Edizioni Settecolori (Milano): Isole nella corrente
Casanova
Stefan Zweig
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2025
pagine: 130
Quando, alla fine degli anni Venti del Novecento, Stefan Zweig scrisse una biografia di Casanova in quanto «poeta della sua vita», la figura di quest'ultimo, così come le sue "Memorie", censurate, storpiate e mal tradotte, era ancora avvolta nei fumi della leggenda e dello scandalo: libertino, truffatore, corruttore, blasfemo… Con intelligenza e empatia, servendosi di uno stile coinvolgente e ricco di sottigliezze, Zweig ne mise in luce l'unicità e la straordinarietà all'interno di un secolo, il Settecento, dove di avventurieri e di seduttori ce n'erano a dozzine, eppure di Casanova e come Casanova c'era solo e soltanto lui, inimitabile. Ritratto di un uomo amante della vita, libertario e aristocratico, anarchico e però uomo d'ordine, moralista nel suo non essere schiavo delle passioni, "Casanova" di Zweig esce ora con una nuova e smagliante traduzione a festeggiare il 300° anniversario della nascita del più celebre veneziano di tutti i tempi. Edizione numerata da 1 a 1000.
Juan Belmonte Matador Di Tori. La sua vita, le sue gesta
Manuel Chaves Nogales
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2025
pagine: 350
"Juan Belmonte matador di tori", di Manuel Chaves Nogales, che per questa nuova edizione si avvale della traduzione e della cura di un aficionado di eccezione come Matteo Nucci, è in assoluto la più bella biografia su di lui mai pubblicata. Giornalista di punta, colto e brillante, Nogales era perfettamente consapevole di quanto quel mondo rappresentasse una certa Spagna e del resto per pittori, scultori, poeti e romanzieri spagnoli la corrida è stata sempre una grande passione. Da Goya a Zuluaga a Picasso, da de Alarcón a Bergamín a Machado, a García Lorca, da Savater a Barceló a Pérez-Reverte l’elenco è imponente e arriva sino ai nostri giorni. Juan Belmonte non era solo un torero, ma un tipo umano, un emblema, era il bambino senza nemmeno la licenza elementare che per descrivere l’andare e venire del toro intorno alla muleta citava «l’aria soave dei lenti giri» di cui parlava il poeta Rubén Dario. Sapeva da dove veniva, conosceva i bisogni della povera gente, incarnava l’idea e la possibilità di una Spagna diversa, più umana e più giusta. Raccontato in prima persona, come se fosse lo stesso Belmonte a prendere la parola, "Juan Belmonte matador di tori" ha l’andatura di un romanzo picaresco, sincero, umano, allegramente malinconico, gonfio di vita, scritto con uno stile trascinante. Edizione numerata da 1 a 1000. Traduzione, prefazione e curatela di Matteo Nucci.
Supervagamondo. Viaggi e paesaggi, luoghi e incontri, miti e snobismi
Stenio Solinas
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2025
pagine: 780
"Supervagamondo" è un diario di bordo e insieme la mappatura di una particolare geografia politica, intellettuale e sentimentale, fatta di incontri, nomi, luoghi, paesaggi con figure e paesaggi con rovine. C'è la Russia della Rivoluzione d'Ottobre, con i suoi lutti e tragedie, eroi, vittime e canaglie, e quella attuale, con il lamento per l'Ucraina come sottofondo, ennesimo capitolo di una storia che non sembra trovare la sua conclusione. C'è l'ultima colonia del XX secolo, Gibilterra, e l'ancora e sempre medioevo meccanizzato dell'Afghanistan; ci sono la sterminata spiaggia indiana di Alang, dove la modernità divora e risputa sé stessa, e i tristi tropici cubani di un post-castrismo che ormai celebra solo la propria sopravvivenza. E ancora, in una dimensione più intima e privata, frutto del rapporto fra il paesaggio e chi in qualche modo ha finito per incarnarvisi, il Kenia di Karen e Bror Blixen; la pampa dell'argentino Güiraldes, l'Irlanda dolce e disperata di James Joyce e Bobby Sands, la Fiume dannunziana, la casa-museo che John Soane eresse a propria immagine e somiglianza… Corollario a questo sentimento dei luoghi e del tempo, ci sono i ritratti di scrittori-viaggiatori come de Monfreid e Burton, romanzieri come Hemingway e Gary, avventurieri come il colonnello Lawrence, intellettuali inquieti come Koestler. Del loro percorso l'autore isola i momenti particolari che segnarono un cambiamento nel modo di essere: la fine di un'amicizia, la nascita di un amore, la scoperta o l'abiura di una fede politica… Infine, "Supervagamondo" è il resoconto, nel XXI secolo, di ciò che ancora ieri, «quando viaggiare era un piacere», teneva banco: una certa idea di bellezza, una certa idea di stile, lo snobismo e il dandismo con tutto il loro corredo romantico, ma anche triviale. L'omaggio malinconico e commosso a un «come eravamo» che non tornerà più.
La tomba di Lenin. Gli ultimi giorni dell'Impero sovietico
David Remnick
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2025
pagine: 800
Quando David Remnick arrivò a Mosca nel 1988, come corrispondente del «Washington Post», le riforme di Gorbaciov erano già cominciate, ma la più importante di esse non aveva a che fare con nuovi indirizzi economici, con lo snellimento della burocrazia, con la revisione e la riduzione del potere politico rappresentato dal Partito rispetto alla società civile. Riguardava invece, come poté constatare, la verità e il suo ripristino, un'ansia e un sentimento di verità su quello che era stato il brutale passato sovietico, su quello che era il suo desolante e desolato presente. Come un irresistibile eccitante, ogni nuova rivelazione ne stimolava un'altra e presto il processo divenne inarrestabile… Questo spiega perché il ritorno della storia sia il tema di "La tomba di Lenin" e insieme l'essenza della rivoluzione che rovesciò il sistema sovietico. Durante quegli anni di radicali sconvolgimenti politici e sociali Remnick girò l'Unione Sovietica in lungo e in largo. Visitò le Terre Nere del Sud, le coste più lontane dell'impero e i lager della Kolyma, le città minerarie del Nord, le Repubbliche baltiche in fermento; andò nelle stazioni ferroviarie a parlare con i ladri e i mendicanti, con i viaggiatori; andò nei palazzi della politica, nelle lussuose residenze che ospitavano la nomenklatura del Regime e nelle semplici abitazioni degli intellettuali e dei dissidenti. Come in un grande romanzo russo, tutti avevano la loro verità da raccontare e hanno contribuito a comporre il ritratto di un popolo consapevole che la storia si andava agitando sotto i suoi piedi. Tutto ciò fa di "La tomba di Lenin", Premio Pulitzer alla sua uscita, qualcosa che va oltre il giornalismo, un contributo senza pari sul perché della caduta dell'Unione sovietica e insieme la narrazione in presa diretta di un momento straordinario nella storia dello spirito umano. Scritto a distanza di settant'anni da "I dieci giorni che sconvolsero il mondo", di John Reed, "La tomba di Lenin" ne è idealmente il capitolo mancante, tragico epitaffio della fine dell'impero sovietico, ma non, come allora ci si era illusi, della «fine della storia». Prima edizione italiana. Edizione numerata da 1 a 1000.
Annibale Radicati di Cocconato. Il cavaliere senza testa. Vita, amori e morte di un «eroe» di Alexandre Dumas
Massimo Novelli
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2025
pagine: 200
Negli ultimi decenni del 1500, in una Francia insanguinata dalle guerre di religione e lacerata dagli intrighi dei duchi de Guise, del re di Spagna e dell'imperatore d'Austria, si consuma la vita del conte piemontese Annibale Radicati di Cocconato. Vita breve e maledetta, tra amori, tradimenti, duelli e spionaggio, che ebbe fine quando fu decapitato a Parigi, il 30 aprile del 1574, con l'accusa di avere complottato contro il re. Accadeva sotto il regno di Carlo IX di Valois-Angoulême, anche se il potere era nelle mani di sua madre, Caterina dé Medici. Alexandre Dumas ne fece uno dei protagonisti de "La Regina Margot". Lo scrittore giocava però con la Storia, la piegava alla fantasia. La Storia con la «esse» maiuscola, invece, da tempo aveva occultato il conte di Cocconato: Voltaire lo ricordò soltanto come quello al quale tagliarono il collo. Altri studiosi lo archiviarono tra i sicari cattolici che, il 24 agosto del 1572, durante la Notte di San Bartolomeo, trucidarono migliaia di protestanti. Ma Radicati fu davvero quel mostro descritto dagli storici? Il libro di Massimo Novelli, più romanzesco d'un romanzo d'avventure, ricostruisce la sua vera esistenza, con carte e testimonianze inedite. Ne emerge il ritratto di un avventuriero filosofo, di un soldato coraggioso e di un agente segreto forse fedele solo al Duca di Savoia, che fu condannato a morte come capro espiatorio per coprire le colpe dei «Grandi»: un gentiluomo moderno, insomma, scettico e ironico, che non credeva né a Dio né al diavolo.
C'era una volta Hollywood
David Niven
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2025
pagine: 350
Nel 1934 il poco più che ventenne David Niven arrivò negli Stati Uniti per fare il piazzista di liquori, dopo che sino a un paio d'anni prima aveva fatto parte della fanteria britannica, come da tradizione di famiglia. Era brillante, sportivo, ben educato e se come venditore prima, come organizzatore di corse di ponies dopo, si sarebbe rivelato un disastro, non gli mancava la faccia tosta e un perenne sorriso sulle labbra. Come per caso, un giorno si ritrovò in uno studio cinematografico, comparsa a due dollari al giorno in un film dove faceva un peone messicano. Nel giro di pochi anni divenne una star. "C'era una volta Hollywood" sono le memorie più divertenti e meglio scritte su quella che è stata e rimane la Mecca del cinema. Sfilano nelle sue pagine i ritratti degli amici più cari di Niven, Clark Gable, Humprey Bogart, Gary Cooper, Errol Flynn, i registi più eccentrici, da Lubitsch a Wyler a Chaplin, i produttori più celebri, compreso Sam Goldwin che lo licenziò, i parties più pazzi, quelli di Jean Harlow, Joan Crawford, Claudette Colbert, Greta Garbo, le croniste più pettegole, Hedda Hopper, Louella Parsons... Ribattezzata dallo stesso Niven "Lotus Land", Hollywood fu dagli anni Trenta agli anni Sessanta la terra incantata in cui egli si mosse da par suo, con quel british touch che lo rendeva unico e con la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, essendo sempre a suo agio, si trattasse di frequentare divi, divine e teste coronate, ma anche cowboys, marinai, attori senza talento e giocatori di professione. "C'era una volta Hollywood" ha l'effervescenza, la luminosità e la leggerezza del miglior champagne che a un lettore possa capitare di bere. Prima edizione italiana. Edizione numerata da 1 a 1000.
Londra. Ediz. numerata
Paul Morand
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2024
pagine: 330
Dalla sua camera all'hotel Savoy, all'inizio degli anni Trenta, Paul Morand scrive al suo amico Valery Larbaud: «Sono a Londra, scrivo un "Londra". Come è difficile! Al confronto, New York era uno scherzo. Il cielo non mi invia nessun segno, me lo devo fare da solo con la mia stilografica». Londra è stata la mascotte della giovinezza di Morand, attaché dell'ambasciata francese prima e durante la Grande guerra: è stata la sua iniziatrice esistenziale e ogni suo quartiere fa parte del suo passato, pieno di mille ricordi che ora gli si affollano nella mente. «Ogni sera, quattro o cinque balli mi trattenevano fino all'alba e spesso ritornavo per Piccadilly quando il sole sorgeva sopra il Ritz». A differenza di Roma, Parigi, Venezia, che sfuggono agli scrittori che tentano di descriverle e a ogni libro su di loro si rivelano ancora più impenetrabili, Morand sa che fra lui e la capitale inglese c'è una corrispondenza d'amorosi sensi, sa che nessuno la potrà raccontare come lui. "Londra" non è un libro di viaggi, è un atto d'amore, «il ritratto di una città come si fa il ritratto di una donna», il più fedele perché il più disinteressato. Ancora oggi, per capire veramente Londra bisogna portarsi dietro questo libro meraviglioso, dove Morand si fa maestro di cerimonie, ci apre tutte le porte, ci svela tutti i segreti, gioca con i secoli, ne racconta la storia come un geografo, i costumi come uno storico. Una festa per gli occhi e per la mente. Edizione numerata da 1 a 1000. Prefazione di Leopoldo Carra. Introduzione di Maurizio Serra.
Alfabeto del viaggiatore. Ediz. numerata
Steven Runciman
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2024
pagine: 240
Dalla A del monte Athos alla mitica X di Xanadu, passando per la S dell’isola di Sarawak e per la T della Thailandia, pochi scrittori sono stati, come Steven Runciman, l’epitome di quei viaggiatori dell’Impero britannico per i quali il mondo era la loro ostrica preferita. La sua vita e i suoi soggiorni nei più svariati Paesi – Bulgaria, Messico, Cina, Turchia, Siria – racchiudono una moltitudine di storie (affascinanti, esotiche, divertenti) di cui questo singolare Alfabeto del viaggiatore è lo straordinario compendio. Così, di volta in volta, troviamo Sir Steven aiutare a far nascere un bambino sula strada per Tessalonica; rimanere assediato nel 1925 nella città cinese di Tiensin; esaminare con circospezione la collezione di un cacciatore di teste nel Borneo; vedere i fantasmi in compagnia del principe del Siam; versare cera bollente sulla testa calva del maresciallo Montgomery in una pasqua bellica a Gerusalemme… Quanto più vicino all’autobiografia che non volle mai scrivere, Alfabeto del viaggiatore abbraccia in pratica l’intero «secolo breve» che Steven Runciman percorse in lungo e in largo, da studioso e da diplomatico sui generis, con uno spirito acuto e divertito, nonché un’attrazione, ricambiata, per teste coronate e aristocrazie in via di sparizione. Così, questo libro è anche l’estremo omaggio a un’epoca e a un mondo in cui viaggiare era ancora un piacere.
Speranza abbandonata. Ediz. numerata
Nadezda Mandel'stam
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2024
pagine: 880
Mai finora tradotto integralmente in italiano, "Speranza abbandonata" chiude le Memorie di Nadežda Mandel'štam apertesi con "Speranza contro speranza". Qui, a essere raccontato non è solo un sentimento assoluto, quello per Osip Mandel'štam, il più grande poeta russo del Novecento, uomo e intellettuale stravagante e anticonformista, vero e proprio «esule in patria», ma c'è anche spazio per un incredibile susseguirsi di ritratti di molti protagonisti della vita culturale dell'epoca, da Anna Achmatova a Vja eslav Ivanov e Nikolaj Gumilëv, Aleksandr Blok e Vladimir Majakovskij. E poi Boris Pasternak, Marina Cvetaeva, Jurij Tynjanov. Sullo sfondo di un Paese travolto prima dalla Rivoluzione, dilaniato poi dalla Guerra civile, annientato infine dal Terrore staliniano Nadežda Mandel'štam ci prende per mano in un viaggio che è anche un pellegrinaggio e un intenso dialogo con i fantasmi di una storia grandiosa e terribile. Un memoir che «narra di cosa visse il cuore» al tempo in cui era l'ideologia a battere nel petto dei carnefici. Edizione numerata da 1 a 1000. Introduzione di Paolo Nori.
L'uomo che inventò la storia. Viaggi con Erodoto. Ediz. numerata
Justin Marozzi
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2024
pagine: 500
Erodoto è considerato il Padre della Storia, ma può essere anche definito come il primo, e il più grande, scrittore di viaggi, nonché il più brillante inviato di politica estera, senza dimenticare il suo essere stato un esploratore senza paura e un pionieristico geografo. In ultimo, ma non per ultimo, è l'impeccabile narratore quello che ancora oggi si impone all'attenzione del lettore. In questo suo libro Justin Marozzi ricostruisce sul campo quello che fu il mondo di Erodoto, dalla Grecia alla Turchia, dall'Egitto all'Iraq… Lo fa con una invidiabile erudizione messa al servizio di una prosa accattivante e di uno spirito inquieto, pronto a seguire tracce archeologiche, fonti classiche e biografie esemplari e a farli brillare a petto della modernità e degli sconquassi che nei secoli si sono succeduti. Il risultato è una straordinaria combinazione di viaggio e di storia nello spirito dell'uomo che praticamente li inventò. Edizione numerata da 1 a 1000.
Smara. Taccuini di viaggio. Ediz. numerata
Michel Vieuchange
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2024
pagine: 260
Notti passate nella profondità del deserto, accampamenti spazzati via dal vento, oasi, incontri inquietanti intorno a un fuoco di sterpaglie, la scoperta piena di meraviglia della città proibita… Ma anche, la sete bruciante, le ferite lente a cicatrizzarsi, la dissenteria che sfianca i corpi, le minacce dei predoni e dei cattivi compagni di strada, gli uni e gli altri pronti a sgozzare o a vendere l'inerme viaggiatore… E infine, la spossatezza estrema, la malattia, la morte. Mai il deserto è stato descritto e celebrato con una simile asprezza, una simile violenza e così tanta poesia. Che questo racconto meteorico, salutato al tempo della sua uscita, il 1932, da Paul Claudel, Louis Massignon, Emile Bienveniste, sia rimasto a lungo dimenticato in Francia, e in Italia del tutto sconosciuto, ha qualcosa di misterioso. Arthur Rimbaud aveva dunque un fratello: Michel Vieuchange. Edizione numerata da 1 a 1000. Prefazione di Antoine De Meaux. Introduzione di Jean Vieuchange.
Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux. Il fascista, il comunista, l'avventuriero. Ediz. numerata
Maurizio Serra
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2023
pagine: 320
Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle conosce numerose vicende di fratelli separati, tra letteratura, arte e impegno politico. Ma poche possono competere, per intensità, significato e durata temporale, con quella riproposta in queste pagine e forse nessuna copre con pari evidenza tutto l'arco ideologico del Novecento. Drieu La Rochelle: il letterato borghese che l'odio per la borghesia trasformò in fascista romantico e autodistruttivo. Aragon: l'avanguardista approdato al comunismo e tornato in tarda età all'ispirazione libertaria. Malraux: il rivoluzionario divenuto campione e ministro dell'ordine conservatore, ma rimasto fino all'ultimo avventuriero e mitomane. L'immagine letteraria di questi autori è ormai ben definita, mentre siamo ancora lontani - molto lontani - da una loro compiuta interpretazione sul piano storico, politico e ideologico: quella che qui più interessa. E sembra fuorviante distinguere il letterato «puro», categoria che aborrivano, dal pensatore, testimone e attore politico, che tutti e tre furono o cercarono di essere. Non si tratta quindi di un'analisi sistematica della loro vita e della loro opera, ma di un viaggio lungo il filo rosso di incontri e scontri, diretti o a distanza, culminati nel suicidio di Drieu, simbolo del fallimento aulico dell'esteta armato. Impulsi ed eventi che paiono datati, chiusi nel contesto che li ha prodotti: il Novecento della lunga guerra civile europea. Racchiudono invece molti interrogativi profetici sul rapporto tra cultura e società. Giuste o sbagliate che fossero le conseguenze che ne hanno tratto, i fratelli separati rivendicarono una «certa idea» dell'intellettuale che non aveva separato la grande letteratura dalla grande storia.

