vita professionale e intellettuale - scrive nella prefazione Tomaso Montanari - «dimostra alla mia generazione che è ancora possibile, nonostante tutto, non dover scegliere tra essere fedeli alle proprie idee o poter incidere sulla realtà. De Lucia non ha scelto tra rigore e pragmatismo: non è arretrato di un millimetro, non ha tradito». Ma il libro racconta anche una storia plurale, vissuta insieme da un gruppo di urbanisti pubblici che hanno dedicato la loro vita al riscatto di Napoli. «L'ufficio urbanistico, i ragazzi del Piano, il Partito comunista sono i veri eroi collettivi di questo libro», scrive ancora Montanari. Un libro denso e conciso che, senza nascondere contraddizioni, limiti ed errori, descrive puntualmente la sostanza e la forma del nuovo piano regolatore approvato nel 2004, l'unico di una grande città a non prevedere zone di espansione. Emerge dal libro un'altra Napoli, che ribalta l'immagine di «città simbolo della speculazione» e quella abitualmente raccontata dalle cronache: una Napoli in cui il sessanta per cento del territorio comunale è rigorosamente tutelato; in cui, caso pressoché isolato, è vigente una disciplina scientifica per i centri storici; in cui l'urbanistica è coordinata con il trasporto pubblico su ferro. Una Napoli, infine, in cui Scampia non è più Gomorra, ma è attraversata da una vitalità prorompente.
18,00

Bob Dylan, pioggia e veleno. «Hard rain», una ballata fra tradizione e modernità

Bob Dylan, pioggia e veleno. «Hard rain», una ballata fra tradizione e modernità

Alessandro Portelli

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 175

Due cantautori, su tutti gli altri, hanno dato voce al sentimento dell'America profonda, incarnandone nella maniera più autentica l'anima popolare: Brace Springsteen e Bob Dylan. Dopo avere consacrato a Springsteen (e alla sua canzone «Badlands») un libro memorabile, Portelli si dedica ora a Dylan, e sceglie come emblema e protagonista del libro «Hard Rain», la canzone che Dylan incise per la prima volta nel 1962, agli esordi della sua attività. Non è certo un caso se, durante la cerimonia dell'assegnazione a Dylan del premio Nobel per la letteratura 2016, la canzone che Patti Smith scelse di cantare fu proprio «A Hard Rain's A-Gonna Fall». Ed è ormai largamente noto il giudizio espresso dalla rivista «Rolling Stone», che l'ha definita «la più grande canzone di protesta scritta dal più grande autore di canzoni della sua epoca». Meno noto è che Dylan ha costruito «Hard Rain» a partire da un intenso dialogo con un'antichissima ballata di tradizione orale, il «Testamento dell'avvelenato», di cui si trova traccia addirittura nell'Italia del Seicento, e che si diffuse in tutto il mondo anglosassone, col titolo di «Lord Randal», per passare poi in America attraverso i canali propri della tradizione orale. Esplorando le relazioni fra queste due canzoni, il libro mostra come il testo di Dylan si alimenti della profondità storica incorporata nell'antica ballata, la proietti verso un immaginario contemporaneo, e li illumini entrambi. In quel momento, Dylan è immerso nel folk revival, ma si prepara a uscirne; è come se fosse «in bilico fra mondi», scrive Portelli, in un momento di «prodigioso equilibrio che neanche lui avrebbe mai più ritrovato con altrettanta potenza». Grazie a un confronto serrato con le forme della canzone narrativa popolare e della sua storia plurisecolare, il libro scava nell'immaginario di Dylan, nella sua visione della storia e del futuro, dall'incombente minaccia nucleare ai disastri ecologici del nostro tempo, mettendo in luce il rapporto che il grande folksinger intrattiene con i linguaggi della musica, della poesia, dell'industria culturale. Ne emerge una lettura di Bob Dylan la cui unicità consiste nel collocarsi sapientemente, come solo un artista della parola cantata può fare, nel punto in cui si incontrano oralità e scrittura, testo e performance, folklore e popular culture, fra la globalizzazione dei movimenti e delle culture orali e quella dell'industria culturale. Al bivio fra due possibili vie della storia, apocalisse o liberazione.
18,00

In nome del bene e del male. Filosofia, laicità e ricerca di senso

In nome del bene e del male. Filosofia, laicità e ricerca di senso

Orlando Franceschelli

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 191

Le nozioni di bene e male sono indispensabili per vivere e, al tempo stesso, sempre insidiate da fraintendimenti e pregiudizi. Orlando Franceschelli - filosofo, impegnato da anni nella definizione di un'etica laica fondata sul radicamento dell'uomo nella natura - non si sottrae alla sfida di trovare risposta a una domanda radicale: in nome di quale bene e di quale male sarebbe auspicabile agire come singole persone e come gruppi sociali? In società come le nostre, investite da trasformazioni epocali, dal fanatismo terrorista, da nuove sfide poste dai dilemmi bioetici e dai progressi della ricerca scientifica, eludere questo interrogativo equivale a incamminarsi sul sentiero pericoloso dell'indifferenza e della deresponsabilizzazione. L'autore sceglie la via opposta a ogni disimpegno e chiarisce fin da subito la propria visione: l'identificazione del bene con la tensione verso la possibile felicità terrena - la propria e quella degli altri esseri senzienti umani e non umani - e del male morale con l'indifferenza egoistica verso la sofferenza. Una visione non condizionata da prospettive soprannaturali, in sintonia con una tradizione di pensiero che da Democrito arriva fino a Spinoza, Hume, Darwin, Leopardi, e si scontra con l'esaltazione della volontà di potenza proposta da Nietzsche. Nel ripercorrere il cammino dei grandi teorici del pensiero naturalista, Franceschelli mostra come dalla definizione di nozioni quali natura, male fisico o morale, bene individuale e beni comuni (inclusa la bellezza), felicità e sofferenza, si possa approdare a una concezione di bene e male condivisibile e compatibile con il rispetto del mondo naturale, sempre più minacciato, con la convivenza civile nelle società multiculturali e con i principi delle nostre Costituzioni liberali e solidali. La conclusione dell'autore è che la virtù della laicità - la sola che può garantire un dialogo alto tra credenti e non credenti - ci educa a praticare anche la più efficace solidarietà samaritana, ossia a soccorrere chi ne ha bisogno non solo per umana pietà, ma perché anch'egli aspira alla propria felicità e ha diritto a cercarla.
17,00

Algoritmi di libertà. La potenza del calcolo tra dominio e conflitto

Algoritmi di libertà. La potenza del calcolo tra dominio e conflitto

Michele Mezza

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 277

«Algoritmo» è diventato ormai sinonimo di controllo sociale. Anche chi non saprebbe meglio definirlo, sa che le sequenze di formule matematiche nascoste dietro questo nome servono a governare l'elaborazione della sterminata quantità di informazioni generate continuamente dalla rete. Con la loro potenza di calcolo, e la loro apparente neutralità, questi «numeri magici» si presentano al nostro senso comune come i passe-partout per aprire ogni porta della nostra vita. Ma chi detiene davvero le chiavi degli algoritmi? Sono dispositivi neutri e inviolabili? O non sono invece espressione di una strategia di orientamento e governo sociale sempre più strettamente controllata dai loro «proprietari» ? Il saggio affronta con un taglio divulgativo, e un obiettivo molto pragmatico, il tema di una critica dei presunti automatismi che definiscono e classificano i nostri comportamenti. Il buco nero che ingoia la nostra libertà oggi non è tanto il condizionamento della nostra vita tramite l'uso dei nostri dati, quanto un'omologazione del nostro pensiero alle forme semantiche degli algoritmi prescrittivi. Non tanto il consumo, quanto proprio il cervello è la posta in gioco. Senza ombre di nostalgia, anzi con un'esibita e provocatoria adesione alla civiltà della rete, l'autore affronta il nodo di come la scienza matematica possa e debba essere oggetto di un nuovo contratto sociale e occasione di una negoziazione, anche conflittuale, fra gli utenti e i grandi players globali che sono proprietari dei dispositivi digitali. La posta di questo processo, come spiega Giulio Giorello nella prefazione al libro, è una nuova idea di libertà, in cui la potenza di un individuo sta nel passare da «calcolato» a «calcolante». Di fronte ai silenzi e ai balbettii della politica, che si divide fra subalternità tecnologica e rimozione della domanda sociale che ha prodotto la rete, è necessario prospettare un nuovo patto sociale, che concepisca le comunità di utenti (città, territori, università, categorie professionali, gruppi di consumatori) come soggetti negoziali della potenza di calcolo, per realizzare una nuova fase di quella «rivoluzione del sole» che cinquant'anni fa, nei campus californiani, spinse i migliori talenti giovanili a programmare software che avrebbero cambiato il mondo.
18,00

Una fratellanza inquieta. Donne e uomini di oggi

Una fratellanza inquieta. Donne e uomini di oggi

Nadia Fusini

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 142

Mai come in questo momento il rapporto tra donne e uomini appare incerto, inquieto, controverso - difficoltà che toccano il cuore stesso dell'identità umana. Riprendendo il filo di una riflessione avviata in un suo libro di più di vent'anni fa, e qui completamente rivisitata, Nadia Fusini affronta con coraggio la criticità di questa relazione, nel progetto di una nuova alleanza che ne ridefinisca il senso, al di là della lotta tra i sessi. Uomo e donna, maschile e femminile sono stati fino a ora i nomi di un'irriducibile contrapposizione che ha dato intelaiatura al mondo reale; la nozione di realtà che possediamo presuppone tuttora questa trama di parole. Ma i significati di tali nomi e metafore stanno radicalmente mutando nel tempo presente. Chi sono gli uomini, chi le donne? Quale la relazione tra di loro? Quanto e come sono mutati il terreno e le armi dello scontro, le parole dell'incontro? Il come e il quanto di una simile trasformazione sono il cuore del libro di Nadia Fusini, che parla di un mondo dove le identità degli uomini e delle donne non sono determinate soltanto dalla differenza anatomica. Ma colte nella loro irriducibile singolarità.
18,00

Il sessantotto sequestrato. Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni

Il sessantotto sequestrato. Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni

Guido Crainz

Libro: Copertina morbida

editore: Donzelli

anno edizione: 2018

pagine: 196

A distanza di cinquant'anni dal simultaneo manifestarsi dei movimenti di contestazione del '68 in tante parti del Vecchio continente, iniziamo forse a comprendere che per la sua storia successiva sono rilevanti soprattutto i rivolgimenti, i traumi e i processi che segnarono la Cecoslovacchia, la Polonia e altre aree dell'Europa «sequestrata» dall'impero sovietico, per dirla con Milan Kundera. Per molti versi quei rivolgimenti rappresentarono uno spartiacque: la conferma definitiva che il «socialismo reale» non era riformabile. I processi che attraversarono allora quest'area furono solo apparentemente stroncati a Praga dai carri armati del Patto di Varsavia e in Polonia da una brutale offensiva di regime che assunse violenti toni antisemiti, provocando l'esodo di una ricca comunità intellettuale e di una parte significativa degli ebrei rimasti nel paese dopo la Shoah. In realtà, pur nel modificarsi di prospettive e di visioni del mondo, si dipanano da allora alcuni esili e al tempo stesso straordinari fili che portano al 1989, passando per Charta 77 in Cecoslovacchia o per il Kor e Solidarnosc in Polonia. Eppure, in quel fatidico '68, i giovani, gli intellettuali e i rinnovatori di quei paesi, i sostenitori di un «socialismo dal volto umano», non trovarono nei movimenti studenteschi dell'Occidente quel solidale sostegno che sarebbe stato necessario. Né lo ebbero dai partiti comunisti europei. Perché? E perché in molte ricostruzioni storiche complessive ha prevalso spesso una sostanziale rimozione di questi aspetti? A queste domande e a questi nodi rispondono i contributi del libro: il saggio di apertura di Guido Crainz; quelli di Pavel Kolar, Wlodek Goldkorn, Nicole Janigro, Anna Bravo; e i documenti di studenti e intellettuali di allora, con le successive testimonianze di personalità come Jiri Pelikàn, Adam Michnik, Zygmunt Bauman.
19,50

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