Officina Libraria: Imago
Né capo, né coda. Senza gli alberi, il deserto
Amalia Del Ponte
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2024
pagine: 184
Amalia Del Ponte (1936) è una delle più rappresentative artiste italiane nel panorama internazionale. La sua inarrestabile ricerca si espande nei territori della performance, della scultura, del suono e dello spazio, con opere come i Litofoni, “pietre sonore, forme-suono che rimandano oltre il visibile: ricreano le invisibili corrispondenze tra le forme geometriche, le scale musicali e quelle dei colori” (Eleonora Fiorani). Della sua poetica, in particolare della Musica da camera per sei strumenti esposta nel 1980 al C-Space di New York, Francesco Leonetti scrive: “Il modo di oggettivizzazione di Amalia Del Ponte coinvolge materiali ed oggetti di vari campi disciplinati, con le relative fonti: analisi scientifica classica ed aggiunta, simbologia psicoanalitica, escogitazioni inventive settecentesche, testi sacri orientali, ecc. Viene anzitutto da ciò un repertorio di aloni suggestivi o di riferimenti razionali che gli oggetti producono e sono lasciati al lettore. Già nello stesso atto dell’estrarre e riporre, o scomporre e ricomporre, che è proprio di quest’opera, con un senso lieve di magia da spettacolo, con un senso aggiunto di dissecazione, col senso dichiarato di memoria e musica”. Suggestioni che si ritrovano in questo particolare volume, che non è "su" Amalia Del Ponte ma "di" Amalia Del Ponte: una raccolta di pensieri tradotti in una sequenza di immagini, divise in capitoli, senza una particolare attinenza l'uno con l'altro, giustapposti in una serie di rimandi materici, visivi e sensoriali.
Sulle tracce di Manzù. Indizi per una biografia, 1927-1977
Barbara Cinelli
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2022
pagine: 112
Fotografie inedite o poco note che provengono dal prezioso archivio conservato alla Fondazione Giacomo Manzù di Ardea costituiscono un dossier di fonti utili ad intraprendere un viaggio "Sulle tracce di Manzù". Le immagini sono gli indizi privilegiati per una futura biografia dove Manzù ritorni protagonista, liberato dalle semplificazioni di una indiscriminata agiografia cresciuta con le esposizioni che si sono succedute dagli anni Settanta agli anni Novanta. Attraverso quelle esposizioni è stata costruita, di Giacomo Manzù, un'immagine stereotipata: un artista al di sopra del tempo e della storia, consegnato ad una leggenda che ha determinato la completa rimozione della sua opera da parte degli storici dell'arte contemporanea. Gli anni giovanili e della prima maturità, sacrificati od offerti come pimento leggendario a vantaggio della produzione più tarda da una bibliografia convenzionale, riacquistano finalmente, nella documentazione fotografica raccolta per questo libro, un luminoso spessore e segnano un primo avvio per disegnare, di Giacomo Manzù, un veridico ritratto di scultore. Scatti anonimi o di famosi fotografi come David Lees, Douglas Glass e Aurelio Amendola, lo consegnano alla nostra memoria in una galleria di ritratti che si snoda dagli anni Venti agli anni Settanta; l'emozione di un dialogo con Quasimodo, alla mostra romana del 1947, ci rende partecipi di una storia ingiustamente dimenticata; prende forma sotto i nostri occhi la sua attività di docente a Salisburgo dal 1954 al 1956; negli atelier Manzù posa accanto alle opere e agli strumenti della sua professione; e nella fonderia milanese MAF si concede all'obiettivo fotografico mentre modella un seducente ritratto femminile.