Tonocontinuo Edizioni

Nato dall’urgenza di uscire dalla solitudine della pittura e dal desiderio di costruire relazioni al di fuori dello studio, "Manoscritto" è un progetto fotografico e umano che ha attraversato città, lingue e culture. Tra il 1997 e il 2000 l’autrice ha fermato in strada persone comuni, turisti, migranti e passanti in diverse capitali europee — da Milano a Londra, da Parigi a Berlino, da Barcellona a Lisbona, fino ad Atene e Sarajevo — chiedendo loro di scrivere un pensiero sulla propria mano. Oggi il progetto si traduce in un libro da sfogliare liberamente, senza un ordine imposto: un’opera d’arte che custodisce il ricordo indelebile di chi ha scelto di condividere un frammento di sé. Ogni mano diventa testimonianza, ogni pagina messaggio di vita. Con un’introduzione di Maura Di Mauro, che sottolinea come Manoscritto sia un’opera capace di intrecciare gesti quotidiani e memorie collettive, il libro diventa non solo una raccolta di fotografie, ma anche uno spazio di incontro tra culture, lingue e sensibilità diverse.

Immagini che raccontano la bellezza fragile ma potentissima che nasce quando la musica incontra la vita, fuori dai teatri, fuori dalle abitudini. Emozioni che non finiscono con l’ultima nota, ma restano sospese nell’aria, come un respiro condiviso. Fotografie di Mara Bonazzi. Prefazione di Cochi Ponzoni testi di Lucia Martinelli e Luca Garlaschelli

Il progetto nasce dall’unione di due forme d’arte fondamentali: la pittura e la fotografia. Al centro c’è il corpo umano, che diventa una tela vivente su cui si fondono creatività e tecnica. Questo libro fotografico raccoglie il lavoro di Gaetano Mansi, che ha immortalato nel corso di vari anni, con il suo obiettivo l’arte del body painting, realizzata da importanti artisti contemporanei. La particolarità del progetto è la modalità di realizzazione: lo scatto ritrae il dipinto creato direttamente sulla pelle delle modelle, senza l’uso di post-produzione. Il risultato è una collezione di immagini che cattura la bellezza di un’arte effimera, resa eterna dalla fotografia. Tra gli artisti che hanno contribuito al progetto spiccano nomi di rilievo, capaci di trasformare il corpo in un vero e proprio veicolo artistico. Il libro è un omaggio alla manualità, alla maestria pittorica e alla capacità della fotografia di documentare e valorizzare il dialogo tra due linguaggi artistici, creando un legame tra il mondo della fotografia e quello della pittura. Introduzione di Maria Giuseppina De Luca

"Le foto contenute in questo volume dicono tanto di come è cambiato il lavoro in un periodo che ormai sfiora i 50 anni. Sono cambiate le tecnologie che si usano, i volti dei lavoratori che rivelano un mondo del lavoro oggi più multietnico di quanto non fosse allora, quello che indossano i lavoratori. Si nota anche un’altra, significativa differenza: il lavoro oggi appare più isolato, meno “di massa” di quello di allora. Ma nelle foto è evidente anche l’esistenza - oggi come allora - di quella che chiamerei classe lavoratrice. E la scelta di raccontare questa evoluzione del lavoro, di usarlo come filo conduttore, mostrandone le diverse sfaccettature e soprattutto mostrando le lavoratrici e i lavoratori, le persone che lo svolgono, ce ne ricorda la centralità. Sono immagini che mettono davanti ai nostri occhi la materialità del lavoro, la sua concretezza, in un momento in cui il rischio è invece proprio che esso sia rimosso dalla nostra immaginazione, perso in un racconto che si limita a propagare il mito della sua sparizione insieme alle “tute blu” e non si rende conto che si è semplicemente trasformato ma è ancora ben presente e determinante per le nostre vite." (Susanna Camusso)

Libro fotografico che racconta un Marocco autentico e straordinario, attraverso la sensibilità e l'amore che l'autrice esprime in maniera artistica in ogni sua immagine. Marocco: un Paese al quale Elena Masera dedica tutta la sua gratitudine.

Rom e Sinti o Zingari, come talvolta vengono indicati dal volgo popolare, sono un popolo con le sue molteplici e ben individuabili comunità, la ricchezza e l’articolata varietà di forme dell’antica lingua parlata, il Romanès. Un popolo arrivato fino a noi attraverso una lunga e complessa storia le cui tracce si ritrovano, non sempre facilmente decifrabili, nelle parlate plasmate dagli spostamenti dal lontano Oriente al cuore dell’Europa e nelle strutture sociali. Nomadi, nel mito che crediamo sia conoscenza o, piuttosto, il loro pensarsi come arcipelago di comunità disseminate tra gli altri popoli ma in contatto con loro e gelose della propria identità. Minoranze in seno a popolazioni maggioritarie, richiuse su sé stesse, conservatrici, custodi di arcaicità e, in pari tempo, vogliose e capaci di adattamento, di cambiamento, di interazione con le culture altrui. Guardare al presente dei “Rom” è parlare del nostro presente. Uno spaccato multiforme, complesso e suggestivo che rievoca l’inizio di un percorso di appartenenza e vita comune nel mondo delle periferie, luogo di rinascita o di possibile baratro delle città moderne, della speranza che si accende e che non muore mai.

"Un progetto di Mauro Parmesani che attraverso la forza visiva della fotografia racconta la città durante i giorni della pandemia. Una Milano dal volto inedito, senza la gente, senza i rumori, fragile e nuda nella sua bellezza. “Una serie di scatti che ci svelano la città come un luogo metafisico donandoci la bellezza di alcuni spazi urbani che spesso frettolosamente percorriamo senza probabilmente renderci conto di molti particolari che fanno di Milano la metropoli più europea d’Italia.”

All’interno di questo percorso la fotografia diventa il naturale mezzo di espressione per raccontare un universo interiore, una tensione, il mondo che lo circonda. Soggetto privilegiato dello sguardo di Moro è il Giappone e la sua cultura, classica e contemporanea, alla base della quale non esiste dicotomia ma armonia, anche tra gli opposti. Settantadue fotografie che, divise per temi - Kyoto, Tokyo e Chadèo, la Via del tèè -, raccontano i viaggi di Moro in Giappone catturando tre aspetti molto diversi della cultura nipponica. L’obiettivo di Moro si trasforma in un racconto poetico per immagini e mostra la volontà e la capacitàè di catturare l’attimo, sia esso delle persone o delle cose, e dunque di fermare il tempo. Le fotografie di Alberto Moro sono le immagini dei petali della vita che, come quelli dei fiori di ciliegio, vivono una sola settimana.