Nel 381, minato nel fisico e nello spirito, Gregorio Nazianzeno fa ritorno nella natia Cappadocia, lasciando la cattedra episcopale di Costantinopoli. Qualche tempo dopo affida l’acre risentimento per la sconfitta patita ai versi rivolti A se stesso qui raccolti, tradotti e commentati. La sua scrittura, modernissima per alcuni tratti, si frange di continuo, giustapponendo i piani temporali del passato, del presente e del destino ultimo dell’uomo, e alterna nostalgici flashback autobiografici, aspre invettive contro il clero contemporaneo, bollato come ignorante e corrotto, e grida di supplica a Cristo. Traspare da queste poesie l’inquietum cor del personaggio, sempre sospeso tra l’amaro pessimismo della ragione e le certezze luminose della fede, tra le esigenze di una vita sobriamente contemplativa e le urgenze di una Chiesa militante e impegnata. Un messaggio remoto, ma di singolare attualità.
Tra autobiografia e teologia. (carm. II,1,68. II,1,30)
| Titolo | Tra autobiografia e teologia. (carm. II,1,68. II,1,30) |
| Autore | Gregorio Nazianzeno |
| Curatore | Emiliano Fiori |
| Argomento | Scienze umane Religione e fede |
| Collana | Poeti cristiani, 9 |
| Editore | Edizioni ETS |
| Formato |
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| Pagine | 260 |
| Pubblicazione | 08/2020 |
| ISBN | 9788846756824 |

