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ABE: Donne reali

Attendolo di Cotignola: il capostipite di Milano. Giacomuzio Sforza nella Vita di Paolo Giovio

Attendolo di Cotignola: il capostipite di Milano. Giacomuzio Sforza nella Vita di Paolo Giovio

Sabato Cuttrera

Libro

editore: ABE

anno edizione: 2022

pagine: 144

Attendolo Sforza, anzi, Giacomuccio alias Muzio detto Sforza, della famiglia degli Attendoli, era rimasto per molti anni a fare il caporale. Il suo nuovo lavoro, abbandonata la zappa, divenne quello di saccheggiare ed occupare terre, essendo spesso al soldo di piccole città per sfamare la nutrita figliolanza e la folta parentela al seguito, tutti provenienti dalla natìa Cotignola. L'ascesa del 'caporale' Sforza cominciò dopo l'occupazione di Roma da parte di Re Ladislao, il 25 aprile del 1408. Il Re di Napoli si spinse fino a Perugia e all'Aquila, città dove ripristinò la carica di Viceré degli Abruzzi, province soggette al Regno Partenopeo. Il sovrano, nominatosi Re d'Italia, non riuscendo a debellare i caporali più insidiosi che gli impedivano di espandere i confini del Regno, cominciò ad assoldarli direttamente, non essendo riuscito neppure a farli uccidere. L'amicizia fra i due ebbe inizio ebbe inizio quando uno dei nuovi papi, Alessandro V, dichiarando non valida l'investitura di Clemente VII, aiutato dai Fiorentini, riconobbe al suo posto il Duca di Provenza Luigi II d'Angiò. Fu infatti Papa Alessandro ad assoldare in massa, per la prima volta, gente d'arme famosa, come Braccio da Montone, Sforza da Cotignola e Paolo Orsino, elevati al rango militare di capitani. Fu il primo tentativo di milizie organizzate, da pagarsi con il denaro che Re Luigi avrebbe dovuto ottenere dai Fiorentini, secondo il patto stretto da una santa Lega. Ma la morte di Alessandro V, il 3 maggio 1410, fece indietreggiare i toscani, lasciando senza paga i caporali mercenari, in quanto il nuovo Papa, il napoletano Giovanni XXIII, si accordò con i Genovesi e perse l'interesse di cacciare Ladislao dalla sua Napoli, frenato anche dalla peste che aveva già ucciso la vecchia Regina Margherita...
30,00

Lucrezia Borgia. La figliola del papa

Lucrezia Borgia. La figliola del papa

Sabato Cuttrera

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2020

pagine: 144

Re Federico cercò in tutti i modi di mitigare i rapporti col Pontefice, grazie alla figura di Giovanni Carillo di Cerviglione barone di Apice e marito alla figlia Sancia, che il Papa aveva creato Gonfaloniere del Vaticano, avendo mantenuto il ruolo di paciere durante i contrasti fra i Borgia e Alfonso Principe di Salerno.48 Gofré e Lucrezia Borgia tornarono nel palazzo romano di s.Maria del Portico il 14 ottobre 1499, in attesa del parto per la nascita del principino erede Rodrigo d’Aragona. L’11 novembre del 1499 il comandante Cerviglione, col placet di Re Federico di Napoli, fu presente al battesimo del pargolo di Alfonso e Lucrezia. Molti i festeggiamenti che ne seguirono, in attesa che trascorressero quelle due settimane seguite al 1 novembre, data di nascita del maschietto, non senza che Cesare si macchiasse di un altro delitto. A morire per suo ordine stavolta fu “monsignore Agnelli da Mantova, arcivescovo di Cosenza, chierico della camera e vice-legato di Viterbo". Fu questo il primo colpo per la bella e sprovveduta Lucrezia.
30,00

Isabella Villamarina. Donna Sabella sventurata. Principessa di Salerno

Isabella Villamarina. Donna Sabella sventurata. Principessa di Salerno

Sabato Cuttrera

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2020

pagine: 144

Ferrante era cresciuto “di mediocre, e garbata statura, di pelo biondo, con occhi bianchi, bello di volto, e di vivace sguardo, nei movimenti piacevole, di grand’ingegno, nel parlar grave, per natura liberalissimo, magnanimo, e amico di huomini letterati, e virtuosi, era lui amato universalmente”. Isabella divenne subito bella, formosa e prosperosa. Così il poeta: — Isabella quest’è Vigliamarina, che fu prescritta nel consiglio eterno per far laggiù della beltà divina un raro exempio et honorar Salerno… Isabella Villamarina, seconda figliola del Conte di Capaccio, nonché ammiraglio, Bernardo e di Donna Isabella di Cardona, fu maritata fanciulla (1516) a Ferrante Sanseverino che ben si vantava essere il “duodecimo conte di Marsico e quarto principe di Salerno, ancora esso fanciullo”. E, senza offesa per il giovane Re Carlo, prossimo Imperatore, era una coppia bellissima, purtroppo destinata a non avere figli. Anche per questo Isabella era continuamente corteggiata e decantata dai poeti del tempo.
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