Quodlibet: Quodlibet Studio. Città e paesaggio. In teoria
Architetturofagia. Naturalizzazione e consumazione del corpo architettonico
Egidio Cutillo
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 264
Al confine tra Re-Cycle e inselvatichimento dello spazio, l’architettura trova un’altra possibile ragion d’essere: il proprio riciclo totale, attuato consegnandosi in pasto al mondo come corpo edibile o consumabile dai viventi e dall’ambiente. "Architetturofagia" teorizza ragioni e modalità del fenomeno definendo condizioni e strategie per una diversa postura del progetto, alla luce di una più generale revisione dei rapporti tra cicli di vita dell’architettura e cicli vitali della terra, oggi indissolubilmente legati. Lo spiazzamento fisico e semantico che deriva dalla categorizzazione dell’architettura tra le forme del vivente si offre come opportunità per ripensare ruolo, finalità ed ecologia del progetto nel quadro dei propri princìpi fondamentali, con l’intento di verificarli e ripensarli, in particolare tornando a ragionare sulla continuità. Il rapporto tra architettura e vita diviene così il presupposto attraverso cui esaminare e stressare i paradigmi dell’ecologia e della sostenibilità.
Dov'è la mia casa? Il primato dell'architettura
Alberto Bertagna
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 176
Abitiamo da sempre, e da sempre abbiamo abitato la trasfigurazione, configurazioni specifiche dell’albero da cui siamo scesi. Ma oggi è l’incertezza la nostra casa, una casa senza radici. La decretata e decantata fine dell’antropocentrismo è solo l’ultima manifestazione del pensiero debole: l’ennesima fantasmagorica immagine di un noi stessi spaesato. Ci ritiriamo dal palco portando nel nostro solipsismo il concetto di territorio, lasciando così l’ambiente senza sovrastrutture culturali ma con gli sfasci delle nostre esuberanze e arroganze. Ci ritiriamo confusi, allo stesso tempo attratti e annoiati dalle mille forme di cui ci siamo dotati e dai mille volti che indossiamo, e ci chiediamo sempre più insistentemente: dov’è la mia casa? Perché casa è nulla e casa è molte, troppe cose anche per chi le sa accettare. Un suono per un intorno senza corpo, un abito per nasconderlo o svelarlo. Ora, e domani un altro, fino alla prossima sfilata. Ecco il monito del What a Merry-Go-Round di Alexander McQueen per il nuovo millennio: tutto è solo una giostra, quella del nostro inconscio. Esternalizziamo ciò che siamo in un dato momento per costruire attraverso ciò che si dice di noi un senso che ci protegga dal caos, anzitutto il nostro. Ma di cosa parliamo quando ancora di spazio avvertiamo il bisogno? Questo libro racconta la storia di bipedi perennemente alla ricerca del proprio albero. Questo libro racconta la storia di un bipede che vuole il controllo, e territorializzare ancora l’ambiente. Questo libro racconta la storia del primato dell’architettura.
Aldo Rossi. Ecologie
Vincenzo Moschetti
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 224
Una fotografia scattata a Ghiffa nell’autunno del 1993 posiziona la teoria di questo libro. Aldo Rossi è ritratto in piedi sul muro che separa fisicamente la sua casa dalle acque del Lago Maggiore esondato. Le acque si confondono con gli elementi dell’architettura, ridisegnando le geografie, in una verosimile alleanza tra natura e artefatto. Rossi autore, in quanto esploratore, pratica le scienze naturali costruendo un programma architettonico tra uomo e ambiente, un tema altro rispetto a quello della città, e che potrebbe essere interpretato come un’anomalia, ma che in realtà definisce gli strumenti di uno studio critico orchestrato sul progetto d’architettura. L’immagine conduce a una sintesi etimologica, dunque, dove l’introduzione del termine ecologia indica la lente sotto la quale questo libro si sviluppa. L’emergere di una ecologia apre alla lettura di ambienti e ambientazioni, così come l’accesso concreto alle acque della Laguna di Venezia e del Lago Maggiore, o, ancora, alle ombre dei boschi di Borgo Ticino. Sono queste le geografie di una sperimentazione in cui le architetture intervengono, a partire dagli anni Settanta, per verificare l’esistenza di un mondo nuovo al quale Aldo Rossi, guidato anche dalle visioni di Étienne-Louis Boullée, ha cercato di prendere parte. Questi primi dati sembrano proporre una teoria in cui collisioni e alleanze tra ambienti, presenze naturali e progetto descrivono quella traccia secondo la quale – per usare le parole dell’autore – «geografia ed ecologia hanno aperto grandi orizzonti». All’architettura è consegnato il compito di partecipare a un sistema “fondato” su ecologie, al plurale, dove operazioni progettuali interagiscono al fine di disegnare geografie.
L'architettura dell'enclave. La possibilità di un progetto totale
Andrea Pastorello
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 328
Indagando esclusivamente prigionie volontarie e consenzienti, l’autore osserva che l’architettura da sempre è solo una questione d’enclave, e che il progetto da sempre si misura con la totalità. A fondamento del reale e dell’abitare si pone la tendenza dello spazio a farsi isola e legge. Attraverso la costruzione di un atlante di eterogenee “comunità” (di anziani, di golfisti, di proprietari di aerei ecc.), emerge una geografia in cui si addensano i princìpi dell’enclave e del progetto totale. Come le isole sono modelli del mondo confinati in una cornice spazialmente e normativamente delimitante, così l’enclave non solo presuppone il progetto totale, ma è lo spazio paradigmatico dell’architettura stessa. Giunti a riva, siamo in balìa dello spazio e delle leggi dell’isola, siamo in balìa dell’architettura totale, che non può che rinsaldare il rapporto originario della legge con la vita. Viviamo dunque all’interno di un’architettura che è la nostra più felice condanna, che è il miracolo che possiamo e dobbiamo abitare. Lo spazio del progetto totale allora è il “lì” in cui si apre la possibilità dell’esistenza, o di una nuova esistenza: è la légion étrangère che offre ai prigionieri volontari nuove vite – non mi interessa chi eri, ma chi vuoi diventare –, nuovi muri a cui abbandonarsi. Ecco la conquista della piena coincidenza tra progettazione ed esistenza: l’architettura dell’enclave edifica la nostra biografia. E questo, dopo tutto, è il progetto totale.
L'occhio selvaggio. Sul lasciarsi vedere
Felice Cimatti
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 128
Non siamo soli. Lo sappiamo – niente è più evidente di questa scoperta – non possiamo continuare a far finta che, al mondo, ci siamo soltanto noialtri umani. Abbiamo scoperto, soprattutto, che il nostro sguardo sul mondo non solo non è l’unico sguardo di cui tenere conto, ma non è nemmeno il più importante. Tuttavia niente ci riesce più difficile da accettare dello sguardo dell’altro, di qualcuno o qualcosa che sia davvero altro da noi. Uno sguardo selvaggio, e che è selvaggio semplicemente perché ci guarda e perché non è il nostro. Ancora più difficile è accorgersi che, per guardare, non servono occhi, dal momento che siamo sotto lo sguardo non solo dei viventi non umani, ma anche e soprattutto delle cose. C’è un punto di vista virtuale in ogni cosa, o, per essere più precisi, una cosa non è altro che un punto di vista virtuale sul mondo. Il visibile è l’insieme infinito di tutti questi punti di vista. Un visibile che è visibile proprio perché non ammette sguardi privilegiati, dal momento che è visibile appunto perché tutto è visibile da tutte le cose. Il visibile non è altro che questa radicale impossibilità di ammettere uno sguardo privilegiato. Ecco allora l’urgenza di fare l’esperienza del lasciarsi vedere. Il mondo potrà mostrarsi solo quando ci permetteremo l’esperienza terribile e liberatoria del lasciarsi vedere. Allora il mondo, finalmente, sarà.