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Mondadori: Scrittori greci e latini

Le storie. Volume Libro 1

Le storie. Volume Libro 1

Erodoto

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 552

Con questo nuovo grande commento alle Storie di Erodoto, al quale hanno partecipato studiosi inglesi, israeliani e italiani, la Fondazione Lorenzo Valla vuole rendere omaggio al padre della storiografia europea: all'uomo che simboleggia la passione dell'Occidente per tutto ciò che non gli appartiene. Quante cose aveva contemplato Erodoto! Mentre leggiamo le Storie, lo vediamo ancora, animato da una curiosità insaziabile verso la totalità dell'esistenza, entrare nei templi e «osservare, conversare, porre domande, ascoltare, riflettere, paragonare, sollevare problemi, ragionare, talvolta concludere». Egli considera con attenzione e rispetto tutto ciò che fa l'uomo - tutte le nostre imprese gli sembrano degne di interesse o memorabili. E, insieme, sparge un'onnipresente ironia sugli orgogli, le vanità, le pretese, le follie, la hybris dell'uomo. «Nulla è sicuro tra le cose umane.» «Tutto nell'uomo è caso e circostanza.» Nella nostra vita si fondono l'iridescente imprevedibilità del caso, la ferrea necessità del destino, la strana partecipazione degli dèi - verso i quali egli prova un'ellenica mescolanza di venerazione e diffidenza. Prima o dopo di lui, nessuno ha mai saputo orchestrare così perfettamente una storia totale: i fatti politici, economici, militari, i costumi, le leggende, le favole, il folclore, la geografia, i monumenti si equilibrano in quest'opera che respira l'immensità e la libertà degli spazi aperti. La mente di Erodoto è complessa, molteplice, intrecciata, polimorfa. Quando egli insinua un tema dentro l'altro, e poi ancora un altro, e poi un altro ancora, quando procede a inserti e parentesi successive e scatole cinesi, come a mimare «l'infinito labirinto di concatenazioni» nel quale consiste l'universo, - noi pensiamo ai lontanissimi intarsi, alle ramificazioni di Henry James. Ma poi, se egli vuole, riesce a sembrarci semplicissimo: candido come un barbaro o un bambino. Molto spesso fatichiamo a capire cosa pensi e quale sia il suo punto di vista. Forse è inutile chiedergli un giudizio. Forse dobbiamo soltanto abbandonarci al suo talento di narratore: al senso prodigioso che egli ha della fluidità del tempo - allo scorrere del mondo e del racconto come, diceva Cicerone, «un fiume quieto», che muove da un punto ignoto e si perde chissà dove, oltre ogni limite.
35,00

Le storie. Volume Libro 2

Le storie. Volume Libro 2

Erodoto

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 496

Il secondo libro delle Storie di Erodoto - commentato da Alan B. Lloyd e tradotto con intelligente eleganza da Augusto Fraschetti - è dedicato all'Egitto. Erodoto fu sulle rive del Nilo tra il 449 e il 430 a.C.: visitò Pelusio, Bubastis, Sais, Eliopoli, Chemmis, Tebe, Menfi, Elefantina; come informatori, ebbe sia discendenti degli Egiziani che avevano appreso il greco dagli Ioni, sia sacerdoti d'alto rango. Da un lato, la civiltà egizia è, per lui, quella più antica, religiosa e saggia: la civiltà che ha fondato il tempo e nominato gli dei; dall'altro, è quella più strana - dove tutte le cose sono capovolte rispetto al mondo greco. Con la sua infinita amabilità e la sua scrupolosa competenza, Erodoto parla di tutto: gli oracoli, i sacrifici, i gatti, i coccodrilli, la fenice, i serpenti alati, le profezie, la medicina, l'imbalsamazione, i pesci, le zanzare, i labirinti, il Nilo, gli dei, le inondazioni, i santuari, i sacerdoti, i prodigi, Elena di Sparta, Sesostri, le piramidi, Micerino, gli Etiopi, gli abiti, Psammetico, Amasi. Nel primo libro, Erodoto ci aveva mostrato le sue qualità di complicato e variegato narratore. Qui trionfa il suo talento di etnologo: l'Egitto è il più bel testo di etnologia che sia mai stato scritto. Ma Erodoto non sarebbe Erodoto se si dimenticasse di raccontare. La storia di Elena, quella di Micerino e quella dei ladri di Rampsinito sono tra le sue novelle più straordinarie: intrecciate con arte raffinatissima al corpus etnologico, evocano un delizioso sapore d'Oriente. Il moralista, infine, si affida alla storia di Amasi. Secondo il modello del faraone Amasi, che la mattina curava gli affari politici e poi si divertiva, il nostro arco psicologico-morale non deve essere mai troppo teso: altrimenti, cadiamo preda delle furie. Ciò che conta, nella vita come nella letteratura, è soprattutto l'arte della variazione.
35,00

Elettra. Testo greco a fronte

Elettra. Testo greco a fronte

Euripide

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 640

«O nera notte, che avvivi stelle d'oro, / ora questa brocca poggiata sul capo, / ecco, la porto al fiume a prendere l'acqua.» È la prima battuta che l'Elettra di Euripide pronuncia quando entra in scena. Un'Elettra degradata da Egisto a sposa di un Contadino (che non osa, però, toccarla), umiliata ed esiliata in campagna, a portare brocche d'acqua sul capo come una serva qualsiasi. Elettra, la figlia di Agamennone, la principessa di Micene! Lei, che «come un cigno canoro / sulle correnti del fiume / chiama l'amatissimo padre / finito nei lacci di reti / insidiose». Quella Elettra - per Freud come per Jung soggetto di un «complesso» pari a quello di Edipo - che attraversa il V secolo prima della nostra era, nel fulgore più pieno della civiltà ateniese, per mano dei massimi tragediografi dell'antichità, giunge sino ai nostri giorni, alle opere di Hofmannsthal, O'Neill, Giraudoux e Marguerite Yourcenar. Si possono passare anni a studiare e paragonare le Coefore di Eschilo e le due versioni di Elettra di Sofocle e di Euripide, e decenni a compulsare l'Oreste di Voltaire e quello dell'Alfieri insieme a Les mouches di Jean-Paul Sartre, ma la domanda di fondo resta: che cosa rappresentano nella tragedia la figura, l'intreccio e l'atmosfera dell'Elettra di Euripide, colui che Aristotele definiva «il più tragico dei poeti», il drammaturgo cui Sofocle attribuiva mimesi totale della realtà? Sofocle «faceva gli uomini quali debbono essere», riportava la Poetica, Euripide «quali sono». Si deve forse, con Schlegel, pensare che l'Elettra è la peggiore delle tragedie di Euripide? Perché intravede un lieto fine, con Oreste assolto ed Elettra sposa di Pilade? O per la sua atmosfera bucolica e il suo tono talvolta dimesso? Eppure, l'Elettra di Euripide è capace di smontare punto per punto il famoso ragionamento che segnava il cardine della scena di riconoscimento tra lei e Oreste nelle Coefore di Eschilo. E il dramma possiede momenti di altissimo lirismo, e rievocazioni sublimi dell'Iliade nei canti del Coro. A tutte queste domande la splendida introduzione e l'attento, partecipe commento di Guido Avezzù danno risposte equilibrate e affascinanti. E al genio poetico di Euripide dà voce la sua limpida, ispirata traduzione.
60,00

Canto d'amore

Canto d'amore

Richard Rolle

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 584

Richard Rolle di Hampole (circa 1305-1349), Walter Hilton e lo sconosciuto autore della Nube della non conoscenza sono i maggiori scrittori di mistica del Trecento inglese. Studente a Oxford, il primo è divenuto famoso come eremita: commentatore della Scrittura e del Salterio, poeta religioso, autore dei trattati mistici Incendium amoris - poi da lui stesso tradotto in volgare come Fire of Love, l'opera che lo rese popolare - e Melos amoris, il Canto d'amore che la Fondazione Valla presenta qui per la prima volta al pubblico italiano. «Melos»: sin dall'inizio il Canto possiede una musica interiore e dolcissima che rapisce e conquista: Liquide loquor, scrive Rolle, e proseguendo sui tasti dell'allitterazione: non timeo temptantes, nam tales in turbine trucidabuntur. Silere non scio: sic charitas me cogit, ut cuncti cognoscant quia capax consisto cantabilis clamoris et sonum suscipio celicum insignem. Il traduttore deve compiere salti doppiamente mortali per rendere questo latino in un italiano che tenti di mantenere le qualità tonali dell'originale, ma sia allo stesso tempo comprensibile: «Uso un linguaggio limpido. Non temo quelli che mi mettono alla prova, poiché tali persone saranno travolte dal turbine della tempesta. Non so stare in silenzio: l'amore mi spinge a tal punto che tutti sapranno di quale clamore di canto sono capace e quale straordinaria voce celeste so accogliere». Tutto il Melos insegue, con richiami infiniti alla Bibbia, la dolcezza dell'esperienza mistica: è un Cantico dei cantici in ritmo gregoriano e spesso contrappuntistico: riprende e ripete, variando, gli accordi, sinché nel canto stesso non si compie.
50,00

Odi. Testo latino a fronte. Volume Vol. 1

Odi. Testo latino a fronte. Volume Vol. 1

Quinto Orazio Flacco

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 712

Orazio è il più grande dei poeti lirici che la letteratura latina abbia prodotto, l'unico che si possa paragonare a Pindaro tra i greci, come egli stesso fa più d'una volta, naturalmente sminuendosi davanti al «cigno tebano». «Un lirico greco senza musica», è stato detto di lui: ma quella musica, interiorizzata, romanizzata e portata sui colli della Sabina, la senti risuonare sin dai primi versi della prima ode, Maecenas, atauis edite regibus, / o et praesidium et dulce decus meum, «Mecenate, che fosti generato da famiglia di re / e sei per me difesa e dolce titolo di gloria», e soprattutto negli ultimi, che proclamano: «Io, per l'edera che è premio alla fronte dei sapienti, / son vicino agli dèi; un fresco bosco, danze leggere / di Ninfe e Satiri mi tengono lontano dalla folla, / se Euterpe non impedisce al flauto di suonare, / se non rifugge Polimnia di trarre accordi dalla lira di Lesbo. / E se tra i lirici vati tu vorrai annoverarmi, / mi sembrerà di toccare il cielo con il capo». Aveva ragione Emilio Pianezzola, iniziatore di questa edizione e squisito traduttore delle Odi, a concludere la sua splendida Introduzione con le parole di Nietzsche nel Crepuscolo degli idoli: «Non ho mai provato [...] in nessun poeta, lo stesso rapimento artistico che mi dette, fin da principio, un'ode di Orazio. [...] Questo mosaico di parole in cui ogni parola come risonanza, come posizione, come concetto fa erompere la sua forza a destra, a sinistra e sulla totalità, questo minimum nell'estensione e nel numero dei segni, questo maximum, in tal modo realizzato, nell'energia dei segni - tutto ciò è romano e, se mi si vuol credere, nobile par excellence». Orazio, che fa poesia «autobiografica», che confessa le sue aspirazioni e le sue delusioni, dichiara di non esser stato colpito da Argo, Micene, Delfi o Atene, quanto «dalla dimora di Albùnea risonante, / dalle cascate dell'Aniene, dal bosco di Tiburno, / dai frutteti umidi per l'acqua viva dei ruscelli»: inventa un nuovo paesaggio della lirica, che vivrà per due millenni con la sua voce particolare, il suo tono apparentemente dimesso ma in realtà squisitamente delicato. I due volumi che la Fondazione Valla dedica alle Odi di Orazio sono il frutto del lavoro che una squadra padovana guidata prima da Emilio Pianezzola, poi da Gianluigi Baldo, ha compiuto nel corso degli anni: si avvale di un testo critico e di una Nota metrica approntati da Lorenzo Nosarti, e di un commento approfondito e capillare dovuto a Gianluigi Baldo stesso e Antonella Duso.
50,00

Presocratici. Volume Vol. 2

Presocratici. Volume Vol. 2

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 568

Dopo la Ionia di Talete, Anassimene e Anassimandro – dove il primo, fortunato volume dei Presocratici ci aveva condotto a leggere in una luce nuova anche Senofane, Eraclito e quello straordinario daimon quasi ubiquo che fu Pitagora –, i «sentieri di sapienza» di questo secondo volume ci portano verso la parte opposta del mondo greco, verso l’Italia, dove sorgevano Velia/Elea e Agrigento. Emozionante, come nel primo, il percorso, che affronta tre grandi: Parmenide, Zenone ed Empedocle. Un’emozione che deve aver già provato Platone, il quale fa dire a Socrate: «Parmenide mi sembra essere, come dice il verso omerico, “venerabile” e, nel contempo, “tremendo”. Infatti sono venuto a contatto con quest’uomo quando io ero molto giovane e lui assai vecchio e mi sembrò di una profondità del tutto eccezionale». Chi, del resto, non conosce le sue cavalle; i paradossi di Zenone; le «radici», l’Amore e la Discordia di Empedocle; la leggenda, di cui fanno poesia ancora Hölderlin e Matthew Arnold, del suo gettarsi nell’Etna per provare la propria immortalità? E di una lunghissima durata, se non dell’immortalità, ha goduto l’opera di Empedocle, letta nella sua interezza sino alla fine dell’antichità. Con la chiarezza e l’eleganza che abbiamo imparato ad apprezzare Laura Gemelli affronta i tre in altrettante splendide introduzioni, ne indaga i problemi e gli enigmi, e ne offre traduzioni a un tempo fedeli e godibilissime. Che il paradosso di Achille e la tartaruga abbia qualcosa a che fare con il passo dell’Iliade nel quale al velocissimo Pelide che fa strage dei Troiani si presenta Apollo, sotto le spoglie di Agenore, precedendolo nella corsa sempre di poco senza farsi mai raggiungere? Oppure con la stessa disperata fuga di Ettore, che appare come un sogno nel quale chi insegue non riesce ad afferrare il fuggitivo? «I paradossi» spiega la nostra curatrice «fanno balenare possibilità, sembrano sfidare l’intelligenza e, proprio per questo, risultano irresistibili», ma ingannano la mente facendola girare a vuoto per portarla alla paralisi. Di Parmenide, infine, basterà ricordare l’immagine delle due «vie», «l’una che È e che non è possibile che non sia», la via della Persuasione che accompagna Verità, e «l’altra, che Non È e che è necessario che non sia», un sentiero impercorribile. Ne discutono ancora il Faustus di Marlowe e l’Amleto di Shakespeare.
50,00

La purità del cuore e altri scritti

La purità del cuore e altri scritti

Camilla Battista da Varano

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 368

Camilla Battista da Varano, beata dal 1843 e santa dal 2010, è stata un personaggio unico nel panorama italiano della seconda metà del Quattrocento: figlia di aristocratici, educata agli studi umanistici, diviene poi clarissa e mistica. E altrettanto unica è l'unione di umanesimo e misticismo. Leggere il De puritate cordis in un latino che potrebbe essere quello di Marsilio Ficino è già un'esperienza del tutto fuori del comune. Quando poi si trovano in esso due Prologhi diversi - il primo tutto improntato alla Scrittura sin dalla citazione iniziale di Matteo, Chiedete e vi sarà dato; il secondo invece concentrato sulla descrizione in breve delle «tre cose che [le] sembrano utilissime e opportune all'anima che desidera arrivare ai santi baci del suo serenissimo celeste sposo. La prima è la purità di mente, la seconda è senza dubbio l'amorosa crocifissione, la terza e ultima è la volontaria offerta di noi stessi» - il lettore si lascia decisamente prendere dal dolce stile dell'autrice. Nessuna anima vivente, Battista aggiunge, potrà mai vedere il Signore senza prima avere acquisito purità di mente - una triplice purità, verso Dio, verso il prossimo, verso sé stessi. Nel solco tracciato da Bonaventura di Bagnoregio e Tommaso d'Aquino Battista inserisce l'eredità diretta di Francesco e Chiara d'Assisi. La sua voce si leva alta, semplice e fresca come se non uscisse da una mente piena di cultura. Frasi e immagini commoventi e memorabili la pervadono, come quando parla della crocifissione con l'alito del Cantico dei Cantici: «"Questo dolore è insopportabile, questa pena è inesprimibile. O crocifissione dolorosa, chi vorrebbe spiegare il tuo tormento? Perciò vi scongiuro, amanti di Dio, ditegli che languisco d'amore e che sto male." E questi le rispondono: "Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, o tu, la più bella fra le donne? O bellissima e ornata, o soavissima e splendida, non solo tra le donne e le anime devote, ma bellissima siedi tra i santi e tra i cori degli angeli"». Al "De puritate" questo volume aggiunge non solo la Lettera a Giovanni da Fano, ma anche gli scritti in volgare di Battista, fra cui l'importantissima Vita spirituale, le Istruzioni al discepolo, i bellissimi Ricordi di Gesù. È in conclusione l'opera omnia di Camilla Battista da Varano.
50,00

Martiri di Roma. Volume Vol. 1

Martiri di Roma. Volume Vol. 1

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 544

I martiri di Roma sono quelli sul cui sangue è stata edificata la Chiesa: ricordati nel Canone romano della messa nonché in tante delle antiche basiliche ancora esistenti nella città. I tre volumi dedicati da Michael Lapidge a questi santi, taluni celeberrimi, contengono quaranta 'passiones' latine di donne e uomini martirizzati nei primissimi secoli, sino alla «Pace della Chiesa» del 312-313 e dopo. Questo primo volume ci presenta Felicita; Anastasia e Crisogono; Sebastiano; Cecilia; Papa Clemente; Sisto, Lorenzo e Ippolito; Papa Cornelio; Nereo e Achilleo. «Martire» vuol dire «testimone», e tutti i protagonisti dei tre volumi hanno presumibilmente dato testimonianza della loro fede sino alla morte. Poiché le 'passiones' sono state composte molto tempo dopo gli eventi che raccontano, la loro veridicità storica è tuttavia assai relativa. Nell'oscurità che l'avvolge, questa prima narrativa agiografica ci fa comunque intravedere squarci della vita e della società romane, di come il cristianesimo dei primi secoli si stesse diffondendo all'interno delle varie classi sociali, del modo in cui venivano condotti i processi e delle torture che essi comportavano, ma rivela anche la spesso commovente testimonianza di fede che l'ha originariamente dettata.
50,00

Etiopiche. Volume Vol. 2

Etiopiche. Volume Vol. 2

Eliodoro

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 656

Le Etiopiche sono l'ultimo dei cinque romanzi greci d'amore e di avventura a noi pervenuti nella loro interezza. Narrano l'amore contrastato di Teagene e Calliclea, due giovani di straordinaria bellezza e ammirevoli virtù, le cui vicende avventurose si dipanano tra l'Egitto, la Grecia e l'Etiopia. Alla fine di una movimentata sequenza di rapimenti, battaglie, intrighi, assedi, oracoli e riconoscimenti, cui si intrecciano i racconti dei personaggi incontrati dai due protagonisti, il lieto fine è assicurato dalla loro consacrazione al sacerdozio di Helios e di Selene e dal tanto agognato matrimonio.
50,00

Presocratici. Volume Vol. 1

Presocratici. Volume Vol. 1

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2023

pagine: 728

Un brivido di fascinazione e di aspettativa, e insieme di enigma e di mistero, colpisce chiunque in Occidente abbia qualche dimestichezza col pensiero e con la Grecia arcaica appena sente nominare i Presocratici. I fondatori della filosofia! Gli iniziatori della scienza! I primi che hanno dato voce a quella meraviglia che, secondo Platone e Aristotele, determina l'«amore della sapienza»! Chi ancora la pensasse così, rimarrà perplesso davanti a questo volume, il primo di tre, che la Fondazione Valla dedica ai «sentieri di sapienza» nella Ionia, nella Magna Grecia e nell'Atene antiche. In compenso, proverà sorprese formidabili nel veder rivoluzionati paradigmi storico-interpretativi resistenti da secoli, se non da millenni, e nel sentir parlare di 'polymatheis', di 'philosophoi', di 'rhapsodoi', di influenze orientali e dell'Avesta – insomma nell'assistere a una nuova sistemazione dei tanti «sentieri di sapienza» che siamo abituati a considerare «presocratica». Con una attenzione straordinaria ai contesti nei quali tale sapienza ha preso forma, Laura Gemelli si pone domande fondamentali: ad esempio se esista «un punto preciso nella storia della Grecia arcaica in cui si possa fissare un'origine della filosofia». Oppure contesta la distinzione consacrata da tempi remoti tra 'mythos' e 'logos', colloca i protagonisti all'interno delle vicende politiche dell'Asia Minore, ne rivisita i rapporti con Omero ed Esiodo. E allo stesso tempo, con puntualità filologico-critica, ci presenta i personaggi e le opere che ci aspettiamo quando prendiamo in mano un volume intitolato Presocratici. Eccoli qua, i magnifici campioni di questo primo tomo: Talete, Anassimandro, Anassimene, Pitagora (e i pitagorici antichi), Senofane, Eraclito: ciascuno preceduto da un'introduzione essenziale e profonda, ciascuno tradotto con freschezza, ciascuno commentato con cura. I Milesii e la loro particolare ottica di esplorazione della natura e del cosmo; Pitagora e il suo carisma in cui si inquadra anche l'attenzione al numero; Senofane che critica, da concorrente dei rapsodi, le divinità omeriche; Eraclito l'«oscuro», infine, che per primo proclama: «Ho ricercato/interrogato me stesso». Non è, questa, la semplice versione italiana di una precedente edizione tedesca: è un libro nuovo, molto più ampio, una vera e propria editio maior, che la Fondazione Valla presenta con orgoglio.
50,00

Metamorfosi. Testo latino a fronte. Volume Vol. 2

Metamorfosi. Testo latino a fronte. Volume Vol. 2

Apuleio

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2023

pagine: 552

Lucio, il giovane insaziabilmente curioso, è stato trasformato in asino. Durante una rapina viene portato via da una banda di briganti e usato come bestia da soma. Ora è nel loro covo, una spelonca che si apre lungo i fianchi ripidi e scoscesi di una montagna aspra e altissima. Nella grotta, i delinquenti fanno baldoria, raccontandosi le proprie imprese. Hanno rapito una bella ragazza, di una famiglia importante e facoltosa, e si aspettano di ricavarne un grosso riscatto. La fanciulla, Carite, piange a dirotto. Allora la vecchia che fa da governante ai banditi prende a consolarla, dicendole che la distrarrà «con un racconto piacevole, una storia della nonna». E attacca: «C'erano in una città un re e una regina. Avevano tre figlie bellissime; le due maggiori però, per quanto incantevoli, tutti ritenevano che si potessero onorare appropriatamente con elogi a misura d'uomo, mentre la bellezza della più giovane era così prodigiosa e sbalorditiva che non era possibile descriverla né esaltarla a sufficienza: la lingua degli uomini non possiede le parole adatte». Siamo all'inizio del capitolo 28 del libro IV delle "Metamorfosi" di Apuleio, e quella che si apre così è la più famosa e la più lunga delle digressioni narrative all'interno del romanzo, quella di Amore e Psiche: la loro storia è all'origine di tante fiabe moderne, per esempio "La Bella e la Bestia". Terminerà soltanto al capitolo 25 del libro VI dell'opera, destando nel lettore i sentimenti più contrastanti: incanto e stupore davanti a una vicenda di cui sembra protagonista indiscusso l'eros, ma anche perplessità, dubbi, persino disappunto. Perché Psiche in greco vuol dire «anima», e quindi Apuleio avrà forse voluto suggerire una qualche dimensione morale, o magari filosofica, perfino teologica. Le interpretazioni, in quasi duemila anni, si sono moltiplicate svariate dozzine di volte, e persino all'interno di questa stessa edizione vi sono alcune divergenze tra quella dell'Introduzione generale (nel volume I) e quella del volume presente. Psiche, ci dice la storia, pare più bella di Venere. E si sa, le dee dell'Olimpo sono gelose, soprattutto riguardo alla bellezza. L'«anima» pagherà cara la propria beltà, e anche la sua curiosità. Lasciamo a chi legge di farsi irretire dall'una e dall'altra, e di scoprire, alla fine, l'intrico, magari formulando una nuova, inedita interpretazione.
50,00

Consolazione della filosofia

Consolazione della filosofia

Severino Boezio

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2023

pagine: 464

La "Consolazione della Filosofia "è l'ultima grande opera che, ormai alla fine, l'antichità affida alle civiltà che la seguono. Il suo successo è clamoroso, con traduzioni e commenti in tutta Europa. Esso è dovuto a una serie di fattori: la situazione drammatica del dialogo tra Filosofia e Boezio, che si trova in prigione in attesa di essere giustiziato; l'affascinante alternarsi di prosa e versi, di ragionamento serrato e di canto; il platonismo spiccato venato di aristotelismo; il sottofondo cristiano. Filosofia appare a Boezio in una vera e propria epifania, ma subito mostra una forte personalità drammatica: irritabile, pronta al rimprovero, ma anche protettiva e consolante, ella si fa portavoce di una sapienza tutta umana, erede forse di Parmenide, certo di Platone, Plotino, Proclo e dei libri sapienziali della Bibbia. Il fascino di Boezio è dovuto anche ai temi che la "Consolazione" discute, in particolare quelli più urgenti per un uomo in attesa della morte: la fortuna, che viene addirittura personificata; il destino; la provvidenza divina; la felicità dell'uomo; l'importanza della virtù; l'abbandono delle aspirazioni puramente umane alla ricchezza e alla gloria. Tutto è discusso con esemplare profondità di pensiero, ma in termini comprensibili a ognuno; tutto viene immerso in una prospettiva cosmica, nella quale le cose sono viste alla luce dell'eterno e del perpetuo, dell'universale che tocca ciascun individuo – come nel famoso carme IX del libro III, l'inno di intonazione platonica, «quasi un'epitome del Timeo », che invoca il fondatore del mondo e la sua opera di perfezione, armonia, e bellezza: «Tu che il mondo governi con perpetua ragione, / che hai piantato il cielo e la terra, che al tempo / comandi dal perenne di muovere, che fisso / restando a tutto dai moto … tu, bellissimo, il mondo bello / nella mente portando a tua immagine formi / e ordini alle parti sue perfette di farlo perfetto». L'edizione Valla si avvale di un testo appositamente creato, di traduzioni di grande spessore, e di un commento della qualità alla quale Peter Dronke ha abituato i suoi lettori.
50,00

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