Nel Novecento il rapporto tra diritto ed economia ha condizionato grandemente l'evoluzione del pensiero giuridico americano, a partire da quelle teorizzazioni dell'ordine del mercato che nel ventennio fra le due guerre mondiali si fondavano sempre più spesso sul ripensamento, o persino sul rifiuto, dell'individualismo. Le soluzioni istituzionali create per far fronte all'emergenza bellica, prima, e per rispondere alla Grande depressione, poi, facevano emergere un protagonismo nuovo dello Stato ma anche dei gruppi sociali, che ha condizionato la disciplina della concorrenza e del credito imponendo, infine, una trasformazione dell'ordine giuridico-costituzionale. Un processo che s'inseriva in un contesto culturale popolato sempre più da teorizzazioni ultra-individualistiche e nel quale il corporativismo appariva una riflessione capace di conciliare, invece, iniziativa privata e regolazione pubblica, alimentando così l'interesse per il modello fascista, pur lontano dalla tradizione (giuspolitica) e dal contesto (geografico e nazionale) americano. Corporativismo e New Deal possono essere riletti, allora, anche alla luce di questi studi incrociati, i quali, al di là del successo o dell'insuccesso delle diverse soluzioni immaginate, hanno favorito un ripensamento del rapporto diritto-economia capace di condizionare i contorni della nuova «democrazia economica» americana.
La «democrazia economica» americana
Titolo | La «democrazia economica» americana |
Autore | Malpassi Stefano |
Argomento | Diritto Giurisprudenza e argomenti d'interesse generale |
Collana | Per la storia pensiero giuridico moderno |
Editore | Giuffrè |
Formato |
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Pagine | 446 |
Pubblicazione | 01/2023 |
ISBN | 9788828850229 |