Non è un carcere, ma per chi lo subisce è peggio. La detenzione amministrativa dello straniero nei centri per il rimpatrio (Cpt, Cie, Cpr) è un rito di segregazione, un atto di apartheid che avalla la mortificazione della dignità umana. Mentre sperimentano il fallimento del proprio progetto migratorio, i reclusi subiscono il potere statale nella sua forma più invasiva e feroce. Qui deflagra una violenza a grappolo: contro il diritto, che autorizza giudici non professionisti a convalidare la detenzione di persone che non hanno commesso alcun reato; contro i corpi, esposti alla tentazione dell'autolesionismo; e contro i luoghi stessi, bersaglio della rabbia dei segregati e di un continuo maquillage giuridico e materiale. E poi c'è il paradosso dell'inefficienza: nonostante l'enorme impiego di denaro, appena il 50% delle persone trattenute viene rimpatriato. Cosa attende gli stranieri dopo il trattenimento? Cosa può nascere dal rifiuto e dal risentimento? In quale pace può sperare una società che, in nome della sicurezza, sacrifica la libertà e la dignità dei più vulnerabili? Un viaggio nei Cpr, ferita della legalità e delle garanzie civili, obbrobrio giuridico del nuovo millennio.
La malapena. Sulla crisi della giustizia al tempo dei centri di trattenimento degli stranieri
| Titolo | La malapena. Sulla crisi della giustizia al tempo dei centri di trattenimento degli stranieri |
| Autore | Maurizio Veglio |
| Prefazione | Emma Bonino |
| Argomento | Diritto Diritto di specifiche giurisdizioni |
| Collana | Laissez-passer, 63 |
| Editore | Seb27 |
| Formato |
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| Pagine | 104 |
| Pubblicazione | 09/2020 |
| ISBN | 9788898670482 |

