Attraverso le carte del personale della Società degli Altoforni Fonderie e Acciaierie di Terni (SAFFAT), l’autore delinea le caratteristiche delle forze di lavoro durante il primo quindicennio del XX secolo e tenta di ricostruire i rapporti creatisi tra un importante stabilimento siderurgico e gli abitanti del territorio. Emerge come l’azienda si orientasse verso il mercato del lavoro locale per il reclutamento di manodopera di prevalente origine contadina e poco o per nulla qualificata. I legami che tale manovalanza conservava con la terra e i meccanismi di pluriattività innescati dai nuclei familiari gravitanti attorno al polo industriale permettevano alla Società di erogare salari bassi e di non costruire abitazioni per i dipendenti. Il fatto che l’impiego in fabbrica fosse l’unica alternativa alla sottoccupazione nel settore agricolo o all’emigrazione, invogliava le maestranze locali a una relazione di lavoro stabile con l’azienda. Infine, l’assetto tecnico-impiantistico raggiunto dalla SAFFAT le consentiva di non affidarsi alla categoria del “mestiere” di addetti specializzati per formare al lavoro industriale contadini e manovali, più sottomessi al regime di fabbrica. Presentazione di Stefano Musso.
Gli uomini dell’acciaio. Lavoro e relazioni industriali alla Terni, 1900-1914
Titolo | Gli uomini dell’acciaio. Lavoro e relazioni industriali alla Terni, 1900-1914 |
Autore | Paolo Raspadori |
Argomento | Economia e management Industria e studi industriali |
Collana | Storia e territorio |
Editore | Il Formichiere |
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Pagine | 235 |
Pubblicazione | 03/2024 |
ISBN | 9788831248815 |