Solfanelli: Roma
Dal nostro inviato Gabriele D'Annunzio. 1881-1891. Miserie e nobiltà nella cronaca rosa del decennio romano
Pino Coscetta
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2021
Il primo novembre 1881 Enrico Nencioni, giornalista e apprezzato poeta, riceve una lettera da Castellammare Adriatico; l'apre e legge: Trova un alloggio a tuo piacere, ove mi diano anche da pranzo, perché io odio cordialmente le trattorie con i loro rumori, gli avventori antipatici e il fumo soffocante del tabacco. A scrivergli è Gabriele d'Annunzio, già noto alla critica per il Primo Vere dato alle stampe nel '79 e in seconda edizione nel 1880, nonché fresco autore di In memoriam, una lirica dedicata alla nonna, che gli farà da trampolino per la sua entrata a Roma nella prima decade di quel novembre. Il giovanissimo d'Annunzio, a ventuno anni dal cambio di regno, trova una Roma in pieno fermento culturale e completamente inebriata dalla ventata di libertà entrata dalla breccia di Porta Pia. Con la caduta dello Stato della Chiesa è saltata la ferrea censura di Pio IX favorendo la nascita di un consistente numero di pubblicazioni. Tra quotidiani, settimanali, quindicinali e mensili se ne contano una sessantina. La Cronaca Bizantina e il Capitan Fracassa dove inizia subito a collaborare sono gli ultimi usciti, sei mesi prima la Bizantina, un anno e mezzo il Fracassa. L'idea geniale del riccioluto Gabriele è quella di mettere la sua forbita scrittura al servizio della cronaca più frivola, quella dei salotti, delle feste, delle cacce alla volpe, della bella vita condotta dalle nobili dame. In poche parole, superando la stantia "Vita di società" che tratta con i guanti bianchi il bel mondo della nobiltà romana, riverendo principi, duchi marchesi e conti, inventa la moderna "Cronaca rosa", spigliati resoconti della mondanità romana (molto più garbati dell'attuale gossip), che per tutto il suo decennio romano gli daranno lustro e notorietà. I dieci anni romani, al di là dell'invenzione della "cronaca rosa", ci restituiranno un giornalista completo (anche se talvolta "malato" di bipolarismo), e, soprattutto, un altro d'Annunzio. Quello che non ti aspetti.
Roma portoghese. Storie e memorie di angeli, santi, ambasciatori ed elefanti
Francisco De Almeida Dias
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2021
pagine: 192
Ecco la guida che mancava: completa e divertente, dissacrante ma a tratti sentimentale che, dando del tu al lettore, lo guida alla scoperta di una città che nemmeno sognava potesse esistere: la Roma portoghese! L'autore racconta le vicende della presenza dei suoi connazionali nella Città Eterna, dal Trecento in poi, sotto la benedizione di Sant'Antonio, che molti, se non tutti, pensavano fosse di Padova, e invece è da Lisbona. Si susseguono spericolati salti nel tempo con architetti del Settecento che parlano in dialetto e partecipano a show televisivi, viceré che sfilano nella chiesa di Sant'Ignazio, fuggiaschi dall'Inquisizione portoghese, cardinali goderecci, prelati innamorati di principesse, Leone X innamorato di un pachiderma albino, l'ambasciatore derubato da Benedetto XIV, il Duca che rinchiude una mezza dozzina di preti in casa per una settimana, giusto perché non lo avevano voluto salutare. La grande Storia si mescola alle piccole storie e alle memorie dei vent'anni romani di Francisco de Almeida Dias, che hanno fatto di lui un testimone privilegiato dei tempi più recenti della lusitanità nell'Urbe, e che conclude la sua carrellata romana intonando con Anna Magnani "Quanto sei bella Roma..."
La discesa del Tevere e altre storie di fiumara
Vittorio Emiliani, Pino Coscetta
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2019
pagine: 200
Il Tevere è Roma e Roma è il Tevere. Sulle sue sponde verdeggianti nascono i miti dell'Urbs quando vuol darsi una leggenda: i gemelli Romolo e Remo, allattati da una lupa e salvati dal fiume, benevolo, dal pastore Faustolo che raccoglie la cesta restata impigliata ad una pianta di Ficus ruminalis i cui discendenti, piace pensare, siano le tante piante di fico che ancora oggi, nonostante i muraglioni, ne ornano le rive. All'Isola Tiberina nasce il mito di Esculapio e della salute e subito dopo le infrastrutture per i commerci. Sull'isola si curano i corpi e le anime, i primi al Fatebenefratelli, le seconde a San Bartolomeo all'Isola, la storica chiesa nata sul fiume e per il fiume, non a caso scelta dalla Confraternita dei molinari. "La discesa del Tevere e altre storie di fiumara", ripercorre un mondo impastato di secoli e di millenni che non ha una memoria viva, movimentata, seria e divertente insieme, che, in un grande museo, racconti ai più giovani cos'è stata la vita animatissima di questo fiume. Questo libro, raccontando sapidamente una ormai lontana discesa del Tevere in gommone, dalla Villa di Plinio il Giovane ad Anghiari alla foce, vuol porre due problemi: questo di un museo vivo del Tevere, da realizzarsi magari nel già restaurato Arsenale Clementino sulle rive trasteverine, con il concorso delle Soprintendenze e dei circoli nautici presenti in forze sul fiume, e quello di una sua più accurata depurazione che coinvolga l'intero bacino, soprattutto l'Aniene. Altrimenti perché avremmo disceso questo difficile fiume?
Tre secoli nel Tridente. 1696-2018. Alvarez de Castro, una famiglia portoghese a Roma
Pino Coscetta
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2018
pagine: 328
Tre secoli e ventidue anni di una famiglia portoghese, gli Alvarez de Castro, arrivati da Lisbona a Roma nel 1696, vissuti tutti nel "Tridente" e da lì mai più partiti. Trecento e passa anni ripercorsi attraverso documenti, lettere, memorie orali, ritratti e fotografie a comporre la microstoria della famiglia che viaggia in parallelo con la macrostoria della loro nuova città. Dalla fine del 1600 a oggi, per nove generazioni questa famiglia vede crescere la città dai centoquarantamila abitanti del 1700 ai circa tre milioni dell'ultimo censimento, assistendo alla nascita di fantastici monumenti come la scalinata di Trinità de' Monti, fontana di Trevi, il belvedere del Pincio e la nuova piazza del Popolo del Valadier, il porto di Ripetta che verrà spazzato via dai muraglioni dei piemontesi assieme al Teatro Apollo a Tor di Nona e centinaia tra case e palazzi, cancellati per porre fine agli straripamenti del Tevere. Poi gli stravolgimenti edilizi, la creazione di nuovi quartieri fuori le mura, larvatamente iniziati nella Roma dei Papa-Re che già si era sovrapposta a quella dei Cesari, alla successiva capitale del Regno d'Italia, umbertina pretenziosa e ministeriale...