“Non esistono molti miti così universalmente diffusi come quello noto con il nome di «ciclo del Briccone». Pochi sono i miti di cui si possa affermare con altrettanta certezza che appartengono alle più antiche forme espressive dell’umanità, e raramente altri miti hanno conservato il loro contenuto originario in modo così fedele. […] È chiaro che ci troviamo in presenza di una figura e di un tema, o di temi diversi, dotati di un’attrattiva particolare e duratura, e che hanno esercitato un eccezionale fascino sull’umanità fin dagli inizi della civiltà. Nella forma conservatasi presso gli indiani dell’America del Nord, e che deve essere considerata come la sua manifestazione più antica e più arcaica, il Briccone è al tempo stesso creatore e distruttore, e sia che offra con liberalità i suoi doni o che li rifiuti, è il truffatore sempre truffato. Tuttavia non cerca mai coscientemente di perseguire una meta. Impulsi che non può dominare determinano in ogni situazione il suo comportamento. Non conosce né il bene né il male, ma è responsabile sia dell’uno che dell’altro. Non conosce valori sociali o morali, essendo travolto dai suoi desideri e dalle sue passioni, eppure tutti i valori sono generati dalle sue azioni. […] Come dobbiamo interpretare questa sorprendente figura? Si tratta di un prodotto dell’immaginazione creatrice di miti, universalmente umana, che offre all’uomo un’immagine del mondo e di se stesso in un determinato periodo della sua storia? Oppure si tratta di uno speculum mentis o, se si preferisce, di uno speculum imaginationis in cui si riflette la lotta dell’uomo con se stesso e con il mondo, un mondo in cui è stato gettato senza averlo chiesto? Oppure è la risposta, sia pur approssimativa, alle domande che, coscientemente o meno, si impongono all’uomo sin dalla sua apparizione sulla terra? In base ai numerosi dati che possediamo sulle razze primitive, l’ipotesi non soltanto più ragionevole, ma pressoché dimostrabile, è che ci troviamo in presenza di un arcaico speculum imaginationis. Il nostro problema è quindi essenzialmente psicologico. Soltanto se lo consideriamo in primo luogo come tale, ossia come un tentativo dell’uomo di dare una risposta ai suoi problemi soggettivi e oggettivi, il mito del Briccone comincia ad apparirci comprensibile e significativo. […] In questo libro, commentando il testo di un mito del Briccone che ho rintracciato presso i winnebago del Wisconsin centrale e del Nebraska orientale che parlano la lingua sioux, esporrò le mie conclusioni etnologiche relative a questo tema. Inoltre, il professor Karl Kerényi porrà in luce l’affinità che esiste tra la versione winnebago e i miti del Briccone delle civiltà occidentali più progredite, studiando le analogie con la civiltà e la mitologia greca, mentre il professor C.G. Jung analizzerà i problemi psicologici più ampi che riguardano la figura del Briccone in generale e non soltanto quella dei winnebago.” (Dall’Introduzione di Paul Radin)
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Il briccone divino
Titolo | Il briccone divino |
Autori | Paul Radin, Károly Kerényi, Carl Gustav Jung |
Introduzione | Paul Radin |
Traduttori | Neni Dalmasso, Silvano Daniele |
Argomento | Scienze umane Religione e fede |
Collana | Testi e documenti, 160 |
Editore | SE |
Formato |
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Pagine | 176 |
Pubblicazione | 10/2023 |
ISBN | 9788867237869 |
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