«La sfida, se le parole diminuiscono, è di dire di più» scriveva Giuseppe Pontiggia. La brevitas, cifra stilistica che contraddistingue l’autore sin dagli esordi di La morte in banca (1959), è risorsa espressiva di grande potenza nel suggerire nuove possibilità formali ed esistenziali – L’arte della fuga (1968), Vite di uomini non illustri (1993). Ripensata come soluzione efficace fino a trovare un vocabolario essenziale nella raccolta di detti e aforismi Le sabbie immobili (1991), resta mezzo privilegiato, al pari dell’ironia, per scardinare luoghi comuni e verità confezionate anche in Prima persona (2002). Viene a configurarsi, nelle opere di Pontiggia, un movimento della scrittura, tra equilibrio e agonismo, che è movimento della mente, dello sguardo, dei generi narrativi, nel segno dell’inventio. Un’estensione costante della conoscenza, dove ogni esperienza è indagata in una dimensione culturale e intersoggettiva. Per una scrittura in cui ogni scelta stilistica è radicata nell’etica, nel gioco rivelatore e nel rischio imprevedibile della letteratura. «L’etica del racconto», ci ricorda infatti Pontiggia, «è un’etica problematica, allusiva, centrifuga, che ha radici nel passato, ma si ramifica nel futuro imprevedibile del testo».
Fare letteratura: Giuseppe Pontiggia e il racconto. Atti del Seminario Milano, 21 dicembre 2021
| Titolo | Fare letteratura: Giuseppe Pontiggia e il racconto. Atti del Seminario Milano, 21 dicembre 2021 |
| Curatore | Sara Calderoni |
| Argomento | Poesia e studi letterari Letteratura: storia e critica |
| Collana | Quaderni CISLE |
| Editore | Fuoriasse Edizioni |
| Formato |
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| Pagine | 95 |
| Pubblicazione | 01/2024 |
| ISBN | 9788894539264 |

